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Autore: LysandraBlack    27/09/2018    3 recensioni
Aenor Mahariel, fiera Cacciatrice tra i Dalish.
Geralt Amell, ambizioso mago intrappolato nella Torre del Circolo.
Kallian Tabris, sogna una vita tranquilla nell'Enclave di Denerim.
Elissa Cousland, ansiosa di mettersi alla prova.
Natia Brosca, che non conosce altro che i bassifondi di Orzammar.
Duran Aeducan, comandante dell'esercito e Principe della città dei nani.
Sei eroi, provenienti da ambienti radicalmente diversi, si ritroveranno loro malgrado a fermare il Flagello che si abbatte sul Ferelden. Ce la faranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Leliana, Morrigan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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CAPITOLO QUARANTA:

DENERIM - QUARTIERI BASSI
 

 


 

La piazza principale di Denerim era nel caos, alla totale mercè della Prole Oscura.

Molti degli edifici principali erano andati a fuoco e le fiamme attecchivano velocemente da una casa all'altra, essendo le costruzioni fatte quasi interamente di legno.

La maggior parte dei civili era riuscita a scappare in tempo verso il porto, prima che l'intero quartiere venisse chiuso e barricato per evitare che quei mostri riuscissero a prendere il ponte sul Drakon.

Superarono la barricata spazzando via l'Ogre che cercava di infrangerla, dando un poco di sollievo ai soldati di guardia.

«Se tutto va bene, questa sarà l'ultima volta che dovrai sopportarci, vecchia!» Sentì Geralt gridare, Wynne che lo ignorava continuando ad evocare granitici cazzottoni contro i Prole Oscura più vicini.

Natia ridacchiò tra sé e sé, stappando la bomba che aveva in mano e passandola a Zevran, che la lanciò più lontano che potè. Il gas, estremamente infiammabile, esplose grazie ai detriti roventi sull'acciottolato della piazza, arrostendo vivi una decina di quei bastardi tra urla d'agonia.

«Jowan!»

Il mago annuì, il bastone già alzato e puntato verso l'esplosione, che venne contenuta soltanto attorno ai mostri da una barriera protettiva.

Un ruggito assordante preannunciò l'arrivo di un folto gruppo di Genlock e Hurlock e almeno un paio di Ogre.

«Vi accompagniamo verso l'Enclave.» Annunciò Duran, indicando una via laterale che portava ai cancelli del quartiere elfico.

Aenor annuì, caricando poi di forza un Hurlock particolarmente alto e, aiutata da Falon, riuscendo a buttarlo a terra. Lo trapassò poi da parte a parte, gettandosi subito su un altro genlock.

Natia scosse la testa, ammirando l'energia dei Custodi. Anche Loghain, che aveva parecchi anni in più di loro, falciava nemici senza avere nemmeno il fiatone.

«Sono sempre più a disagio dalle compagnie che frequenti, Salroka.» Commentò Leske, mentre insieme affrontavano un Genlock, riuscendo ad accerchiarlo e finendolo in poche coltellate.

«E ancora non hai visto niente...»

L'Ogre più vicino era ormai a portata di tiro.

Staccò dalla cintura una delle fiaschette di coccio, togliendola dalla custodia e stappandola con cura.

«Hei, spilungone! Agli occhi!» Urlò verso Geralt indicando il gigante.

Il mago fece saettare la fiaschetta contro il muso della creatura, che venne circondato da uno sbuffo verde acido. Quando urlò di dolore per le ustioni comparse sulla pelle, inalò il resto, crollando carponi e dimenandosi tra gli spasmi. Duran, Sten e Aenor lo finirono in pochi colpi poderosi.

Sulla loro destra, sentirono un richiamo di aiuto.

Si guardò attorno. Due edifici più in là, un negozio stava per crollare, le fondamenta ormai avvolte dalle fiamme che salivano fino al cielo. Il vicolo sottostante era invaso dalle macerie, ma si udiva un debole lamento provenire da quella direzione.

Accanto a lei, solo Geralt, Jowan, Zevran e Leske sembravano essersene accorti.

«Tu resta qui.» Ordinò al nano, dandogli in mano altre due bombe acide. «Sei l'unico che le sa usare al meglio, dopo di me.»

Quello annuì, prendendole e legandosele alla cintura. «Ci rivediamo qua.»

Jowan fece loro strada, alzando intorno a loro una barriera protettiva. Zevran, i pugnali stretti in mano, avanzava con il volto coperto da un panno bagnato legato dietro la nuca. Natia era abituata alle alte temperature e il poco ossigeno, mentre Geralt sembrava non fare caso alle fiamme e al fumo.

«Hei! Da questa p-» La richiesta d'aiuto venne interrotta da un gemito di dolore.

Aumentarono il passo, accostandosi al portico pericolante. L'edificio era fortunatamente di soli due piani, ma non sarebbe resistito a lungo. Sotto di esso, due uomini in armatura pesante giacevano riversi a terra. Uno di essi presentava uno squarcio enorme sul pettorale di metallo chiaro, una pozza di sangue ormai vecchio sotto di lui.

Il secondo, accortosi del loro arrivo, cercò di strisciare nella loro direzione. Con un grugnito di dolore, sollevò il viso verso di loro.

Sgranò gli occhi, l'espressione di sollievo mutata improvvisamente in terrore e furia ciechi.

«Tu! Voi-» tossì un grumo di sangue, sputandolo per terra. Aveva una gamba maciullata, probabilmente sotto il peso di qualcosa di molto più grosso di lui, forse un Ogre.

«Oh, questa sì che è una piacevole sorpresa...» Gli occhi di Geralt brillavano alla luce delle fiamme, assottigliandosi mentre si apriva in un ghigno malevolo. «Comandante Gregoir.»

Natia si ricordò improvvisamente di dove l'aveva visto. Era lo stesso Templare che aveva minacciato di uccidere Geralt dopo che erano usciti dalla torre dei maghi, quello che Aenor aveva minacciato di fronte a tutti i suoi uomini.

«Il Creatore ha un maledetto senso dell'umorismo...» Gemette il Templare, sollevandosi su un gomito. Era uno spettacolo pietoso, il volto tirato dal dolore, pallido come un cencio e coperto di sangue dalla testa ai piedi, il moncherino di gamba che aveva lasciato una traccia scarlatta sull'acciottolato mezzo distrutto.

«Oh, il Creatore non ha niente a che vedere con questo.» Ribattè Geralt, facendosi avanti. Si chinò di fronte a lui, afferrandogli un ciuffo di capelli grigi e sollevandolo verso di sé con uno strattone. «Questa è proprio una gran botta di culo.»

«Geralt...»

Vide l'amico voltarsi di scatto verso Jowan, scoppiando in una risata. «Tranquillo, non può farci niente. È ormai mezzo morto. Oh, ma vorrebbe, vero?» Riportò la sua attenzione sull'uomo a terra, che stringeva i denti impossibilitato a divincolarsi. «Vorresti averci ammazzati quando ne avevi la possibilità, sì? Sei patetico.»

Gregoir respirava affannosamente. «Dannati... maghi... del sangue...»

L'edificio accanto a loro scrocchiò minacciosamente, segno che restava poco tempo prima che crollasse loro addosso.

«Se vuoi ucciderlo, amico, dovrai darti una mossa.» Commentò Zevran. Un genlock sbucò da una vietta laterale, correndogli incontro. Senza fare una piega, l'elfo ruotò su sé stesso, evitando la carica e piantandogli entrambe le lame nella schiena e facendolo stramazzare a terra.

«Ammazzami... e basta, Amell.» Rantolò il Templare, lanciando uno sguardo carico d'odio ad entrambi i maghi. «Voi... avrei dovuto...»

«Quasi metà dell'intero Circolo si dilettava con della magia proibita, ma voi branco di idioti non vi siete accorti di nulla finché non è stato troppo tardi. L'unico mago del sangue che abbiate scoperto in tempo è riuscito a fuggire e ve ne siete lasciati scappare anche un altro... Come ci si sente ad aver sprecato la propria vita, Comandante Gregoir?» Con un ghigno ancora più largo, passò l'indice della mano sinistra sulla guancia dell'uomo, raccogliendo un po' di sangue. Sotto gli occhi terrorizzati del Templare, venne avvolto da decine di tentacoli cremisi, che sollevarono Gregoir da terra, permettendo a Geralt di rimettersi in piedi e averlo alla sua altezza. «Voglio che mi guardi negli occhi, quando ti ammazzerò.»

In difesa del Comandante, tenne a freno la sua paura. Strinse la mascella, deglutendo a vuoto senza abbassare lo sguardo da quello del mago. «Fai quello che devi, schifoso-»

L'armatura si accartocciò su se stessa con uno schiocco nauseabondo, trapassata da innumerevoli colpi, annaffiandoli di sangue mentre il cadavere, ormai irriconoscibile, cadeva a terra con un tonfo.

A Natia non era sfuggita l'espressione spaventata negli occhi di Jowan. Un po' la condivideva, non aveva mai visto l'amico così spaventoso.

«Andiamo. Non c'è nessuno da poter salvare, qui.» Annunciò Geralt. Girò i tacchi e afferrò Jowan per una mano, tirandolo a sé, raggiante, qualcosa stretto in mano. Glielo sventolò sotto il naso, era una fialetta di vetro con all'interno del liquido scuro, che brillava ad intermittenza.

Jowan sembrò riconoscerlo all'istante. «Il tuo-?»

L'altro gli sfiorò le labbra, tirandolo a sé per un attimo, per poi sfoggiare un sorrisetto soddisfatto. «Filatterio, già. Quel bastardo non aveva ancora rinunciato a farmi fuori, a quanto pare.» Buttò a terra la fialetta, rompendola sotto la suola degli stivali. Per un attimo, tra le schegge di vetro si alzarono delle piccole volute di fumo scarlatte.

Si sentì improvvisamente uno schianto e metà dell'edificio accanto a loro cominciò ad inclinarsi all'indietro, macerie che cadevano tutt'attorno.

Jowan roteò il proprio bastone sopra la testa, frustando l'aria e innalzando una nuova barriera, evitando che parte del tetto li travolgesse nel suo crollo. «Avremo poi tutto il tempo per festeggiare, ora andiamo.» Disse, senza però abbandonare il sorriso che gli era spuntato sulle labbra. Degli striduli ruggiti di dolore annunciarono che dei Prole Oscura non erano stati così fortunati. Le fiamme lambivano la strada da entrambi i lati, ma rimbalzavano sulla protezione traslucida, che permise loro di tornare incolumi sulla piazza.

«Avete trovato sei sopravvissuti?» Chiese Wynne correndo verso di loro. Sembrava affaticata ma pronta a tutto.

Natia scosse la testa. «Nessuno. Solo un sacco di Prole Oscura, ma ce ne siamo occupati.»

«Sì, hanno avuto quello che si meritavano.» Le diede corda Zevran, strizzando l'occhiolino a Geralt con fare complice.

La maga assottigliò gli occhi e sembrava stesse per chiedere qualcosa, quando qualcuno urlò che c'era bisogno delle sue cure, per cui li lasciò perdere con un sospiro rassegnato.

Proseguirono facendosi strada tra la battaglia, le forze dei nani che aprivano un varco tra la Prole Oscura, aiutati da Wynne, Geralt, Jowan, Morrigan e altri due maghi del Circolo, mentre tra le file più interne qualche arciere tempestava di frecce i nemici.

Leske al suo fianco, spalla contro spalla, Natia riusciva ad eliminare qualunque mostro riuscisse ad eludere la prima fila di nani.

Ad un certo punto, una tempesta elettrica spazzò via l'intera ala destra dell'esercito nanico con uno schiocco terribile, spedendone almeno una dozzina a metri di distanza.

«Emissario!» Urlò Aenor, sollevando la spada.

Duran fece un cenno a Piotin di andare in aiuto dell'elfa.

Dal nulla, sbucarono altri due Ogre, che vennero fermati appena in tempo da un incantesimo combinato dei maghi, che li inchiodarono sul posto abbastanza a lungo da dare il tempo ai nani i abbatterli. Natia, estraendo le daghe dalla zampa di uno Shriek, lanciò uno sguardo verso l'Emissario. La creatura cercava di rallentare l'elfa e il Qunari con dei dardi magici, ma i due sembravano in grado di deviarli colpendoli con la lama delle spade, che brillava ogni volta che entrava in contatto con un incantesimo.

Natia si girò allarmata, ma Leske non c'era più. Girò su sé stessa, nel panico, non riuscendo a trovarlo tra quel caos di fiamme, scintille, sangue e arti mozzati.

Un pugno granitico stese definitivamente l'Ogre più vicino, mandandolo a terra con un tonfo, mentre l'Emissario veniva abbattuto da un colpo di Sten, che gli mozzò di netto la testa. Le scintille tutto attorno a loro svanirono all'istante, permettendo a Wynne di raggiungere i feriti.
Morrigan, nel frattempo, teneva a bada una mezza dozzina di Genlock tarchiati, bloccandoli a terra e risucchiando loro le energie, una nube violacea attorno a sé.

«Leske!» Urlò Natia, il cuore che le batteva a mille, schivando un Hurlock senza nemmeno darsi la pena di ucciderlo, un solo pensiero in testa, trovare il compagno. «Leske, maledizione-!»

«Natia! Siamo qui!»

Individuò la barba rossa di Oghren e la sua armatura massiccia, sembrava-

Corse loro incontro, il guerriero che sosteneva l'altro per un braccio. Leske aveva delle piccole bruciature su tutta l'armatura leggera ma, a parte qualche pelo bruciacchiato, sembrava a posto. «Salroka, tutto bene?»

Quello farfugliò qualcosa, annuendo.

«Leske...?»

«Sto bene...» Le indirizzò un sorriso incerto, tutto denti storti.

«Heh, il ragazzo qua ha preso una bella botta, ma non ha niente di rotto. Altrimenti non mi avrebbe mandato alla polvere quando ho provato a tirarlo su!» Scherzò Oghren, dandogli una scrollata. «Coraggio, bevi questo...» Gli allungò una fiaschetta, che Leske si portò sospettosamente alle labbra, storcendo all'inizio la bocca per poi fare due avide sorsate.

«È uno degli intrugli curativi di Wynne?» Chiese Natia, che si sentiva poco in forze. «Può fare bene anche a me...»

Aspettò che l'altro finisse di bere e ne assaggiò un poco. Appena il liquido toccò la lingua, si ritrovò a tossire, sorpresa. «Ma-»

«Birra speciale di Oghren, esatto!» Esclamò il nano, battendosi una mano sul pettorale dell'armatura. «Non c'è niente di meglio durante una battaglia! Bevi, Natia, bevi!»

La ragazza scosse la testa, ma fece come le veniva detto. Dopotutto, Oghren non aveva tutti i torti...

Rinfrancati, Leske finalmente in piedi, si riunirono al resto del gruppo. Sembrava che per il momento non ci fossero altri pericoli in giro.

«L'Enclave è da quella parte. Altri tre edifici e dovremmo esserci.» Sentì dire a Kallian.

«Hei, staranno bene.» Cercò di rassicurarla Natia. Capiva come dovesse sentirsi l'elfa, se ci fosse stata lei nella stessa situazione, se la Prole Oscura avesse invaso Città della Polvere... Pensò che, per come stavano le cose, non erano molto diverse. Nessun nano dei piani alti se ne sarebbe fregato dei bassifondi, come in quel caso in pochi si sarebbero preoccupati di salvare l'Enclave. Presenti esclusi e un altro paio di persone, tra cui la futura regina del Ferelden.

Sperò che a casa la situazione per i senzacasta come lei migliorasse, una volta tornati.

«Coraggio, abbiamo ancora del lavoro da fare, avanti!» Urlò Duran, richiamando i suoi uomini e spronandoli a proseguire.

Natia riconobbe le insegne della Legione dei Morti sulle armature di qualcuno dei nani al seguito, chiedendosi se sotto di esse vi erano dei volti tatuati come il proprio.

Un urlo assordante la risvegliò da quei pensieri.

Si voltarono tutti, allarmati.

Dall'alto, sopra i tetti, una dozzina di Shriek ululanti piombò su di loro, artigli e zanne protesi a dilaniare e uccidere.

«Coprite-!»

L'ordine di Duran venne sovrastato da un ruggito, mentre quattro Ogre caricavano dal fondo della via, provenienti dalla via principale dietro di loro. Erano affiancati da un numero soverchiante di Genlock e Hurlock e, alla loro testa, un Hurlock molto più alto degli altri, l'armatura massiccia inusuale per un Prole Oscura, roteava in gesto di sfida una grande ascia bipenne.

«Andate!» Ordinò di nuovo il re dei nani, in direzione dei Custodi e del gruppo che doveva raggiungere l'Enclave. «Ci pensiamo noi, non vi-» colpì uno shriek al ventre, spedendolo addosso all'ascia del suo secondo, che tranciò in due parti la creatura con un tonfo «non vi seguiranno.»

Sembrava che Leliana avesse qualcosa da ribattere, ma Aenor, dopo una breve attimo in cui staccò un arto ad uno Shriek ululante, annuì nella sua direzione.

«Sembra che ci abbiano raggiunti.» Biascicò Leske, ma Natia poteva vedere che stava sogghignando. Qualsiasi cosa ci fosse nella birra speciale, funzionava a meraviglia.

Oghren, di fronte a loro, si unì alla carica urlando e roteando il grosso maglio da guerra come fosse un fuscello, in preda alla foga della battaglia.

Geralt, arrivato alle spalle di Natia, colpì l'Ogre più grosso con un'esplosione di fiamme, buttandolo a terra e bloccandolo al suolo con una runa di paralisi. «Allora, barilotta, vedi di restare in vita.»

Leske, accanto a lei, riuscì ad azzoppare un Genlock, poi finito da una freccia. Natia annuì, nel frattempo che si sbarazzava di un altro Shriek congelato da un incantesimo di Jowan.

Quest'ultimo, però, scosse la testa. «Resto anche io.»

Geralt sgranò gli occhi, rischiando di sbilanciarsi mentre evitava per un soffio un Genlock che lo caricava a testa bassa. Senza nemmeno guardare il bersaglio, gli lanciò contro una palla di fuoco, sbalzandolo via e arrostendolo per bene. «Non se ne parla.»

L'altro mago sbattè il bastone a terra, dandogli le spalle, congelando un Hurlock a pochi metri da loro affinchè uno dei nani potesse mandarlo in frantumi col martello da guerra. «Hanno bisogno di supporto. Quei due idioti del Circolo non sanno-»

Geralt gli afferrò una spalla, strattonandolo e costringendolo a guardarlo negli occhi. «Cosa cazzo pensi di fare?! Potresti-»

«Finire ucciso. Lo so. E allora?» Ribattè Jowan con calma. «Stai andando ad affrontare l'Arcidemone, è quello il pericolo maggiore qui intorno.»

«Ma almeno potrei proteggerti!»

Jowan sospirò. «Esattamente per quello. No, Geralt. Resto qui. Se venissi con te sarei d'impiccio, finiresti per preoccuparti di me invece che fare di tutto per sconfiggere quel drago.»

Quello fece per ribattere, quando un cumulo di macerie volò sopra le loro teste, costringendolo a farlo esplodere e spedirlo lontano con una frustata del bastone. «No.»

«Geralt-»

«Non per essere di mezzo al vostro bisticciare, ma quel coso ci sta puntando!» Urlò Leske, il dito puntato sull'Ogre, la testa bassa e irta di corna che fiutava l'aria verso di loro.

Natia gettò uno sguardo al vicolo. L'edificio accanto era sul punto di crollare. Aenor, Loghain, Wynne, Morrigan, Leliana e Kallian erano già a metà strada verso l'Enclave, così come alcuni degli elfi e nani con loro. Tra essi, Oghren stava ancora ululando imprecazioni.

«Jowan, per l'ultima v-»

Il mago venne interrotto dall'altro, che premette le labbra sulle sue in un bacio appassionato. Senza che l'altro se ne rendesse contro, sbattè poi il bastone a terra, avvolgendo Geralt in una luce azzurrina e spedendolo dall'altro lato della strada, verso l'Enclave. «Ti amo!»

«Jowan!»

Si gettarono di lato per un pelo, evitando la carica dell'Ogre che andò a schiantarsi contro la casa già pericolante, che iniziò a collassare su sé stessa e sul mostro.

Gli insulti che lanciò Geralt, rimettendosi faticosamente in piedi e facendo per venire verso di loro, furono interrotti dall'edificio che cadeva tra i due capi del vicolo, tagliando fuori loro e, soprattutto, la Prole Oscura, dall'inseguirli oltre.

Natia rivolse a Jowan uno sguardo ammirato. «Però. Non pensavo si sarebbe fatto inculare così.»

Leske, per tutta risposta, scoppiò a ridere come un matto.

Il mago sembrò offendersi, ma non ebbero il tempo di mettersi a discutere.

Una pioggia di incantesimi e frecce tagliò la strada alla seconda ondata di Prole Oscura corsa in aiuto del Generale Hurlock che, dopo che anche l'ultimo Ogre venne abbattuto da Piotin e Duran in un formidabile attacco coordinato, si ritrovò da solo, facile preda per i nani della Legione dei Morti.









Kallian si voltò di scatto, allarmata.

L'edificio dietro di loro era crollato in una nuvola di fumo e fiamme, costringendola a coprirsi gli occhi e il volto, tossendo mentre cercava di vedere se gli altri ce l'avessero fatta.

«Stanno bene. Là!» Indicò Leliana un puntino davanti a loro. Dalla coltre, emerse un gruppetto sparuto di persone, tra cui Geralt e Sten. Il Qunari sembrava illeso e stava trascinando il mago di peso, mentre quello urlava furibondo contro qualcuno.

«Jowan, razza di maledetto-»

«Problemi di coppia, vedo...» Ridacchiò per un attimo Leliana scuotendo la testa, sollevata che stessero bene. Si voltò poi verso Wynne, che li guardava con disapprovazione.

«Sembra che nessuno sia stato investito dal crollo, ma siamo tagliati fuori.» Commentò la maga, leggermente curva sul bastone, gli occhi chiari che brillavano di determinazione. «Dobbiamo attraversare il ponte e impedire che i Prole Oscura devastino l'Enclave.»

Aenor, Falon al fianco, la grande spada che brillava di luce sinistra stretta tra le mani, fissava un punto sopra gli edifici in lontananza, dove le torri di Forte Drakon svettavano sopra i tetti delle case. Il ruggito dell'Arcidemone era ora più vicino, ma restava fuori portata persino dell'arciere più abile.

Kallian annuì. «Forza, allora, non abbiamo tempo da perdere.»

Avanzarono tra le vie deserte, le orecchie tese a cogliere qualsiasi movimento.

Incapparono in un paio di imboscate nemiche, ma riuscirono a contrastare i mostri senza troppi problemi. In breve, arrivarono sulle sponde del fiume Drakon. L'acqua che scorreva sotto di loro era scura, piena di detriti e altri resti galleggianti trasportati dalla corrente, un odore nauseabondo che si alzava tutt'attorno.

Il ponte era quasi in pezzi, il cadavere di un gigantesco Ogre giaceva riverso sulle pietre, innumerevoli frecce che a spuntargli dal corpo, circondato dai resti di qualche elfo e un paio di umani, assieme a parecchi Prole Oscura.

«Sembra che si siano difesi bene.»

Kallian rivolse a Loghain uno sguardo carico di disprezzo. Non gli poteva perdonare come aveva venduto la sua gente in schiavitù, ma Aenor le aveva assicurato che diventare Custodi Grigi fosse una punizione più che valida. Voleva crederci. «Già, un bel traguardo per della semplice carne da macello, vero?»

«Non volevo-»

«State zitti.» Sibilò Aenor, portandosi un dito alle labbra. Aveva le orecchie tese in ascolto.

Le parve di udire qualcosa sotto di loro, come un...

«Via!» Fece appena in tempo ad urlare, che il ponte venne colpito da una serie di schiocchi, l'elettricità che le faceva rizzare i capelli in testa.

Il ponte, già debole di suo, cominciò a crollare su sé stesso.

Vide Leliana incoccare una freccia mentre cominciava a correre, puntandola alla loro destra. Strizzò gli occhi, cercando di fare lo stesso mentre metteva a fuoco l'Emissario sopra uno dei tetti delle case. Le due frecce sibilarono verso di lui. Una si perse nella notte, ma l'altra centrò il bersaglio, interrompendo per un attimo le scariche elettriche.

Non si voltò, cercando rifugio dall'altra parte del fiume mentre l'acciottolato le franava sotto i piedi, tesa in una folle corsa. Spiccò un balzo, la balaustra che sprofondava in acqua sollevando grandi spruzzi, atterrando al sicuro e rotolando su un fianco, l'impatto che le mozzava il fiato. Strinse i denti, strisciando di lato e rimettendosi faticosamente in piedi, lo sguardo che istintivamente andava alla ricerca di Leliana. Si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, vendendola già in piedi e pronta a combattere, inzaccherata ma illesa.

Alle loro spalle si alzò come uno scroscio d'acqua, mentre Geralt e Wynne sollevavano i bastoni sopra la testa e sorreggevano quanto restava del ponte, permettendo anche ad Aenor, Oghren e Falon di attraversare incolumi.

Morrigan, nel frattempo, stava cercando di indebolire la barriera dell'Emissario. Riuscì a far crollare parte del tetto, costringendo il mostro ad interrompere ogni altro incantesimo per evitare di cadere da una dozzina di metri di altezza.

Quando quello si fermò a mezz'aria, due frecce lo sorpresero dritte al costato.

Cadde a terra con uno schianto sinistro, senza rialzarsi.

Si scambiarono uno sguardo d'intesa, prima di proseguire verso le mura.

Il portone che chiudeva l'Enclave era divelto e in pezzi, qualche cadavere schiacciato sotto le macerie. Il rigagnolo d'acqua putrida che scorreva intorno alle mura era rosso dal sangue, c'era puzza di carne bruciata nell'aria.

Kallian rabbrividì, cercando di non pensare a tutti gli elfi che vivevano lì.

Svoltarono l'angolo, Aenor ed Oghren in testa, Kallian e Wynne subito dietro di loro, pronte a fornire supporto. Si alzarono delle grida, provenienti dalla piazza del Vhenadahl. Corsero in quella direzione, le armi sguainate e pronte a difendersi.

Dei passi concitati li fecero sobbalzare, ma a venire loro incontro non furono altro che tre elfi. Una di essi aveva i capelli rossi legati in qualche treccina, sulle spalle un arco che Kallian riconobbe all'istante.

«Shianni!» Esclamò sollevata, correndo verso la cugina, tirando un sospiro di sollievo a vederla sana e salva. «Quello-?»

L'altra le porse l'arma, fiera di sé. «Sì, era il tuo. Ho pensato che era il momento di tirarlo fuori e fargliela vedere, a quei mostri, però sono troppi per noi...»

«Abbiamo alzato delle barricate alla porta a sud, ma stanno cedendo.» Si intromise un altro elfo che Kallian ricordava di aver visto lavorare al porto. «Ogni ora che passa sono sempre di più, abbiamo quasi finito le pietre e le frecce.»

«Questo è perché la metà vengono sprecate sul terreno.» Commentò il terzo, guardandolo in tralice.

Kallian annuì, ammirata. Non doveva essere stato facile per loro imbracciare le armi e combattere, poco avvezzi com'erano allo scontro. «Non importa, avete fatto il possibile. Siamo qui per aiutare, portateci alle barricate.»

Shianni e gli altri li condussero dall'altra parte della piazza, dove alcuni Shriek erano riusciti ad intrufolarsi e stavano mietendo vittime incontrastati. Se ne liberarono in breve tempo, riuscendo a salvare un paio di ragazzini che erano scappati arrampicandosi sul Vhenadahl.

«Scendete da lì!» Gli urlò Leliana, preoccupata. «Se scoppia un incendio, resterete intrappolati!»

I due scossero la testa. Una si teneva una mano premuta sulla caviglia, un rivolo di sangue scuro che scendeva giù per il piede nudo. Kallian pensò che la ragazzina non doveva avere più di dieci anni. Fece cenno a Wynne di tirarli giù da lì.

La maga, sollevando il bastone, cercò di rassicurarli con parole gentili prima di evocare un'aura verdina attorno a loro e sollevarli delicatamente dal ramo su cui erano rifugiati, planando lentamente a terra.

La bambina si accasciò tra le radici con un gemito, mentre Wynne si chinava su di lei, esaminando la ferita.

Con un tuffo al cuore, Kallian la vide corrugare la fronte, un'espressione triste che le si dipingeva sul volto. La maga si girò verso di loro, scuotendo la testa.

«Si è infettata.»

«Puoi curarla, vero?»

Era stato il ragazzino a parlare. Doveva avere quattro o cinque anni più dell'altra, avevano lo stesso naso e gli stessi capelli marroni. Stringeva la mano della bambina, gli occhi gonfi puntati in modo accusatorio contro la maga. «Hai guarito mamma dalla febbre, settimana scorsa. Fai lo stesso con Ayla. Devi. È mia sorella.»

Kallian si avvicinò a sua volta. La ferita era violacea, sangue scuro tutto attorno, i segni della Corruzione già in corso.

«Potremmo provare a rimuovere la gamba. Non è ancora arrivata ovunque...» Suggerì Leliana.

Il bambino parve sentirla, perché strinse a sé la sorella, protettivo. «No! Non-»

Kallian si ritrovò a prenderlo per le spalle, afferrandolo stretto e costringendola a guardarlo negli occhi. «Vuoi che muoia?»

Quello impallidì ulteriormente, cercando di sfuggire alla sua presa ma ottenendo soltanto che lei la rafforzasse ancora di più.

«Rispondimi. Vuoi che Ayla muoia?»

«...No-!»

«E allora questo è l'unico modo.» Si voltò verso Wynne, ancora china sulla bambina. «Puoi fare in modo che si interrompa per qualche ora? Almeno finché l'Enclave sarà sicuro?»

La maga annuì. «Posso congelare la gamba.» Abbassò la voce, fino a ridurla in un sussurro. «Andrà in gangrena, ma la diffusione della Corruzione verrà fermata finchè il ghiaccio non sarà sciolto, e per allora avremo già rimosso l'arto.»

«Qual è il problema?»

Si voltarono di scatto. Aenor, sporca di sangue dalla testa ai piedi nella sua armatura massiccia, si ergeva sopra un cadavere di Shriek appena ucciso. Venne verso di loro a passi larghi, la spada appoggiata sullo spallaccio destro. «Più aspettate, meno possibilità ci sono che funzioni.»

I bambini trasalirono, tirandosi indietro impauriti.

Wynne accarezzò i capelli della piccola, mormorandole qualcosa. L'altra aprì la bocca, ammirata, il naso all'insù, smettendo per un poco di piangere. Tirò su col naso, per poi annuire in direzione della maga. Senza aspettare una conferma dal fratello, l'anziana toccò la ferita con la punta del bastone, da cui fuoriuscirono degli sbuffi di vapore gelido che andarono ad abbracciare la caviglia, il piede e lo stinco, attorcigliandosi fino a poco sopra il ginocchio. La bimba si morse un labbro, i lacrimoni che scendevano di nuovo, evitando di guardare.

Il ragazzino, invece, le stringeva il braccio, osservando impotente il ghiaccio avvolgere la gamba della sorella fino a trasformarla in un blocco spesso una decina di centimetri.

«Funzionerà davvero?»

Wynne annuì. «Certamente, ma avrà bisogno di aiuto per tutto il resto.»

Aenor lo guardò dall'alto in basso, puntando gli occhi verdi in quelli del bambino. «Dovrai prenderti cura di tua sorella per sempre. Sei tu il fratello maggiore, è compito tuo.» C'era amarezza in quelle parole, e rimpianto. Kallian si chiese quante cose non sapesse sulla compagna, quanto del suo passato avesse tenuto loro nascosto. Non lo avrebbero probabilmente mai saputo...

Il bambino non rispose, ma tornò ad accucciarsi contro la sorella, stringendola a sè.

«Li portiamo noi al sicuro.» Si offrì uno dei due elfi che accompagnavano Shianni. Fino a quel momento si erano tenuti in disparte, impauriti alla vista degli incantesimi. «Dobbiamo ringraziarvi di nuovo, signora maga.» Si inchinarono entrambi profondamente di fronte a Wynne, che scosse la testa, facendo un gesto con la mano.

«Non ce n'è bisogno. Vi prego di tenerli al sicuro e controllare che non compaiano altri segni della Corruzione, in caso correte a chiamarmi. Li noterete subito, sono violacei e corrono lungo le vene in rilievo sulla pelle, mentre gli occhi si fanno sempre più bianchi.»

Entrambi annuirono, chinandosi poi a prendere in braccio la bambina. Il ragazzino si voltò verso di loro un'ultima volta, prima di seguirli di corsa verso una via laterale.

«Grazie, Wynne.» Disse Kallian, riconoscente, mentre a passo spedito percorrevano gli ultimi vicoli che li separavano dalle barricate. «Non tutti si sarebbero interessati tanto.»

«È mio preciso dovere aiutare chiunque in difficoltà.» Rispose la maga, aprendosi poi in un sorriso. «E anche se non lo fosse, l'avrei fatto comunque.»

«Davvero commovente, vecchia.» Si intromise Morrigan, spuntando dal nulla alle loro spalle. «Ora speriamo che questa perdita di tempo non ci sia costata l'intero quartiere, altrimenti averne salvata una non sarà servito a niente.»

«Morrigan!» La rimproverò Leliana, ma Kallian non ci fece caso. Era ormai abituata ai commenti acidi della strega, non le interessava minimamente quello che pensava.

Qualsiasi ulteriore discussione venne messa a tacere dalla vista che si parò loro davanti.

Delle barricate di legno e pietre, alte più o meno il doppio di una persona, si ergevano su tre file, i pali aguzzi puntati verso l'esterno. Erano ormai crollate su più punti e per la gran parte in fiamme, la prima fila ormai ridotta a brandelli e inutile. Sui palazzi adiacenti, alcuni elfi si sporgevano dalle finestre armati di sassi, secchi di liquidi bollenti e molti più archi e balestre di quanto si sarebbe mai aspettata.

«En'an'sal'en!» Li accolse un'elfa dal volto tatuato e i capelli biondi.

«Mithra?» Esclamò sorpresa Kallian, riconoscendo la cacciatrice del Clan dei Dalish.

«Li abbiamo aiutati a costruire barricate e difendere l'Enclave, ma dopo che i Prole Oscura hanno conquistato il Mercato e occupato il ponte a nord, siamo rimasti tagliati fuori. Le barricate della porta sud stanno reggendo, ma non dureranno a lungo.» Spiegò brevemente l'altra, rivolgendo poi uno sguardo alle loro spalle. «Immagino che voi veniate dal Mercato.»

«È di nuovo nostro, non dovete preoccuparvi. Però il ponte è in pezzi, non arriveranno aiuti da quella parte.» Rispose prontamente Aenor. «Dobbiamo arrivare alla fortezza.»

«Volete andare al castello?» Mithra scosse la testa, scrutando la cima della collina dove, in lontananza, si ergevano le torri di Forte Drakon. «Sì, ha senso... è l'unico posto abbastanza alto dove poter raggiungere il drago.»

Prima che potessero aggiungere altro, un masso gigantesco ed incandescente si schiantò poco lontano da loro, causando un'esplosione di calcinacci e travi di legno in fiamme, costringendoli a sparpagliarsi. Si rimise in piedi tossendo, il fianco che le faceva male. Sputò un grumo di sangue per terra, strizzando gli occhi che le lacrimavano per la polvere e il calore. L'Ogre doveva essere da qualche parte più avanti...

Un secondo schianto e venne spinta nuovamente da parte mentre le macerie la travolgevano, le orecchie che le pulsavano dal fracasso, le braccia sollevate sopra la testa. Dopo un attimo di sorpresa, in cui si sarebbe aspettata di restare schiacciata, si ritrovò accanto ad un'altra elfa.

«Tutto bene?» Le chiese Lanaya, la Prima del clan dei Dalish che l'avevano accolta nella foresta. Il bastone che brillava di una luce quasi accecante, la fissava preoccupata.

Riuscì ad annuire, riconoscente ma ancora un po' confusa.

«C'è un Emissario da qualche parte che continua ad alzare barriere protettive su quel gigante e il resto di loro, ma non riusciamo a raggiungerlo, con tutto quello che ci lanciano addosso alle barricate.» Spiegò la maga, indicando il mostro che ruggiva. «Credo si nasconda in quell'edificio. Là.» Indicò con la punta del bastone un complesso di tre piani, le finestre sbarrate dall'interno con delle assi di legno malconce, un intero piano andato già a fuoco. Kallian lo riconobbe all'istante: l'orfanotrofio.

Rabbrividì, sperando che fossero riusciti ad evacuarlo in tempo.

«Ci pensiamo noi.»

Si voltò stupita, Oghren e Leliana l'avevano raggiunta indenni.

Il nano sfondò con la grande ascia la porta sprangata dell'edificio, l'aria all'interno piena di polvere e fumo che rendeva difficile respirare.

«Ci avrà sentiti di sicuro...»

Kallian annuì, Leliana aveva ragione, ma non c'era tempo da perdere. Se volevano dare una possibilità a chi stava combattendo alle barricate e ai Custodi di raggiungere il Forte, dovevano occuparsi dell'Emissario.

I corridoi deserti erano illuminati soltanto dalla fioca luce che passava tra le assi alle finestre, che rendeva ancora più terribile la vista che dovevano sopportare: le pareti erano macchiate di sangue, il pavimento appiccicoso, ma non nessun cadavere.

Le stanze sembravano deserte anch'esse.

Salirono con attenzione le scale scricchiolanti. Kallian fermò gli altri due con un cenno. Le sembrava di udire qualcosa, come uno strisciare, dei flebili lamenti, schiocchi...

Con un urlo agghiacciante, qualcosa si lanciò su di loro fendendo l'aria. Oghren lo spedì prontamente contro il muro, tagliando in due l'aggressore all'altezza del costato. Le piccole mani continuarono a contorcersi per raggiungerli, mentre le mascelle del bambino schioccavano alla cieca, le orbite vuote e sanguinanti puntate verso di loro.

«Che cosa-»

Dall'alto ne scesero altri, piombando su di loro, cadendo a terra con un rumore di ossa spezzate e rialzandosi malconci, cadaveri rianimati al solo scopo di uccidere chiunque gli capitasse a tiro.

Leliana estrasse i pugnali, lo spazio ristretto che rendeva difficile usare l'arco. Kallian cercò di fare lo stesso, ma fu solo grazie ad Oghren che riuscirono ad evitare di essere fatti a pezzi. Il nano combatteva con foga, roteando l'ascia e falciando via quei mostri. Quando ne decapitò uno, il cadavere caracollò a terra, disfacendosi senza più muoversi.

Si ritrovarono col fiatone, gli occhi sgranati dall'orrore, circondati da una dozzina di corpi immobili, tutti appartenenti a bambini che non dovevano avere più di dieci anni.

Kallian dovette appoggiarsi al muro, lo stomaco attorcigliato su sé stesso, le veniva da vomitare.

«Che il Creatore li accolga al suo fianco...» Sentì Leliana pregare. Sperò che fosse così, mentre incespicavano sulle scale scivolose. Dal corridoio alla loro destra, proveniva una luce violacea e nauseabonda.

Senza dare il tempo all'Emissario di voltarsi, Oghren lo caricò di peso. Quello, concentrato com'era sul respingere l'ennesimo tentativo di uccidere l'Ogre da parte di coloro che combattevano alle barricate, si ritrovò a dover interrompere l'incantesimo sul gigante per proteggere sé stesso. Quando però l'ascia di Oghren, che lo incalzava in un corpo a corpo senza dargli tregua, spezzò in due il ritorto pezzo di metallo che usava come bastone magico, l'Emissario lanciò un urlo di rabbia, la barriera magica che andava in mille pezzi.

Con un tonfo, l'ascia del nano si conficcò a fondo nel suo cranio, facendo cadere il silenzio.

Urla di giubilo dalle barricate segnalarono che anche l'Ogre doveva essere stato abbattuto.

Leliana si asciugò il sudore dalla fronte. «Muoviamoci ad uscire da qui, prima che il fuoco-»

«Aspettatemi!»

Si voltarono di scatto, allarmati.

Una spettinatissima testolina bionda fece capolino dalla porta che dava sul corridoio. Era una bambina sui cinque anni, le piccole orecchie a punta e il volto completamente sporchi di fuliggine e sangue rappreso, un coltello insanguinato stretto in mano. «L'avete ucciso?»

Kallian, che aveva sollevato istintivamente l'arco, lo riabbassò dolcemente. Annuì. «Dobbiamo uscire da qui alla svelta. Stai bene?» Le tese la mano, constatando che non sembrava ferita. Doveva essersi nascosta bene da qualche parte, per non fare la stessa fine degli altri... al solo pensiero sentì di nuovo un conato di nausea.

«Quelli... gli altri...» La bambina le afferrò titubante la mano, lo sguardo puntato su qualcosa alla loro destra. Aveva gli occhi rossi e gonfi di lacrime.

Seguì il suo sguardo, irrigidendosi.

Un cadavere di un bimbo che non doveva avere più di tre anni, le mani scorticate fino alle nocche e con uno squarcio aperto sul ventre, giaceva a terra poco lontano da loro, un coltello identico a quello stretto nella mano della bambina piantato nell'orbita vuota.

«Mi ha attaccata, non volevo...»

Si inginocchiò di fronte a lei, costringendola a guardarla. «Va tutto bene.» Le strinse la mano che reggeva il coltello, sentendola tremare come una foglia. «Come ti chiami?»

«... Sera.»

«Sera, va tutto bene. Sei al sicuro adesso, era tutto un brutto incantesimo.»

La sollevò di peso, era così leggera, cercando di coprirle il volto mentre scendevano di corsa le scale e uscivano dall'edificio, il fuoco che li inseguiva, ormai libero da qualunque magia di contenimento doveva aver lanciato l'Emissario.

«Ce l'avete fatta!» Le salutò Lanaya, una volta che l'ebbero raggiunta al sicuro. Le barricate erano ormai tutte distrutte, ma senza aiuto magico i Prole Oscura erano in difficoltà contro gli elfi.

Kallian annuì, cercando con lo sguardo Aenor e gli altri.

Riuscì ad individuare solo Wynne, intenta a curare un ferito a pochi metri da loro.

«I Custodi sono già andati avanti.» Disse Lanaya, rispondendo alla sua tacita domanda. «Dopo che è caduto l'Ogre, la situazione sembrava abbastanza stabile che hanno deciso di lasciare a noi il resto. Hanno un compito più importante.»

Quindi, erano ormai distanti.

Sentì una fitta al petto, mordendosi la lingua mentre posava la bambina a terra.

«Andrà tutto bene.» Sentì Leliana circondarle le spalle con un braccio, cercando di rassicurarla.

«Stanno andando ad uccidere il drago?» Chiese Sera, tirandola per una manica.

Le parole sembravano non uscirle di bocca, quindi si limitò ad annuire.

Oghren sogghignò. «Quell'Arcidemone troverà pietra per i suoi denti.»



























Note dell'Autrice: sono tornata! Volevo dare un po' di spazio a tutti prima del gran finale e soprattutto era tempo per un piccolo cameo... Sera, nonostante si trovasse a Denerim durante il Flagello, non si ricorda l'Eroe del Ferelden, e io ho voluto dare una mia piccola versione sul perchè. Mentre Gregoir, beh, volevo togliermi questa grande soddisfazione e sono uscita dal canone. Non mi pento di nulla! 
Alla prossima e reggetevi forte! :D 

  
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