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Autore: Pendragon_97    29/09/2018    1 recensioni
C'era chi scommetteva su un ipotetico bacio, chi era addirittura convinto che sarebbe riuscito a palparla. Quanto di quel vino malandato dovevano aver bevuto per giungere a simili conclusioni?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morgana, Principe Artù | Coppie: Morgana/Artù
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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«Quanto mi paghi se riesco a palpare Lady Morgana?»

Quella conversazione si protraeva ormai da diverse ore, da quando il ballo organizzato dal sovrano si era trasformato in un festino per alcolizzati. E se non fosse stato per la pupilla del re, ancora impegnata in un'animata conversazione col genitore, Artù avrebbe certamente ripiegato nelle proprie stanze dove sperava di trovare qualcosa di più – ehm! – gradevole in cui impegnarsi.
A peggiorare una situazione, già di per sé alquanto precaria, concorrevano il vino scadente e una musica di pessimo gusto. In tutta la sua vita – era pronto a giurarlo! – erano stati davvero pochi i ricevimenti ancor più squallidi a cui aveva partecipato: poteva contarli sulle dita di una sola mano!
Merlino era scomparso già da alcuni minuti, abbandonando il principe ad un tedio quasi letale. Perché quell’inutile servitore aveva l’abitudine di filarsela quando la situazione diveniva così noiosa? Non era divertente senza nessuno da ridicolizzare!
Nella speranza di scorgere qualcuno sufficientemente sobrio con cui poter scambiare un paio di parole, il Pendragon alzò lo sguardo dalla scodella vuota che stava fissando da alcuni minuti. Come amaramente si attendeva, non trovò nessuno che potesse reggere il peso di una conversazione che non riguardasse donne, sesso o… vino. Ne aveva abbastanza!
Fece per andarsene, con eleganza raccolse il proprio mantello, quando la sua attenzione fu catturata dalle scommesse forse gridate con un tono eccessivamente elevato da un gruppo di baldi giovani. Davvero stavano promettendosi cifre tanto importanti qualora uno di loro fosse riuscito ad avvicinare Lady Morgana? Non sapeva per cosa essere più sorpreso! Se per le monete scommesse – di cui chiaramente nessuno dei partecipanti era in possesso – o per il soggetto della loro bravata. Credevano forse che Morgana si sarebbe lasciata abbindolare tanto facilmente?!
C'era chi scommetteva su un ipotetico bacio, chi era addirittura convinto che sarebbe riuscito a palparla. Quanto di quel vino malandato dovevano aver bevuto per giungere a simili conclusioni?

Scosse il capo, esterrefatto. Doveva contenere la rabbia… d’altronde, erano solo ubriachi.
Ma se avessero osato ad avvicinarsi alla Lady, si sarebbero trovati con un bel pugno in pieno volto. E la loro scommessa sarebbe evaporata a favore di un infelice e doloroso ricordo.

Con aria assonnata, e infastidita da quell’attesa non preventivata, Artù decise di intrattenersi con uno qualsiasi dei propri cavalieri. Non si fidava di quei ragazzotti, non voleva lasciare Morgana sola, soprattutto se ignara delle scommesse che stavano affollandosi alle sue spalle.
Finalmente, dopo un’ora ancora di vuote chiacchiere e di un nauseante feticcio d’alcool, la Pendragon congedò i presenti e si alzò dal proprio scranno. Si era intrattenuta più del solito, considerando le circostanze; quando il sovrano era impegnato coi banchetti, spesso i due amanti ne approfittavano per concedersi più tempo per loro stessi…
Dopo gli inchini di rito, dopo la buonanotte al padre, anche se rapida e distratta, un’occhiata nella propria direzione era giunta; segno che stava rientrando nelle proprie stanze dove gradiva non esser lasciata sola.
Senza mostrare fretta, anche Artù si congedò dunque dalla quella maldestra compagnia. Davvero non vedeva l'ora di allontanarsi da quel branco di ubriaconi, capaci a malapena di reggere un calice di vino.

Ciò che tuttavia lo sorprese fu il non essere solo a seguire Morgana; anche il ragazzo della scommessa si era fatto avanti. Con che coraggio, dannato lui!
A passi svelti, temendo ciò a cui il vino avrebbe costretto il giovane, egli tentò di coprire la distanza che li separava dai due. Morgana, sebbene non fosse una sprovveduta, non avrebbe certo potuto immaginare l'attenzione che il ragazzo intendeva riservarle. 
«Lady Morgana» la richiamò l'estraneo, costringendo Artù a correre per giungere in tempo da loro. La donna si volse, mostrandosi confusa quand'egli la avvicinò con palesi perverse intenzioni.
«Il ragazzo voleva soltanto augurarti di persona la buona notte» si intromise il Pendragon, posando una mano tra le scure ciocche del malcapitato per dissuaderlo dal compiere quella scommessa.
«Non è vero?» aggiunse poi, stringendo appena la presa sul giovane. Non sembrava abbandonare il proprio intento!

«È così...» bofonchiò il ragazzo, ritrovandosi improvvisamente bloccato e ritenendo pericoloso muovere un simile affronto in presenza del principe «buonanotte, Lady Morgana».
Il Pendragon annuì, attendendo che la donna fosse abbastanza distante perché non distinguesse le grida del povero ubriaco. Uno dei tratti ch’ella riteneva più affascinante nel Principe era appunto la propria gelosia. Artù non riusciva a trattenersi qualora osassero attentare a qualcosa di… suo.
«La prossima volta ti farò impiccare» lo avvertì prima di sbattergli con forza il capo contro gli scudi appesi alle pareti. Non intendeva essere violento ma desiderava ricordasse la lezione. Sebbene ubriaco e non completamente cosciente, quel ragazzo non doveva più osare approccio alcuno con la sua Lady.
Da quel giorno, infatti, Artù non ebbe più il piacere di incontrarlo.

«Spero tu non gli abbia fatto troppo male» esordì la Pendragon quando il biondo infine la raggiunse «perché era davvero carino». Lo stava provocando. Sapeva quanto odiasse simili affermazioni!
«Si riprenderà, se è questo che ti interessa» replicò tagliente, incrociando le braccia al petto.
«Sei per caso geloso? Sai che posso divorare con gli occhi anche te, se solo fossi meno insolente e più... cavaliere».
Nessun’altra parola seguì l’ennesimo tentativo della Pendragon di stuzzicare il principe ereditario. La loro stanza si riempì in fretta di gemiti e sospiri sommessamente trattenuti i quali si protrassero per ore, sin alle prime luci dell’alba.


«Sarai la mia rovina» commentò esausta la donna, carezzando il petto nudo del biondo cavaliere. Si erano amati per tutta la notte e i loro corpi… ne recavano i segni.
«E tu la mia» replicò Artù di rimando, addormentandosi tra i morbidi seni di colei che, non sapeva, essere sangue del proprio sangue.

   
 
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