[...]saremmo già stati pronti a registrare qualche canzone il giorno seguente, forse non freschi come rose ma certamente riposati.
O, almeno, così credevo; finché un lieve ma insistente suono di chitarra non mi svegliò. Inizialmente credevo di essermelo sognato, ma poi riuscii a collegare le note: era una versione, rallentata ed impacciata, come se le dita che suonavano fossero stanche, di The Sound of Silence, proveniente dalla sala registrazione.
Poteva essere solo Bellamy.