Ecco qua
l’ultimo parto della mia mente malata (ovviamente soffro di
huddyte). Spero vi
piacca, perché io mi sono divertita molto a scriverla.
Recensite, mi
raccomando, e datemi consigli e critiche così mi
migliorerò! Buona lettura!
Disclaimers:
I personaggi di questa storia non appartengono a me, ma a chi li
ha creati. La storia è frutto della mia fantasia.
Ringraziamenti:
un caloroso ringraziamento ad huddy4e, luisina, ladyT,
ChrisP e Miky91
per le loro bellissime recensioni che mi rendono tanto tanto contenta;
poi un
altro affettuoso ringraziamento va a huddy4e, Malandrina_Weasley e
Miky91 per
aver inserito la storia tra i preferiti. Grazie a tutti per il sostegno!
Era una
fredda giornata di novembre e Lisa Cuddy guardava le vetrine per
ammazzare il
tempo mentre Gregory House era fermo al rifornimento di benzina
perché la moto
era rimasta a secco. Erano ormai le otto passate e Cuddy avvertiva la
stanchezza di quella lunga giornata. Anche se adesso stava con House,
non era
cambiato nulla nell’atteggiamento del cinico diagnosta:
continuava a fare come
gli pareva senza chiedere il suo permesso, le faceva richieste assurde
e prima
di curare un paziente rischiava di ammazzarlo due o tre volte.
Continuava a
distruggere i macchinari dell’ospedale e ad offendere i
pazienti che
puntualmente gli facevano causa. Non aveva nemmeno smesso di fare le
sue
battutine su di lei, anzi ora le faceva davanti a tutti. Tuttavia, per
quanto
lo rimproverasse e dicesse di odiare i suoi comportamenti sconsiderati,
quello
era il suo Greg e lei non lo
avrebbe
mai cambiato con nessun altro. Era ferma davanti la vetrina di una
gioielleria
e la sua attenzione era stata catturata da un solitario: un brillante
di tre
carati, taglio a goccia, incastonato su una fascia di oro bianco. La
sua
attenzione fu catturata da una voce alle sue spalle.
“Ti
muovi? Il sole è ormai calato
all’orizzonte.”
Sempre
carino, il ragazzo.
Si
voltò
e lo trovò in sella alla moto con la testa appoggiata ad un
braccio, la sua
solita espressione da bambino annoiato. Sospirò.
“Arrivo.”
***
Lisa
Cuddy era arrabbiata. Anzi, “arrabbiata” non
bastava a definire il suo umore.
Era a dir poco furiosa. House era in ritardo. Non che fosse una
novità, ma quel
giorno c’era un importante incontro con degli importanti
finanziatori ed era
molto importante che lui ci fosse. Ovviamente ad House importava solo
quello
che era importante per lui. Irruppe nel suo ufficio appena cinque
minuti prima
che i finanziatori arrivassero.
“Buongiorno,
raggio di sole!”
“Ma
hai
visto che ore sono?! Hai totalmente perso la testa?! Questo era
l’unico giorno
in cui dovevi degnarti di arrivare puntuale! Ma sai una cosa? Non sei
tu che
sbagli, o meglio, non più del solito. Sono io che continuo
come una cretina a
confidare nel tuo buonsenso che evidentemente non esiste!”
Lui
sembrava annoiato.
“Hai
finito?”
“Sì,
sì.
Sentiamo che scusa ti inventerai oggi. Avanti.”
“Sono
andato in gioielleria a comprarti un anello.”
Lo disse
come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Cuddy ovviamente
non gli credette.
“Certo.
E pretendi che io ci creda?”
“Se
non
ci credi, posso dimostrartelo.”
Ed
estrasse una scatolina dalla tasca interna della giacca a vento che
metteva
sempre quando andava in moto. Lei rimase allibita, ma dopo un secondo
il suo
cervello le suggerì di non fidarsi delle apparenze
perché era impossibile che
Gregory House avesse fatto una cosa simile.
“House,
quella scatola è vuota.”
“Ma
cosa
bisogna fare per convincerti?!”
Girò
attorno alla sua scrivania e le si inginocchiò davanti a
fatica a causa della
gamba. Aprì la scatoletta e rivelò
l’anello che lei aveva visto in gioielleria
la sera precedente. Cuddy era esterrefatta.
“Lisa
Cuddy, mio raggio di sole, mia rompiscatole preferita, mio
insopportabile capo,
vorresti sposarmi?”
Cuddy
guardò ancora l’anello.
“Ma
come
sapevi che…”
“Wilson.”
Fu la pronta risposta. “Ora per favore puoi rispondere?
Rischio che mi si
immobilizzi la gamba e non riesca più ad alzarmi.”
Lisa gli
sorrise. Era felice come non mai.
“Greg
House, fonte di ogni mi esaurimento nervoso, responsabile della
distruzione di
parte del mio ospedale, costante ritardatario…”
Avrebbe voluto continuare per
tenerlo sulle spine, ma vide che era impaziente come mai lo aveva visto
e
decise di concludere. “Certo che lo voglio!”
Lui le
mise l’anello al dito e finalmente si alzò. Anche
lei si alzò dalla sedia e gli
gettò le braccia al collo. Lo baciò con passione.
In fondo, i finanziatori potevano
anche aspettare qualche minuto…