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Autore: meggie681    10/09/2018    2 recensioni
Ho parlato di te, ad una goccia d’acqua.
Lei non ha mantenuto il segreto …
E da oggi, la pioggia, ripete di continuo il tuo nome.”
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Tom Hiddleston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ALLAPORTEDELSOGNO
One shot – Alle porte del sogno

“Ho parlato di te, ad una goccia d’acqua.
Lei non ha mantenuto il segreto …
E da oggi, la pioggia, ripete di continuo il tuo nome.”  ***




Londra, 5 settembre 2018
Pov Tom Hiddleston




Le nostre mani, dietro la schiena di Boseman, si sono sfiorate appena per un attimo, uno solo, Chris.

Era il solito segnale, era qualcosa di nostro.

Questa volta, però, non ti avrei raggiunto.
L’intenzione, solida, era incastrata nel mio cervello stanco.
Come me, del resto.
Stanco, stufo marcio per tutto, da mesi.

Tutto cosa?

Di un ieri, che non sarebbe mai diventato un domani.
Per noi.
Per te e per me, Chris.

E poi questa fermezza, che mi brucia dentro, mentre ti vedo andare via, svanisce.

Tremo.

Sorrido ancora ai fotografi, ai colleghi, qualcuno mi offre da bere, altri mi parlano di progetti, dell’avvenire, dietro l’angolo.

Tu e io, Chris, non ci siamo mai arrivati, a quell’angolo.

Alle porte del sogno, noi ci siamo fermati.



Qui, ora, la porta si chiude, tu ci incolli la mia schiena, come uno dei miei sorrisi stampati, su di un volto, che ha smarrito quella giovinezza, dove tu, anche tu, un tempo, sei stato innocente.

Ingenuo.
Come nessuno.

Mi baci.
In realtà mi divori con rabbia.
Eppure, il colpevole, non sono io.

“Chris” – a fatica respiro il tuo nome, tra le nostre bocche, i denti, la tua voglia di non smettere.

Per non parlare.
O parlare il meno possibile.

In fondo ci diremmo le stesse, identiche cose, dell’ultimo incontro, di una telefonata all’alba, mentre tu corri sulla spiaggia davanti a casa ed io porto fuori il cane, a due estremità del mondo, così distanti, ma mai quanto noi.

Adesso.

E se solo potesse bastare un “ti amo”, uno dei tuoi, quasi categorico, invadente, necessario, se solo potesse …

Risolvere.

O stancarmi
Anche di te.

Di quello, che mi dice il mio agente, di quello, che non voglio più leggere sui dannati social, dei sussurri per strada, delle occhiate di chi, si aspettava chissà cosa da me.

Sì, da me.


“Devo andare via, Chris”

“Via? Via dove Tom?”

E me lo chiedi disperato.
Cosa ti è successo?

Da sempre, tu sei quello che ha mille certezze.
Hai ragione.

Cosa ti manca?
Una famiglia perfetta, una carriera stellare, era ciò che desideravi.

E per chi aveva qualche aspettativa professionale, tu sei stato capace di sorprendere anche il più scettico.

Bravo.
Bravo Chris.

Vorrei solo fuggire, da questa camera d’albergo, dalla notte, che tu hai acceso nel mio cuore, facendomi sentire al sicuro.

Dalle tue parole.

“Non cambiare mai questa luce, che hai negli occhi, Tom, quando mi guardi, quando nessuno può derubarci da ciò, che loro non avranno mai, ok?”

Annuivo, intossicato dalle tue carezze, dalla totalizzante invasione, del tuo corpo dentro al mio.

Come se il nostro mosaico fosse perfetto.
E lo era.

Per davvero.


E quell’altro, che era giusto per te, guardato da distante, poteva sembrare altrettanto.

Eppure, quel pezzo, l’ultimo, all’altezza del cuore, aveva degli angoli smussati, dalla tua determinazione.
In pochi potevano accorgersene.

Ti respingo.
Ti fisso.

Riprendo fiato.

“Tom …”

“Tom cosa? Cosa vuoi?! Cosa diavolo pretendi ancora da me?!”

Togli la giacca, getti la cravatta sul letto, sei teatrale, ma non ridicolo.

La nostra tragedia quotidiana.

Giro il pomello, gelido quanto il mio stomaco.

La camera viene illuminata da un lampo, poi un tuono risuona nel buio.

“Se te ne vai, Tom, allora sarà finita, una volta per tutte, ok?”

Ridacchio.
Poi rido.

Torno a scrutarti, inclinando il capo, prima a destra e poi a sinistra.

Tu rigido.

Potrei ucciderti.
Così non ci sei più.

Così non esisterai mai più, Chris Hemsworth.

Dio mio …

Dove mi hai fatto finire?

Tu, che non sei stato cattivo, mai.

Tu, il collega perfetto, l’amico perfetto, il padre perfetto, il marito perfetto.

Elsa, tua moglie, è troppo intelligente, per non averti capito.
Decodificato.

Ti ama.
Ti accetta, ha quanto le serve, da te, per essere felice.

Ognuno, si è preso un pezzo di te, Chris.

Ci penso.

Mi arrendo, non rido più.

Accenni un sorriso.

Ti avvicini.

“Io, io non ci riesco, Tom” – e mi sposti una ciocca di capelli.

Segni i miei zigomi, con le labbra umide di pianto.

Il mio o il tuo, che importa?
Dove sono le tue mani, Chris?

E quelle ali, che non sanno volare, ma conoscono il modo, di avvolgere e confortare.

“Io ti amo, Tom”

E sarebbe il pezzo di te, il frammento del mosaico, più importante.

La città precipita nell’oscurità.
Là fuori ruggisce una tempesta, che non ci fa paura.

I rumori si fanno ovattati.

L’affresco, che decora il soffitto, sembra animarsi, tra sprazzi di luce intermittenti.

Ti stendi sopra di me e, come un groviglio di rovi, mi terrai in ostaggio, sino al mattino.
Artigli i miei fianchi, come un predatore, che non porrà mai fine al suo volo.
Ti muovi lento e il tuo sopruso, è saturo di tenerezza.
Mi baci, profondo e continuo ed è come affogare, ma poi risalgo, avvinghiato al tuo busto, che sussulta, unisono al mio, che si disseta e poi si svuota, in mille rivoli, portandoci al largo.

Lontani da tutto e tutti.

E’ solo un istante


“Io non rinuncerò mai a te, Tom, mai”






Stretto, tre le mie braccia e la stoffa della giacca sgualcita e fradicia, torno verso quell’angolo, dove chiuderò una porta, contro la quale, tu, non mi bacerai, in una casa, all’altro capo di un mondo, imperfetto e silenzioso, tra libri, polvere di carta e sole, lo sguardo del mio cane, la sua coda allegra, a reclamare una passeggiata, senza badare ai vestiti, alle scarpe, ai capelli spettinati, agli occhiali non alla moda, ai calzini magari spaiati, magari no, dipende dai sogni del mattino, dal caffè rimasto dalla sera prima, in una tazza, vicina ad un copione, che mai avrò il coraggio di interpretare.

Il telefono spento.

E tu non mi cercherai.

Tornerai anche tu, dove sai.
Dove vuoi restare.

“Perché così mi sento al sicuro, Tom!”
“E con me come diavolo ti senti, allora?!” – l’ultimo mio rigurgito di risentimento.
Silenzio.
Affannosamente cedi – “Felice Tom … Semplicemente felice.”

E’ come girare in tondo, senza potersi fermare: al centro del cerchio una voragine, oltre i bordi, un abisso.

Senza scampo.

Mi sono rivestito meccanicamente, l’urgenza di sparire.

Io non ti reclamerò.
Io, non ti disturberò.

Io proverò ad andarmene.


Anche se la pioggia continua a parlarmi di te.


The end


Un grande abbraccio alle amiche Jessica, Ele106 e la mia piccinaccia Cielo_a_metà <3

--- Alle porte del sogno – Irene Grandi
Open one shot – Questa meravigliosa frase, non è farina del mio sacco … 😊







   
 
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