Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: pamina71    18/10/2018    10 recensioni
1777. Oscar è ancora alla Guardia Reale, Fersen è ancora in Svezia (dalla cronologia del manga).
Tutto procede come di consueto, sino al giorno in cui cominciano ad giungere messaggi molto particolari.
Qualcuno da aiutare, oppure da salvare.
Talvolta Oscar deve agire da sola, talaltra con André, ed altre ancora in cui è lui solo a dover sbrogliare la matassa.
Vagamente noir, ma molto più leggero delle mie ultime storie.
Credits: L'Assommoir – Io sono il messaggero
Genere: Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Angeli

 

Oscar si lasciò letteralmente cadere sulla sedia di fronte alla sua scrivania nell'ufficio che le spettava alla Reggia.

Un'altra giornata inutile appresso a Maria Antonietta. Spesa a seguirla nelle sue passeggiate. Una sorveglianza non necessaria. Le ronde ai confini dei giardini erano più che sufficienti a garantirle l'incolumità. Che lei dovesse camminarle a pochi passi era un'ulteriore forma di controllo, del tutto superflua.

La infastidiva ammetterlo, ma si sentiva frustrata da quelle giornate tutte uguali, per le quali metà degli ufficiali di Francia la invidiava. Eppure, si sentiva avvilita. Non si era esercitata per anni, né continuava a farlo, per impiegare così il proprio tempo. Non avrebbe nemmeno desiderato passare le proprie giornate sul campo di battaglia, le sarebbe bastato...cosa? Cosa avrebbe voluto? Un po' di movimento, che la sua spada fosse veramente utile alla Francia.

André, seduto su una poltroncina accanto alla finestra, la osservava di sguincio. Era consapevole che qualcosa la stesse tormentando. Non solo l'amore per Fersen, ma qualcosa che riguardava se stessa ed il proprio ruolo a Corte. Un dubbio sottile, che, come una crepa in un affresco, ne stava minando la solida impeccabilità. Per il momento era l'unico a vedere l'incrinatura. Ma quanto sarebbe durato?

Oscar si alzò con un sospiro.

- Andiamo a casa, per oggi ho finito.

C'era rassegnazione, in quelle parole. André pensò che, se non fosse intervenuto presto un qualche tipo di cambiamento, Oscar avrebbe presto cercato nuove strade. Con buona pace del Generale e dei suoi propositi.

 

Il mattino seguente, Oscar riaprì la porta del proprio ufficio con poco entusiasmo. L'idea di un'altra mattinata di scartoffie seguita da un'ulteriore passeggiata per le Allées dei Giardini, per quanto belle fossero, non le sorrideva affatto.

Si fermò sorpresa. Una bottiglia giaceva coricata sulla scrivania. Era chiusa con un tappo di sughero e ceralacca. Al suo interno, un foglio arrotolato. Incollato al posto dell'etichetta, un indirizzo: "All'Attenzione di Oscar François de Jarjayes e André Grandier. Da affrontare insieme".

Sollevò la bottiglia con la mano destra e, dopo averla esaminata, la passò ad André, che pensò che forse le sue speranze erano state esaudite. Poi la aprì, ma non gli riuscì di estrarre il foglio arrotolato che conteneva. Troppo in fondo.

Guardò Oscar, con una muta domanda. Lei assentì. Afferrò il collo e lo sbatté contro il bordo del tavolo. Una volta frantumato, poté estrarre il foglio arrotolato stretto e trattenuto da un nastrino rosso.

Svolsero il piccolo plico ed ai loro occhi apparve un angelo, un San Michele, forse, con grandi ali e la spada sguainata nella mano destra. Sotto il piede sinistro, il maligno.

In basso a destra, un nome ed un indirizzo: Eulalie Bijard1, Rue du Bourg Tibourg.

Si guardarono: non c'era bisogno di parlare. Era sottinteso che quella sera, terminato il turno alla reggia, sarebbero andati a cercare la donna indicata sul foglio. In primo luogo, per capire di cosa si trattasse, se fosse una sfida, un tranello, una soffiata. In secondo luogo, per pura e semplice curiosità. Certo, si rendevano conto entrambi del potenziale pericolo. Ma André aveva veduto quel bagliore negli occhi di lei, la possibilità di fare qualcosa di differente, per rischioso che potesse essere. Né il timore di un'imboscata, né la paura avrebbero potuto fermarla. Quel messaggio aveva riacceso il suo sguardo.

Fosse quel che fosse, avrebbero seguito la pista.

 

Rue du du Bourg Tibourg era una via piccola del Marais, quartiere popolare e affollato. Per recarvisi, Oscar aveva smesso la divisa per indossare un abito semplice, quasi borghese, non fosse stato per la qualità eccellente della stoffa con cui era fatto. Ciononostante, lei ed André spiccavano nella pur variegata umanità che affollava le vie nella tiepida serata primaverile.

Si sedettero ad un tavolo in una locanda, e dopo aver ordinato del vino, cominciarono a guardarsi intorno. Non c'erano donne, tranne un paio di prostitute sedute accanto a due paffuti commercianti. Avrebbero dovuto chiedere all'oste, senza dare troppo nell'occhio.

Non sapevano nulla della donna indicata nel messaggio. Tentarono con l'approccio che avevano concordato ed Oscar chiese al rubizzo locandiere se la conoscesse: - Il mio amico qui l'ha incontrata domenica, e non riesce a levarsela dalla testa. Sapete com'è...- disse, indicando Andrè.

L'oste sorrise con aria complice ma ammise di non aver mai udito quel nome.

- Sicuro che ti abbia dato il nome giusto, ragazzo? - chiese, poi allontanandosi.

Finirono il loro vino con calma, poi avrebbero fatto un giro vedendo di venirne a capo. Mentre bevevano scambiandosi poche parole, si guardarono intorno. Ad un tavolo sedeva un gruppo di ragazzi molto giovani che bevevano come uomini fatti. Non dovevano essere molto più vecchi di quanto fossero loro due quando Oscar era entrata nelle Guardie Reali. Ed anche loro parlavano di salario. Pure tra il popolo si cresceva in fretta.

Videro entrare una bimbetta smunta con una brocca in mano. Parlò con l'oste che gliela riempì e, mentre la piccola si avviava lentamente con il suo carico, con l'attenzione di chi non doveva versarne nemmeno una goccia, segnò il debito. Uno dei ragazzi, alto e con i capelli neri, le aprì la porta.

Lo sentirono fare un commento sprezzante, mentre si risedeva: - Porta al padre il vino che lo renderà ancora una volta una bestia.

Gli altri scossero la testa e fecero dei commenti che vennero coperti da una discussione iniziata dal tavolo di un gruppo di giocatori di carte.

Oscar ed André terminarono il loro vino in un silenzio meditabondo, poi uscirono.

Il quartiere era povero ma non miserevole, e nel caldo tramonto estivo ancora molti bambini giocavano per le strade. Provarono a chiedere se conoscessero Madame Eulalie, ma nessuno pareva conoscerla.

Non si rivolsero invece alle donne che, approfittando dell'ultima luce del giorno, rammendavano o ricamavano corredi su ordinazione sedute in piccoli crocchi.

Provarono a cogliere stralci di conversazioni, ad udire pronunciare quel nome, ma nulla.

Si guardarono, giunti al termine della strada, e decisero che sarebbero tornati un altro giorno.

 

Sulla via del ritorno, André suggerì che forse avrebbero dovuto rivolgersi alla Parrocchia. - Avranno bene un registro, no? E se è una frequentatrice assidua, magari non servirà nemmeno consultarlo.

- Ci andremo domani – disse Oscar, con una vivacità che non le vedeva da tempo.

 

1 Eulalie, detta Lalie, è un personaggio de "L'Assommoir" di Zola, che mi angoscia da quando ho letto il libro, ai tempi del Liceo. La si trova nel capitolo XII.

 

   
 
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