La mattina scivola via
tra un caffè
e una rivolta rumena,
una chiacchera fresca
e una risata serena;
non ho il tempo di pensare.
Il pomeriggio scorre veloce
sulle rotaie senza rame
di un cioccolato di consolazione
e il congelamento delle SS-20,
uno sguardo elettrizzante
da occhi che non sono i tuoi;
non ho voglia di pensare.
La sera vola via in un attimo
tra la stanchezza di vivere
e la caduta del muro di Berlino,
un ricordo penetrante
scacciato dal disprezzo;
non mi do il tempo di pensare.
La notte è un paraorecchie,
attutisce tutto
con la sua ovattata pace,
ripenso ad una data importante,
11 dicembre 2018,
ma non mi serve per l'esame,
meglio il 1989.
Mi accorgo che il problema
non è durante la giornata,
ma è nei buchi della trama:
minuti, ore, secondi.
Sono i momenti
in cui non faccio nulla,
quelli in cui
mi freghi.