A
volte camminare sotto il sole non è poi un’idea
così cattiva
L’estate
era davvero qualcosa creato da una sadica Madre Natura, persino
più perversa di
Sa-chan.
Il
caldo aveva tolto ai membri della Yorozuya
ogni forza o voglia di lavorare; qualcuno potrebbe obiettare dicendo
che anche
in inverno le cose non andassero meglio, ma in quel caso era colpa del
freddo: chi
sano di mente metterebbe il naso fuori di casa quando può
stare al caldo sotto
al kotatsu a mangiare mandarini?
Kagura
camminava per le strade della città, non
incontrando anima viva; nemmeno Sadaharu aveva voluto accompagnarla per
la sua
passeggiata, persino lui preferiva esplodere di cacca piuttosto che
stare sotto
il sole. La ragazza però aveva voglia di mangiare un gelato,
l’idea si era
fatta strada così prepotentemente nella sua mente che
avrebbe camminato persino
sotto una pioggia di magma. E poi aveva sgraffignato i soldi di Gintoki
destinati a Jump, quindi il gelato sarebbe stato ancora più
buono. Quel fannullone
avrebbe trovato una soluzione prima di lunedì… o
era sabato? Chi se ne fregava
quando usciva quello stupido giornaletto, si disse Kagura, era ora che
la smettesse
con questo vizio da ragazzino ora che aveva i capelli bianchi.
Continuò a camminare col vestito incollato alla
schiena a causa del sudore, si sentiva così debole che se
avesse incontrato
Okita non avrebbe avuto nemmeno la forza di attaccargli le caccole tra
quei
capelli così lisci e ordinati, assolutamente irritanti come
ogni altra cosa di
quell’idiota mascherato da poliziotto.
Qualcosa entrò nella sua visuale periferica e
fu lesta a girare la testa per osservare Katsura assieme a Elizabeth
che
correvano sui tetti, probabilmente in fuga come al solito o alle prese
con uno
dei loro assurdi piani in cui spesso lei, Gintoki e Shinpachi finivano
per
rimanere invischiati.
Eppure non era poi così male, pensò fermandosi
a un incrocio.
La Terra era strana, con le sue stagioni mai
uguali, tutto quel sole capace di bruciare la pelle, gli abitanti poi
erano ancora
più strani, in grado di farla impazzire. Eppure
lì aveva trovato qualcosa, un
posto dove tornare, persone che la aspettavano, si preoccupavano
addirittura.
Abbassò l’ombrello e ricevette sul viso i raggi
solari, osservando il cielo troppo azzurro che le fece lacrimare gli
occhi. Pensò
a suo padre sicuramente a caccia di mostri su un altro pianeta, a Gin e
Shinpachi che stavano dormendo davanti al ventilatore, Otae che forse
si stava
preparando per andare al lavoro. Pensò a tutte le persone
che aveva conosciuto
in quei mesi, persino a quegli spostati della Shinsengumi.
Raddrizzò l’ombrello e riprese a camminare con
un sorriso sul viso, perché non importava se alcune
persone erano
lontane, se alcune non le avrebbe più riviste, o se altre
finivano anche troppe
volte in mezzo ai suoi piedi: erano tutti sotto lo stesso cielo.
Vivevano, respiravano,
dormivano su quello strano, strano pianeta che li aveva accolti tutti
senza
nessuna distinzione tra razze o colore della pelle.
Casa.
L’angolino
oscuro:
Lo ammetto, sono ancora una novellina riguardo Gintama, ho appena
iniziato la
scalata verso la lontanissima cima delle più di trecento
puntate, eppure non
potevo rimanere in silenzio per questa iniziativa del gruppo visto
quanto mi
sono affezionata a quest’opera e ai Gorilla con cui condivido
questa e altre
passioni. Quindi ecco qui con questa sciocchezzuola che spero vi faccia
sorridere come Kagura.