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Autore: Giulia_Dragon    14/12/2018    0 recensioni
Dopo la distruzione dell'Unico Anello la Terra di Mezzo si prepara a vivere un'epoca fatta di pace, non più oscurata dall'ombra di Sauron.
Durante uno dei loro tanti vagabondaggi per le Terre Selvagge Legolas e Gimli riescono a sfuggire per un soffio ad un branco di mannari.
Quando giungono in vista di un villaggio di esseri umani lo trovano raso al suolo. A questo punto i due amici decidono di indagare sull'origine di quell'attacco e si confidano con il padre di Gimli, Gloin. Il nano rivela ai due che gli orchi che hanno distrutto quel villaggio sono gli stessi che anni prima inseguivano lui e i suoi compagni. Per Legolas e Gimli inizia così un lungo viaggio nel passato, per aiutare i nani a riconquistare la montagna solitaria e chiudere per sempre il portale che collega passato e presente.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Azog il profanatore, Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gimli, Legolas, Thranduil
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Capitolo 1 Scricchiolii nella notte – Legolas

 

Gimli dormiva, e il suo russare mi aveva destato dallo stato di dormiveglia che mi aveva assalito giusto qualche minuto prima.

Il silenzio della notte aveva avvolto completamente le Terre Selvagge, non sentivo nemmeno i versi degli animali notturni, era come se il tempo si fosse momentaneamente fermato.

Lanciai uno sguardo al falò che avevamo acceso prima di dormire e notai che era spento. Sbuffai contrariato mentre cercavo un ramo secco per poter riaccendere il fuoco senza svegliare Gimli.

Dal canto suo il nano brontoló qualcosa nel sonno voltandomi le spalle e andando a cozzare con la testa contro i bagagli che avevamo ammucchiato poco distante.

Trattenni una risata mentre mi accingevo a riaccendere il fuoco. Ci eravamo accampati in una zona abbastanza lontana dai rari villaggi che si estendevano in quelle aree aspre e inospitali della Terra di Mezzo, sotto un grande albero che doveva essere lì da molti secoli per la grandezza del suo tronco. Erano quasi due settimane che io e Gimli eravamo in viaggio, senza una meta precisa.

Il cavallo che ci aveva accompagnato fin lì stava dormendo a poca distanza da noi.

Era incredibile pensare a quanto tempo fosse passato da quando l'Unico era stato distrutto.

Da quando la compagnia si era sciolta, almeno ufficialmente, perché l'amicizia che ci legava non poteva essere recisa per nessun motivo al mondo.

Stavo appunto pensando ai miei amici quando uno strano scricchiolio arrivò alle mie orecchie di elfo facendomi balzare in piedi.

Recuperai le mie armi, che avevo lasciato non lontano dal falò e scossi Gimli per svegliarlo.

Lui dal canto suo brontoló qualcosa del tipo cosa vuoi orecchie a punta? 

-Svegliati Gimli non siamo soli! -sibilai a denti stretti.

A quel punto il nano, completamente sveglio prese le sue asce e si mise immediatamente al mio fianco.

-Chi sono?

-Non lo so.

Scivolai silenzioso come un'ombra lungo il tronco dell'albero, seguito da Gimli che purtroppo non era veloce quanto lo ero io.

Ci allontanammo dal nostro nascondiglio e ci avvicinammo ad un dirupo dal quale provenivano dei latrati che purtroppo conoscevo bene.

-Mannari! - sussurrò Gimli incredulo.

-Non è possibile...

-Cosa?- domandò lui guardandomi.

Ma io non gli risposi. Il mio sguardo venne attirato da un orco pallido che riconobbi immediatamente.

Azog!

Ero convinto che fosse morto!

-Insomma vuoi dirmi che succede? - affermò Gimli a voce un po' troppo alta.

Tanto che vidi due orchi alzare gli occhi verso di noi.

Afferrai Gimli facendolo arretrare, ma non fu sufficiente per evitare che un gruppo di loro si mettesse sulle nostre tracce.

-Dobbiamo andarcene di qua Gimli!

Il nano fece per protestare ma io non gli detti il tempo.

Anche perché i passi dei mannari si facevano sempre più vicini, non potevamo sperare di vincere eravamo solo in due.

-Erano anni che non correvo più così - Si lamentó il mio amico.

-Lo so, ma se ci tieni alla vita è l'unica cosa che possiamo fare ora!- risposi mentre recuperavamo i bagagli e aiutavo Gimli a salire a  cavallo.

-Sono andati di qua! - la voce gracchiante di un orco mi fece accapponare la pelle.

Saltai velocemente a cavallo e in fretta cercammo di allontanarci da quel punto.

-Lasciateli andare, per ora quei due non ci servono - affermò l'orco davanti a tutti.

-Orchi...Era da troppo tempo che non ne vedevo uno così da vicino - dichiarò Gimli con il fiato corto per la corsa.

-Hai ragione…senti quanto distano le montagne da qui?- chiesi.

-Un po' perché?

-Perchè devo parlare con tuo padre...

-Sicuro di sentirti bene orecchie a punta?

Sorrisi. Ero sicuro che avrebbe pensato che stessi male.

-Sto benissimo, Gimli, ma devo parlare con tuo padre perché temo che quegli orchi non siano qui per caso.

-Tuttavia c'è una cosa che non capisco …come fanno degli orchi a essere qui...Non c'è più nessuno che li comanda.

Annuii mio malgrado.

Era vero, ma se  davvero era Azog quello che avevo visto in quella valle, allora dovevamo davvero preoccuparci.

-Dovrebbe esserci un villaggio tra poco.

Annuii, forse lì avremmo potuto trovare delle informazioni.

Il paesaggio sembrava più brullo di quando ci eravamo passati tempo prima, e il silenzio che ci avvolgeva aveva un qualcosa di inquietante.

Gimli dietro di me respirava più pesantemente del solito.

-Avrei voluto fargli assaggiare la mia ascia- sbuffò dopo un po'.

-Così le nostre teste sarebbero finite su una picca nel loro accampamento prima di quello che credi - risposi.

-Insomma cosa sai tu che io ignoro?

-L'orco pallido che abbiamo visto prima l'ho già incontrato tempo fa. Ma era morto! Ne sono convinto!

Non potevo vedere la faccia di Gimli ma sapevo che doveva essere scioccato.

-Se era morto allora non può essere lo stesso di cui mi hai parlato. Non è che ti sei confuso?

Non risposi.

Non potevo certo dar torto a Gimli. Era vero avevo visto io stesso il cadavere di Azog sulla guardiola in rovina di Erebor.

Quindi ovviamente non poteva essere lo stesso orco che avevo visto.

-Azog …ho sentito parlare di lui, da mio padre. Lo chiamavano il Profanatore.

-Gloin ha avuto a che fare con Azog...

-Non mi ricordo niente.

-È impossibile che ti ricordi eri un bambino allora.

Gimli mi tirò il mantello come per attirare ancora di più la mia attenzione.

-Come fai a saperlo?

Accidenti mi ero tirato la zappa sui piedi da solo.

-Ecco io avevo visto un ritratto di tua mamma e di te quando ho catturato tuo padre e i suoi compagni.

-Lo so e so anche che non sei stato molto gentile...

Aveva ragione, ma allora non conoscevo veramente i nani e non potevo certamente immaginare che poi sarei diventato amico proprio di quel bambino che avevo insultato.

-Ero diverso allora.

Il nano non aprì più bocca.

-Ci siamo quasi.

-Comunque posso dire una cosa? - domandò Gimli dopo un po'.

-Dimmi.

-Tu sei meglio di tuo padre.

A quel punto scoppiai a ridere. Tra me e mio padre c'erano parecchie differenze, ma non ebbi il tempo di ribattere perché vidi in lontananza una colonna di fumo.

-Gimli lo vedi anche tu?

-Sì, andiamo a vedere!

Feci schioccare le redini e ci precipitammo in quella direzione. Non potevamo sapere cosa ci saremmo trovati ad affrontare.


​Angolo autrice: Per sbaglio ho cancellato questa storia e adesso la riposto, spero che vi piaccia:)
  
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