15/10/2018

In Canon

Madre.

Anche solo pensare a Lei mi fa venire un brivido, un lungo, caldo, dolce brivido lungo la schiena.

Madre, ho fatto il possibile, ma lui è così forte.

Non sento la sua voce, non nel limbo in cui sono sprofondato. Da qui colgo solo il clangore delle lame, l’odore del sangue.

È il mio o quello della Pecora Nera?

Madre, ti prego, non punirmi.

Non ho più il controllo del mio corpo, perché, in fondo, non ho mai avuto un corpo. Le membra che Lei mi ha dato erano in prestito: solo un terzo della grandezza, della potenza, dell’essenza di…

Non riesco a pronunciare quel nome, mi dispiace Madre.

Io lo invidio. So che non dovrei, perché io sono Lui, ma sono solo...una parte di Lui.

Avverto le sue braccia che si muovono, che si sollevano, lo sento come se fossero le mie ma...non lo sono.

Madre, perché non lo sono? Perché non possono esserlo?

I muscoli sono pieni di adrenalina e acido lattico, il cuore batte tanto forte che mi sembra di impazzire. Risuona ovunque come una campana, una campana rotta.

Tonk tonk tonk.

Fa così male.

Ma io ma io...io lo sapevo, sapevo che sarebbe successo, fin da principio. Lo sapevano anche i miei fratelli, non è vero Madre?

Questo mondo finirà, ma non oggi.

Riesco a sentirlo nel nulla che mi circonda. Piccole mani mi toccano, leggere voci sussurrano al mio orecchio. È come un solletico, un tiepido accapponarsi della pelle.

È finita.

Non voglio, non voglio tornare, non voglio essere io a morire. Non voglio, Madre!

Quando riapro gli occhi le gambe non sopportano il dolore. Sono le mie, così come lo sono le mie mani, la mia arma. Il mio sangue.

Sollevo gli occhi solo per ritrovarmi faccia a faccia con Cloud. Perché si ostina a rimanere vivo? Perché continua a combattere?

Io volevo solo che la Madre fosse felice! Adesso non lo sarà mai più, mai più, mai più.

Sento lacrime pungermi gli occhi, la mano si fa più stretta intorno all’elsa della spada, e anche se sento, sotto il cappotto di pelle, zampillare il sangue e tirare la pelle, mi lancio in avanti, urlando di frustrazione.

Le ginocchia cedono a metà del movimento.

Madre! Ti prego! Non voglio morire!

Cloud impedisce che io cada, se avessi la forza lo scaccerei, lo morderei, lo graffierei. È davvero così brutto? Voglio solo che smetta di respirare, voglio solo che muoia!

E fa così male.

Ma io sono già morto, non è così? Cloud mi ha già ucciso.

Sono già morto Madre, cos’altro avrei potuto fare?

Respirare diventa difficile, prendo aria a piccoli bocconi, ogni respiro è l’ultimo, è il primo, è il tutto e il nulla.

Forse adesso potremo essere felici insieme, Madre. Posso essere un bravo figlio, davvero!

Sento una goccia bagnarmi la guancia e poi un’altra, e un’altra ancora. Il cielo piange quelle lacrime dolorose, quelle che mi bruciavano la pelle, che hanno curato la malattia di Cloud ma...stavolta non fanno male. È...piacevole...è...come quando…

« Kadaj... non devi più resistere. »

« Madre? » riesco a mormorare « Sei...sei tu…? »

« Tutti ti stanno aspettando, se sei pronto. »

Tutti.

Tutti mi stanno aspettando.

Ci sono anche i mie fratelli?

Oh, Madre, vorrei tanto che ci fossero. Possiamo essere una famiglia! Una grande, grande famiglia.

Madre, mi insegnerai cos’è una famiglia?

La Madre mi porge una mano e io non esito a prenderla.

Voglio solo...essere felice.