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Autore: Hermes    11/07/2009    3 recensioni
Su cosa vertono i pensieri del No-Life King? ...venite a scoprirlo...
Genere: Romantico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lying on the Cello.
Integra Hellsing, il suo maestro.
Era seduto sul suo trono nelle segrete del palazzo.
In mano reggeva un calice pieno per metà del suo vino preferito, facendo ondeggiare lentamente il liquido che scivolava denso sul cristallo.
Fissava in silenzio i riflessi rubino del vino, pensando all’unico essere umano che era riuscito a meritare il proprio ‘rispetto’.
Arthur non era mai riuscito a controllare totalmente il sigillo che legava il sangue degli Hellsing a lui, Alucard.
Integra era riuscita a rilevarne l’antica forza grazie al suo sangue, diverso da quello del padre, ma eguale a quello di Abraham in potenza.
Chiuse gli occhi, cercando di riportare alla mente il sapore dolce e speziato di quel nettare che lo aveva risvegliato con un solo sorso.
Se solo avesse potuto, dopo tanti anni, assaggiarlo ancora...ogni volta che lui ed Integra si trovavano nella stessa stanza, il battito vigoroso del suo cuore gli riempiva le orecchie, e il profumo del suo sangue gli tentava le narici attraverso i vestiti e la pelle di lei…il suo desiderio diventava tortura ogni mese, quando la pelle di Integra impallidiva un poco e percepiva il suo dolore come se fosse il proprio.
Riaprì gli occhi e bevve il contenuto del bicchiere in un solo sorso…certi pensieri lo rendevano instabile sulle proprie gambe, soprattutto quando era davanti a lei.
Si alzò e si diresse, attraversando i muri, verso il grande ingresso.
Era appena calato il tramonto sulla Vigilia di Natale.
Walter, negli ultimi giorni, aveva trasformato la manor radicalmente, addobbando ogni angolo, aiutato da Seras.
Festoni oro e argento luccicavano sotto la luce bassa del grande lampadario.
Sentì delle voci e delle risate provenire alla propria sinistra, dove si trovava il corridoio delle cucine, un fragrante profumo di biscotti appena sfornati. Distinse la voce della poliziotta che chiacchierava allegramente con le cameriere…
Con un movimento secco si voltò e prese a ‘salire’ le scale, galleggiando per una manciata di secondi prima di atterrare in silenzio sul pavimento del corridoio di sopra. Iniziò a camminare misurando i propri passi, seguendo un tracciato inesistente che lo portò davanti alla porta dell’ufficio d’Integra.
Bussò, ben sapendo che nessuno avrebbe risposto…la notte della Vigilia era l’unica che la donna si concedeva a se stessa.
Entrò nell’ufficio vuoto e buio, respirando a pieni polmoni il forte odore di sigaro che aleggiava nella stanza, raggiunse il ritratto d’Arthur e osservò per qualche minuto l’espressione dell’uomo dipinto.
Proprio mentre pensava che non avrebbe mai capito gli esseri umani successe quello che attendeva da un anno esatto. Si voltò ed uscì dallo studio, dirigendosi con le mani in tasca verso il fondo invisibile del corridoio.
oOo

Integra Hellsing stava osservando la propria immagine riflessa nello specchio della sua camera da letto non illuminata.
Il fuoco nel camino scoppiettò, trascinandola via dai suoi pensieri e si tolse prima i guanti, poi la spilla a croce che le tratteneva la cravatta scarlatta fissata al collo. La giacca era già appoggiata alla sedia accanto alla porta.
Con una mano sbottonò i primi due bottoni della camicia di lino, massaggiandosi con l’altra il collo nel tentativo di rilassarsi.
Quel giorno sembrava non passare mai…sospirò, riaprendo gli occhi e osservando la pendola che puntava le 6 di sera.
Si voltò verso un angolo della camera e sollevò la pesante custodia impolverata, spostandola sul letto.
Fece scattare le serrature, tirò su il coperchio…e sorrise.
Prese lo strumento fra le mani assieme a tutto il necessario per pulirlo e si diresse alla poltrona davanti al fuoco.
Con reverenza iniziò a passare un panno sul legno lucido, mentre le fiamme del fuoco facevano scintillare le corde, i ricordi che le inondavano la mente come un fiume caldo e innocuo.
Dopo qualche tempo, appoggiò il violoncello alla poltrona e prese a passare l’archetto con l’ambra più volte con sguardo assente. Il rintocco sordo della pendola nel salottino adiacente le disse che aveva poco tempo.
Posò il pezzo d’ambra sul tavolino lì accanto e si portò lo strumento fra le ginocchia, con una veloce occhiata alla finestra si rese conto che aveva iniziato a nevicare.
Riportò tutta la sua attenzione sullo strumento e prese ad accordarlo con pazienza.
Quando il suono divenne perfetto si riaccomodò meglio sulla poltrona, alzò l’archetto e lo posò sulle corde.
Suonò un piccolo motivetto facile per iniziare poi le melodie classiche che aveva imparato da bambina…non si accorse degli occhi scarlatti che la guardavano dallo specchio o dell’oscurità che attenuava la luce del fuoco come un velo nero posatosi d’improvviso.
Almeno fino a quando le fiamme sembrarono spegnersi…
‘Alucard…’ Integra fece finta di nulla e si impegnò maggiormente sul movimento delle proprie mani. Le sue dita correvano danzando sulle corde, mentre una melodia complessa quasi rimbombava nella camera…il preludio delle suite di Bach per violoncello.
Alucard la osservò, china sullo strumento…sapeva di essere stato scoperto, ma la cosa non gli importava.
Rimase nell’ombra fitta, ascoltando in silenzio la serie di note che si districavano senza alcuna difficoltà, ondeggiavano nell’aria per un momento e ricadevano come nuvole di polvere.
Dopo alcuni minuti di pura armonia le corde cessarono di vibrare e, con esse, le note.
Integra posò lo strumento, sospirando, e raddrizzandosi le lenti.
“A cosa devo questa visita?” chiese semplicemente, osservando l’angolo in cui si nascondeva Alucard, il suo tono non tradiva irritazione né curiosità.
“Non volevo negarmi il piacere di ascoltare il tuo talento musicale, Integra…” rispose il vampiro, rendendosi visibile…per un volta il suo era un sorriso sincero. Prese una delle sue mani e se la portò alle labbra, mantenendo il contatto visivo con il suo maestro.
Integra non ebbe il tempo di ribattere che il vampiro l’aveva smaterializzata con lui in un salone buio, dalle grandi finestre alte fino al soffitto.
“Alucard…” il tono della sua voce era diventato pericoloso, basso quanto un ringhio.
Il No-Life King si limitò a sorridere, i vividi occhi vermigli che splendevano nella luce fioca.
Ad una ad una ogni candela iniziò ad accendersi, guizzando con uno sfrigolio.
La grande sala si illuminò, rivelando il pavimento di legno adatto per ballare e le decorazioni sfarzose…il salone dei ricevimenti del palazzo Hellsing.
Di colpo tutto sembrò tornare al suo splendore, dopo decenni d’inutilizzo. I grandi specchi, non più opachi, replicavano con precisione loro due e la sala, moltiplicando solo l’immagine di lei mille volte.
Integra si rese conto che Alucard la stava guidando in alcuni passi di danza, seguendo un motivo nella sua mente, che però non era difficile da seguire. Un walzer austriaco.
Dopo alcune serie di passi l’illusione divenne più vivida e reale…i suoi pantaloni e la castigata camicia erano scomparsi, sostituiti da un vestito da sera di seta blu arabescata ed anche Alucard aveva modificato il proprio aspetto.
La musica divenne reale, Integra si voltò verso destra e vide il proprio violoncello rimanere in equilibrio sul puntale e suonare virtuosismi degni di un compositore.
Il ballo, man mano che procedeva, diventava sempre più complicato e l’ampia gonna del vestito si alzava dal pavimento in veloci vortici che la seguivano, volteggiando.
Ci vollero ancora parecchi minuti prima che il walzer finisse in un crescendo maestoso.
Mentre il vibrato spariva lentamente anche il resto tornò alla normalità.
Il tocco delle labbra gelide del No-Life King sul suo collo scomparso.
Era in piedi, in mezzo alla propria camera, da sola.
Lo strumento appoggiato al bracciolo della poltrona, immoto.
Integra scosse la testa, pulendo le lenti degli occhiali con un fazzoletto…avrebbe potuto giurare di sentire la risata soffocata d’Alucard in quel silenzio ora innaturale.
Ripose lo strumento nella custodia, scacciando con forza dalla propria mente ciò che era appena successo e scese a cena.
Fra i corridoi, mentre fuori dalle finestre nevicava…una voce echeggiò fra le mura…
Când am fost tineri, eu vânam ursii

Author’s note: Prima one-shot su Alucard/Integra…a dire il vero languiva da parecchio sul mio hard disk perchè non riuscivo a trovarle un finale decente…almeno fino ad oggi!
Che dire…spero che vi sia piaciuta! XD
Ah…l’ultima frase è in romeno, l’ho studiato un pochino e spero di non aver fatto errori…ma se ci sono non esitate a correggermi, vi supplico!
Când am fost tineri, eu vânam ursii = Quando ero giovane, cacciavo gli orsi
By the way…i commenti sono sempre ben accetti!

  
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