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Autore: Look at Hilda    13/10/2018    1 recensioni
‘ Con ancor più confusione, però, Keith non avrebbe saputo ben definire come da compagni come tanti altri, fossero arrivati al punto di non ritorno in cui il loro rapporto si era spinto troppo in là ━ punto in cui, per divertimento, Shiro usciva quasi ogni giorno con un choker spesso legato al collo, un accessorio che poco aveva di femminile, data la sua forma più simile a quella di un collare qualunque. [ ... ] Shiro preferì invece dannarsi per quel suo istinto fastidioso che lo spingeva ad apprezzare quel gioco, quello che non era nulla più che un passatempo, un modo di stuzzicarsi l'un l'altro e spingersi sempre al limite. ‚
[ AU ; OOC ( e lo sottolineo ) ; Sheith ]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, Takashi Shirogane
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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☆ ~ ` Rating: giallo `
☆ ~ ` Parole: 1820 `
☆ ~ ` Tag: AU ; OOC ( in una maniera mostruosa ) ; fluff `
☆ ~ ` POV: narratore `
☆ ~ ` Prompt: Quando Keith trova dell’intimo particolarmente provocante, come potrebbe mai resistere alla tentazione di lasciarlo sul letto dando l’ordine all’amante di provarlo? `

 

Wolf In Sheep's Clothing
 

Nessuno dei due, in realtà, avrebbe saputo definire un momento preciso per raccontare da dove tutto fosse iniziato. Forse sin dalla prima volta in cui i loro sguardi avevano finito con l’incrociarsi, quando Keith ancora era nulla più che un ragazzino con soli quattordici anni sulle spalle, o magari dopo ━ magari non era mai iniziato proprio nulla, non per Shiro, troppo grande ( davvero troppo, intendiamoci, dopotutto la differenza d'età tra loro correva di ben sette anni ) e risoluto per uno come Keith. Lo pensava ancora molto spesso, il minore, e per questo tentennava, talvolta persino davanti agli occhi dell'amico ( come avrebbe dovuto chiamarlo, esattamente? ).
Nessuno dei due avrebbe saputo definire cosa avessero trovato l'uno nell’altro per spingersi a compiere qualche passo in avanti per avvicinarsi. Erano diversi, profondamente diversi, sia nel carattere che nell’aspetto. Nessuno mai si sarebbe aspettato che un ragazzino particolare come Keith potesse davvero rientrare dal nulla nelle grazie di Shiro ━ amato da tutti, acclamato per la poliedricità della propria persona, stella guida dei più e leader nato. Non certo come Keith, che attraversando l’anno scolastico in cui Shiro oramai già aveva la stregua di pretendenti ai propri piedi, era invece un giovane anonimo, di cui nessuno sapeva nulla e persona alcuna voleva cambiare le cose ━ perché era un ragazzo bizzarro, dalla personalità scottante, la lingua biforcuta e l’aspetto trasandato di uno a cui non importa nulla dell'opinione altrui, tantomeno di essere additato per i propri gusti e preferenze.
Vederli avvicinarsi l'uno all’altro, era stato uno shock per Keith in primo luogo. Perché nemmeno lui era mai stato esente dall'essere trascinato dal fascino del giovane Takashi, in quell'unico anno passato nella stessa scuola, seppur fosse decisamente più bravo di altri a dissimularlo. Anche lui, così come buona parte dei suoi coetanei, aveva sempre cercato di trattenere un sospiro al suo passaggio quieto nei corridoi, quando ancora il giovane frequentava l'istituto ( stabile pietoso, per di più, illuminato e reso accettabile - per molti - solo grazie alla pazienza di Shiro, che pur bagnandosi il viso ogni volta che cercava di bere da una delle fontanelle poste in corridoio, non si arrabbiava mai ). Nel momento stesso in cui l'altro si era diplomato, dopo una lunga e travagliata esperienza che lo aveva - purtroppo per lui - portato a passare in quella scuola molti più anni di quanti avrebbe dovuto, Keith si rese effettivamente conto di quanto Shiro fosse importante per quel liceo.
Passeggiare per i corridoi aveva perso di fascino, agli occhi del ragazzino, perché sapeva di non poter più incrociare nemmeno erroneamente lo sguardo sempre docile e disponibile del Takashi, che aveva sempre avuto un sorriso da rivolgere persino a lui ━ di cui, e Keith lo sapeva, erano sicuramente giunti alle orecchie gli appellativi che gli erano stati affibbiati. Eppure non gli era mai parso che al maggiore importasse in alcun modo. Forse era stato questo a far più male, nel perdere la compagnia effimera dell'ormai uomo. Forse era questo a mancargli maggiormente: il sostegno silenzioso, il modo dell'altro di accettarlo senza pregiudizi, atteggiamento che nessun'altro in quell'istituto aveva mai utilizzato con lui.

In ogni caso, pur sentendo la mancanza di quel primo ed unico anno scolastico illuminato dalla stella della scuola, ben presto sia lui che i suoi compagni si erano fatti una ragione della perdita, avevano accettato sbrigativamente le cose e avevano annuito passivamente alla nascita e alla proliferazione improvvisa dei bulletti da strapazzo tipici dei licei ( in fondo, al piccolo Kogane era parso strano che la vita in quella scuola fosse così tranquilla ━ Shiro era stato capace di fare anche questo, era stato in grado di creare un ambiente tranquillo per tutti quanti ━ chi diamine aveva avuto la pessima idea di dargli il diploma e cacciarlo da quel posto? ).
Si era salvato, volendo essere pignoli, ma non completamente. Seppur molti tendessero ad ignorarlo ( vedendola forse come la più crudele forma di violenza psicologica, senza pensare di star solo facendo un favore al moro ), certo non mancarono i compagni più scontati, con le loro prese in giro ridicole e le loro idee becere di rinchiuderlo da qualche parte con gli zigomi lividi, senza mai incontrare la resistenza di quel ragazzino che li guardava scocciato, che li lasciava fare per portarli alla noia in fretta e furia. Aveva sempre funzionato, in verità.

Fu solo quando giunse ( a fatica, intendiamoci, la voglia di studiare proprio mancava in lui ) al suo ultimo anno, che a Keith capitò casualmente di incrociare di nuovo il proprio sguardo con quello di Shiro. Una versione più adulta, alternativa ━ caratterizzato da un curioso e buffo ciuffo di capelli bianco, ed un abbigliamento dark decisamente insolito per uno dalla personalità raggiante come la sua. Quasi non lo riconobbe, per un attimo, forse perché lo ricordava più alto, e per un attimo si era dimenticato di essere cresciuto un sacco nel giro di quattro anni. Tanto che nemmeno l'altro parve riconoscerlo, pur avendolo scrutato direttamente per qualche secondo. In realtà, volendo essere pignoli, anche se il maggiore avesse associato al suo viso un nome, probabilmente avrebbe fatto davvero finta di non conoscerlo. Non avevano mai avuto un legame poi così profondo, no? Non agli occhi di Shiro, almeno, al contrario di quelli di Keith.
‘ Ehy. ‘, aveva osato poi dire, il più piccolo, colto da un improvviso moto di coraggio, quando se lo era ritrovato accanto mentre camminava sul marciapiede. L’altro quasi lo ignorò, per un attimo, per poi cambiare in fretta espressione, colto dalla sorpresa di sentirsi salutare da quello che avrebbe tranquillamente potuto considerare uno sconosciuto.

Ed era stato così, forse, che era iniziato tutto quanto. Da quel singolo saluto, per il Takashi, ma molto più indietro per il Kogane. Da un saluto casuale, dalla curiosità del minore di sapere cosa avesse portato l'uomo a cambiare così tanto ( almeno in apparenza ), e quindi poi dalla disponibilità sempre viva dell'altro che non aveva nemmeno cercato di scappare da quella curiosità inspiegabile, né in quel momento, né mai successivamente.
Il loro sorprendente avvicinamento, per mesi lasciò al ragazzo l'amaro in bocca per non riuscire ad accettare la cosa serenamente ━ incapace di vedere la normalità nel loro rapporto, nei sorrisi miti che Shiro gli rivolgeva quando faceva una battuta, Keith passò mesi interi ( forse persino un anno ) a sentirsi completamente a disagio in compagnia dell'altro. Forse perché ancora accecato da quello che ricordava essere la guida di una scuola intera, un istituto fatiscente e dagli standard minimi inesistenti, ospitante ben milleduecento studenti. Che in quel lasso di tempo il maggiore avesse notato qualcosa o meno, però, non gli fu mai dato saperlo ( anche se, fondamentalmente, conoscendo i suoi modi di fare, chiunque avrebbe potuto intuire che , sapeva tutto, ma aveva taciuto per lasciar spazio di manovra all'altro ).

Volendo ribadire ancora una volta il concetto: nessuno dei due avrebbe saputo dire come fossero giunti a quel punto ━ punto in cui, alla veneranda età di vent'anni per uno e ventisette per l’altro, si definivano reciprocamente compagni. E non di bevute, non col modo di fare stupido e scherzoso dei più, no ━ compagni in senso stretto, romantico, persino stucchevole e zuccheroso sotto certi aspetti. Quel tipo di compagni che convivono sotto lo stesso tetto, litigando per chi deve lavare i piatti e portare fuori la spazzatura ( Shiro non voleva saperne di arrendersi davanti all'evidenza di essere stato designato in maniera permanente come addetto ai due ruoli ). Quel tipo di compagni che dormono nello stesso letto, e a turno passano ore la mattina a scrutare con un sorriso il volto dormiente dell'altro.
Con ancor più confusione, però, Keith non avrebbe saputo ben definire come da compagni come tanti altri, fossero arrivati al punto di non ritorno in cui il loro rapporto si era spinto troppo in là ━ punto in cui, per divertimento ( maschera in porcellana di un cugino alla lontana di un istinto territoriale fin troppo marcato ), Shiro usciva quasi ogni giorno con un choker spesso legato al collo, un accessorio che poco aveva di femminile, data la sua forma più simile a quella di un collare qualunque. Punto in cui, nell'aspettare al cellulare che il compagno terminasse il turno, fuori dal locale dove lavorava, non si sorprendeva mai di sentirsi afferrare dal nulla per quello stesso collare, e quindi abbassare appena per raggiungere l’altezza dell'altro che lo guardava con un sorriso rovinato dalla sigaretta che teneva stretta tra le labbra.
‘ Ehy, daddy ‘, lo salutava, e le orecchie del più alto già iniziavano a bruciare, tanto divenivano rosse. Non per imbarazzo, che sia chiaro, e forse per questo un po’ odiava quel lato servizievole che lo aveva sempre contraddistinto, che lo aveva sempre spinto a sorridere al ragazzino del primo anno che trovava spesso intento a fissarlo con una faccia da pesce lesso.
‘ Stai indossando quello che ti avevo detto? ‘, continuava poi, fin troppo spesso, fin troppe volte ━ da quando avevano iniziato quel gioco pericoloso, c'era mai stato un giorno in cui le orecchie di Shiro non avevano accolto e conservato quelle parole?
‘ Sì signore. ‘, rispondeva poi, ogni volta, ogni giorno, con un sorriso ebete stampato sulle labbra e gli zigomi tinti di un rosso acceso. Per fortuna ( non solo sua ), a quell'ora del pomeriggio la maggior parte delle persone erano ancora a lavorare, e quindi impossibilitate a notare il modo in cui Keith gli alzava impudentemente la maglietta, scoprendo l'intimo di dubbia provenienza che quella mattina gli aveva lasciato poggiato sul letto, assieme al post - it recante il messaggio: ‘ Quando verrai a prendermi, sarà meglio per te che tu abbia indosso questo set. ‘
Pur non sapendo cosa sarebbe potuto succedere nel caso in cui non avesse fatto quanto detto dal minore, mai per tutto quel tempo si era sentito di venir meno alla parola data scherzosamente mesi prima ━ ‘ Per te potrei fare qualunque cosa tu voglia, anche ai limiti dell’indecenza. ‘
Che fosse stato stupido nel lanciare quella sfida al compagno? No, non si sentì di definirsi tale. Preferì invece dannarsi per quel suo istinto fastidioso che lo spingeva ad apprezzare quel gioco, quello che non era nulla più che un passatempo, un modo di stuzzicarsi l'un l'altro e spingersi sempre al limite, quello stesso che lo spingeva a poggiare la punta del naso contro la pelle del collo sottile di Keith, aspettando di essere lodato col suo solito ‘ bravo ragazzo ‘ e quindi con un bacio appena soffiato sullo zigomo destro, ancora di un delizioso rosso fragola.
Solo nel momento in cui tutto ciò arrivava, Shiro ritrovava le forze di tenere la schiena dritta, e la foga di trascinare l'amante sino a casa ━ la loro casa. Unica testimone di quel gioco di cui la strada assisteva solo agli inizi. Teatro di uno spettacolo riassumibile solo con un crescendo di sensazioni, di intimità, e di cuori che al sol battere furiosamente nei petti madidi di sudore, sembravano volersi liberare per incontrarsi esattamente come potevano invece fare i corpi dei loro due proprietari.


 

Look at me, now!
Buonasera!
Se siete giunti a leggere questo piccolo angolino, evidentemente siete riusciti a reggere anche la storia. Complimenti e grazie mille per la pazienza!
Spero sinceramente di essere riuscita a fare il mio ingresso nel fandom in maniera apprezzabile, o quantomeno decente, anche se ne dubito sinceramente, sob. Ho evitato di continuare e descrivere in maniera seria la scena r - 18 perché non mi sento sinceramente in grado, faccio abbastanza schifo con le rosse, uff.
Vorrei anche scusarmi per eventuali errori grammaticali o di battitura, mi farebbe davvero un sacco piacere se me li faceste notare, nel caso! Ci tengo a migliorarmi, ma a volte da sola non riesco! ;;
Quindi niente, ora scappo, ma prima vi lascio le fanart che mi hanno ispirato per questa OS!
Potete trovarle qui: link del post instagram
E quindi niente, ancora grazie mille per tutto quanto, ora torno a morire male sul libro di storia, è stato bello avere a che fare con voi!

Stay tuned, ladies and gentlemen!
Love, Hilda.

   
 
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