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Autore: XtinaA    25/01/2019    3 recensioni
Scoprire di essere la vera figlia di Uther le aveva aperto gli occhi e fatto capire che quel potere era tutto per lei e non si sarebbe mai messa da parte per lasciare il trono a suo fratello.
Artù era sempre stato buono con lei, come se la considerasse veramente sua sorella, e la cosa le dava il voltastomaco. Tutta quella finta bontà non faceva per lei e le dava più fastidio di ogni altra cosa. Lei non si faceva scrupoli nell'eliminare gli ostacoli che incontrava sul suo cammino, non quando la posta in gioco era così alta ed importante.[...]
Merlino si stupì di non trovare Artù già in piedi che lo rimproverava per il suo ennesimo ritardo minacciandolo di mandarlo a pulire le stalle. Solitamente il principe era piuttosto mattiniero, soprattutto durante il giorno dedicato alla caccia, e questo fece aggrottare le sopracciglia dello stregone.
Teneva il vassoio della colazione del biondo tra le mani ed entrò anche se non aveva ricevuto alcuna risposta. [...]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gaius, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Poisoned Nota dell'autrice:
Eccomi approdata qua con la prima storia su questo splendido telefilm che amo alla follia!  Non avrei mai creduto che alla fine ci avrei scritto qualcosa anche io ed invece eccomi qua! Devo avvisarvi che la storia è di per sè molto semplice e non ha una trama molto complessa ma lo si può considerare come una sorta di esperimento collocabile durante la terza stagione, quando Morgana aveva scoperto di essere la vera figlia di Uther.
Spero che la storia non vi annoi troppo e se avete qualsiasi cosa da dirmi fatelo pure visto che devo ancora prendere confidenza con i personaggi anche se spero di non aver fatto troppi danni XD
Grazie comunque a chiunque leggerà e vorrà lasciarmi un commento!



                                                                             Poisoned





Morgana Pendragon era una donna intelligente ed intuitiva, per questo non le sfuggiva mai neppure il più piccolo particolare per quanto insignificante potesse sembrare.
Aveva difatti osservato bene i movimenti e tutto ciò che riguardava suo fratello. Conosceva bene la routine di Artù dal momento del suo risveglio ai doveri che svolgeva con suo padre, le passeggiate a cavallo, gli allenamenti, i pasti e le visite al popolo. Artù era sempre pieno di energie e per questo nelle sue giornate aveva ben poco tempo libero, soprattutto perché si dedicava con tutto se stesso alla protezione dei sudditi di Camelot.
Cosa ci vedesse in quei pezzenti la donna non lo aveva mai capito. Per lei contava solo il potere, sia quello politico della famiglia reale di Camelot, sia quello economico dovuto sempre alle ricchezze nascoste a palazzo ed ultimo, ma non meno importante, il potere magico che coltivava in segreto insieme a sua sorella Morgause.
Scoprire di essere la vera figlia di Uther le aveva aperto gli occhi e fatto capire che quel potere era tutto per lei e non si sarebbe mai messa da parte per lasciare il trono a suo fratello.
Artù era sempre stato buono con lei, come se la considerasse veramente sua sorella, e la cosa le dava il voltastomaco. Tutta quella finta bontà non faceva per lei e le dava più fastidio di ogni altra cosa. Lei non si faceva scrupoli nell'eliminare gli ostacoli che incontrava sul suo cammino, non quando la posta in gioco era così alta ed importante.
Il trono le apparteneva e se avesse ucciso Artù, Uther l'avrebbe dichiarata sua legittima erede in quanto figlia naturale; se si fosse rifiutato l'avrebbe costretto con la magia prima di ucciderlo fingendo un terribile incidente.
Pronunciò le oscure parole di un incantesimo mentre teneva tra le mani una bottiglia di vino rosso che avrebbe portato lei stessa a suo fratello solo per vederlo bere ed andare incontro al suo mortale destino.
Morgause sarebbe stata fiera di lei e del suo piano, così la strega non poté trattenere un sorrisetto compiaciuto.
Congedò Gwen, l'insulsa servetta che le ronzava sempre attorno e che aveva il dono di non capire quando voleva essere lasciata in pace, e si avviò verso le stanze del suo biondo fratello decisa.
Nei corridoi echeggiava solo il rumore dei suoi passi e il lieve sfrigolare delle armature delle guardie che si scostavano per farla passare. Morgana non li degnava di uno sguardo, li considerava del tutto privi di utilità, e non si curò troppo neppure della presenza di Merlino intento a preparare il letto ad Artù.
Il principe stava seduto alla scrivania mentre sfogliava alcuni importanti documenti alla luce di varie candele e con aria seria.
-Artù, non ti smentisci proprio mai. Sempre dedito al lavoro nonostante l'ora tarda.- disse lei.
Artù sollevò lo sguardo e le regalò un sorriso stanco. La debole luce delle candele gettava ombre sulle sue pensati occhiaie e sul volto tirato.
-Morgana, quale piacevole sorpresa.- disse stiracchiando le membra intorpidite dopo tutto il tempo trascorso a leggere quelle pergamene.
-Spero di non essere di disturbo.- rispose lei.
-No, affatto. La tua compagnia almeno mi distrarrà da tutta questa noia.- ammise lui, lieto di poterli mettere da parte fino al giorno successivo.
-Allora ho quello che ti ci vuole per rilassarti un pochino.- disse lei porgendogli la bottiglia.
Artù sorrise piacevolmente colpito dal gesto gentile di Morgana. Certo fin da piccola aveva mostrato un animo gentile e compassionevole ma negli ultimi anni il futuro re sentiva che si era allontanava e si era fatta più oscura, senza contare che non avevano più trascorso tanto tempo insieme preso com'era lui dai suoi molteplici impegni.
-Merlino, portaci due calici.- disse rivolto al suo servitore. Il moro si diresse verso la credenza in cui venivano conservata la cristalleria della stanza di Artù con una strana sensazione addosso che gli strisciava sottopelle come un serpente.
Eppure perché avrebbe dovuto provare tutta quell'ansia solo perché aveva lasciato Artù solo con Morgana? La donna non era mai stata  un pericolo per nessuno, quindi come avrebbe potuto arrecare danno al principe? E soprattutto perché avrebbe dovuto farlo visto che erano come fratello e sorella?
Quando tornò da loro li trovò che ridevano e scherzavano amabilmente come solo poche volte li aveva visti fare da quando era diventato servitore del biondo.
Si diede dello sciocco per aver avuto tali pensieri ingiustificati e per essere sempre così apprensivo nei confronti del suo protetto. Il principe non era uno sciocco e sapeva difendersi dai pericoli da solo, anche se spesso non li riconosceva e si comportava in maniera avventata per dimostrare il suo coraggio, tuttavia Merlino prendeva molto sul serio il suo compito di doverlo difendere affinché Artù diventasse il grande re che era destinato ad essere.
E lui avrebbe dato la sua vita per proteggerlo al meglio.
Versò il vino per entrambi nei calici e glieli porse, miracolosamente senza farli cadere, e si congedò per la notte. La coppia reale invece continuò a chiacchierare fino a notte fonda, quando la bottiglia era ormai vuota ed entrambi si alzarono un po' barcollanti e ridacchiando.
Morgana diede un ultimo sguardo a suo fratello prima di congedarsi con un inchino e tornò nelle sue stanze dove la attendeva il letto preparato da Gwen.
Con il sorriso sulle labbra ed una luce malvagia nei suoi occhi chiari e freddi come le gelide acque tumultuose di un fiume, indossò la vestaglia e si infilò sotto le coperte.
Sarebbe stato un bellissimo nuovo giorno quello che la aspettava.
Merlino si stupì di non trovare Artù già in piedi che lo rimproverava per il suo ennesimo ritardo minacciandolo di mandarlo a pulire le stalle. Solitamente il principe era piuttosto mattiniero, soprattutto durante il giorno dedicato alla caccia, e questo fece aggrottare le sopracciglia dello stregone. Teneva il vassoio della colazione del biondo tra le mani ed entrò anche se non aveva ricevuto alcuna risposta.

 
Merlino si stupì di non trovare Artù già in piedi che lo rimproverava per il suo ennesimo ritardo minacciandolo di mandarlo a pulire le stalle. Solitamente il principe era piuttosto mattiniero, soprattutto durante il giorno dedicato alla caccia, e questo fece aggrottare le sopracciglia dello stregone.
Teneva il vassoio della colazione del biondo tra le mani ed entrò anche se non aveva ricevuto alcuna risposta. Come sospettava il futuro sovrano era ancora avvolto nelle calde coperte, doveva aver bevuto proprio tanto se non si era ancora accorto che Merlino era entrato nelle sue stanze nonostante tutti i rumori prodotti appositamente e non.
Tirò le tende per far entrare la calda luce del sole nella grande stanza da letto ed ammirò per qualche istante il cielo azzurro e privo di nuvole.
-Allora testa di fagiolo, avete intenzione di dormire fino all'ora di pranzo oggi? Gli altri cavalieri si stanno già preparando per la caccia.- disse aspettandosi una risposta acida ed impastata di sonno da parte dell'altro.
Ed invece nulla. Merlino si avvicinò al letto e scostò le coperte. Artù giaceva immobile e pareva quasi morto. Aveva un colorito innaturalmente pallido ed il respiro lento e irregolare. 
Il moro lo scosse vigorosamente e, quando non ricevette alcuna risposta o segno di vita, si precipitò a rotta di collo ad avvertire Gaius ed Uther. Il cuore gli martellava furioso nel petto mentre raggiungeva il suo mentore per spiegargli la situazione. Gaius si affrettò, per quanto potesse farlo vista la sua età ed i suoi problemi osteoarticolari, a recarsi nelle stanze di Artù per visitarlo e lì Merlino lo trovò, dopo essere andato ad avvertire il re.
Gaius visitò a fondo Artù ma non riuscì a capire cosa gli fosse successo visto che i parametri vitali sembravano buoni anche se deboli. Era come se stesse dormendo profondamente anche se non pareva esserci modo di svegliarlo. E se non si destava non era possibile che si idratasse e si nutrisse correttamente.
-Gaius, si può sapere cosa diavolo è successo a mio figlio?- gli disse Uther spazientito. Era abituato ad avere sempre tutto sotto controllo e il non sapere cosa stesse succedendo lo mandava fuori di testa.
-Non lo so proprio, sire. Non sembra essere stato morso da nessun insetto o avvelenato, piuttosto pare essere vittima di un incantesimo che lo ha portato ad una condizione simile a quella del sonno.- spiegò l'anziano guaritore mentre controllava l'interno della bocca di Artù per trovare qualche traccia che potesse essergli precedentemente sfuggita.
-Maledetta magia! Non solo mi ha portato via mia moglie ma ora mette a rischio la vita di mio figlio!- tuonò il re - Non puoi aiutarlo in qualche modo?-
-Purtroppo no finché non troviamo lo stregone che ha praticato l'incantesimo.- sospirò sconsolato.
-Ecco perché li odio tutti! Trovate questo mago e portatelo qui affinché possa porre fine al suo sortilegio prima di essere giustiziato come merita.- ordinò alle guardie che subito scattarono obbedienti.
-Padre, che cosa succede? Ho sentito che Artù è in pericolo.- disse Morgana entrando nella stanza con aria solennemente preoccupata. Alle sue spalle Gwen la seguiva con occhi colmi di lacrime e con un pallore spettrale sotto la sua pelle ambrata.
-Sì, sta molto male infatti e temo per la sua vita.- disse Uther prendendo le mani della giovane.
Merlino si ricordò che Artù aveva bevuto fino a tardi con la donna ma non poteva sapere se la cosa e l'improvviso malore di Artù fossero in qualche modo collegati. Non aveva motivo di credere che la dama potesse e volesse fare del male a suo fratello anche se non di sangue.
-Lady Morgana, voi siete stata l'ultima a vedere Artù ieri. Avrete notato qualcosa di strano quando siete andata via? Movimenti sospetti magari...-
Morgana gli rivolse un'occhiata sprezzante. -No, avrei dovuto forse? Era tardi e non c'era nessuno se non le sentinelle che pattugliano i corridoi. Se volete sapere di qualche movimento strano chiedete a loro.- disse.
-Sì, certo.- rispose Merlino.
-Gaius, trovate un modo per salvarlo. Non importa se dovremmo andare alla ricerca del più raro degli ingredienti o se dovessimo affidarci a qualche... stregone.- disse Uther con voce grave e sguardo deciso.
Merlino sgranò gli occhi. Uther era davvero disposto ad usare la magia pur di salvare suo figlio nonostante l'avesse sempre apertamente condannata? Il mago lo trovò un atteggiamento davvero troppo ipocrita ed egoista. Come poteva ora andare alla ricerca di coloro che aveva sempre perseguitato solo perché non aveva alternative?
Anche Morgana si mostrò sorpresa e poco contenta della cosa e Merlino non poté fare a meno di notare il lampo dorato colmo di odio e invidia che illuminò per qualche istante gli occhi chiari della giovane. Lampo che sparì non appena lo sguardo di Uther si posò su di lei.
-Vieni Morgana, ho una riunione importante e non posso fare attendere oltre i nostri ospiti, ma non sono sicuro di farcela da solo vista la situazione.-
-Certo padre, ti sarò vicina.- rispose lei ed insieme uscirono dalla stanza.
-E' stata Morgana.- disse Merlino quando nella stanza rimasero solo lui e l'anziano medico.
-Sono pesanti accuse le tue Merlino. Sei sicuro di ciò che dici?- disse Gaius controllando la temperatura corporea del principe.
-Andiamo Gaius! Lei ha bevuto con Artù e la mattina dopo lui è vittima di un incantesimo? Mi pare ovvio!- disse agitando le braccia con enfasi.
-Forse lo è fin troppo.- gli disse Gaius poco convinto.
-A volte le cose più semplici e più vere sono proprio le più ovvie.- disse Merlino uscendo dalla stanza in tutta fretta per dirigersi verso quella che condivideva con Gaius per cercare qualcosa in uno dei suoi libri di incantesimi. Non sapeva se avrebbe trovato qualcosa di utile ma non poteva starsene con le mani in mano o sarebbe impazzito. Le stanze di Artù erano sempre state un rifugio sicuro in cui stare ma ora, con lui in quelle condizioni, parevano inospitali e non avrebbe resistito un minuto di più là dentro.
La voce di Artù mentre gli rivolgeva una delle sue solite risposte sarcastiche iniziava a mancargli più di quanto avrebbe mai ammesso a se stesso. Anche il tono arrabbiato con cui lo richiamava quando combinava qualche suo solito disastro era diventata parte della sua routine e ora era troppo doloroso iniziare la giornata senza di lui e senza vedere il colore limpido dei suoi occhi, o aiutarlo ad indossare quella complicata armatura con cui Merlino ingaggiava sempre delle dure lotte.
Passò in rassegna ogni libro ed ogni incantesimo ma non c'era assolutamente nulla che sembrava potesse essergli di qualche aiuto. Li aveva impilati sul tavolo, incurante del fatto che qualcuno entrando li avrebbe visti, e li sfogliava con disperazione. Dopo qualche ora, in un impeto di rabbia, li scaraventò sul pavimento con un gesto rabbioso e frustrato. Si sentiva terribilmente impotente, gli pareva quasi di sentire il ritmico ticchettio dell'orologio che segnava il tempo che restava da vivere ad Artù.
Non poteva finire così, non senza avergli detto...beh, era del tutto inutile pensarci in quel momento...
Pensò di andare da Kilgharrah per chiedergli aiuto ma non se la sentiva di lascia il palazzo, e soprattutto Artù, in quel momento. Il principe si sarebbe potuto risvegliare e lui voleva essere lì se fosse successo. Non se, quando fosse successo.
Tornò nelle stanza da letto di Artù e vi trovò ancora Gaius intento ad inumidire le labbra di Artù con qualche goccia di acqua per fare in modo che non si disidratasse completamente. Merlino camminava nervosamente attorno al letto incapace di stare fermo ma allo stesso tempo senza nient'altro da poter fare.
Vide sulla scrivania la bottiglia di vino vuota da cui avevano bevuto i figli di Uther, accanto vi erano i due calici.
Il mago prese la bottiglia per annusarla e gli arrivò subito uno strano effluvio floreale. Ad una seconda annusata però fu invece investito da un odore nauseabondo come quello delle uova marce che gli fece strizzare gli occhi e allontanare subito la bottiglia.
Questo lo allarmò parecchio. Per un non mago la cosa sarebbe anche potuta sembrare normale ma lui aveva finalmente la certezza che il vino era stato stregato, infatti gli odori diversi e penetranti erano il segno di una magia oscura e potente.
Utilizzò i suoi poteri e, nel momento stesso in cui i suoi occhi diventarono dorati, fu risucchiato all'interno della bottiglia.


Merlino si ritrovò a galleggiare dentro una strana sostanza rosso-violacea come il vino. Il livello del liquido però aveva iniziato a salire pericolosamente e lo aveva sommerso nel giro di pochi istanti.
Subito si tappò la bocca e il naso con le mani, per evitare di inghiottire il liquido stregato, ma ben presto fu travolto da una furiosa corrente che lo spingeva inesorabilmente verso il fondo.
Ma invece di ritrovarsi con la gola piena di quel liquido sentì un vento improvviso sulla pelle ed un freddo che non aveva mai provato prima di allora. Aprì gli occhi e si trovò davanti ad una infinita distesa ghiacciata. Ovunque volgesse lo sguardo lo scenario con cambiava, così iniziò a camminare.
Tremava e cercava di scaldarsi strofinando energicamente le mani sulle braccia ossute, anche se non serviva a molto. Vedeva il fiato condensarsi in nuvolette davanti al suo viso ed aveva la punta del naso gelata.
Da dove proveniva tutto quel freddo? Era forse morto e quello era l'aldilà?
Sentì un improvviso clangore metallico echeggiare nell'aria polare. Dato che si trovava nel bel mezzo di una landa desolata quel rumore lo incupì ma allo stesso tempo lo incuriosì parecchio, visto che era l'unico suono, diverso da quello graffiante del vento, che sentiva da quando era finito in quello strano posto.
Avanzò per un tempo che gli parve infinito dirigendosi verso la fonte di quel forte rumore. Camminando lungo quella terra inospitale si ritrovò davanti ad una enorme gabbia fatta interamente di ghiaccio. Era alta almeno tre metri ed aveva spesse sbarre che parevano impossibili da spezzare, almeno non senza l'aiuto della magia.
Il rumore proveniva proprio da là dentro ed infatti il mago avvertì subito la presenza di qualcuno al suo interno.
-C'è qualcuno?- domandò un po' spaventato mentre la sua voce rimbombava all'interno della grande cella.
-Merlino? Sei tu?- rispose una voce flebile che il mago avrebbe riconosciuto tra mille.
-Artù? Siete voi?- domandò ma non ottenne nessuna risposta. Poteva essere una trappola ma Merlino doveva assolutamente saperne di più.
Con la magia fece esplodere le sbarre della gabbia e mille frammenti ricoprirono il terreno già ghiacciato.
Al centro di quella cella vi era Artù con i polsi e le caviglie legate da spesse catene di acciaio. A Merlino scoppiò il cuore di gioia per aver ritrovato il suo principe e capì immediatamente che se nella stanza da letto il corpo del principe stava morendo era perché la sua anima era intrappolata in quel luogo oscuro. La sua gioia però mutò subito in preoccupazione quando giunse a quella conclusione e vide le condizioni in cui si trovava l'altro. Lo liberò dalle catene e gli prese la mano gelata tra le sue per infondergli un po' di calore.
Il principe aveva il viso coperto da un sottile strato di ghiaccio, le labbra blu e un pallore spettrale che poteva significare solo che stava morendo assiderato.
Merlino lo attirò a se per stringerlo in un forte abbraccio e cercare di scaldarlo. Se Artù era in quel posto dalla notte precedente era tanto che non fosse già morto, quindi doveva andarsene il più in fretta possibile da quel luogo.
Poggiò le labbra su quelle del biondo e gli diede dei piccoli baci per infondergli il poco calore corporeo che ancora gli restava. Sapeva che non era quello l'unico motivo per cui lo faceva ma doveva pur giustificare quel suo attimo di follia.
Artù prese un poco di colore e, quando aprì gli occhi, una forte luce biancastra li investì entrambi.


Quando Merlino aprì gli occhi trovò Gaius accanto a lui che lo guardava con aria preoccupata.
-Merlino! Stai bene?- gli chiese.
-Io... Si, credo di sì. Artù?- domandò rialzandosi di scatto. Si avvicinò al letto del principe che si stava lentamente risvegliando.
-Che cosa ci fate voi due qua?- chiese loro vedendoli entrambi al suo capezzale, come se fosse un moribondo.
-Siete stato vittima di un incantesimo Artù, ma a quanto pare non era poi così potente come temevamo se vi siete ripreso.- disse il guaritore nonostante sapesse benissimo che se il principe si era ripreso era solo merito del suo apprendista. Artù si grattò pensoso la testa la testa. -Io ho fatto uno strano sogno in cui ero prigioniero da qualche parte e faceva un gran freddo. Però non ricordo altro...forse c'eri anche tu Merlino e mi stavi aiutando, ma non ne sono sicuro.-
Merlino sorrise. Era sollevato che Artù ricordasse il tutto solo come un brutto sogno.
-Ma non è possibile. Tu non potresti mai aiutarmi Merlino, sei troppo imbranato.- disse Artù.
Il sorriso non abbandonò le labbra di Merlino. Quelle parole, per quanto potessero suonare crudeli, non lo avevano affatto ferito anzi era quasi lieto di sentire nuovamente quel dolce suono.
-Se lo dite voi, io vado a dare la bella notizia al re.- disse uscendo dalla stanza.
-Merlino?- lo richiamò Artù. Il mago fece capolino nella stanza. -Grazie.- Il moro annuì regalandogli un dolce sorriso prima di dirigersi verso la sala delle riunioni.
Artù si alzò dal letto confuso. Non sapeva perché ma aveva sentito il bisogno di ringraziare il suo servitore. Era come se lo strano sogno, o meglio incubo, che aveva fatto fosse insolitamente verosimile. Lo avvertiva anche se non sapeva spiegarsi perché avesse quella certezza, forse perché sentiva ancora sulla pelle quel terribile freddo pungente.
Così come avvertiva il calore e il sapore delle labbra di Merlino. Quella era un prova inconfutabile.
   
 
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