Anime & Manga > Food Wars!
Ricorda la storia  |      
Autore: Nao Yoshikawa    07/11/2018    7 recensioni
Cosa succede se metti vicino Kuga, il ragazzo dei suoi sogni e la sua migliore amica?
Sicuramente nulla di buono...
DAL TESTO:
Attese vicino ai gate per circa venti minuti, controllando di tanto in tanto l’orario. Quella visita era in assoluto quello che gli ci voleva. Soltanto gli amici potevano aiutarti in certi casi. La sua migliore amica poi sapeva sempre come tirargli su il morale, in un modo o nell’altro.
Quasi gli venne da sorridere se ripensava a come si erano conosciuti. Circa due anni prima, aveva incontrato Erika a Tokyo, durante il primo viaggio di quest’ultima nella capitale del Giappone. L’aveva vista insieme alle sue tre migliori amiche alla ricerca di un ristorante a basso prezzo, ed era stato allora che gli si era avvicinata per chiedergli informazioni. Da quel momento non si erano più lasciati. E nonostante la distanza e le differenza culturali, la loro forte amicizia perdurava senza intoppi o grossi litigi.
Gli venne da sorridere nel ripercorrere velocemente quei ricordi. Poi sollevò lo sguardo e vide una ragazza trascinarsi dietro una valigia con aria stanca ma palesemente felice.
Buon compleanno mia preziosissima Eri! **
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kuga Terunori, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Takumi Aldini, Tsukasa Eishi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Thank you, my fujoshi friend


C’era una cosa molto importante che bisognava sapere su Kuga Terunori, ottavo seggio tra i Dieci Eletti della Tootsuki: aveva un gran brutto carattere, oltre ad essere decisamente egocentrico, permaloso e melodrammatico.
E c’era un’altra cosa, altrettanto importante, da sapere: Kuga era innamorato perdutamente di Eishi Tsukasa, primo seggio, un anno più grande, affascinante, in gamba, irraggiungibile. Ovviamente, questo non si premurava mai di ammetterlo.
Giusto, perché Kuga Terunori era anche incredibilmente orgoglioso. Avrebbe preferito tagliarsi i capelli a zero, rinunciare alla sua amata cucina cinese, rinunciare al posto di ottavo seggio, ma mai, ed era giusto sottolinearlo, mai, avrebbe ammesso di provare qualcosa. 
Quella tranquilla mattinata di novembre, le cose sembravano stare andando come sempre. Kuga si lamentava come al solito con il suo migliore amico Soma, che pazientemente lo sopportava.
“Quell’Eishi Tsukasa… non lo tollero! Si crede più in gamba di me”.
“… Beh, ci sarà un motivo se è più in alto di te, no?”, sbuffò Soma annoiato.
“Piantala di ripeterlo! E va bene, ammetto che ha molto talento. Ma se è davvero così, perché si rifiuta di sfidarmi? Mi ha battuto una volta e intendo riprendermi la mia rivincita. E lui si rifiuta categoricamente. Cosa c’è, non mi ritiene un degno avversario? Pensa che io abbia paura? Ah, gli farò vedere io chi ha paura…!”.
Ed eccolo che iniziava di nuovo con uno dei suoi soliti e interminabili sproloqui.
Ci voleva davvero tanta pazienza, ma oramai Soma c’era abituato. Fu proprio quest’ultimo a guardare l’orologio che portava al polso e a interrompere Kuga.
“Ma tra poco non hai tipo un appuntamento?”.
“Giusto! Me n’ero quasi scordato, devo uscire prima da scuola e andare in aeroporto.”
“Se è per Tsukasa, penso che Eri-chan te lo perdonerà”.
“STAI ZITTO!”.
Almeno, Kuga aveva trovato un modo per distrarsi. Dopotutto, lui aveva anche cose più importanti a cui pensare, no?
Lasciata la scuola, la meta successiva fu l'aeroporto. Sì, perché quel giorno in particolare, una persona per lui importante, giunta da modo lontano, veniva lì a trovarlo.
Attese vicino ai gate per circa venti minuti, controllando di tanto in tanto l’orario. Quella visita era in assoluto quello che gli ci voleva. Soltanto gli amici potevano aiutarti in certi casi. La sua migliore amica poi sapeva sempre come tirargli su il morale, in un modo o nell’altro.
Quasi gli venne da sorridere se ripensava a come si erano conosciuti. Circa due anni prima, aveva incontrato Erika a Tokyo, durante il primo viaggio di quest’ultima nella capitale del Giappone. L’aveva vista insieme alle sue tre migliori amiche alla ricerca di un ristorante a basso prezzo, ed era stato allora che gli si era avvicinata per chiedergli informazioni. Da quel momento non si erano più lasciati. E nonostante la distanza e le differenza culturali, la loro forte amicizia perdurava senza intoppi o grossi litigi.
Gli venne da sorridere nel ripercorrere velocemente quei ricordi. Poi sollevò lo sguardo e vide una ragazza trascinarsi dietro una valigia con aria stanca ma palesemente felice. Aveva dei grandi occhi e profondi occhi e i lunghi capelli castani, un sorriso gentile e i lineamenti dolci. Ed era alta quanto lui, il che era tutto un dire.
Sollevò una mano per salutarla.
"Eriii-chaan! Da questa parte!".
L'altra allora, dopo averlo adocchiato, accelerò il passo, andandogli incontro e abbracciandolo.
"Kugaaa! Finalmente, il viaggio mi è sembrato infinito! Come stai mio diversamente alto amico?".
"Bene, mia altrettanto diversamente alta amica!", ribatté lui, ricambiando l'abbraccio. Erika era una delle poche a cui permetteva di scherzare sulla questione "altezza" senza dare di matto... la maggior parte delle volte.
"Oh, sei crudele", ironica si portò le mani sui fianchi. "Ti sembra questo il modo di trattare una tua ospite? Oggi  compio anche gli anni".
"Ah, mi farò perdonare", disse afferrando la sua valigia. "Prima di tutto, passiamo da casa mia e posiamo la tua roba. E stasera si esce".
"Serata sushi?", domandò speranzosa.
"Serata sushi".
"Mi conosci troppo bene!", esclamò portandogli un braccio intorno alle spalle. Insieme presero la metro, mentre conversavano del più e del meno e sullo stancante viaggio di dodici ore che aveva privato Erika di ogni energia. Tuttavia non sarebbe stato questo ad intaccare il suo buon umore.
"Stasera c'è anche Soma con noi?", domandò.
"Certo. Lui e anche Takumi. Penso sia normale, oramai stanno insieme".
Gli occhi della sua migliore amica si illuminarono.
"Mi sembra ovvio! Quei due sono fatti per stare insieme, sono così carini! Vorrei tanto abbracciarli!". In evidente disagio, Kuga si schiarì la voce.
"Eri-chan. Non alzare la voce, ci stanno guardando tutti!".
"Non sto dicendo niente di male", chiarì. "E a proposito di gente carina che sta insieme... come va con il tuo adorato Tsukassan?".
Quello era stato un colpo basso. Un colpo molto basso. Perché semplicemente a Kuga bastava davvero poco, praticamente nulla, per andare in escandescenza.
"LUI NON È IL MIO TSUKASSAN, CHE DIAMINE!".
"Sssh, Kuga, ci guardano tutti", Erika pareva divertita, poichè effettivamente tutti i presenti in metro si erano voltati a guardare malamente il povero Terunori, il quale arrossì vistosamente. Non avrebbe parlato fin quando non sarebbe uscito di lì.
E ciò avvenne circa mezz'ora dopo, Kuga entrò in casa sua senza grazia alcuna, sbattendo la porta e accendendo la luce.
"Eccoci qui!", esclamò. "Senti, ti lascio il bagno libero, farai meglio a prepararti".
Erika poggiò la valigia sul pavimento, guardando poi con aria interrogativa il suo migliore amico.
"Quindi stasera Tsukasa non ci sarà?".
"Beh, non vedo perché quell'individuo dovrebbe essere con noi!", sbraitò. "Senti, vado a scegliere cosa indossare stasera. Tu datti una mossa e non finire tutta l'acqua calda".
Una volta rimasta sola, Erika si ritrovò a sospirare e a scuotere il capo. Kuga era veramente incorreggibile. Se avesse lasciato tutto in mano sua, avrebbe aspettato secoli prima di vederlo insieme a Tsukasa. E questo non lo poteva permettere. In quanto migliore amica, doveva fare qualcosa per avvicinare quei due.
Lo sguardo cadde sul telefono lasciato sul tavolo. E a quel punto un'idea le balenò alla mente. Kuga sarebbe andato fuori di testa, ma doveva agire per un bene di gran lunga superiore...


Ore 20.30

Tra i due sembrava che il festeggiato fosse proprio Kuga. Quest'ultimo infatti sembrava piuttosto eccitato, mentre invece Erika era stranamente silenziosa. Non che ci stesse facendo molto caso ovviamente. Terunori era completamente all'oscuro di cosa la sua migliore amica avesse combinato.
Cinque minuti dopo, i due furono raggiunti da Soma e Takumi.
"Ciao, ragazzi!", esclamò il primo. "Eri-chan, da quanto tempo!".
"Soma, Takumi!", fece lei con adorazione. "Ogni volta che vi vedo siete sempre più belli. Posso farvi una foto? Ma che chiedo a fare, certo che posso".
"Ti prego, non cominciare", pregò il biondo. "Questi tuoi atteggiamenti mi mettono a disagio".
Kuga allora si schiarì la voce.
"Esisto anche io, eh! Comunque, possiamo entrare?"-
Soma gli rivolse uno sguardo interrogativo.
"Ma non aspettiamo ancora qualcuno?".
"Eh? Chi?".
Non seppe neanche spiegarsi come, ma Kuga lo avvertì. Avvertì la presenza dell'unica persona che in assoluto non avrebbe voluto vedere: Tsukasa Eishi, vestito di tutto punto, affascinante e soprattutto super sexy come sempre, li stava raggiungendo a passo felpato.
"Ragazzi, eccomi!", annaspò. "Scusate, sono forse in ritardo?".
Nessuno si rese effettivamente conto del cambiamento d'espressione di Terunori. Panico, paura, disastro più totale! Perché mai quell'individuo insopportabile si trovava lì, con loro? Cos'era venuto a fare? E tra l'altro, come osava ignorarlo così facilmente?
"Buon compleanno, Eri-chan", disse gentilmente Eishi. "Sei arrivata oggi?".
"Qualche ora fa per la precisione, ti trovo bene. Vedrai, ci divertiremo".
Gli era bastato ascoltarla, percepire quella nota maliziosa, per capire. C'era sicuramente lo zampino di Erika, poco ma sicuro.
Con uno scatto la afferrò per un polso.
"Ragazzi, voi entrate e prendete pure posto, io devo dire una cosuccia ad Eri!".
"E va bene", sbuffò Soma. "Però sbrigati, ho fame!".
Rimasti soli, Kuga si voltò - con un certo lampo omicida negli occhi - verso l'amica.
"Erika, che cosa hai combinato?".
La ragazza alzò gli occhi al cielo, con fare innocente.
"Beh, io potrei aver detto a Soma di invitare anche Tsukasa".
Doveva immaginarlo. Sì, doveva immaginare che ci avrebbe messo il suo zampino.
"Che cosa hai fatto?! Ma perché? Come ti è venuta in mente una cosa simile? Ti diverti a vedermi soffrire? Dimmi la verità"
"Ehi, rilassati!", sbottò afferrandolo per le spalle. "Anzitutto, è il mio compleanno e decido io chi può esserci e chi no. Seconda cosa, l'ho fatto solamente per darti una mano. Sei perdutamente innamorato di Tsukasa, ma sei troppo orgoglioso e testardo per fare un passo verso di lui. Oltre ad essere fondamentalmente imbranato. E siccome non riesci a fare nulla, fingi di odiarlo. Ma non è così. E poi mi sono stancata di vederti  in questo stato. Voglio vederti felice".
Kuga la osservò truce.
"Lo fai soltanto perché vuoi vedere realizzati i tuoi desideri da fujoshi perversa"
"Questo è anche vero, dopotutto tu e Tsukasa siete praticamente perfetti e ammetto che sarebbe soddisfacente oltre ogni limite vedervi finalmente insieme... Ma non è solo per questo! Non sei stanco di soffrire?".
Effettivamente, quella situazione era divenuta pesante da un po' di tempo. Di amore e simili non si intendeva proprio. Gonfiò le guance.
"E io cosa dovrei fare?"
"Lascia fare a me. Adesso entriamo e godiamoci la serata", dichiarò prendendolo sottobraccio.
Godersi la serata. Certo. Facile, no?
Al tavolo, gli altri tre erano già seduti. Takumi accanto a Soma e Tsukasa con un posto vuoto accanto. Chissà chi sarebbe stato il fortunato a sederglisi vicino.
"Eccoci! Su, Kuga. Vai accanto a Tsukasa, così io posso tormentare la coppietta felice!".
Come no. Come se non sapesse della congiura alle sue spalle, robe da matti!
A braccia conserte, Terunori si sedette. Non voleva neanche guardarlo, era fin troppo imbarazzante. Stava facendo bene a fidarsi ad Erika?
... No, certo che no!
Dopo aver ordinato e dopo l'arrivo delle prime portate, Erika pensò bene di iniziare a lanciare un po' di bombe.
"Allora, Tsukasa caro... che mi dici, ti sei trovato il fidanzato?".
Kuga si strozzò con un pezzo di nigiri.
Ma avvertirlo, almeno?
"Amh... onestamente no . Sai come funziona, no? Aspetto quello giusto".
"Questo è un bene. Lo sai, quello giusto potrebbe essere molto più vicino di quanto pensi".
Nel dire ciò lanciò un calcio a Kuga da sotto il tavolo. Lui si irrigidì.
"Eri-chan, sono certa che a Tsukasa non interessa fare certi discorsi".
"Io non ho problemi".
Traditore.
"Bravo, Eishi. Così mi piaci. Cameriereeee! Ci porti del sakè!".
"Ferma!", Terunori sembrava già in panico. "Non succede mai niente di buono con l'alcol in mezzo!".
"Dai, rilassati. È la mia festa, scaldiamoci un po'".
Era andata. Completamente andata. Cosa le passava per la mente? Se non avesse bevuto almeno qualcosa avrebbe fatto capire a Tsukasa che qualcosa non andava, e questo non lo poteva permettere. Pertanto avrebbe bevuto... un pochino.  Ed effettivamente, Kuga mantenne la parola data a se stesso. Ma l’ennesimo fatto che lo riguardava, forse uno dei più importanti, era la sua totale incapacità di sopportare l’alcol.
Per questo, dopo due bicchierini di sakè, si era ritrovato già più che brillo, con il viso arrossato e la capacità di intendere e di voler molto compromessa. Non che la sua migliore amica fosse da meno, ovviamente.
“Oh, Tsukasa. È così bello che tu sia qui. Non potevi mancare, la cosa fa tanto piacere anche a Kuga, vero?”, chiese Erika rivolgendosi all’amico, semi-accasciato sul tavolo.
“Non lo so… forse! Non farmelo dire, non farmelo dire!”, boccheggiò con le guance arrossate.
“Il punto è, caro Tsukasa, che il qui presente Kuga fa di tutto per attirare le tue attenzione. Ma siccome non ci riesce, finge di odiarti. Un classico, praticamente”.
Eishi si sentiva totalmente in balia degli eventi. Non aveva avuto il coraggio di toccare un grammo di alcol, dopo aver visto come quei due si erano ridotti con tanta facilità. E come se non bastasse non sapeva proprio che dire.
“Smettila di umiliarmi, sei crudele”, sbuffò Terunori.
“Allora nega, se vuoi”, assottigliò lo sguardo. “O magari, puoi dire la verità. Dì che sei innamorato di lui da sempre. O giuro che lo faccio io”.
Tsukasa a quel punto aveva sentito il cuore perder un battito. Era risaputo che chi si trovava sotto l’effetto dell’alcol tendeva sempre a dire la verità ma… in quel caso, come avrebbe dovuto prendere le parole di Erika?
Kuga sembrava nervoso, tuttavia aveva a malapena la forza di alzarsi.
“Non lo dico. No, non lo dico”.
Takumi allora picchiettò nervosamente sulla spalla di Soma.
“La situazione qui sta degenerando. Povero Kuga, sto male per lui”, bisbigliò.
“Sta tranquillo, Erika ha un piano. E poi la aiutiamo noi”.
“Certo, adesso sì che mi sento più tranquillo. Piuttosto, portiamoli a casa di Kuga, non mi fido molto a lasciarli liberamente in giro”.
Per questo motivo, la cena finì prima del previsto. Soma reggeva il suo migliore amico, mentre Erika aveva preso Tsukasa sottobraccio, iniziando a fargli una serie di domande imbarazzanti del tipo “Sei vergine?” oppure “Tu sei proprio un seme! Lo sai cosa sono i “seme” e gli “uke”? Te lo spiego subito!”.
E quindi era partita con un’accurata descrizione.
Era insomma il disagio più totale. E una volta arrivati a casa, la situazione peggiorò. Kuga stava lentamente riprendendo coscienza di sé. E si sentiva in imbarazzo, come aveva potuto mostrarsi così fragile davanti a Tsukasa? Ma soprattutto… come aveva potuto dire certe cose? Teoricamente non aveva affermato nulla, ma non aveva neanche negato e… era un disastro! Non aveva neanche il coraggio di guardarlo negli occhi. Erika aveva messo un po’ di musica, ma nessuno sembrava dell’umore giusto per ballare.
“Andiamo, non statevene lì impalati!”. Terunori smise di torturarsi le mani e si alzò di scatto.
“Io devo andare in bagno!”.
“Magnifico! Cioè, voglio dire… bene, vai pure!”.
Quella era assolutamente una situazione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Quindi lanciò uno sguardo a Soma, il quale si rivolse a Tsukasa.
“Sai, penso che dovresti parlargli”, affermò nel tono più naturale possibile. Eishi avrebbe voluto evitare, anche lui si sentiva a disagio, ma in fondo certe cose era bene chiarirle subito. Con un sospiro quindi si alzò e andò a cercarlo.

Kuga era appena entrato in bagno e stava ora sciacquandosi il viso. Non voleva neanche sapere cosa Tsukasa pensasse di lui, avrebbe preferito sotterrarsi. Era tutta colpa dei suoi ingestibili sentimenti, odiava provarli, ma allo stesso tempo lo amava. In lui viveva il più grande controsenso di tutti i tempi.
“Ah, stupido, stupido!”, si insultò, guardandosi allo specchio. “Questo ti sta bene! Sì, ti sta bene, così impari a innamorarti del ragazzo più bello, dolce e in gamba della scuola. Ma perché-”.
“Kuga, stai bene?”.
Si voltò di scatto e fece per indietreggiare, ritrovandosi però contro il lavandino.
“Che ci fai tu qui?!”, esclamò indicandolo.
“Beh… Soma pensava che dovessi parlarti”.
“Certo, dovevo immaginarlo!”, disse stringendo un pugno. “Non c’è alcun bisogno, sto bene”.
“Guarda che non ti devi vergognare”, cominciò a dire, comprensivo. “Quando si beve si dicono tante cose. So che tu ed Erika non dicevate sul serio”.
Terunori, esasperato, poggiò le mani sul lavandino, sospirando. Non poteva farcela.
“Emh… ti senti male?”, chiese Eishi.
“Sì, Tsukasa. Mi sento male. Mi sento male perché mi esasperi con la tua totale idiozia! Io ci ho provato, giuro che ho provato in tutti i modi a disprezzarti. E dovrei, perché tu sei così perfetto, sei tutto ciò che vorrei essere e che vorrei! Ma ovviamente, che speranze posso avere io? Io che posso solo guardarti da lontano, senza mai avvicinarmi troppo. Tu per me sei irraggiungibile, questo mi fa incavolare! Sono innamorato di te da così tanto tempo che ho perfino dimenticato come è iniziata. E no, non è l’alcol che parla, maledizione!”.
Era stato uno sfogo necessario. Kuga si sentì meglio ma allo stesso tempo provò vergogna. Se mai avesse dovuto dichiararsi, avrebbe contato di farlo in un modo diverso. Invece, al solito, era stato impulsivo. Tsukasa lo guardava, gli occhi spalancati e ricolmi di incredulità. 
E il silenzio stava iniziando a diventare pesante.
Stesso silenzio che venne interrotto dal rumore di uno scatto. Kuga sollevò lo sguardo.
“Ma che è stato?”, chiese Eishi.
Pregando tutti gli dei nordici, giapponesi e greci esistenti, Terunori sperò che non si trattasse di ciò che temeva. Provò ad aprire la porta, ma quest’ultima non si mosse neanche di un millimetro.
“Oh, no. No, no, non me lo dire. NON PUÒ ESSERE SUCCESSO!”.
Al di là della porta, Erika sogghignava.
“Come facevi a sapere che la porta si chiudeva da fuori?”, domandò Soma.
“Infatti non lo sapevo. Ma una fujoshi fa di tutto per vedere realizzati i suoi sogni. Adesso chinatevi e origliamo”.
“Questo non è carino!”, tentò di dire Takumi, finendo poi trascinato anche lui inesorabilmente nei loro loschi piani.
Nel frattempo Kuga aveva indietreggiato, deglutendo a vuoto. Erika glie l’avrebbe pagata molto cara.
“Ci hanno chiuso dentro, vero?”, domandò Tsukasa, rassegnato.
“Ci hanno chiuso dentro”, confermò l’altro, sedendosi sul pavimento. “Maledizione a Eri! Mi fa impazzire!”.
Ad Eishi venne da sorridere. Decise di sedersi cautamente accanto a lui.
“Penso che faccia così perché ti vuole bene”.
“Oh, no. Tu non la conosci, lei vuole vedere realizzati i suoi sogni perversi. Crede che io e te formeremmo una bella coppia”.
“E tu… cosa pensi?”.
Quella domanda lo lasciò alquanto stupito. Strinse le gambe al petto, chinando la testa.
“Io penso che siamo così diversi, praticamente opposti. E che sono un caso perso in partenza, perché mi sono dichiarato nel modo peggiore esistente. Mezzo brillo, chiuso in un bagno. Penserai che sono un idiota!”.
Io penso che siamo così diversi, praticamente opposti. E che sono un caso perso in partenza, perché mi sono dichiarato nel modo peggiore esistente. Mezzo brillo, chiuso in un bagno. Penserai che sono un idiota!”.
Tsukasa sentì il cuore riempirsi di tenerezza. Vedere la parte più fragile di Terunori lo faceva sentire più vicino a lui.
“Non penso che tu sia un idiota. Io credevo ce l’avessi con me. Sapevo che sotto sotto mi rispettavi, ma… non avrei mai pensato ricambiassi i miei sentimenti”.
Sollevò di nuovo la testa, lo sguardo sorpreso. Aveva per caso sentito male?
“R-ricambiare?”.
Eishi annuì, le sua guance si erano leggermente colorate di rosso.
“Perché non dovresti piacermi? Tu sei una vera e propria forza della natura, sei come il sole, illumini tutto, illumini anche me. Se avessi saputo prima le tue attenzioni, mi sarei avvicinato a te molto prima. Però… meglio tardi che mai, eh?”.
Terunori deglutì a vuoto. Il cuore batteva così forte che temeva potesse udirsi. Eishi si era fatto vicino, più vicino, le sue parole e il suo profumo lo avevano inebriato. 
Sentì le lacrime pizzicargli gli occhi e si aggrappò alla sua camicia.
“Tsukasa, brutto idiota. Perché ci hai messo tanto?”.
Rise.
“Scusa. Sono proprio negato. Se me lo permetterai… rimedierò”.
Sì che glielo avrebbe permesso. Gli avrebbe permesso tutto, anche di stringere la parte di sé più inerme ed esposta. Socchiuse gli occhi. Forse quello non era il luogo più romantico del mondo, ma l’attimo era perfetto. 
Il respiro di Tsukasa era caldo come aveva sempre pensato. E le sue labbra, ora poggiate delicatamente sulle proprie, erano morbide, vellutate, il suo tocco delicato.

“Si stanno baciando!”, esultò Erika, guardando dalla serratura. “Si stanno baciando, si stanno baciando! Finalmente, era ora!”.
“Dove?”, chiese Takumi, ormai preso tanto quanto gli altri due. “Fatemi vedere!”.
“Accidenti, Eri-chan. Hai fatto l’impossibile, sei riuscita a far avvicinare quei due testoni!”.
“Perché io sono la regina indiscussa!”, prese a scuotere il rosso. “Aspetta un po’...”.

Kuga aveva gli occhi socchiusi. Ne voleva ancora e ancora di più, oramai sarebbe diventato indipendente.
“Penso che dovrai ringraziare Erika per questo”, gli fece notare Tsukasa.
“Eh? Amh… sì, forse dovrei”.
“Allora lo sei”.
“Cosa?”.
Eishi lo guardò.
“Sei il mio ragazzo”.
Il cuore perse almeno dieci battiti. Ebbe voglia di esultare, saltare, correre, piangere, ma di fatto non riuscì a fare nulla. 
“Tsukasa… io… Sì! Certo che lo sono. Io sono il tuo ragazzo!”, si alzò. “ERI-CHAN, TI RINGRAZIO!”.
Dall’altro lato, Erika sollevò le braccia al cielo in segno di vittoria.
“Sono io che ringrazio voi! Il regalo di compleanno più bello della mia vita!”.
Ed era vero. Ciò che era nato quella sera stato qualcosa di prezioso e assolutamente indissolubile. E lei ne era stata la responsabile.



Nota dell’autrice
Con questa OS faccio gli auguri a JILL SHITSUJI. Auguri tesoro, hai visto cosa ho combinato? :D
Questa storia è nata più o meno così: “Umh, il sogno di ogni fujoshi è vedere realizzate le proprie otp ma…. Se fossero proprio le fujoshi a realizzarle?”.
E quindi l’ho fatto, rendendoti la bff di Kuga. Spero tu sia IC e soprattutto che tu abbia apprezzato, perché mi sono divertita in una maniera incredibile. Diciamo che è un po’ il mio modo per ringraziarti per tutto quello che fai per me, non sto qui ad elencare. Ti voglio bene <3
Niente, spero vi piaccia e spero di riuscire a far sclerare la festeggiata :D
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Food Wars! / Vai alla pagina dell'autore: Nao Yoshikawa