Splendente, 

l’infinito mi sommerge.

E ancora

e ancora

e ancora

il fiato si rapprende

in gola coagula

come sangue troppo denso

che fatica a scorrere nelle vene

e allora si confonde

nel blu delle onde,

rendendolo viola

e un gabbiano vola.

Candida,

la luce mi affonda

e lentamente

sprofondo.

Chi mai tenderà la mano

a queste membra stanche

quando vedrà questo volto

sotto il pelo dell’acqua

senza vita

candido

con gli occhi socchiusi

perché nella vita c’è troppa 

luce

e questa

è una creatura oscura.

In tanto mare trovo solo arsura.

A volte

ancora

non è ciò che ti tiene lì 

durante la tempesta

ma piuttosto

ancora

è ciò che ti trascina a fondo

ciò che non riesci a lasciare

ciò che non riesci a dimenticare

è ciò che non vuoi accettare

è ciò che non puoi negare

perché in fondo

ti piace il fondo…

checché ne dica il mondo.