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Autore: obidoia    01/12/2018    0 recensioni
Dal testo: "E ancora nei secoli successivi alla grande lotta, le persone terrorizzate pregavano rintanate e nascoste nelle loro case affinché gli Dei potessero garantire loro la sopravvivenza. Ma si sbagliavano, perché non sempre il Dio che ci si aspetta di vedere davanti è quello giusto."
Kalia non credeva. Chiusa nella sua piccola bolla di quotidianità e ignoranza non voleva credere o vedere. Poi incontra Lui.
"IO SONO DIO"
E lei gli crede.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5


Suonò la sveglia, il sole che penetrava tra le persiane indicava l'inizio di un altro giorno. Un giorno uguale agli altri.

Era passata una settimana da quando l'uomo ubriaco che mi aveva assalito è morto. Niente era cambiato. Jason il ragazzo tutto muscoli che avevo incontrato al parco non si era più fatto sentire, non ne ero meravigliata, ma solo un po' delusa. A peggiorare la settimana inoltre ci aveva pensato Liz. La quale ci aveva provato spudoratamente con Micael per tutto il tempo, facendo la leccapiedi e gli occhi dolci, e lui non è che la ignorava o la ammoniva, no, lui ci stava!! Perfino durante un'interrogazione quando lei non aveva saputo dire niente, se non che il libro sacro dei mussulmani era la Bibbia, lui le aveva dato 8! Mentre a me ( che avevo saputo dire tutto alla perfezione ) un misero 6+, e il perché di questo voto era stato: << Hai un linguaggio che potrebbe essere usato nel medioevo >>.

Quella volta mi ero talmente arrabbiata che per poco non presi una nota di demerito, e in più nella rabbia totale lo chiamai perfino Micael. L'avevo chiamato per nome, e con il nome sbagliato! Appena lo avevo pronunciato lui mi aveva trafitto con lo sguardo, uno sguardo quasi con odio.

Infatti appena arrivata a scuola sarei dovuta andare in aula professori perché aveva detto che mi voleva parlare. Dovevo dire che ero leggermente preoccupata, ma anche eccitata di andargli a parlare. Che vorrà mai dirmi?

Entrai a scuola alle sette e mezza del mattino, mezz'ora prima dell'inizio delle lezioni, sperando che lui fosse già a scuola così da togliermi subito il pensiero. Per quanto passi il tempo e Micael sia diventato il mio professore mi risultava molto difficile dargli del lei o chiamarlo per cognome, anche se dovevo dire che alla fine non avevo molta confidenza con lui...

Camminai lentamente per i corridoi dell'edificio, incontrando ogni tanto qualche studente, per lo più secchioni che arrivavano a scuola tre ore prima che la lezione cominci, io proprio non li capivo.

Man mano che mi avvicinavo alla destinazione il mio corpo iniziò a tremare, come se avessi avuto dei brividi di freddo. Ma in fondo per cosa dovevo avere paura? Svoltai a destra.

Poco dopo arrivai davanti alla porta dell'aula degli insegnanti, ma mi fermai con la mano a mezz'aria. C'era qualcosa di strano la dentro, era come se percepissi qualcosa, di oscuro, come se fosse bloccato. Riuscii a sentire una forza, una forza terribile opprimermi, e incominciai a spaventarmi. Cos'erano tutte queste sensazioni? Il mio cervello ripeteva ininterrottamente la frase “non aprire quella porta”, come nei film horror, con la differenza che questo era il mondo reale.

Il mio respiro iniziò improvvisamente a farsi corto e il cuore a battermi all'impazzata. Terrorizzata, i muscoli della mano contrariamente alla volontà del cervello aprirono la porta, e se prima il mio cuore batteva freneticamente ora era morto stecchito e non faceva una battito.

Rimasi lì in piedi, impalata e incapace di muovermi di fronte alla scena che si stava consumando davanti ai miei occhi. L'aula dei professori era completamente vuota, non fosse per il fatto che a circa due metri di distanza da me si trovassero Micael e Liz, occupati in un bacio passionale che non sembrava essere neanche il primo. Sentii come in lontananza un rumore di vetri infrangersi,ma mi ci volle un po' per capire che quei rumori non provenivano dall'esterno ma da dentro di me.

Mi scappò un singhiozzo, non troppo numeroso, ma abbastanza da attirare l'attenzione degli altri due. Delle lacrime scapparono al mio controllo iniziando a bagnarmi le guance. Liz si girò verso di me, ma era come se non mi stesse guardando, il suo volto era completamente inespressivo, quasi come se non avesse un'anima. Avevo paura di cadere da un momento all'altro a causa delle ginocchia che mi iniziarono a tremare. Spostai lo sguardo da una persona all'altra ancora di incapace di credere a quello a cui avevo appena assistito. Mi sentivo mancare l'aria.

Micael era mutato. Si mutato, non sapevo dire come o perché ma avvertito che c'era qualcosa di diverso in lui. Non sembrava qualcosa di normale, lui non sembrava umano. E il cambiamento non sembrava dettato da delle semplici lenti a contatto o da una tinta per capelli. Infatti la morbida chioma color ebano e gli occhi nocciola non sembravano esistere più. Anche il suo meraviglioso sorriso che di solito incorniciava il suo viso era sparito. Al loro posto capelli corvini e occhi rossi come il sangue prevalevano.

Per quanto assurdamente spaventosa fosse la situazione non riuscivo a staccare lo sguardo da essi. Stavo avendo delle allucinazioni? Oppure mi trovavo in un sogno? La mia mente viaggiava mentre tutto quello che mi circondava sembrava ricordare più in incubo. Quei terribili occhi mi ipnotizzavano. Erano di un colore rosso che non avevo mai visto. Mi ricordava il sangue, il fuoco ma anche la lussuria. Ma c'era una cosa che più mi spaventava di essi, e quando riuscii a percepirla fu come se la mia stessa anima fosse stata bruciata, perché in quegli occhi, in profondità, io riuscivo a vedere l'inferno.

Più mantenevo lo sguardo e più riuscivo a percepire cose, non naturali, non umane. Micael mi osservò di rimando, quasi volesse sfidarmi, e infine mi sorrise. Ma era un sorriso spregevole, quasi fosse un ghigno. Sentivo la sua potenza, percepivo la morte nel suo essere.

Lasciò le mani di Liz avvicinandosi lentamente a me, con piccoli passi, fino a quando non mi fu davanti continuandomi a fissare con quegli occhi. Mentre tremavo con il respiro affannato volevo scappare e chiamare aiuto, ma non potevo distogliere lo sguardo da quella creatura. Lentamente, con movimenti quasi impercettibili, alzò le mani dai suoi fianchi posandole sulle mie guance. In completo contrasto con quello che avevo provato finora provo una sensazione quasi celestiale, e improvvisamente non ho più paura. Mi sentivo al sicuro, come se riuscissi a fidarmi completamente di lui anche dopo tutto quello a cui ero stata testimone.

Involontariamente sorrido, ma lievemente come se fossi in qualche modo ancora intimorita dalla sa presenza. Il suo sguardo mi fece capire chiaramente che era sorpreso, non si era aspettato che io... lo capissi. Ma in fondo cosa c'era da capire' lui non era umano. La sua espressione cambiò di nuovo diventando ostinata e più dura, come se non volesse accettare il fatto che io lo comprendevo, che non avevo paura di lui.

<< Tu sei strana. >> la sua voce era molto profonda, quasi divertita.

Ero io quella strana? Di certo non ero io a portare l'inferno negli occhi. D'improvviso diventò di nuovo serio.

<< Ora ti mostrerò una cosa e imparerai ad avere paura di me. >>

Ora stavo ricominciando a tremare, ma non sapevo se era per l'agitazione o la pura. Cosa voleva mostrarmi? Chiuse gli occhi avvicinando il suo viso al mio. Per un attimo ebbi l'impressione che mi volesse baciare, ma mi sbagliavo. Avvicinò i suo occhi ai miei, premendo le nostre fronti una all'altra mentre con una mano gentilmente mi teneva la nuca. Aveva ancora gli occhi chiusi. Fece un sospiro, come per prepararsi e allo stesso tempo non fosse sicuro di quello che stava per fare. Poi, all'improvviso aprì gli occhi, e io urlai.

Attraverso i suoi occhi riuscivo a percepire tutto. I dolori, le angosce, le paure, le urla di tutti gli esseri umani presenti sulla terra e di quelli già scomparsi. Continuavo ad urlare, le mie urla erano le loro urla, imploranti, soffocanti, che pregavano, piene di dolore e di odio. Questo era l'inferno. Il dolore, quella era la cosa che mi spaventava di più mentre continuavo ad urlare incapace di smettere. Quanto dolore e sofferenza potevano esistere al mondo?! E io li stavo percependo tutte quante in un colpo solo. Stavo per svenire, lo sentivo. Come poteva una persona normale percepire o anche solo tentare di comprendere tutte queste cose?

Poi Micael richiuse gli occhi e io smisi di urlare, accasciandomi a terra, esausta e priva di ogni forza, come prosciugata. Il mio corpo era scosso interamente da brividi, non riuscivo a respirare a causa dei singhiozzi e gli occhi cominciarono a gonfiarsi a causa delle lacrime.

<> pronunciò senza aggiungere altro.

Cosa voleva dire? Ero terrorizzata e impaurita da lui. Chi era? Cosa voleva da me?! Mi alzai a fatica, ancora tremolante, non riuscivo a reggermi in piedi. Lo guardai implorandolo di lasciarmi andare via. I suoi occhi ancora colore rosso fuoco mi fissarono circospetti.

<< Vattene. >> ordinò ringhiando e io corsi via, sperando che tutto quello fosse solo il più brutto degli incubi.

Arrivai a casa con la testa che mi girava convulsamente e prima ancora che io riuscissi a togliermi le scarpe svenni sul tappeto del corridoio.

  
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