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Autore: AnEnglishKitten    24/12/2018    4 recensioni
Quella fu la volta in cui Merlin smise di credere nella vita.
Nel suo potere. Nel suo sapore, odore, suono o rumore.
Quegli occhi si sono rovesciati, hanno iniziato a chiudersi. Il fedele ha urlato, disperato, al limite, chiamando un nome, il suo nome, in un ultimo appello al suo credo. Un ultimo disperato tentativo di fermare quell’inesorabile sgretolarsi.
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Di quando la morte di un'anima ne spezza un'altra.
Di come questo porti alla conclusione di due esistenze, una che scompare, una che rimane. Per una la vita finisce, per l'altra la vita non esiste più.
[Merlin è rimasto solo, Arthur se ne è andato. La potenza devastante del lutto]
[10 Years of Merlin]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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Quella fu la volta in cui Merlin smise di credere nella vita.
Nel suo potere. Nel suo sapore, odore, suono o rumore. Che significato poteva avere tutto ora?
Nulla ne aveva più.

Non esistevano più i colori. Non aveva senso che ci fossero.
A cosa serviva ormai il verde dei prati? Lui non ci avrebbe camminato più.
Che senso aveva l’azzurro di un cielo che lui non avrebbe mai più guardato? Ed il falso blu dell’acqua?
Non l’avrebbe più rinfrescato, non l’avrebbe più bevuta. Lo aveva trasportato via, placidamente, ondeggiando, verso la sua sepoltura, verso la fine, verso la morte. Era stata l’acqua a portarlo via, con la calma e la naturalezza che la natura mostra nell’accompagnare i suoi figli verso l’oblio, cullandoli, come se fossero di nuovo piccoli, abbracciandoli, trascinandoli via dall’esistenza in cui erano stati imprigionati.
Era stata l’acqua ad accompagnarlo, insieme al legno. E quindi che senso aveva anche il marrone? Non serviva.
Come non servivano i colori della luce, che non avrebbe più illuminato quel glorioso, forte, nobile viso. Quindi che senso avevano i gialli, l’oro ed il rosso?
Oh, il rosso.
Il colore che più tra tutti Merlin aveva eliminato. Perché il rosso era lui.
Era il suo stendardo, il suo mantello, la sua camicia scollata sul petto, le cortine del suo letto, i tendaggi dell’intero castello.
Era la sua anima. Fuoco ardente, forte, distruttivo, ma caldo, caldo, caldissimo. Capace di riscaldare ogni cuore, ogni anima, anche quella più arida e fredda, la più sola e dispersa.

Tutto era nero ora, o forse no. Perché anche il nero era troppo vivo. Allora forse era grigio. Ma tanto ormai, che senso aveva? Merlin non credeva più nei colori.

Merlin non credeva più nella vita.

Perché la vita era stata lui.
Era stata Camelot. Erano state le loro storie unite assieme, ogni giorno. Le tragedie, le difficoltà, le battaglie, le avventure, le vittorie, i successi, i salvataggi e le conquiste.
La sua vita era davvero iniziata con la prima pietra che aveva calpestato varcando le mura di Camelot, quella città a cui tanto aveva aspirato, che disperatamente aveva bramato. La Città tra le città, il Regno dei regni. In quell’istante, compiendo quel primo passo e venendo accolto nella frenesia di quella leggenda, Merlin aveva creduto di sentire per la prima volta, veramente, concretamente, la vita.
In quel momento i suoi anni ad Ealdor avevano assunto la definizione di “attesa”. Quella non era stata vita, quella ora era stata preparazione. Stallo. Sospensione. Un intervallo, prima di tutto quello che poi è stata Camelot.
Ma la vita, il suo formicolio sotto la pelle, il suo odore pungente e morbido, il suo sapore di sangue e caramello, erano arrivati veramente poco più tardi.

Erano stati lui.

E Merlin aveva iniziato a credere nella vita. L’aveva capita, accettata e da lì in poi inseguita, affiancandola ogni giorno.

Ora, lui non c’era. E la vita? Non esisteva più.

Era una bugia. Un’illusione a cui crede chi ha trovato il vero senso dell’esistenza.
Poi succede quello che lui ha imparato essere invitabile.
Quel valore trovato, scompare. Sparisce così, da un secondo all’altro, nell’istante in cui un uomo si ferma, guarda negli occhi un altro, mostrando rammarico, mostrando il potere della vita stessa, e l’acciaio di una spada lo trapassa, trafiggendo da parte a parte ogni fibra di quello che è luce, è gloria, è forza, è amore.
Distrutta, fermata, eliminata, cancellata.

Il solletico alla pancia causato da un eccesso di risate dopo un commento sarcastico mormorato a mezza voce durante una riunione dei cavalieri, il sudore che pizzica la pelle dopo un intero pomeriggio di allenamenti sotto il sole cocente, il calore lasciato su una spalla dalla stretta di una mano preoccupata, la morbidezza di una carezza di sollievo su un braccio, la pelle leggermente tirata in corrispondenza di una scia ormai asciutta di lacrime, nate da una paura momentanea, ma poi passata.
Tutto sparito, tutto finito.

Il fedele perde il suo credo.
Si perde lui stesso.

È successo nell’istante in cui l’ultima sillaba è uscita da quelle labbra ormai secche e spente dalla nera ombra della morte. Quando si è liberata quell’ultima scia di calore, tutto si è spezzato.

Merlin ha smesso di credere nella vita.

Quegli occhi si sono rovesciati, hanno iniziato a chiudersi. Il fedele ha urlato, disperato, al limite, chiamando un nome, il suo nome, in un ultimo appello al suo credo. Un ultimo disperato tentativo di fermare quell’inesorabile sgretolarsi.
Ed i suoi occhi hanno risposto. Per un unico, miracoloso, straordinario istante, si sono riaperti. Le iridi blu si sono eroicamente mostrate, obbedendo a lui, che fino all’ultimo attimo ha combattuto, come il Re che era e che sarà in futuro, rispondendo al richiamo dell’uomo che lo stava stringendo tra le braccia, dimostrandogli che lui c’era, che il suo cuore batteva.
La vita ancora esiste, servo infedele.

Ma poi il destino aveva tagliato il suo filo. Quel destino che aveva creato due anime per unirle nel mito, ha decretato scaduto il Tempo.
La leggenda si è compiuta e la medaglia con due facce si è spezzata.
 
Arthur è morto.

Merlin ha smesso di credere nella vita.







Note dell'autrice:

Beh, che dire. Sono ritornata, letteralmente dopo secoli e chissà con che cosa? Angst allo stato puro. Yep. That's me. Ops.
In realtà non era affatto programmato. Non lo era il contenuto di questo pezzo, ma nemmeno il pezzo in sé. È successo che ho letto un prompt, "Quella fu la volta che lui smise di credere in...". La mia mente Merliniana (tra l'altro nel bel mezzo del rewatch della prima stagione) ci ha messo quattro secondi netti a completare la frase con "Quella fu la volta in cui Merlin smise di credere nella vita". Perché si. Perché non potrò mai bloccare la mia mente ferita dal riportare qualsiasi cosa al finale di Merlin e al destino di Arthur e Merlin stessi. In questo particolare periodo dell'anno poi... (24 Dicembre + anniversario di 10 anni di Merlin e BOOM). E insomma, letto il prompt, fatta l'associazione, ho preso il computer e in tre quarti d'ora contati ho partorito questa cosa. Che è davvero piccola, libera e boh, strana.
Quello che ho cercato di portare in forma di parole, di trasmettere, è quella fine. La fine di un'esistenza condivisa da due esseri umani, che per anni hanno vissuto assieme ogni istante, affrontando ogni possibile battaglia, fisica ed umana. Due amici, due amanti, vedetela come preferite. Non è questo il punto. Sono due persone la cui vita è stata stroncata nel giro di un secondo. Ho cercato di immaginare cosa questo volesse dire. Due storie comuni, tranciate brutalmente, una conclusione imposta su di loro. Ma se Arthur muore e abbandona la vita, Merlin invece rimane. Rimane e rivive ogni istante di quelle leggendarie storie di cui è stato parte, ma nella consapevolezza della perdita. E sinceramente. Merlin è la creatura più potente che abbia mai camminato sulla terra, vero, ma è anche un essere umano che ha perso il proprio compagno di vita. E quindi si, alla vita secondo me lui non ci crede più.

Insomma! Evviva le atmosfere felici e positive! Mi scuso davvero, so che sto riaprendo ferite (ma quando mai si sono rimarginate, let's be honest) e sarei da denunciare, ma. Oggi è il 24 Dicembre, è l'Anniversario. Quest'anno Merlin compie dieci anni. È semplicemente tutto troppo amplificato. Non uccidetemi, lasciate per favore un commentino (anche semplicemente per mandarmi qualche maledizione degna di Morgana) e spero tanto di essere riuscita a trasmettere qualcosa. Non sono convintissima dal pezzo in sé. Non riesco a capire se mi piaccia. Alcune personcine bellissime mi hanno convinta a pubblicare comunque (Elisabetta e Lara, grazie stelline), anche se originariamente volevo solo tenerla per me, nascosta nel computer.

Buon Natale!

E lunga vita al Re! (sigh)
  
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