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Autore: Pendragon_97    04/09/2018    0 recensioni
«È frutto di un seme malato. Non sarà mai uno di noi».
Parole che riecheggiano nel cuore di Mordred come una sentenza. Ma cosa il piccolo Druido poteva divenire se persino coloro che l'avevano cresciuto sarebbero finiti con l'abbandonarlo? Riuscirà Mordred nell'ardua impresa di trovare il proprio posto nel mondo?
AVVERTENZE: pur essendo ispirata a Merlin, la storia adotta alcuni particolari caratteristici della leggenda. Mordred viene qui presentato come il figlio illegittimo di Re Artù e di sua sorella, Lady Morgana.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merlino, Mordred, Morgana, Principe Artù | Coppie: Morgana/Artù
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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«È frutto di un seme malato. Non sarà mai uno di noi».
«Lady Morgana non lo ha affidato a questa comunità perché crescesse come il figlio di Artù Pendragon. Mordred è un Druido, il suo potere sfugge alla nostra comprensione… il fato lo trascinerà altrove, il nostro compito è assicurarci che sia pronto quando verrà il momento».

Sebbene pronunciate nel silenzio di un tenebroso bosco privo di luna, quelle parole erano penetrate nel cuore e nell’anima di Mordred come fiamme ardenti tra le carni di un condannato a morte. Era solo un bambino quando il Druido infine scoperse le proprie vere origini: egli era il figlio di un amore malato che l’intera Camelot ignorava. Era nato per rimanere nell’ombra, per vestire quegli umidi panni di lana e per sbucciarsi le mani ogni qualvolta fosse necessario accendere un fuoco.
Mentre suo padre godeva degli sfarzi della corte e la madre peregrinava chissà dove, lui – dimenticato dal mondo – conduceva la propria esistenza ai margini di un accampamento in cui nessuno pareva effettivamente averlo a cuore. Col tempo aveva imparato a controllare il proprio potere ed era persino migliorato nei diversi tentativi condotti perché quella forza fosse adoperata in qualcosa di utile. Ai Druidi andava il merito e la pazienza per le tante ore spese ad addestrarlo, anche se… nessuno di loro si era mai esposto in esternazioni di gioia o sorpresa per le prodezze manifestate. Forse perché lui non era come gli altri, forse perché… quel potere era destinato a qualcosa di ben più tremendo.
Fu il susseguirsi di sguardi spenti, di carezze mancate e la mancanza di quell’affetto tanto agognato che lo spinsero, nel giorno del suo diciottesimo compleanno, a fuggire dalla comunità che lo aveva cresciuto. Oramai era grande a sufficienza per ricercare altrove la propria via, per – finalmente! – rivelarsi al mondo. Sebbene illegittimo, anche se ripudiato da coloro che più dovevano amarlo, Mordred era deciso a ritrovarli. Voleva quantomeno vederli, guardarli negli occhi e domandare loro perché lo avessero abbandonato. E cosa li avesse spinti a concepirlo per poi… dimenticarlo.
Viaggiò a lungo il giovane mago tra le secche pianure al limitare del bosco, attraversò per miglia e miglia estese lande desolate dove l’alito gelido dell’inverno – implacabile - si era poggiato. Con quale autorità sarebbe rientrato a Camelot? E con quale coraggio avrebbe invece fatto visita al nascondiglio della folle Sacerdotessa? Le voci che aveva sentito raccontavano di una Morgana uscita di senno, oramai fatalmente schiava del suo stesso progetto di assassinare il Re di Camelot. E se non lo avesse riconosciuto? Se dopo tante rinunce, i Pendragon lo avessero… allontanato?
Fortunatamente per lui, quelle notti di foschi pensieri non perdurarono a lungo. Perché fu proprio Artù a trovarlo; o meglio, a cadere vittima della banda di trafficanti a cui si era unito. Sapeva che quegli uomini lavorassero per Morgana, che conoscessero il covo della Strega. Mordred aveva dunque deciso di unirsi a loro così da poterne sfruttare le risorse e… ottenere ciò che più bramava. Sua madre.

Eccoci padre, uno dinanzi all’altro.
Per quante notti, quando non riuscivo a prendere sonno, ho speso ore immaginando quanto sarebbe stato diverso addormentarmi al tuo fianco. Ho sofferto incubi, ho vissuto paure che soltanto il tuo sguardo premuroso e il tuo caldo abbraccio avrebbero potuto scacciare…
Ma tu non c’eri quando, nel cuore delle tenebre, mi svegliavo in preda ad un cieco terrore a cui nessuno riusciva a trovare rimedio. Tu, padre, tu avresti potuto aiutarmi? Io credo di sì.
E vedendoti, ora, capisco perché ho deciso di intraprendere questo viaggio. Io voglio essere come te, voglio vivere al tuo fianco e, magari, divenire degno della tua ristretta cerchia di Cavalieri.
Pensi che la mamma sarebbe… egualmente orgogliosa di me? O, forse, non posso servire te senza essere odiato da lei.


A discapito del turbinio di emozioni che la mente del Druido subito affollarono, Artù non parve riconoscerlo. I loro occhi, azzurri come il cielo in un giorno di primavera, a lungo continuarono a ricercarsi ma nessun cenno, alcun sorriso giunse dal biondo sovrano. Quell’uomo fiero dal nobile portamento e dai tratti gentili, non era affatto mutato nel corso degli anni. Da lui, Mordred aveva ereditato la corporatura e l’arte della spada. Quanto aveva desiderato misurarsi col padre e renderlo orgoglioso dei propri progressivi miglioramenti! Ma a loro quei momenti erano stati negati e nessuno più avrebbe riesumato i resti di un’infanzia perduta tra i nugoli del tempo.
«Mordred. Siete Mordred», fu Merlino a rompere il ghiaccio. Era sempre stato più che un valido servitore e la sua lungimiranza avrebbe protetto Camelot – e il padre – ancora a lungo. Peccato fosse l’unico a rendersene conto.
«Sono io» replicò sommessamente in uno dei pochi momenti in cui gli fosse consentito relazionarsi coi prigionieri. Fu allora che lo sguardo del Pendragon si accese come se, tutto ad un tratto, avesse iniziato a notare le somiglianze con quel bambino che non incontrava da anni.
«Sei cresciuto» commentò il sovrano con un groppo in gola, osservandolo con occhi lucidi «…e ora, lavori per lei».
«No, Artù. Vi aiuterò a fuggire» lo rassicurò, accennando un timido sorriso. Per quanto a lungo avesse desiderato incontrare la madre, in quel momento era felice di non essere parte del suo piano perverso.
«Come?» domandò atono il servitore, lanciando al Druido un’occhiata gelida. Perché Merlino appariva tanto scontroso? Se ben ricordava, era lui a risollevare spesso l’umore del genitore. In quell’occasione però appariva tutto il contrario…
«Posso rubare le chiavi e… lasciarvi liberi» ipotizzò con voce tremante, alzando furtivamente lo sguardo. Non riusciva a fissarlo, non quanto avrebbe desiderato. Dopo tutti quegli anni, non credeva potesse fargli ancora tanto male la consapevolezza di essere stato abbandonato. Proprio dall’uomo, stanco e infreddolito, che aveva dinanzi e che poteva schiacciare con la medesima facilità di una mosca fastidiosa.
«Fatelo» si impose Merlino, volgendo altrove le proprie attenzioni.
«Te ne… saremo molto gradi, Mordred», il Pendragon subito corresse le gelide parole del moro. Nemmeno lui comprendeva i motivi del repentino cambio d’umore del servitore.

Oh Morgana,
prego gli Dei affinché tu conosca – e riconosca – la creatura che hai messo al mondo.
Deve essere Mordred la chiave per risolvere questo tuo astio, questa tua scellerata brama di potere.
Il fato lo ha mandato da me: quel medesimo destino che prima ci ha avvicinati poi cancellati, ora ci ha reso nostro figlio. Se solo potessi vederlo, Morgana! Con qual fierezza egli si erge, con che forza i suoi occhi brillano nel cuore della notte! Ti assomiglia così tanto, sai…? La sua gentilezza mi commuove, rievocando nel mio cuore frammenti di vita che credevo aver perduto per sempre. Un tempo anche tu eri come lui ma ora… temo di averti smarrita.
Sono… un egoista nel sperare che lui possa riportati da me? Quel giorno in cui decidemmo di lasciarlo ai Druidi, non abbiamo considerato che – forse – solo grazie a nostro figlio avremmo potuto riunirci.


Il sole nacque e morì due volte sopra le loro teste prima che le manette dai polsi dei due sfortunati cadessero a terra. Mordred mantenne la propria parola, un tratto distintivo che faceva di lui un Pendragon.
Non ebbe tempo per salutarlo, né per domandargli come e perché fosse finito tra gli schiavi destinati alla madre.
E mentre, in silenzio, li osservava allontanarsi tra le fitte tenebre della notte, il Druido non riuscì a non fantasticare circa un improbabile ricongiungimento tra i due Pendragon…
Forse, spinto dal rimorso, Artù stava correndo tra le braccia di Morgana.
Forse, l’amore da cui era nato non si era consumato in una notte di intensa passione… 
   
 
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