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Autore: The_Storyteller    21/10/2018    0 recensioni
Il Sacro Concilio è terminato e l'Inquisizione ha ora una nuova missione, ma Saoirse e Cullen decidono di prendersi una pausa per andare a trovare la famiglia di lui. Come verrà accolto Cullen dai suoi fratelli, dopo anni di assenza?
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Inquisitore, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Un vento leggero sfiorava le fronde dei boschi della Distesa Meridionale, annunciando la primavera. Una ragazza sui 25 anni uscì da una fattoria con una cesta piena di panni da asciugare. Mentre stendeva il bucato canticchiava una canzone, e il sole risplendeva sulle sue trecce bionde. Ad un tratto Mindel, il vecchio mabari dei suoi genitori, cominciò ad abbaiare verso una collina e la ragazza volse lo sguardo in quella direzione: due cavalieri stavano avanzando verso di lei. La giovane aguzzò lo sguardo: uno dei due era una donna bionda, poco sotto i trent’anni, mentre l’uomo insieme a lei…no, non poteva essere, dopo così tanti anni…
 
– Cullen…- mormorò la ragazza, per poi precipitarsi verso il comandante. Lo chiamò a gran voce, piena di gioia, mentre l’uomo smontò da cavallo e la accolse con un abbraccio.
– Ciao Rosalie, sono felice di vederti- le disse affettuosamente Cullen. Rosalie non poteva crederci: dopo così tanti anni e qualche lettera, suo fratello era finalmente tornato a casa.
– Sono così felice fratellone! Non vedo l’ora che lo sappiano anche gli altri! Ci sono tante cose che ci devi raccontare e…- si interruppe notando che anche la giovane donna era smontata da cavallo e li osservava sorridente.
Cullen si sciolse dall’abbraccio con la sorella e si avvicinò alla donna: - Saoirse, lei è mia sorella minore Rosalie. Rosie, ho l’onore di presentarti l’Inquisitore Saoirse Trevelyan, la salvatrice del Thedas meridionale. Nonché mia moglie- disse cingendole il fianco.
Rosalie rimase per un attimo immobile, poi cominciò ad agitarsi: - Oh cielo! L’Inquisitore in persona, qui?! Oh cielo, sono impresentabile! E come devo chiamarvi? Vostra grazia, Eminenza… Oh cielo, oh cielo, oh cielo!!!- disse impappinandosi e tentando di fare un inchino.
Saoirse sorrise e si avvicinò alla ragazza, mettendole una mano sulla spalla per rassicurarla: – Tranquilla, non c’è bisogno di tutte queste riverenze. Puoi chiamarmi semplicemente Saoirse.-
Rosalie si calmò e ricambiò il sorriso: – Oh sono così felice di fare la tua conoscenza. Ma quindi tu e Cullen…ma quando è stato il matrimonio?- chiese incuriosita, così Cullen le raccontò della sua proposta fatta al Palazzo d’Inverno prima che cominciasse il Sacro Concilio, e di come si fossero sposati in gran segreto in compagnia solo dei loro migliori amici. Poi chiese come stesse il resto della famiglia.
– Branson è andato al mercato insieme a suo figlio, mentre Mia…- Rosalie non fece in tempo a terminare la frase che qualcuno la interruppe.
– CULLEN. STANTON. RUTHERFORD!-
 
Tutti si girarono verso la voce.
– Sei nei guai fratellone.- sussurrò Rosalie a Cullen, visibilmente nervoso.
Una donna dalla folta chioma bionda, poco più che trentenne, veniva verso di loro a passo di carica e con un’espressione arrabbiata. Si fermò di fronte a Cullen con le braccia incrociate, in attesa che succedesse qualcosa. Cullen si portò la mano dietro al collo, come faceva sempre quando era nervoso.
– Ciao Mia…- sussurrò a bassa voce. Per tutta risposta la donna ringhiò e gli tirò un pugno alla spalla.
– Grandissimo pezzo d’idiota, quanto tempo è passato? Dieci, quindici anni? E quante volte ci hai scritto per farci sapere come stavi? Forse tre o quattro volte! Lo sai quante volte ti ho creduto morto? Prima i Circoli del Ferelden, poi Kirkwall, poi Haven… Lo sai che Branson voleva arruolarsi nei Custodi Grigi pur di sapere se eri ancora vivo? Ho dovuto trattenerlo con la forza! E ora credi di cavartela con un semplice “Ciao Mia”?- disse lei tutto d’un fiato con voce rabbiosa.
Seguì un lungo silenzio e sembrava che nessuno osasse infrangerlo, poi Cullen sorrise alla sorella.
– Hai ragione Mia, e ti chiedo scusa. Pensavo che se mi facevo sentire poco sarei mancato di meno. E che se mi fosse successo qualcosa…forse avreste sofferto meno- confessò l’uomo, rivolgendo lo sguardo a terra.
Mia contrasse la mascella e si sfregò velocemente la mano sul volto per asciugare le lacrime che minacciavano di scenderle dagli occhi, poi abbracciò di slancio il fratello: - Promettimi che non sparirai mai più dalle nostre vite, e che se starai lontano ci scriverai almeno una volta al mese, o giuro che ti vengo a cercare in ogni angolo del Thedas!- gli disse leggermente commossa.
Cullen abbracciò di rimando la sorella, promettendole che avrebbe scritto più spesso, poi presentò anche a lei Saoirse. La maga le porse la mano ma, invece di ricambiare la stretta, Mia le diede un abbraccio.
– Grazie per averci riportato Cullen.- le sussurrò all’orecchio. Entrarono in casa per far riposare i due ospiti e per chiacchierare più comodamente, in attesa del ritorno di Branson.
 
Verso il tramonto udirono il rumore di un carro e poco dopo entrò in casa un giovane uomo dai capelli biondi lievemente mossi, seguito da un bambino di quattro anni. Salutò le due donne, poi si bloccò nel vedere Cullen. Sul suo viso comparve un’espressione incredula e i due si abbracciarono calorosamente.
–Finalmente sei tornato, razza di templare vagabondo!- scherzò Branson.
Cullen gli sorrise: -Ormai non lo sono più, Branson. Anche grazie a lei- disse rivolgendo lo sguardo a Saoirse, presentandola al fratello. Chiacchierarono ancora dopo la cena, e Saoirse notò che il figlio di Branson era rimasto in silenzio per tutto il tempo.
All’improvviso il bambino ruppe il silenzio con una domanda a bruciapelo: - Che cosa hai fatto alla mano?- disse indicando la mano sinistra.
– Shawn, non si fanno certe domande!- lo rimproverò Branson. Dopo gli eventi del Sacro Concilio tutto il Thedas sapeva che l’Inquisitore aveva perso l’avambraccio sinistro durante la lotta contro i qunari. I fratelli Rutherford avevano notato che il braccio c’era, ma avevano intuito che si trattasse di una protesi e avevano preferito non toccare l’argomento, tuttavia Saoirse tirò su la manica e scoprì un braccio metallico che arrivava fino al gomito, percorso da alcune vene luminose.
Tutti lo osservarono ammirati e allo stesso tempo intimoriti, ma la maga stemperò la tensione: – È una creazione di Dagna, l’arcanista di Skyhold: è fatta con ossa e membrana di drago e qualche runa speciale che conosce solo lei. Ti piace?- chiese al bambino.
Shawn osservò con curiosità il braccio, poi gli si illuminarono gli occhi: – Ossa di drago? Vuol dire che ne hai ucciso uno?- chiese emozionato.
– Oh no.- rispose Saoirse – Ne ho cacciati ben dodici. Poi uno l’ho domato e un altro l’ho liberato dai qunari-
Il bambino si lasciò scappare un urletto di eccitazione: – Me ne racconti uno?- chiese speranzoso.
– Ma certo, quale preferisci: il drago corrotto di lyrium rosso, l’incarnazione di un dio Avvar o i tre draghi di Emprise du Lion?- gli chiese la donna sedendosi su una poltrona.
Mia e Rosalie si unirono al nipote, mentre Branson prese in disparte Cullen con la scusa di dover dare da mangiare ai cavalli. Per qualche minuto i due uomini lavorarono in silenzio, poi Branson si rivolse al fratello: – Sono contento che tu sia tornato, Cullen. E sono anche felice di sapere che non sei più solo. Mamma e papà sarebbero orgogliosi di te- gli disse con una punta di malinconia.
Cullen si intristì al pensiero dei suoi genitori: l’ultima volta che li aveva visti era stata quando, solo un ragazzino, aveva lasciato la sua famiglia per entrare nell’ordine dei Templari. Il giorno che seppe della loro morte fu uno dei più brutti della sua vita, e sospirò pensando che sua moglie non avrebbe mia potuto conoscerli.
Branson gli mise una mano sulla spalla: - Sappi che noi saremo sempre con te, qualunque cosa accada, e tu potrai sempre contare su di noi. Anche se saremo lontani- gli disse. I due fratelli si strinsero la mano in modo fraterno, come usavano fare da bambini, e rientrarono in casa giusto in tempo per sentire la fine del racconto di Saoirse.
 
Shawn era andato a dormire, mentre gli adulti stavano ancora chiacchierando. Mia propose un brindisi: – Al ritorno del nostro incosciente preferito e della donna che lo ha fatto ritornare da noi!- esclamò alzando un bicchiere pieno di sidro. Gli altri si unirono, ma Saoirse non bevve.
Gli altri la guardarono sorpresi: – Non ti piace il sidro? L’ho fatto io stesso, potrei offendermi- scherzò Branson.
– Una ragione in più per non berlo, allora.- lo canzonò Mia.
Cullen si impensierì: è vero che a Saoirse non piaceva molto l’alcol, ma lo reggeva bene. E se uno sopravvive alla maraas-lok del Toro di Ferro può sopportare di tutto.
Saoirse sorrise: – Non è il sidro il problema. Vorrei poterne bere un po’, ma non posso-
Gli altri cominciarono a preoccuparsi, ma la maga si rivolse a Cullen: – Avrei voluto aspettare un po’ a dirtelo. Cullen, tra qualche mese…ecco… c’è un piccolo Rutherford in arrivo- gli disse portandosi le mani alla pancia.
L’uomo spalancò gli occhi dalla sorpresa e balbettò qualcosa, poi sentì gli occhi riempirsi di lacrime di gioia e abbracciò sua moglie, mentre gli altri si congratulavano con loro abbracciandoli. La giornata non poteva concludersi in modo migliore.
   
 
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