Prompt #2:
Nuvole
Aprendo gli occhi, la prima
impressione di Juvia fu di essere in una nuvola.
Era avvolta in
qualcosa di
estremamente soffice, la finestra era invasa da un biancore
così intenso da
ferirle gli occhi. Il blu del cielo era totalmente coperto da una vasta
distesa
di nuvole, si rese conto tirandosi su. Si strofinò un
occhio; nuvole… un tempo
la seguivano ovunque andasse, ma non erano come quelle: le sue erano
sempre
state grigie, nere, gravide d’acqua. Quelle che scorgeva
adesso dalla finestra,
invece…
Un momento. Una finestra, in camera sua?
Abbassando lo
sguardo, notò
sconvolta che quello non era il suo letto, né tantomeno,
come le confermò
un’occhiata più attenta a ciò che aveva
intorno, quella la sua stanza.
Ma allora dov’era Juvia?
E soprattutto,
da dove
veniva il profumo con cui si era svegliata?
Sembrava…
Gray.
Quando
realizzò che
quell’odore veniva da lei, o meglio, dalla
maglietta che stava indossando, avvampò.
Saltò giù dal letto, più confusa
di prima.
Non poteva
sbagliarsi, la
maglietta con cui aveva dormito apparteneva a Gray. Allora quella
stanza… ma
com’era finita nel suo letto? Juvia scosse con forza la
testa, tentando invano
di scacciare gli scenari che avevano preso ad affollarle la mente.
Non era
possibile che lei e
Gray… no, se lo sarebbe ricordato. Juvia non avrebbe mai
dimenticato una cosa
simile. Annuì convinta.
Si
lasciò ricadere seduta
sul letto, mentalmente esausta. Prese un bel respiro, espirando
lentamente per
cercare di calmarsi. Doveva riflettere. Cos’aveva fatto la
sera prima?
Ah, giusto. La
premiazione
di Lucy. Cana che le versava un bicchiere, e un altro ancora.
Gray che la
trascinava
fuori. Ripensando a ciò che le aveva detto, sentì
nuovamente le guance andarle
a fuoco.
Un’altra
scena prese forma
dai suoi ricordi.
«Hai
freddo?»
Juvia
aveva scosso la testa. Stava bene, non voleva che Gray si preoccupasse.
Già era
stato così gentile a portarla a casa sua.
Era
la prima volta che vi entrava; si guardò intorno in cerca di
un posto, magari
un divano, dove passare la notte. Anche per questo non aveva notato i
movimenti
del ragazzo finché non le si era parato davanti, porgendole
qualcosa. Una
delle sue magliette.
«Non
puoi dormire con quello», aveva detto. Era più
rosso del solito in faccia o era
una sua impressione? Forse aveva caldo. «Metti questa.
Dovrebbe bastare, ormai
siamo in primavera».
L’aveva
accettata senza una parola, ancora un po’ stordita per
l’alcol e le emozioni di
quella sera.
Il ricordo
divenne
nuovamente sfocato. Allora era andata così.
Pensosa,
accarezzò il
lenzuolo. Gray le aveva addirittura ceduto il suo letto. Non avrebbe
dovuto
farlo, ma conosceva bene la sua gentilezza.
Si
alzò. Non se n’era accorta
prima, ma la penombra che l’aveva accolta al risveglio era
sparita: la luce del
giorno aveva gradualmente invaso la stanza. Raggiunse la finestra e si
affacciò: le nuvole si erano diradate, lasciando il sole
libero di splendere
sul mondo e rallegrarlo con i suoi raggi.