Chiudi gli occhi, bimbo mio
C'era un bambino vispo e carino,
sopra un bel prato stava sdraiato
Una
mano candida, veloce, gli carezzò la testa.
Sasuke
Uchiha, otto anni, emise un grugnito nel sonno.
«Ancora
cinque minuti mamma…»
«Sì,
bimbo mio…»
Quella
voce così dolce, quasi di un angelo, gli rimbombò nelle orecchie.
La
voce della sua mamma era così chiara e limpida.
Sembrava
quasi vera.
Strinse
gli occhi cercando di non svegliarsi.
Voleva
ancora essere coccolato. Voleva ancora sentire la sua voce.
Riaprì
gli occhi a malincuore trovando solo una buia e triste distesa d’erba ad
aspettarlo.
«Ah
già… la mamma è morta.»
Disse le stelle voglio contare...
Conta, conta e conta:
più ne contava più ne trovava.
«Cazzo!»
un ragazzino di dodici anni si svegliò di soprassalto imprecando.
«Cosa
c’è bimbo mio?» una voce dolce gli rimbombò in testa.
Sasuke
strinse il capo tra le mani tremando.
Non
era vero. Non poteva essere vero.
Lei
era morta! Non poteva tormentarlo ancora!
«Smettila!»
un ringhio gutturale gli salì alle labbra. Scosse il capo cercando di
cancellare quell’immagine di donna che prepotentemente prendeva posto tra i
suoi pensieri.
«Hai
gli occhi come tuo fratello, sai? Così scuri come la notte…»
«Sei
morta! Sei morta!»
«Bimbo
mio, però i tuoi occhi brillano come le stelle, sai quante stelle ci sono in
questo cielo?»
«Sta
zitta!»
«Contale
bimbo mio…»
Il
ragazzo si gettò tra le coperte supino, ansimando.
Provò
a ricordare il suo volto, che era ancora vivido come se l’avesse appena vista.
Gli
occhi scuri, i capelli neri lisci e lunghi. Il suo sguardo amorevole, le sue
mani calde e morbide, bianche.
Il
suo volto coperto di sangue sotto il
torace di papà.
Le
lacrime bagnarono il suo cuscino mentre ricordava.
Perché
tornava a tormentarlo ancora?
Perché
doveva risvegliarlo ogni notte con le sue parole?
Perché
ora lui guardava il cielo, contando le innumerabili stelle?
Chiuse gli occhietti,
si addormentò,
così le stelle più non contò!
Mosse
appena la katana infilata dentro il suo petto emettendo un rantolo.
«Ba…
bastardo…» un rivolo di sangue sgorgò dalle sue pallide labbra.
«Anche
gli occhi di tuo fratello si sono spenti come i tuoi. Peccato, non vedrai la
tua fine!»
La
mano di Madara Uchiha rigirò la lama tra le sue costole. Sasuke digrignò i
denti sopprimendo un grido di dolore.
Anche
in quel momento, nella sua testa risuonava la sua voce.
«Perché
lotti ancora? Arrenditi e vieni via con me, con la tua mamma…»
Chiuse
gli occhi per poi guardare quelli del suo consanguineo.
«I
miei occhi sono diversi da quelli di mio fratello.» un sorriso di sfida stirò
le sue labbra rosse.
«Ah
già… Mikoto me l’aveva detto. I tuoi occhi brillano come le stelle, non come
quelli di Itachi.» una risata frastornò Sasuke, ormai uomo.
«Perché
non muori e torni da me?» la voce delicata sembrava spezzata, come se soffrisse
insieme al figlio.
«Sai
quante sono le stelle Madara?»
«Uhm…
non si possono contare.»
«Sbagliato,
sono tante quanto le sofferenze che patirai… Amaterasu!» sentì una potente
fitta agli occhi mentre alcune lacrime di sangue cominciarono a colare lungo le
guance.
Una
fiammata di colore nero avvolse totalmente l’avversario con una potenza
incredibile, come una maledizione in punto di morte.
«Spira
figlio mio, sono qui che ti aspetto…»
Sasuke
chiuse gli occhi sentendo le pesanti gocce di sangue cadere sul terreno.
Plic.
Plic.
Plic.
Tu-tum.
«Bentornato
tra le mie braccia, bimbo mio…»
***
Credit(s): C'era una volta un bimbo
Bla
bla bla, si si fa schifo lo so.
Se
siete arrivati qui… complimenti! Non so come avete fatto!
Questa
fic ha partecipato al contest “Ninna nanna… e horror” indetto da Princess of
the Rose… ed è arrivata ultima come avete immaginato.
Ecco
il commento:
Ottavo
Erosto: Erin_Ino 7
Correttezza grammaticale e sintattica. 8
Stile e forma. 6
Originalità. 7
Caratterizzazione dei personaggi. 7
Lettura scorrevole e giudizio personale: un bella storia. Infondo, ho sempre
immaginato che Sasuke sentisse la voce della mamma mentre dormiva (non sarebbe
stato poi così strano). Nel complesso una piacevole lettura. Peccato per lo
stile, che in certi punti ho trovato un po’ affrettato.
Bye
Bye