Ti chiamano Arianna perché sai dove andare,
non perdi mai il filo e tutto è lineare;
ma tu sei Odisseo e la strada l’hai persa
e ti senti un po’ solo in questa tempesta.
Ti chiaman Penelope, ti arrida pazienza;
ma tu sei Orfeo e sei nato senza;
e ti chiamano Ercole perché tu sia forte,
ma tu sei Edipo e infierisce la sorte.
Ti chiamano Ares, sempre sii fiero,
ma tu sei Prometeo e sei prigioniero;
ti chiamano Elena, bello e un po’ ardito,
ma tu sei Didone e puoi esser ferito.
Ti affibbiano un nome, appioppan giudizio,
e con quale arroganza, che orribile vizio!,
è quello che è proprio di tanta gente:
giudicare qualcuno senza saperne niente.
Qualor non rispetti qualche aspettativa
giungerà la condanna, quella definitiva,
soprattutto da chi un po’ ti conosce,
che mira al tallone e peggiora le angosce.
Non capiscono che tra il tuo apparire
e il modo in cui ti potresti sentire
c’è un oceano, un abisso di differenza,
che ogni notte inghiottisce la tua coscienza
e si manifesta come una mancanza
sulla quale rifletti nella tua stanza,
con questo vuoto che ti fa soffocare
mentre inerme davvero non sai cosa fare.
Tu ignora loro e pensa a te stesso,
a ciò che ti allieta, che faresti anche adesso,
e stai con coloro che ti fanno felice
ché una bella risata è risanatrice.
Infin non scordare qual è il discorso:
comunque tu viva avrai qualche rimorso
e qualche rimpianto da essere sanato,
ma tu solo decidi com’esser chiamato.
non perdi mai il filo e tutto è lineare;
ma tu sei Odisseo e la strada l’hai persa
e ti senti un po’ solo in questa tempesta.
Ti chiaman Penelope, ti arrida pazienza;
ma tu sei Orfeo e sei nato senza;
e ti chiamano Ercole perché tu sia forte,
ma tu sei Edipo e infierisce la sorte.
Ti chiamano Ares, sempre sii fiero,
ma tu sei Prometeo e sei prigioniero;
ti chiamano Elena, bello e un po’ ardito,
ma tu sei Didone e puoi esser ferito.
Ti affibbiano un nome, appioppan giudizio,
e con quale arroganza, che orribile vizio!,
è quello che è proprio di tanta gente:
giudicare qualcuno senza saperne niente.
Qualor non rispetti qualche aspettativa
giungerà la condanna, quella definitiva,
soprattutto da chi un po’ ti conosce,
che mira al tallone e peggiora le angosce.
Non capiscono che tra il tuo apparire
e il modo in cui ti potresti sentire
c’è un oceano, un abisso di differenza,
che ogni notte inghiottisce la tua coscienza
e si manifesta come una mancanza
sulla quale rifletti nella tua stanza,
con questo vuoto che ti fa soffocare
mentre inerme davvero non sai cosa fare.
Tu ignora loro e pensa a te stesso,
a ciò che ti allieta, che faresti anche adesso,
e stai con coloro che ti fanno felice
ché una bella risata è risanatrice.
Infin non scordare qual è il discorso:
comunque tu viva avrai qualche rimorso
e qualche rimpianto da essere sanato,
ma tu solo decidi com’esser chiamato.