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Autore: Voglioungufo    23/12/2018    3 recensioni
RedMoon | Hogwarts!AU |
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“Non è molto divertente infrangere le regole da sola” terminò diplomatica.
“Credo tu abbia ragione” disse solo con voce calma. “Del resto anche io vado poco sulla Torre di Astronomia”.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Shade
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La storia partecipa al secret santa indetto dal gruppo facebook Sasunaru fanfiction Italia.
Buon Natale, Herm!
Non potevo che non regalarti qualcosa sulla OTP meno principesca del pianeta wonder, soprattutto ambientata in un universo che collego immediatamente a te <3
Spero ti possa piacere ^^
 
 
 
 
 
Stardust
 
 
 
23 Dicembre, 16:30
 
Hogwarts in inverno era meravigliosa, su ogni cosa si posava una candido manto soffice, il cielo si faceva più livido e il lago Nero ne rifletteva il colore, ghiacciato per le basse temperature. Vedeva alcuni studenti trattenersi ancora a pattinare sulla sua superficie, anche se la maggior parte stava rientrando a causa del tramonto. Hogwarts in inverno era meravigliosa, ma il freddo delle Highlands scoraggiava anche i più temerari dal restare fuori con il buio.
Quel giorno erano iniziate le vacanze natalizie e, per la prima volta da quando aveva messo piede in quella scuola, Fine non stava tornando a casa. Le sue compagne di stanza avevano preparato i bagagli, le avevano dato i propri regali e poi si erano dirette verso il treno per Londra. Gli anni precedenti lei e Rein, la sua gemella, avevano compiuto le stesse azioni. Del resto non c’era nessun vero motivo per restare a scuola durante le vacanze, anche se in cuor suo Fine aveva sempre desiderato restare almeno un Natale a Hogwarts; ma ora che era successo non era poi così entusiasta.
Del resto era sola.
Fine non ricordava un solo momento della sua vita dove non fosse stata con la sorella, anche se a Hogwarts erano state smistate in case diverse avevano continuato a fare ogni cosa insieme, indivisibile come pozione e calderone. Non c’era Fine senza Rein, Rein senza Fine e tutti sapevano che i loro nomi andavano pronunciati in coppia, come se fossero un’unica entità. Fineerein, tutto attaccato. Era stata convinta che niente le avrebbe mai separate, almeno fino a quell’estate in cui si era resa conto che, effettivamente, i loro nomi andavano pronunciati staccati e che se in una lettera c’era scritto solo Rein Sun, lei non era necessariamente sott’intesa.
Rein era stata sempre quella più studiosa e intelligente, il Cappello Parlante non l’aveva smistata Corvonero per caso, ma Fine non aveva mai pensato che quel divario fosse poi così importante, del resto lei era più brava in altre cose, il Quidditch per esempio, e non aveva paura delle tarantole. Insomma, andava bene così. Però, appunto, era solo Rein quella con una media eccezionale, che le aveva fatto guadagnare un invito a Beauxbatons per uno scambio colturale, mentre lei era quella che faceva esplodere calderoni e incendiare i libri, era ovvio che non ricevesse un invito del genere.
Era felice per Rein, lo era tantissimo, ma… le mancava. Hogwarts senza di lei non era la stessa cosa. Come si a essere le Gemelle Disastro se ne manca una all’appello?
Aveva pensato che sarebbe riuscita a vederla almeno a Natale, ma non c’era modo per Rein di tornare in Gran Bretagna, soprattutto perché i loro genitori erano in America – entrambi lavoravano nella Cooperazione Magica Internazionale – e non si fidavano a lasciare le sole gemelle in custodia della casa. Trovano più sicuro che entrambe restassero nelle rispettive scuole.
Quella decisione l’aveva fatta abbattere un poco. L’unica consolazione era l’idea di avere tutta la Sala Comune per sé, non sapeva quanti altri Grifondoro fossero restati a Hogwarts.
E poi posso volare!
Un sorriso folle le si formò sul viso all’aspettativa di poter usare il campo da Quidditch per conto proprio, volare con la sua scopa più in alto che poteva. Con quel freddo il campo veniva usato solo per gli allenamenti, quindi nessuno l’avrebbe disturbata. Anche se le piaceva volare in compagnia. Rein non era brava come lei quando si trattava di giocare, però nel volo l’accompagnava sempre molto volentieri.
Quella mattina aveva giocato a palle di neve con un gruppo di Tassorosso del settimo anno, poi fradicia era tornata alla Torre per farsi un bagno caldo. In ogni caso, non era proprio sola: era fin troppo brava a fare amicizia, per qualche motivo che non capiva ancora la gente la prendeva in simpatia.
Sentì dei passi risalire le scale e per la sorpresa rischiò quasi di cadere oltre l’ampia finestra. Era nella Guferia, aveva appena spedito una lettera a Rein e si era attardata lì sopra a guardare il panorama imbiancato. Era strano che oltre a lei qualcun altro dovesse mandare una lettera così tardi.
Dovette pensare la stessa cosa anche il ragazzo che entrò nella stanza rotonda e fredda, il pavimento cosparso di escrementi secchi. Una sciarpa verde e argento era avvolta attorno al suo collo, sopra il mantello pesante.
Da brava Grifondoro, Fine era sempre pronta a qualche scherzosa frecciata contro un componente della storica casa rivale, ma non con quel ragazzo, Shade era un’eccezione.
Era al settimo anno ed era una di quelle persone che aveva preso Fine in simpatia senza un apparente motivo. Appunto non era raro che le succedesse, ma la rarità consisteva nel fatto che stesse simpatica a Shade Moon.
Che lei sapesse, non aveva amici e non sembrava nemmeno intenzionato a farseli. A scuola girava voce che suo zio fosse stato un Mangiamorte nella Seconda Guerra Magica e per questo nessuno osava avvicinarsi a lui più del dovuto. Ma a lui non sembrava importare, non faceva altro che studiare e occuparsi delle sue cose, mal sopportava chi lo disturbava, sapeva essere molto scontroso. Fine lo aveva sperimentato di persona, quando era al primo anno e per sbaglio gli aveva versato sulla pergamena dell’inchiostro. Per anni era stata convinta che la odiasse, ma era da un po’ che… era gentile con lei. Era una bella sensazione.
“Non pensavo ci fosse qualcuno” si riprese per primo Shade con una scrollata di spalle. “Ciao”.
“Nemmeno io pensavo arrivasse qualcun altro” confermò Fine sorridendo. Lo guardò andare al centro della guferia, lo sguardo rivolto ai trespoli in alto; lanciò un fischio breve e una civetta enorme, dal piumaggio scuro, volò sulla sua spalla. il ragazzo disse alla civetta poche parole, le legò una lettera alla zampa e poi quella prese il volo, gettandosi oltre la finestra, con un ala sfiorò la testa di Fine.
“Per chi era la lettera?” domandò.
Shade le lanciò una sola occhiata. “Sono affari che ti riguardano?”
Spalancò la bocca. “No, ma…”
“Appunto”.
Richiuse la bocca offesa e gli lanciò un’occhiataccia sospettosa quando quello andò ad appoggiarsi alla ringhiera accanto a lei, anche lui con lo sguardo rivolto al parco. Il buio si stava mangiando i contorni di ogni cosa.
“È bello, vero?” esordì Shade.
Sorrise, Fine sorrideva davvero spesso, le veniva spontaneo.
“Molto” garantì. “Adoro la vista che c’è qui”.
“Be’, perché non sei mai stata alla Torre di Astronomia”.
Smise di dare attenzione al parco per guardare il suo profilo, curiosa da quell’ultima affermazione.
“Certo che ci sono stata” lo contraddisse.
“Non intendo per le lezioni” fece un verso strano. “Ma quando non c’è nessuno”.
“Ah, quando non possiamo andarci e quindi la porta è chiusa a chiave con la magia”.
“Hai mai provato a salirci?”
“Al terzo anno, ma un alohomora non è sufficiente” sospirò sconfortata.
Accennò una risata. “Ovvio che no, non è così semplice”.
“Tu?”
“Mh?”
“Tu ci hai mai provato?” specificò.
Questa volta la risata fu meno accennata. “Provato con successo” confermò, fece una piccola pausa poi ammise: “Ho le chiavi della porta”.
“Cosa? Perché?”
Il buio si stava facendo sempre più fitto, i capelli scuri di Shade si confondevano con il cielo notturno e il suo volto pallido appariva etero come quello di un fantasma. Per colori le ricordava molto sua sorella, forse fu per questo che si distrasse a guardarlo più del dovuto.
“Me le ha lasciate il professore una volta, per una mia ricerca… non le ha più volute indietro” le labbra si piegarono in un sorriso tutto Serpeverde. “E io non ho mai pensato di doverglielo fare notare”.
“Ah, ma quindi è questa la vera faccia sotto l’aspetto di studente modello!”
“Parla la Gemella Disastro” la rimbeccò, poi le rivolse uno sguardo curioso. “Anche se quest’anno ci sono stati davvero pochi disastri”.
Fine abbassò lo sguardo, poi tornò a puntarlo sulla volta notturna. Era nuvoloso, non potevano vedere le stelle.
“Sì, be’…” improvvisamente non sapeva cosa rispondere. “Non è molto divertente infrangere le regole da sola” terminò diplomatica.
Non voleva lamentarsi di quanto le mancasse sua sorella, non le sembrava giusto riversare su Shade tutta la sua malinconia solo perché aveva cominciato a trovarla simpatica.
Il ragazzo rimase zitto e si pentì di aver anche solo accennato l’argomento, doveva averlo messo in imbarazzo. Pensò subito a qualcosa da dire, ti su Hagrid che in quel momento era uscito dalla sua capanna per correre dietro al suo grosso cane nero, ma fu lui a spezzare il silenzio.
“Credo tu abbia ragione” disse solo con voce calma. “Del resto anche io vado poco sulla Torre di Astronomia”.
Il tono di voce calmo aveva un che di malinconico, di triste quasi, Fine corrugò la fronte dispiaciuta. Forse la solitudine di Shade non era poi così voluta.
L’orologio della scuola rintoccò ed entrambi sussultarono, il vibrare delle campane aveva spezzato la bolla di silenzio e fatto agitare alcuni volatili.
“Io scendo” disse Shade. “Ci vediamo”.
“Sì, ci vediamo” annuì Fine, un poco frastornata.
 

 
 
 
 
   
 
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