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Autore: destiel87    30/11/2018    0 recensioni
Sette sono le Dee che cambieranno il destino dell' eroe Sigfried, giunto dalle terre nordiche fino alle sponde della grecia.
Afrodite, dea dell' amore, Ixchel, dea della passione, Hel, lunare e gelida come i monti dove dimora.
Ecate, dea degli incantesimi, Atena, dea della saggezza e della guerra, Artemide, la vergine cacciatrice.
Ed infine, Perfesone, malinconica regina dell' oltretomba...
Ad accompagnarlo nelle sue avventure, il fidato destriero alato Pegaso, e la veggente guerriera Cassandra.
A sfidare la sua ira e la sua spada, il valoroso e crudele Ares, ed Ade, dio dei morti e delle ombre.
(Nota: I personaggi della storia sono ispirati alla mitologia greca, romana e normanna)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 11: L' ARCO DI ARTEMIDE






La luna splendeva alta nel cielo senza stelle, illuminando timidamente i boschi sacri, dove i nostri eroi vagavano da ore, in cerca della dea.
Stanchi e preoccupati, camminavano in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
Sigfried si domandava se avrebbe avuto la forza di sconfiggere Ares, qualora la dea non fosse stata propensa a concedergli il suo aiuto.
Cassandra si domandava se avrebbe avuto il coraggio per scagliare la freccia mortale, ed uccidere così un dio… Ma più in profondità, una parte di se stessa si chiedeva se avrebbe avuto il coraggio di confessare a Sigfried i suoi sentimenti.
Tante domande affollavano le loro menti, ma nessuna risposta arrivava a placare i loro animi.
Il bosco era silenzioso quella sera, c’ era una lieve brezza che gli accompagnava da quando erano entrati nel bosco, e senza che loro se ne accorgessero, gli stava spingendo nella direzione voluta dalla dea, che osservava i mortali nascosta tra i grandi alberi.
Ad un certo punto, i due ebbero l’ impressione che qualcuno gli stesse seguendo, sentivano dei rumori provenire alla loro destra e poco dopo dalla loro sinistra, ma più cercavano di raggiungerli, più essi svanivano.
A volte gli sembrava di vedere il viso di una donna, nascondersi tra gli alberi. Altre volte gli sembrò di veder fluttuare una veste azzurra tra i cespugli, altre volte ancora scorgevano solo i capelli neri e riccioluti, ma sempre, essi svanivano nel buio.
Un momento qualcosa di muoveva tra gli alberi di fronte a loro, e un momento dopo non c’ era più nulla, quasi fossero degli spettri a seguirgli.
Continuarono a camminare, con la costante sensazione di non essere soli.
“Ci stà cacciando…” Esclamò Sigfried, guardandosi intorno sospettoso.
Molte volte aveva seguito e cacciato le sue prede, ma mai, era stato lui stesso una di loro.
Il tempo di fare pochi passi, ed una freccia si conficcò sul terreno, proprio accanto al suo piede.
Sigfried indietreggiò un poco, estraendo la spada.
Guardando di fronte a loro, i due poterono scorgere con chiarezza la dea, in tutto il suo ancestrale splendore.
Era una donna alta e vigorosa, con braccia forti e mani ben salde sul suo grande arco dorato.
Aveva lo sguardo fiero e determinato, capelli neri e riccioli che si muovevano fluidi nel vento, la veste azzurra che ondeggiava ad ogni suo passo, mostrando i piedi nudi.
Cassandra sorrise e fece un passo verso di lei, colma di speranza.
Artemide scagliò subito una freccia che le arrivò ai piedi, fermando il suo cammino.
“Cassandra stai attenta! Non muoverti!” Disse Sigfried, correndo verso di lei.
La fanciulla aveva il respiro pesante ed era pallida in volto, tuttavia, continuò a guardare la dea, forte della sua determinazione.
Mosse un piede, scavalcando la freccia, poi mosse anche l’ altro, continuando a camminare senza distogliere lo sguardo da quello di Artemide, ricambiando la sua sfida.
La dea si preparò per incoccare la freccia, tendendo la corda argentata del suo grande arco.
“Cassandra! Fermati ti prego!” Urlò disperato il cavaliere, tendendo il braccio per afferrarla.
A nulla servirono le sue parole, poiché lei continuò a camminare, finchè non si udì il sibilo della freccia.
Cassandra non si fermò, ma chiuse per un’ istante gli occhi, rivolgendo una preghiera ad Atena.
Quando gli riaprì, la freccia si era tramutata in un raggio di luce che la avvolgeva completamente.
Brillò intorno a lei per qualche momento, prima di posarsi sulla sua pelle, tramutandosi in polvere dorata.
Solo allora la dea abbassò l’ arco, poi la studiò attentamente, prima di avvicinarsi a lei.
Quando fu al suo cospetto, Cassandra si inginocchiò ai suoi piedi, chinando il capo.
“Qual’ è il tuo nome mortale?” Le chiese Artemide, alzandole il viso con le dita.
“Cassandra, mia dea.” Rispose la fanciulla, guardando dritto nei suoi occhi castani e profondi.
“Hai dimostrato coraggio, Cassandra. Molti sono i mortali che si sono avventurati in questi boschi, pochi coloro che non sono arretrati di fronte al mio arco. Ancor meno, quelli che sono sopravvissuti per poterlo raccontare. Questa notte mi hai mostrato il tuo valore, non indietreggiando di fronte al pericolo. Uomini più forti e saggi, non hanno avuto la tua forza.”
“Mi onori con le tue parole, Artemide. Intrepida dea della caccia, protettrice della natura e delle vergini, indomabile e audace guerriera. Vengo a te, con la speranza che tu possa perorare la nostra nobile causa.” Ripose Cassandra, giungendo le mani in preghiera.
“Dimmi dunque, quale dolore affligge la tua anima mortale?”
“Salva Tebe, mia dea. Essa è in grave pericolo, e verrà distrutta senza il tuo aiuto.”
“Tebe? Perché dovrebbe interessarmi la sua sorte? Gli esseri umani vivono e muoiono, è stato così fin dall’ alba dei tempi, che sia per la malattia o la spada, non è mio compito impedire che questo accada.
Nei lunghi anni che ho passato su queste terre, ho assistito a molte guerre, ho visto il sangue scorrere e bagnare la terra, ma da questa, sono poi nate delle piante, che si sono tramutati in alberi con il passare del tempo. Le città possono essere ricostruite, i figli possono brandire le spade dei padri, e il corso degli eventi riprenderà il suo eterno cammino.”
“Ciò che dici è vero Artemide – Esclamò Sigfried – Ma colui che distruggerà Tebe e ucciderà i suoi abitanti, altri non è che tuo fratello Ares. Il dio della guerra è cieco nella sua furia, massacrerà chiunque al suo passaggio, donne e infanti, vecchi e malati, brucerà i boschi e le case, finchè di Tebe non rimarrà che la cenere! Questa non è una guerra, come non lo sarebbe tra uomini e formiche… Questo è uno sterminio! ”
La dea sembrò inorridire al pensiero di tanta crudeltà, e una sottile lacrima bagnò la sua pallida guancia.
“Oh che infausta sorte, che terribile tragedia, incombe sulla città e sui suoi sventurati abitanti. Se sarà Ares a scatenare questa guerra, di loro non rimarrà che il ricordo. Il mio animo soffre, al pensiero di quelle povere creature abbandonate al proprio destino. Tuttavia, egli è il dio della guerra, non sarebbe saggio da parte mia, sfidare mio fratello.”
“Avete forse paura?!” La incitò Sigfried.
Non era con la compassione ed il dolore che sarebbero arrivati al cuore della dea, ma con l’ orgoglio del guerriero, pensò il cavaliere.
Come aveva previsto, Artemide si infuriò, e un vento forte e gelido s’ innalzò dai suoi piedi, colpendogli così forte da costringergli ad arretrare di qualche passo.
“Paura? Gli dei non conoscono la paura! Come osi insultarmi, tu che non sei altro che ossa e carne?!”
“Perdonami Artemide. Non è mio volere offenderti, ma se tu che sei una guerriera immortale, arretri di fronte ad un essere più potente di te, non dimostri forse di avere paura?” Replicò Sigfried.
“E cosa direbbero gli uomini, nel vederti scappare di fronte al pericolo, mentre due mortali sfidano il dio? Ti rispetterebbero ancora? Ti offrirebbero ricchi sacrifici? Verrebbero da te in cerca di aiuto e protezione, se ora gli abbandoni? Io non credo…”
“Taci! Non mi interessa quello che credi… - Rispose lei, sempre più adirata. - Ci sono cose che vanno al di là della tua comprensione! Perché dovrei morire, per salvare un popolo che non mi appartiene? Con il passare del tempo si dimenticheranno di questa tragedia, e torneranno da me a implorare forza e coraggio. Devo solo attendere, e loro si prostreranno di nuovo ai miei piedi.”
“Ma se fossi tu a liberare Tebe da questa avversa sorte, verresti ricordata in eterno come la loro salvatrice. Onore e gloria ti accompagnerebbero per l’ eternità, e ti verrebbero offerti sacrifici ogni giorno della tua esistenza. Se fossi tu a sconfiggere Ares, al solo udire il tuo nome, i guerrieri tremeranno di paura e gli infanti si stringeranno al petto della madre. Saresti considerata dai mortali e dagli immortali, la guerriera più forte e valorosa, la sola ad aver sconfitto il dio della guerra.”
Le parole di Sigfried arrivarono fino al cuore di Artemide, che ammaliata da simili promesse, non seppe resistergli.
“Ebbene cavaliere, le tue parole hanno sciolto i miei dubbi. Non esiste preda più forte e maestosa di Ares, e dunque, non ci sarebbe cacciatrice più forte di me, se dovessi sconfiggerlo. Vi aiuterò… Quando sarete al cospetto di mio fratello, invocate il mio nome, ed io apparirò. Ma ricordate che l’ arco ha una volontà sua, e non si può prevedere ciò che sceglierà.
Una sola freccia è causa di morte, se il cuore del nemico è nero come la notte e freddo come la pietra, ma se esso è innocente, nessun male potrà essergli fatto. Se le vostre parole sono vere, allora Ares morirà. Altrimenti, ci rincontreremo sulle sponde del fiume Stige.”
Così dicendo, la dea scomparve dalla loro vista, tramutandosi in un fascio di luce che andò a raggiungere la luna.
Cassandra si gettò tra le braccia di Sigfried, ancora tremante per l’ emozione.
Restarono così avvinghiati qualche momento, beandosi della reciproca compagnia.
“Prima che questa battaglia abbia inizio, devo confessarvi una cosa, Cassandra. Non voglio combattere, con questo peso che mi affligge l’ animo. E se gli dei decideranno che è giunta la mia ora, allora voglio varcare il regno dei morti con il cuore in pace. Nel corso dei miei lunghi viaggi, ho conosciuto molte donne: Donne dolci come il miele, altre selvagge come tigri, altre ancora erano ricche e bellissime... Ma solo in voi ho conosciuto il vero coraggio. Sento che i nostri animi sono affini, legati da un destino molto più grande di noi. Sono certo che il vostro cuore desidera ciò che è già nel mio… Libertà, avventura, e amore. E se voi vorrete concedermi il vostro, io potrò morire da uomo felice.”
Cassandra aveva il volto rigato da molte lacrime, ma sorrideva, stringendo più forte il cavaliere.
“Non dite queste parole… Ora che finalmente ho conosciuto l’ amore, non voglio separarmene così in fretta. Qualunque sorte vi riservino gli dei, io sarò al vostro fianco. Dovessimo anche attraversare il fiume Stige, lo faremo insieme.” Si avvicinò un poco alle sue labbra, fino a baciarle timidamente.
Lui ricambiò il bacio, accarezzando le sue guance calde e rosse.
Nonostante avesse baciato molte belle donne, non aveva mai provato un sentimento simile… Come se in qualche modo, non fossero solo i loro corpi ad unirsi, ma anche le loro anime immortali.
 
Nota: Artemide, per i romani Diana, era la sorella gemella di Apollo. Fu una tra le più venerate divinità dell'Olimpo e la sua origine risale ai tempi più antichi. Era la dea della caccia, degli animali, dei boschi, del tiro con l'arco, della verginità e anche una divinità lunare personificazione della "Luna crescente".

 Nota: Nella mitologia lo Stige era uno dei fiumi degli inferi: esso si estendeva in nove grandi meandri che formavano una palude, detta palude Stigia, che ostacolava la strada per arrivare al vestibolo dell'oltretomba. Le sue acque avevano anche il potere di dare l'invulnerabilità: secondo il mito, infatti, è qui che Teti immerse il figlio neonato Achille per renderlo pari agli dei, tenendolo però per il tallone che non fu quindi toccato dall'acqua, rendendolo vulnerabile.
 
  
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