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Autore: Chiara Tarzia    11/10/2018    1 recensioni
Ian Gallagher si ritrova di fronte una scelta che potrebbe cambiargli la vita per sempre. Dopo aver lasciato Mickey al confine la sua vita era andata completamente a rotoli, e adesso, nel suo momento peggiore, non sa cosa fare.
Ho bisogno di capire cosa mi abbia mai fatto sentire veramente me stesso." Continuò poi
La sorella al sentire quelle parole sospirò rumorosamente. Meglio non rimandare l'inevitabile, pensò. Non amava l'idea di loro due di nuovo insieme, ma la felicità del fratello veniva prima di ogni fottutissima cosa.
"Chiamalo" disse semplicemente
"Chi?" Chiese il ragazzo
"lo sai benissimo chi."
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mickey Milkovich
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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"Domani devi presentarti in tribunale, non voglio sentire storie" Continuava a ripetere Fiona

"lo so" rispondeva semplicemente il fratello 

Erano passate ormai delle ore da quando Fiona cercava di convincere Ian, senza riuscirci, e il ragazzo iniziava a sentirsi stanco e frustrato.

"Non voglio rivederti in prigione, tu meriti di più"

Ian però non la pensava allo stesso modo. Da quando la storia del Gesù Gay gli era sfuggita di mano, il rosso non sapeva più cosa fare. Credeva veramente che Dio gli avesse parlato e che i suoi insegnamenti fossero corretti, ma adesso non ne era poi così tanto sicuro. Aveva lottato così tanto per proteggere i suoi diritti e quelli di tutti, che aveva perso di vista a cosa più importante, la sua saute mentale.

"Ho bisogno di capire qual è la mia strada, Fiona" confessò il ragazzo demoralizzato

Vederlo in qeuelle condizioni distruggeva la maggiore, ma non sapeva proprio come aiutarlo. Aveva provato per mesi a fargli prendere le medicine, ma esiste solo una persona in grado di farlo, e si trova in un'altra nazione.

Fiona aveva sempre creduto che la loro fosse una relazione tossica, che Mickey Milkovich non andasse bene per il fratellino, ma si sbagliava. Il moro si era dimostrato l'unico a cui veramente interessava la salute mentale di Ian, l'unico capace di intendere veramente cosa significasse vivere nell'incertezza e nella paura di un attacco. E questo lo sapevano entrambi molto bene.

"eri un ottimo paramedico" disse Fiona mentre si voltava a prendere due birre dal frigorifero.

Ian in effetti si era dimostrato uno dei migliori paramedici del quartiere e addirittura della città, ma non era convinto che quella fosse la sua strada. Probabilmente non lo era mai stata.

"Non lo so, infondo mi sono iscritto a quel corso sotto l'influenza di Caleb. E sono entrato nella comunità LGBT per Trevor..."

Fiona passò una lattina al fratello e lui l'aprì immediatamente. Ne bevve un sorso e il sapore amaro della birra lo fece sentire subito bene. Solitamente non beveva alcool a causa delle sue medicine, ma per quella sera poteva fare un'eccezione. 

"Ho bisogno di capire cosa mi abbia mai fatto sentire veramente me stesso." Continuò poi

La sorella al sentire quelle parole sospirò rumorosamente. Meglio non rimandare l'inevitabile, pensò. Non amava l'idea di loro due di nuovo insieme, ma la felicità del fratello veniva prima di ogni fottutissima cosa.

"Chiamalo" disse semplicemente

"Chi?" Chiese il ragazzo

"lo sai benissimo chi." Prese un ultimo sorso di birra e uscì dalla cucina, lasciando il rosso da solo con i suoi pensieri. 
In effetti Ian aveva capito immediatamente a chi si riferisse Fiona, ma aveva paura ad ammetterlo. Aveva pensato così tanto a lui nell'ultimo periodo che anche solo l'idea di poterlo rivedere realmente lo terrorizzava.

Mickey Milkovich era stata la cosa migliore che gli fosse mai capitata nella vita, e se l'era lasciata scappare. Era sempre stato presente nei suoi momenti più bui, alla sua maniera, ma c'era.

Invece Ian lo aveva mollato, due volte, nel momento in cui aveva più bisogno di lui. Prima lo aveva lasciato da solo in carcere, senza mai andarlo a trovare, e poi l'aveva abbandonato al confine con il Messico. Ian all'inizio aveva veramente intenzione di scappare e costruire una vita insieme, ma poi quell'idea lo aveva terrorizzato. L'idea di poter vivere felici, finalmente insieme, lo aveva portato a compiere il più grande errore della sua vita. Perché il rosso è sempre stato un po' autolesionista. Lo è stato prima e continua ad esserlo adesso. 

"Non sono più così" era l'unica cosa che era stato in grado di dirgli

E in effetti non era più la stessa persona di quando lo aveva conosciuto. Prima era un ragazzino insicuro, indeciso, bisognoso d'affetto, ma con Mickey tutto cambiò. I primi anni non furono affatto facili, soprattutto per la paura che Mickey provava verso il padre, ma aspettare ne valse la pena. Si erano amati incondizionatamente e intensamente, senza volere nulla in cambio, se non l'altro. Avevano passato così tante notti in bianco a raccontarsi barzellette e ad amarsi che erano riusciti a dimenticare per un po' che per molti lì fuori quello che c'era tra di loro era sbagliato. 
Come poteva essere qualcosa di così speciale e forte ad essere sbagliato? Come poteva un sentimento così genuino essere considerato un errore? Semplicemente non si poteva, e loro lo sapevano bene. 

Si erano costruiti una bolla in cui vivere, senza preoccuparsi delle opinioni altrui e Ian era riuscito a rovinare tutto

Quindi sì lui non era più in quel modo perché senza Mickey non poteva esserlo, non poteva sentire le stesse cose. 

C'era una cosa che però non aveva avuto il coraggio di dirgli quel pomeriggio

"Non sono più così, ma voglio imparare ad esserlo di nuovo" 

Forse Fiona aveva ragione, doveva chiamarlo e dirgli tutto quello che non ha avuto il coraggio di dirgli in questi anni. Doveva farlo prima di andare in prigione, perché poi potrebbe essere troppo tardi. 

Finì la sua birra e si alzò dalla sedia, doveva farlo adesso. Si catapultò nella sua stanza il più velocemente possibile, non aveva tempo da perdere. Salì le scale due gradini per volta e cercò di allungare il passo il più possibile. Aprì rumorosamente la porta della stanza e accese la luce, senza preoccuparsi di poter svegliare i fratelli. Era tarda notte ma per Ian in quel momento il tempo non aveva importanza. 

Si avvicinò al suo letto e si abbassò sulle ginocchia. Si mise a cercare sotto il letto, era il posto in cui l'aveva nascosto. 

"Ian ma che cazzo?" urlò Lip da sopra il letto a castello 

Il rosso sentì un tonfo dietro di lui e intuì che il fratello fosse sceso dal materasso. 

"Che cazzo cerchi alle due di notte?" 

Ian vide due piedi piantarglisi di fronte impedendogli di continuare la sua ricerca. Alzò lo sguardo verso il fratello e lo fulminò. 

"Non adesso, Lip" poi tornò a quello che stava facendo 

Il maggiore però non gli diede ascolto e lo afferrò dalle spalle, costringendolo ad alzarsi. Ian non capiva perché il riccio facesse tutte quelle storie e non ritornasse solamente a dormire, non lo capiva proprio. 

"Lo so che domani c'è il processo e che sei nervoso, ma devi andare a dormire" fissò il suo sguardo in quello del minore cercando di rassicurarlo 

Ma nulla di quello che Lip avesse detto avrebbe mai rassicurato Ian. Solo una persona poteva, e il biondo gli stava impedendo di contattarlo. 

"Cazzo Lip, non me ne frega niente del processo. Ora levati dai coglioni" 

Al suono di quelle parole il più grande rimase paralizzato per qualche secondo. Mai gli era sembrato di vedere il fratello così agitato. Per colpa del bipolarismo ha spesso attacchi d'isteria però non sembra questo il caso, questa volta è diverso. 

Con un po' di incertezza poi si spostò permettendogli quindi di ritornare alla sua ricerca. Non era ben sicuro di cosa stesse cercando ma doveva essere parecchio importante, a giudicare dall'impegno che ci stava mettendo. 

Ian ringraziò Dio quando Lip ritornò a dormire senza fargli troppe domande. Lui non aveva mai capito fino in fondo la su relazione con Mickey e certamente non l'avrebbe fatto adesso. Lo avrebbe sicuramente persuaso dal chiamarlo e Ian avrebbe perso l'ultima occasione per rimediare ai suoi errori. 

Continuò a cercare per un altro quarto d'ora, fin quando non trovò quello che stava cercando in un cassetto della biancheria. Non ricordava perché l'aveva messo là ma fortunatamente era riuscito a ritrovarlo. 

Era un cellulare, quello che Mickey gli aveva dato quando era tornato, quello con cui si erano messi in contatto in quei giorni. 

Sicuramente non aveva più quel numero o quel telefono, perché sarebbe stato da idioti, ma era l'unico modo che conosceva per contattarlo. Se non avesse funzionato, si sarebbe dovuto rassegnare per sempre. 

Dopo aver lasciato Mickey alla frontiera si era ripromesso di buttare quel telefonino, ma non c'era mai riuscito. Si ripeteva che l'avrebbe fatto il giorno dopo, ma dopo un mese si rassegnò e lo conservò nella sua stanza. Non sapeva perché non riuscisse a sbarazzarsene ma aveva sempre sospettato che un giorno gli sarebbe potuto servire di nuovo, un po' lo sperava. 

Ritornò in cucina, per poter stare da solo, e bere un'altra birra. Non poteva farlo da sobrio, era troppo difficile. 

Si sedette sulla stessa sedia di prima e fece un respiro profondo, era arrivato il momento. 

 

 

 

 

 

Mickey Milkovich stava dormendo nella sua umile casa in riva al mare quando sentì la suoneria del cellulare rimbombargli nelle orecchie. Erano le due e mezza della notte e tutti quelli che conosceva erano nella sua stessa stanza, quindi non aveva idea di chi potesse essere. Si alzò lentamente dal letto e con gli occhi ancora socchiusi cercò il cellulare sul comodino. 

Quella sera era più calda del solito e si sentiva la canottiera appiccicarsi alla schiena, una sensazione molto fastidiosa. Si strofinò piano gli occhi e si maledisse per non aver tolto la suoneria prima di andare a dormire.

Quando finalmente trovò il cellulare guardò un numero comparire sullo schermino, e gli cadde il dispositivo dalle mani. 

Non sapeva se fosse stato per le mani sudate o per la consapevolezza che Ian Gallagher lo avesse chiamato dopo due anni dal loro addio. Perché si, sapeva ancora il suo numero a memoria. 

Era buffo pensare come nessuno dei due avesse buttato quei telefonini che lui stesso gli aveva procurato, era quasi dolce. 

Un sorriso gli si formò sul volto al pensare che Ian Gallagher ancora ci teneva a lui. 

"Mi amor, quien te llama a esta hora?" * disse una voce accanto a Mickey

"Nadie importante, vuelve a dormir" ** rispose il moro per tranquillizzarlo 

Aveva conosciuto Juan un annetto fa e stavano insieme da circa quattro mesi. Per Mickey non è stato facile ricominciare dopo la delusione con Ian eppure ci aveva provato, veramente. Per mesi aveva spettato che facesse una mossa, che si pentisse di quello che aveva fatto, ma niente. 

Aveva passato un anno di merda, depresso per un ragazzo che sembrava averlo dimenticato così facilmente. 

"Non sono più così" gli aveva detto spezzandogli il cuore. 

Passava le serate ad ubriacarsi e a piangere, per un anno intero, cazzo. 

Poi però una sera, in un pub, un ragazzo gli si era avvicinato e aveva iniziato a parlargli. Era abbastanza carino e simpatico. Non quanto Ian ovviamente, nessuno lo è. 

All'inizio erano semplici amici ma poi quando Juan gli dichiarò i suoi sentimenti Mickey decise che era ora di andare avanti, che non valeva la pena di deprimersi per qualcuno che non ti pensa più. 

E invece, dopo quattro mesi dal suo fidanzamento, Ian Gallagher aveva deciso che doveva rifarsi vivo. 

Ormai il cellulare aveva smesso di suonare ma Mickey continuava comunque a fissarlo, aspettando (o meglio dire sperando) ricominciasse a farlo. Non voleva sembrare debole ma non poteva fingere che quella chiamata non lo avesse spiazzato. 

Si voltò a guardare verso Juan e ringraziò Dio quando vide che stava dormendo, non voleva casini. 

Si alzò piano dal letto, si infilò una camicia a maniche corte e un paio di pantaloncini e uscì dalla stanza. Non poteva rimanere quella camera, insieme al suo ragazzo, se stava pensando ad Ian. 

Attraversò l'entrata e si ritrovò proprio sulla spiaggia, amava quella fottuta casa. Gli sarebbe piaciuto vivere con un certo ragazzo dai capelli rossi, ma non tutti i sogni sono realizzabili. 

Mickey si lasciò trasportare dal vento caldo e iniziò a camminare verso la riva, aveva bisogno di sentire l'acqua fredda. Da quando viveva in Messico non era passato giorno senza vedere il mare, e neanche una volta aveva smesso di sognare di trovarsi lì con Ian, nemmeno una. 

Dopo qualche minuto decise di ritornare verso casa sua, e di sedersi sul portico. Non sapeva se Ian avesse lasciato un messaggio ma lo sperava fortemente. Voleva risentire la sua voce, anche se sapeva che sarebbe stato rischioso per la sua salute mentale. 

Aprì finalmente il cellulare e come si aspettava Ian gli aveva lasciato un messaggio in segreteria. Fece un respiro profondo e lo riprodusse. 

"Ciao..." 

Solo a sentire quelle parole gli occhi di Mickey si riempirono di lacrime, la sua voce era così familiare 

"Ciao Mick, o almeno spero sia tu. Mi sento un po' stupido a parlare ad una segreteria, soprattutto se poi non è la tua. Ti avevo chiamato nella speranza di poterti risentire prima di finire in prigione. Bello il karma o no? Adesso sono io che rischio di finire dietro le sbarre e sono io che ho bisogno di te. So di non meritare il tuo perdono ma avevo soltanto voglia di risentire la tua voce per un'ultima volta, prima che potesse essere troppo tardi. Lo so che forse è da stupidi ma spero in un tuo messaggio, altrimenti a-addio Mick." 

Ormai Mickey Milkovich non riusciva più a trattenere le lacrime, era qualcosa più forte di lui. Tutti i muri che aveva costruito per proteggersi dal ricordo di Ian, erano crollati, ed era bastato un semplice messaggio. 

Riusciva a sentire di nuovo la sensazione d'abbandono che provò quel giorno, forse anche più forte, se era possibile. 

Gli occhi bruciavano come lava, e si era formato un nodo nella gola così grande che a malapena riusciva a respirare. La consapevolezza di non averlo ancora dimenticato gli circolava nelle vene come sangue, ed era doloroso. 

 

 

 

 

 

 

 

Erano passate due ore dalla sua telefonata e di Mickey ancora nessuna traccia. Sapeva che quello era il suo numero, lo aveva capito dalla segreteria in spagnolo, ma il dubbio lo tormentava comunque. Continuava a ripetersi che magari aveva dato quel numero a qualcun altro o che magari non lo usava più, perché era più facile che ammettere a se stesso che il moro non gli volesse parlare. 

Aveva bevuto altre due birre nell'attesa di una risposta, e forse era proprio l'alcol che non gli faceva perdere le speranze. 

Si era rintanato all'interno del vecchio furgoncino, quello era sempre stato un po' il loro posto. Forse era da masochisti stare in un luogo pieno di così tanti ricordi in questo momento, ma aveva bisogno di afferrarsi a qualcosa di reale, che è stato reale per un po'. 

Ricordava ancora quando dopo aver fatto sesso si erano distesi lì per terra, proprio dove era disteso lui in quel momento, e si erano messi a fumare una sigaretta. Ian non dimenticherà mai le parole che il moro gli disse 

"A volte mi piacerebbe non dovermi nascondere, essere libero di amare chi cazzo mi pare e piace" 

Quella non era stata una dichiarazione d'amore esplicita ma Ian conosceva troppo bene Mickey per credere che quella fosse una frase detta così a caso, quello era il suo modo di dirgli ti amo. Ed era stato proprio in quel furgone, dove si erano dati il primo bacio e dove si rintanavano quando ne avevano bisogno. Se si sforza il rosso riesce ancora a sentire il suo odore lì dentro. 

Poi però un suono lo distolse dai suoi pensieri, il suo telefono. Perse un battito. Infilò velocemente la mano nella tasca nei pantaloni e lo tirò fuori, gli era arrivato un nuovo messaggio:

-Non è da stupidi-

 

quattro parole, erano bastate quattro fottutissime parole, per mandare fuori di testa Ian Gallagher. 

Sentiva le dita tremare mentre cercava di scrivere 

-Ho bisogno di sentire la tua voce-

forse era stato troppo affrettato o diretto ma era vero, doveva sentire la sua voce, almeno una volta. La risposta tardò molto ad arrivare, quasi che Ian credette non arrivasse mai, ma poi...

-Non posso- 

Aveva scritto semplicemente. Quelle poche parole erano bastate a far deprimere Ian Gallagher. Si era illuso che Mickey lo avesse perdonato ma doveva aspettarselo, Mickey Milkovich è un duro. 

Ma lui non poteva arrendersi, non adesso. Doveva insistere, si sarebbe addolcito prima o poi 

-Mick domani ho un processo, ho fatto esplodere un furgoncino. Rischio di rimanere in prigione per anni, non posso andare senza ascoltare la tua voce per un'ultima volta- 

Doveva sembrare parecchio disperato ma non gliene fregava un cazzo, voleva soltanto raggiungere il suo scopo

Ian Gallagher continuò a fissare il tetto del furgoncino finché non sentì gli occhi pesanti e le palpebre chiudersi lentamente. 

Stava facendo un bel sogno quando si risvegliò bruscamente, a causa della suoneria del telefono. Fu tutto così veloce, non capiva dove si trovava e ancor di meno che ora fosse, ma riuscì a rispondere in tempo 

"Mick, sei tu?" chiese disperato

Sentì un sospiro dall'altra parte della chiamata

"Si, sono io" 

La sua voce era così bassa, ma allo stesso tempo riusciva a rimbombare nella mente del rosso. Non ci poteva credere, stava veramente parlando con Mickey Milkovich 

"Grazie per avermi chiamato" 

Chiuse gli occhi, volendosi godere ogni singolo momento di quella telefonata

"Non ringraziarmi, non ti ho chiamato per farti un favore" il suo tono si indurì rapidamente 

Ian aprì di scatto le palpebre, il suo peggior incubo si stava avverando

"Davvero credevi che un messaggio in segreteria risolvesse tutto?" Mickey fece una lunga pausa "Io ti amavo, e tu mi hai spezzato il cuore, cazzo" la sua voce si spezzò alla fine e Ian riuscì a sentirlo singhiozzare 

"No, non lo credevo, ma pensavo fosse meglio di nulla" cercò di spiegare il minore

"Non puoi sparire per due anni e poi rifarti vivo quando hai bisogno di me. Mi sono rifatto una vita, ho anche un fidanzato!" urlò 

A quelle parole Ian non riuscì più a trattenersi e sentì le lacrime scendere velocemente sulle guance. 

"Un fidanzato?" ripeté più per se stesso che per Mickey 

"Si" affermò debolmente il moro 

"Lo ami?" non poté evitare di chiedere il rosso

Il silenzio che ne seguì fu come una lancia in pieno petto per Ian. Chi tace acconsente, come si suol dire. Non avrebbe mai creduto che Mickey si potesse innamorare di qualcun altro... 

Sentiva le guance accaldarsi e gli occhi appannarsi

"No" sospirò "Non amerò mai nessuno come amo te" 

 

 

 

 

 

Lo aveva detto, Mickey Milkovich aveva ammesso di provare ancora qualcosa per Ian Gallagher. Era dura da accettare ma Juan non poteva sostituire quel pel di carota, nessuno poteva.

"Mick anch'io ti amo" disse poi il rosso 

Mickey sentì il cuore gonfiarsi di gioia, finalmente aveva sentito quelle parole che tanto aveva atteso. Le sue speranze si erano realizzate, Ian lo amava ancora. 

Sapeva che magari era una pazzia quello che stava per dire ma non gli importò, in quel momento voleva soltando rivederlo.

"Vieni qui da me" 

"Cosa?" chiese confuso Ian 

"Scappa in Messico, potremo essere felici insieme, di nuovo" 

Ci fu un momento di silenzio che tenne Mickey sulle spine. Gli tremavano le gambe e sudavano le mani, l'attesa di una risposta era terribile. 

"è una pazzia" disse solamente 

"lo so, scusa, non dovevo chiedertelo" 

Cosa aveva pensato, che avrebbe lasciato la sua famiglia e i suoi amici per stare con lui? No, non lo aveva fatto prima, perché farlo adesso? Continuava ad illudersi che le cose tra di loro potessero essere diverse questa volta e invece...

"Parto immediatamente" 

A sentire quelle parole Mickey perse un battito, non poteva credere alle sue orecchie. 

"Veramente?" 

"Sono già nel furgone, aspettami" 

Mickey sentì il rumore di un motore che partiva e per la prima volta da due anni si sentiva veramente felice. Non poteva credere che stesse per succedere sul serio, che avrebbe rivisto Ian Gallagher, e che avrebbero potuto avere il loro finale felice finalmente. 

Mickey si alzò di scatto e si infilò in macchina, non poteva aspettare che fosse Ian a trovarlo, doveva raggiungerlo almeno al confine. 

"Oye que pasa?" ***

Juan bussò al finestrino dell'auto non capendo la situazione. Si era dimenticato di lui, ma non poteva rinunciare ad Ian, non adesso, non per Juan. 

"Perdóname, pero tengo que encontrarme con el amor de mi vida" ****

 

* "Amore, chi ti chiama a quest'ora?"

** "Nessuno d'importante, torna a dormire"

*** "Ehi, che sta succedendo?" 

**** "Mi dispiace, ma devo incontrarmi con l'amore della mia vita"

 

   
 
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