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Autore: Lady R Of Rage    28/10/2018    0 recensioni
Parte della 26 Prompts Challenge, aggiornata a cadenza più o meno settimanale.
Perché anche in una terra violenta e complessa come Lordran, è ciascuno di noi a fare la differenza. E come i fili di un arazzo, le storie degli eroi e dei dannati si intrecciano a vicenda: l'unica cosa che rimane quando tutto svanisce.
Dall'ultimo capitolo.
La Fiamma trema, ormai sottile come un cero funerario, e i miei morti si tengono per mano e applaudono alla loro vittoria.
Le Creature della Vita sono testarde, bisogna dargliene atto. Un giorno, piccole fiamme torneranno a danzare nella tenebra – quella Guardiana del Fuoco sa il fatto suo, e qualcosa mi dice che presto ci conosceremo – e qualcuno sarà lì ad accoglierle. Una nuova Anor Londo, una nuova Drangleic, una nuova Lothric, e mille nuove occasioni per imparare dagli errori del passato.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Quelaag, la Strega del Caos, Seath, il Senzascaglie
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Porte Aperte

Prompt #25: Anni '80
Definizione: 2. "Mi verrebbe da dire che sia il nostro tempo sia i nostri giochi erano senza regole: avevamo dei tempi lunghissimi e vuoti, riempiti solo dall'ozio, quello vero, e dei brevissimi e zeppi di esperienze nuove e interessanti, se non eccitanti, di giochi di fantasia, come cercare le immagini più diverse nella sinuosità delle nuvole del cielo, e di giochi pratici, come confrontare gli attributi sessuali mentre facevamo la pipì. 
Un giorno catturavamo le rane, un altro rubavamo le ciliegie, calpestavamo le ortiche, facevamo a botte per finta. Facevamo insomma tutto quanto potevamo fare, compresi i salti nei pagliai e le corse lungo le capezzagne fiorite. Pensavamo tutto quanto potevamo pensare, senza ordine particolare, senza altro scopo se non quello di escogitare qualcosa di nuovo, di azzardato, senza sapere perché. Stavamo semplicemente crescendo, come alberi, come le erbe nei prati." (Casa Ranuzzi - G. Franzoni)
Personaggi: Priscilla Mezzosangue, Mezzaluce, Lancere della Chiesa; Capitano di Compagnia Yorshka/Ocelotte, Irina di Carim, Gael il Cavaliere Schiavo, Greirat dell'Insediamento dei Non Morti, Kirk il Dito Lungo, Principessa Filianore, Re Senza Nome/Finias, Sirris dei Regni Ombrosi (Cameo); Alsanna, l'Oracolo Silente, Ariamis, Cavaliere Artorias, Gwyn, Signore dei Tizzoni, Gwynevere, Principessa del Sole, Gwyndolin il Sole Oscuro, Nito il Re Tombale,  Principe di Venn, Principessa di Alken, Oceiros il Re Consumato,  Ornstein l'Ammazzadraghi, Re d'Avorio/Amar, Pittrice/Amaltea, Seath il Senzascaglie, Shira, Ancella della Principessa, Sorella Friede, Sulyvahn il Gran Sacerdote (Menzionati)
Setting: Post-Dark Souls III, Post-Ashes Of Ariandel
Lunghezza: 3.207 parole.
Semi-sequel a Il Valore Della Regina Ocelotte, si consiglia di leggerla prima per capire alcuni degli eventi tracciati qua.

"We'll never know, we'll never know
What stands behind the door
But I got a feeling and it's a feeling that's worth dying for
Just close your eyes and hold your breath because it feels right
We'll keep it moving until we make it to the other side
And let's enjoy the ride.
"
(David Guetta ft. Sam MartinLovers On The Sun)


Sono partiti all’alba: tre draghi, due ibridi, un Dio. Le ali lontane sbattono contro il cielo dorato. Nella piazza di Anor Londo sono almeno in dieci a guardarli volare. 
-Sua Maestà la Regina Ocelotte ha patito molti dolori.- sospira Irina. -Perdere suo padre così presto: il fato sa essere crudele.- 
Kirk appoggia una mano sul suo braccio. -Era vecchio, cagionevole e addolorato. Purtroppo era questione di tempo. Speriamo che riesca a raggiungerlo, quel picco.-
Priscilla scuote la testa. I draghi, anche quelli incompleti, hanno una volontà guerriera senza pari. Il secondo marito – amante fra i tanti, ma primo e unico amore – di sua madre ha preteso di morire al Picco dell’Arcidrago e non ha voluto sentire le ragioni di Lord Finias su come il viaggio per aria avrebbe nociuto oltre ai suoi polmoni guasti. Zio Finias ha vissuto a lungo fra i draghi: avrebbe dovuto aspettarsi che Sua Maestà fosse cocciuto. Resisterà fino alla fine, e morirà dove intende. Quando si gestiscono i draghi bisogna imparare che raramente si può averla vinta con loro.
-Speriamo torni in tempo.- dice Lady Filianore. -Lady Amaltea non aspetta oltre. Non possiamo raggiungere il nuovo mondo senza la nostra regina.- 
Un silenzio tombale fa eco a quelle parole. Cosa succede alla nostra Lordran, in così poco tempo? Una ragazza mezzosangue come lei giunge a farle visita, la prima dopo secoli, e le chiede di venire con lei nel mondo esterno. “Siamo tutti un po’ dei draghi, qua fuori: non dovrai sentirti sola, mai più.”. La ragazza si chiama Ocelotte ed è la figlia di sua madre, l’unica legittima, l’unica rimasta dall’uomo che amava davvero – che è un drago anche lui, blu iridescente, così magro da sembrare sul punto di frantumarsi a ogni passo. 
Poi arrivano altri draghi, veri e immensi e colmi di fuoco, e con loro gli zii della regina e suoi. A quel punto, Priscilla si aspetterebbe di vedere Lady Gwynevere e Lord Gwyndolin sbucare da un vaso con un inchino e urlare a squarciagola “siamo tornati”. Troppe stranezze, tutte insieme, per una sola persona. Ma Anor Londo è sempre stata strana, e la stirpe di Lord Gwyn è sparsa per tutte le terre come cenere spazzata dal vento. 

Zio Finias è massiccio, dalle dita spesse e ruvide, con un sorriso affabile sulle sottili labbra incorniciate dalla barba color argento. Zia Filianore ha i capelli corvini e la pelle nivea, e ha portato con sé un paio di amici. Shira è la sua guardia personale: parla poco, e spesso con la stessa Filianore. Deve essere bello, amare qualcuno in quel modo. Lady Ocelotte dice che i suoi genitori si amassero profondamente, e che il dolore di vedere il suo sposo in preda alla follia avesse spento gli ultimi residui di fuoco nell’animo della loro madre.  
-Lady Amaltea non può rallentare la dipintura, Mia Signora?- domanda timidamente Greirat.
-Purtroppo no. Non è lei a creare il mondo, ma il mondo a dipingersi attraverso lei.- spiega Filianore. -Mia figlia è molto paziente e meticolosa. Presto, però, dovremo raggiungerla.- 
-Non sono mai stata in un mondo dipinto.- sussurra Sirris. La corte si scambia sguardi confusi, le mani in grembo, espressioni illeggibili su volti. È brutto perdere una casa: Priscilla ricorda, anche se sono passati secoli, e conserva il dolore come un tempo aveva fatto con la sua bambola di stoffa. La brava gente di Anor Londo è un accrocco di sopravvissuti, stanchi, soli, guidati da una mezzosangue come lei, e quella che attende è la prova peggiore. 
-È freddo.- Priscilla si tormenta la collana con le dita: un regalo della nuova sorellina, oro bianco  e topazi – eredità indubbia della compianta Gwynevere. -Confortante, morbido. Potremmo starci bene, se Lady Amaltea si rivelerà una brava pittrice.- La neve era morbida, sottile come rena, e non smetteva mai di cadere. Anche il sole era di stoffa, e brillava meno di quanto avrebbe dovuto, ma a Priscilla andava bene così. Bastava un po’ di luce, solo un po’, per ricordare che iniziava un altro giorno e tutto sarebbe andato bene. 
-La ragazza è una pittrice sopraffina.- interviene una voce. L’altro amico di Lady Filianore, pensa Priscilla, e si fa da parte assieme agli altri mentre passa, la postura eretta di ogni buon guerriero. -Ho visto personalmente la sua opera prima di venire qui. Pennellate delicate e chiaroscuro raffinatissimo. Viene voglia di trasferircisi al sol vederlo.- 
Dimostra sui trent’anni, ha occhi limpidi e intelligenti che splendono come perle nel viso scuro e slanciato. I capelli neri, lunghi fin sotto le spalle, sono lisci come fili di vetro. Priscilla si sforza di sorridergli. 
-Presumo che abbiate esperienza in dipinti, Cavaliere.-
L’uomo annuisce. -Mi piacciono le belle cose. Sono cresciuto a Oolacile, molto tempo fa. Abbiamo una ricca tradizione di esteti.-  
Fa un passo avanti, gli occhi scuri e rettangolari che la guardano con garbo, e si inchina. -Non mi sono ancora presentato formalmente alla signorina. Mezzaluce, se permettete.-
Priscilla si inchina di rimando, perplessa. 
-Mezzaluce?-
L’uomo scrolla le spalle. -È uno pseudonimo. Il comandante delle Lance della Chiesa non può far conoscere il suo nome al primo che passa. Nessun genitore sano di mente battezzerebbe suo figlio Mezzaluce.- 
La nostra regina si chiama Ocelotte, e suo padre ha perso la ragione prima che venisse al mondo: questo spiega tutto. -Chiedo perdono di avervi indisposto, Cavaliere.- Priscilla accenna un secondo inchino. -Spero che il mio aspetto insolito non vi spaventi.- 
-Insolito. Chiunque lo abbia definito così è un imbecille senz’arte né parte.-
Priscilla tace, incuriosita. In così tanto tempo, ancora non ha avuto modo di conoscere tutti. È passata una settimana: non possono aspettarsi che chiacchieri con gli altri come se nulla fosse. Una Priscilla con sembianze umane, forse, avrebbe posto la mano al bel guerriero e gli avrebbe chiesto di accompagnarla a una passeggiata per i giardini. In un altro mondo, un’altra vita, un altro corpo che avesse l’aspetto giusto. 
Vorrebbe darsi una pacca sulla fronte. I tempi di Lord Gwyn sono passati. Una Mezzosangue siede sul trono, suo padre era ossessionato dai draghi al punto da diventare lui stesso uno di loro, e il suo recidivo zio è tornato dall’esilio portandone con sé altri ancora. C’è un coraggio tutto speciale nel vedere qualcuno come te arrivare in cima al mondo. So maneggiare la falce, cacciare, ho lottato da sola per me stessa da quanto ricordi – eppure il mio mondo non smette di allargarsi
-Se ve ne intendete…- prova. Gli occhi di Mezzaluce splendono. 
-Ho sentito che anche voi abitavate in un dipinto.- 
-Sì, Cavaliere. Un dipinto di Lady Ariamis in persona.- Priscilla si tormenta le dita e si sforza di sorridere. È un bell’uomo, slanciato e muscoloso, dalla gradevole voce posata. Qualcuno avrà fantasticato su di lui, un tempo. L’amore romantico: cosa mai dovrebbe essere per chi lo prova. Alla fine sono le storie d’amore, le preferite di ogni popolo. Forse un giorno anche la tragedia di sua madre e del re di Lothric sarebbe stata scritta assieme a quella di Ornstein e Artorias, Alkenn e Venn, Alsanna e Amar. 
-L’ho visto. Conferma pienamente le voci incredibili che ho udito sull’estro di Lady Ariamis.- sussurra Mezzaluce. -Dicono che avesse una mano così delicata e attenta da saper tracciare i dettagli con un pennello spesso un dito.-
Ed era vero. Sicuramente le piace più di Shira. Non è intimidito, ha onesta curiosità per l’arte. Posso fargli un favore.
I tempi sono cambiati – se lo ripete ogni giorno, Priscilla, nella stanza da letto che Sua Maestà Lady Ocelotte le ha assegnato –  e deve avere coraggio. Ci deve essere stato, nella sua vita, un momento in cui non ha avuto paura. 
-Posso mostrarvelo, se desiderate.- le esce. Mezzaluce fa un passo indietro, la gonna bianca della tunica che trema come l’ala di una farfalla. 
-Sarebbe il mio desiderio più grande. Quella Città dei Pigmei era così grigia: mi sembra di tornare a respirare.-
-Seguitemi, se volete. Indossate qualcosa di caldo.- 
Priscilla china appena il capo e si lascia seguire fino ai corridoi. Sente una vibrazione, dentro di sé: qualcosa di caldo, nuovo. Che sia questo, l’orgoglio? Drizza la schiena, volgendo gli occhi verso le finestre. Sarebbe stato bello conoscerlo dall’inizio. La stirpe di Anor Londo ne è colma come del sangue. 

Giungono alla stanza del dipinto, e Mezzaluce avanza verso la tela come ipnotizzato, il mantello di pelliccia di lupo che luccica come argento vivo. 
-È magnifico.- esala. Non guarda Priscilla, appoggiata contro il muro, e ha gli occhi sgranati ed eccitati di un bambino felice. 
Il dipinto è alto come un’intera casa, e la neve che tappezza le montagne di tela ha un colore più grigio di come la ricordasse. Era passato tanto tempo – il Mondo Dipinto è completamente diverso visto da fuori. La neve di pigmento dei suoi ricordi è molto più bianca, più liscia, più soffice – quella del quadro è grigia come ossa marce, e non si potrebbe trovare facilmente un altro Restauratore.  Mezzaluce non potrebbe capire, nemmeno se glielo spiegasse. La punta delle sue dita sottili percorre le strisce del pennello, gli occhi sgranati, i denti serrati. 
Secoli di abbandono, ma questo quadro continua ad affascinare chi lo ammira.
-Sublime.- mormora Mezzaluce. -Se è così bello da fuori, da dentro…-
Priscilla tira fuori di tasca la Bambola Insolita e la accosta per un attimo al petto. È diventata dura come corteccia: eppure, un tempo, era la cosa più morbida di tutto il Mondo di Ariamis. Della corteccia ha anche il colore – marrone chiaro come legno di betulla, striato di cenere nera. Non ha avuto bisogno di usarla per secoli, ma si è consumata molto meno di quanto ci si aspetterebbe. 
-Dammi la mano, Mezzaluce.- 
Il guerriero stringe le dita di Priscilla. Anche la sua mano è graziosa – marrone, dalle dita sottili, le unghie limate in una perfetta forma ovale. La stringe con disinvoltura, gli occhi luccicanti e curiosi. 
Con l’altra mano, Priscilla stringe la bambola. Un brivido lontano – un ricordo troppo a lungo sopito, di solitudine e vergogna – le scuote le membra. Mezzaluce sospira. 
-Ve la sentite?-
Priscilla volge lo sguardo alla tela e annuisce. Appoggia la mano contro la superficie setosa, e un freddo intenso le ghermisce il palmo.
Chiude gli occhi. Quando li riapre i suoi piedi affondano nella neve, e gli occhi di Mezzaluce sono sgranati sopra la bocca sorridente. 

Mezzaluce è rigido nel mezzo della cengia, le mani protese di fronte a sé come per proteggersi da qualunque cosa possa interrompergli lo spettacolo. Una nuvola sottile di vapore sfugge appena dalle labbra dischiuse. 
-Neve.- mormora. -Non la sentivo da secoli.- 
Si toglie un guanto e immerge le dita in un cumulo bianco. Quando la ritrae, scuotendola, schizza gocce d’acqua in faccia a tutti e due. 
-Sono cresciuta qua dentro. Lady Amaltea dovrà essere davvero eccezionale per crearne uno uguale.-
Mezzaluce la guarda con fare contrariato. -Vuol dire che vi ci siete trasferita?-
Ha la spada alla cintura, la mano vicina all’elsa, e Priscilla sa perché. Voci agghiaccianti su un mondo simile al suo, e su una religiosa che vi si era insidiata diventandone la tiranna, sono riuscite ad arrivare persino ad Anor Londo. Lo zio di Lady Amaltea, un Cavaliere Schiavo morto da poco, era stato l’unico fuggitivo. I mondi dipinti non sono fatti per essere passati al setaccio
Per quella Friede, Priscilla non prova che un disgusto misto a indifferenza. Un Sulyvahn con un vestito diverso, privo della facciata passionale che bastò a tenere in vita la regina Ocelotte. Il Gran Sacerdote aveva conosciuto una perversione contorta e sbagliata e le aveva dato il nome di amore: Sorella Friede, probabilmente, nemmeno quello. 
-Non sono nata qua dentro. È stato dipinto per le creature come me.-
-Come voi?- 
Tutti gli stregoni sono curiosi. Priscilla avanza lungo il sentiero e spazza la neve con i piedi. Il cancello è aperto, i corvi sono macchie nere – simili a carboni vivi nel mezzo di una distesa di cenere. Lei non l’ha mai vista, la Fornace della Prima Fiamma, ma è pronta a scommettere che non sia bella la metà del mondo dove ha vissuto i suoi anni verdi. 
-Le creature che non dovrebbero trovarsi nel mondo di fuori.- 
Mezzaluce quasi le corre dietro. -Perché mai.-
-Non tutti i sovrani amano i draghi come la nostra regina. Molto tempo fa,- si ferma, guarda Mezzaluce che si allaccia lo stivale imbottito, -i draghi erano bestie da abbattere a colpi di lancia.-
-Mi hanno raccontato di un grande Ammazzadraghi.- mormora Mezzaluce. 
-Erano molti, all’epoca. Probabilmente stai pensando a Sir Ornstein. Un uomo eccezionale, senza dubbio, ma nessun Ammazzadraghi può esserlo per sempre.-
E infatti Sir Ornstein fuggì per le terre all’inseguimento di Sir Finias, lo zio della regina, per apprendere la Via del Drago nel lontano picco. L’amore romantico può fare meraviglie
Mezzaluce si appoggia al muro della magione. 
-Siete vissuta qui da sempre? Da quando eravate bambina?-
-Non voglio che mi compatiate, davvero. Non è una storia triste.- 
Non più, almeno: il dolore si può dimenticare, se si è forti abbastanza. C’è un Mondo Dipinto dentro ciascuno di noi, in cui rinchiudiamo per l’eternità le cose che ci addolorano.
-Quando nessuno ti tiene d’occhio non hai regole. Potevo essere felice a modo mio.- La scuola di magia di Vinheim è famosa in ogni terra, ma le scuole famose sono sempre le più rigide. -I mondi dipinti non hanno confini.-
Priscilla sospira. Lord Gwyn era inflessibile, ma mai sadico, e le creature di Seath il Senzascaglie erano troppo affascinanti per essere sprecate in una morte sommaria. Probabilmente – pensava spesso – sarei stata introversa anche senza essere mezzosangue. Una bambina non può giocare per sempre con una bambola di stoffa monocolore. Anche il mio mondo era monocolore, ma l’ho dipinto da sola, esplorandone ogni anfratto. 
-Quando non fai parte delle loro regole, nessuno le applica su di te.-
Mezzaluce fa un passo avanti. I capelli corvini, bagnati di neve, sono già incollati alla fronte. 
-E cosa facevate?-
-Una volta sottrassi un cesto intero di ciliegie alle dispense di Anor Londo e le mangiai assieme alla mia bambola. Tutti diedero la colpa al povero Smough.-
Adesso Smough è morto, divorato vivo dall’orrendo Aldrich: sorte che avrei condiviso, se Sulyvahn non avesse temuto il Mondo Dipinto. Priscilla serra gli occhi, la neve si appiccica alle sue palpebre e le inumidisce le pupille. 
-Il Giustiziere non se la prese?-
-Alla fine se lo aspettavano tutti, e furono indulgenti per quello. Dovettero assolverlo quando ritrovarono il cesto vuoto appeso a un balcone.- Priscilla si libera gli occhi dalla neve. -Lo trovarono divertente, alla fin fine.-
Mezzaluce leva gli occhi alla torre. -Mostratemi il resto. Questo mondo sembra così ampio.-
-È grande come un’intera città.-
Il guerriero prende un profondo respiro. -La mano di Lady Ariamis era ferma ed eccellente.- 
-Io stessa ho impiegato mesi a scoprirne tutti i segreti.- Priscilla prende Mezzaluce da sotto il braccio e lo conduce lungo la neve. I fiocchi luccicano contro la giacca imbottita – martora color argento, rara ed elegante come tutto il resto di lui – e paiono stelle fioche in un cielo scolorito. 
-Chi vi ha insegnato a combattere?-
Anor Londo non avrebbe mai addestrato al combattimento una mezzosangue. Priscilla rotea gli occhi, ma sorride. 
-Me stessa.- 
Il guerriero fa un passo indietro. -Da sola? Una bambina?-
 -Avevo molto tempo libero. Guardavo spesso i Cavalieri d’Argento di Anor Londo, e li imitavo. In realtà, Sir Ornstein e Sir Smough mi insegnarono qualche mossa con la falce.- 
-Ma il resto…-
-Da sola. E va bene così, hanno fatto quello che potevano.- 
Mezzaluce prende un respiro profondo. La guarda da là sotto – gli umani sono così piccoli, ed è forse l’unica cosa che Priscilla non gli ha mai invidiato gli occhi sgranati – e porta lo sguardo oltre le sue spalle, lungo la collina sterminata del Mondo Dipinto di Ariamis. È facile sentirsi piccoli, qua dentro. Oppure, semplicemente, è il mondo ad essere troppo grande – e in un mondo dipinto c’è molto da esplorare. Un mondo senza regole è un mondo senza confini. 
-Se potessimo uscire… Questo luogo comincia a intristirmi.- 
Priscilla sorride. È un uomo sensibile, e non a tutti piace stare da soli. Si lascia condurre oltre la torre, fino allo strapiombo che per secoli ha custodito. Il vento fruscia sulle pietre, sollevando cirri di neve che bagnano i loro stivali. I Corvidi in volo paiono strisce d’inchiostro nella tela grigia del cielo. Un giorno, forse, torneremo. 
Mezzaluce si ritrae alla vista del precipizio, percorrendone con lo sguardo la profondità. 
-Devo lanciarmici dentro?- 
-Non abbiate paura. Posso andare per prima, Mezzaluce.-
Guarda il precipizio, guarda lei, guarda le colline e le pietre alle sue spalle. È curioso, probabilmente deluso. Da un mondo dipinto di neve ti aspetteresti della pace. C’è abbastanza caos là fuori: la regina Ocelotte tornerà dal Picco dell’Arcidrago in lutto e ancora più confusa. Non è più il momento di svagarsi, a Lordran. 
Il cavaliere avanza verso il precipizio, guarda verso il basso come oltre se vi fosse l’Abisso stesso. 
-Łitsog, se volete.- sussurra.
Priscilla annuisce. Il guerriero si volta verso lo strapiombo e si tuffa leggiadro oltre la sporgenza. 

Due ibridi sono partiti assieme da Anor Londo, ma solo una ha fatto ritorno. La regina Ocelotte piange fiocamente nel petto dello zio e stringe nella piccola mano un bastone ritorto, con una testa di drago scolpita sulla cima. 
Zio Finias la accarezza e la pettina con l’indice. 
-Andrà tutto bene. Non soffre più. Nito è dolce, lo sai.-
-Ci siamo noi, con te.- Zia Filianore le porge le mani. Sua Maestà gliene offre una, e lei la stringe con le lunghe dita bianche. -Ti aiuteremo. Non sei più sola, nipote adorata. Tuo padre e nostra sorella si amavano teneramente: saranno felici laggiù, finalmente riuniti.- 
-Dovremmo seppellirlo.- mormora la regina. -I re di Lothric hanno un sacrario nel castello. I miei fratelli sono laggiù.-
-Quando un uomo morente esprime un desiderio, è dovere del vivo cercare di esaudirlo.- interviene Priscilla. Ocelotte si asciuga gli occhi con la manica. -Hai fatto bene a farlo felice. Fatti coraggio, sorellina adorata. Ci attende un mondo freddo e accogliente.- 
Ocelotte porge la mano libera a Priscilla, si lascia accarezzare. È una ragazzina, ma ha gli occhi stanchi di una vecchia millenaria. Deve sentirsi così terribilmente sola. 
-Stasera entreremo nel mondo di Lady Amaltea.- proclama. -Vi attendo al tramonto. Andrà tutto bene: questa è la mia promessa. Lordran non conoscerà più il dolore.- 
C’è silenzio, sul balcone di Anor Londo. La stirpe di Gwyn resiste, con la forza dell’erba che cresce nelle fessure tra le pietre, e c’è un mondo nuovo da scoprire. Sua Maestà si ritira, i suoi zii a pochi passi, l’orgoglio di un drago nelle spalle dritte. 
Priscilla si volta: Łitsog è al suo fianco, sull’attenti. Gli rivolge un sorriso. 
-Come vi sentite?-
-Bene. E anche voi, signora, da come mi par di vedere.- 
Priscilla annuisce. Deve essere stata davvero grande, Oolacile, se tutti i guerrieri avevano i modi di quest’uomo. Gli sorride una seconda volta, abbassandosi fino a lui.  
-Abbiamo ancora del tempo. Perché non mi parli di te? Non più di quanto tu non voglia. Penso di aver molto da imparare da te.- 
Łitsog fa cenno di sì con la testa, accarezzando l’elsa della spada. Da come gli si illuminano gli occhi, ha molto da dire.

A.A.: 
Sto per finire questa raccolta. Ho i brividi, sono così eccitata e contenta. E finalmente è giunto anche il momento di parlare di Priscilla. Ce n'è voluto, ma alla fine ci sono arrivata. Sono pure stata abbastanza fortunata, perché col prompt "Anni '80" era davvero difficile scrivere qualcosa su un ambiente come quello di Dark Souls. Alla fine ho scelto il secondo prompt proprio per affinità, ma accetterei se qualcuno mi dicesse che sono fuori tema. 
Łitsog è una parola che significa “Giallo” in lingua ‘Nde Apache, secondo il dizionario fornito da www.nativelanguages.org – la Ł
iniziale si pronuncia. Mi sono resa conto che forse chiamare "Mezzaluce" un Nativo Americano era una brutta idea, così ho ideato questa cosa dello pseudonimo sperando di sistemare la questione. Sono pronta a sentire qualunque critica e spiegazione sul tema. 
Quindi siamo alla fine dell'Era del Fuoco, Oceiros è andato a morire nel Picco dell'Arcidrago – inserire pianti da shipper Gwyneiros qui – e la regina Yorshka conduce la sua gente nel Mondo Dipinto di Amaltea a vivere una nova vita.
E cosa sarà di Lordran? Lo scopriremo nell'ultima storia. 
Lady R. 

  
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