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Autore: Freak_Nali    25/01/2019    0 recensioni
«Non è la fine del mondo, stai calma».
«Non è la fine del mondo? Davvero, Luke? Hai accidentalmente rubato la valigia piena di erba e cocaina di uno spacciatore, il quale ci sta inseguendo in giro per il mondo, un dogsitter californiano del tutto incapace ha perso un cane che ha quasi staccato la gamba ad Ashton e siamo a quindici ore di volo da casa nostra. Se permetti, io questa la definirei la fine del mondo».
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Mi spieghi come il nostro viaggio si è trasformato nella sceneggiatura di una commedia?», mi chiede Ashton, appoggiando il peso sulle sue stampelle per camminare accanto a me.

«Io lo definirei di più un thriller, tutto questo è dannatamente eccitante», esclama con fare compiaciuto Michael e, appena mi volto verso di lui, trovo un sorriso soddisfatto sulle sue labbra.

«Taci tu, che è tutta colpa tua», lo zittisco quasi ringhiando, e lui alza le mani in segno di resa.

Sa che in fondo ho ragione.

«Beh, veramente questo è colpa di Calum», mi corregge Ashton, mostrandomi la sua gamba infortunata e, mi scoccia ammetterlo, ma su questo ha ragione lui.

«Almeno c'è una cosa di cui Michael non ha colpa, sono felice di darti questa magra consolazione amico», dice sornione il ragazzo in questione mentre passa un braccio sulle spalle del rosso tinto, che si sbriga a scansarsi, infastidito da quel contatto. «Comunque, a voi non è mai capitato di farvi sfuggire un dobermann? Sono cose che succedono, andiamo!».

«No, Hood. Non mi è mai capitato e sai perché?», dice con tono saccente il rosso, e Calum lo guarda con occhi pieni di aspettative, come se stesse per rivelargli il segreto che gli cambierà la vita. «Perché io non mi ostino a fare il dogsitter dal momento che so di non esserne minimamente in grado!».

«Parla quello che si guadagna da vivere spacciando droga tra l'Australia, la Nuova Zelanda e il Giappone», commenta Ashton, ma io lo guardo inarcando un sopracciglio e lui mi implora con lo sguardo di non dire ciò che sa che sto pensando.

«Disse quello che è riuscito a farsi licenziare da un negozio di dvd e da KFC», lo prendo in giro, ignorando il suo sguardo.

Michael lo guarda, impassibile per qualche secondo, poi scoppia a ridere di gusto, tanto che si trova a tenersi lo stomaco mentre si piega leggermente in avanti.

«Amico, io sarò anche un pessimo dogsitter, ma almeno non mi hanno mai licenziato», commenta Calum mentre posa una mano sulla spalla di Ashton, che prontamente si scansa.

Questo ragazzo cerca decisamente troppo contatto fisico.

«Fidati, Hood, appena tornerai in California non solo ti licenzieranno, ma ti arresteranno anche per aver perso e abbandonato un dobermann. E io dico, va bene lasciarselo sfuggire, ma come diamine si fa a perdere un dobermann?», chiede Michael, dimenticando di aggiungere il particolare dell'auto rubata. Ma, forse, per lui quella è la normalità e per questo non gli dà peso.

«Disse quello che perse la valigia piena di cocaina». Un giorno Ashton imparerà a tenere la bocca chiusa. Quel giorno non è oggi.

«Quella è stata colpa di Luke, non sono io il coglione che ha scambiato la mia valigia per quella di un altro su cui, tra l'altro, c'è scritto chiaramente il mio fottutissimo nome!». E ancora, forse il fatto di utilizzare un nome falso che assomiglia al proprio per non farsi riconoscere è del tutto normale per lui, tanto da non tenere in considerazione che non ci fosse scritto Michael Clifford sulla valigia ma Gordon Cliffen. Forse reputa anche questo il suo stesso nome.

«Hey, io pensavo che mio fratello mi avesse fatto uno scherzo!», protesta il biondo, che fino ad ora era rimasto in silenzio.

Ultimamente parla sempre poco, il che non è decisamente da lui e, per quanto possa essere meno snervante del solito, la cosa mi preoccupa davvero tanto.

«E io ho pensato tu avessi fatto uno scherzo a noi quando ti sei presentato in aeroporto con la tua valigia, ma hey, eccoti qua».

«Non essere cattivo», rimprovero il mio migliore amico, che scrolla le spalle.

«Scusami, ma il cattivo della situazione qua sono io, dimenticate che sono ricercato in quattro paesi?».

«Quattro?».

«Potrei, come potrei non aver tentato di espandere i miei commerci anche nelle Filippine».

«Ma io come ci sono finita in questa situazione, esattamente?», chiedo con tono disperato più a me stessa che ai miei quattro compagni di sventure, termine decisamente più appropriato di avventure, non sapendo proprio dove diavolo io abbia sbagliato nella mia vita per ritrovarmi qui con queste quattro persone. Doveva essere un viaggio mio e del mio migliore amico, lontani da tutto e da tutti, del tempo soltanto per noi. Evidentemente, non siamo destinati ad avere del tempo esclusivamente nostro, ormai è chiaro.

«Te lo devo davvero ricordare?», mi chiede proprio lui, l'unica persona con cui avevo in programma di essere qui in questo momento. Beh, non esattamente qui. Ma se per "qui" intendiamo "in viaggio", allora sì, qui è la parola giusta.

Ma no, non ho davvero bisogno che mi ricordi come siamo arrivati a questo punto. Purtroppo, lo ricordo benissimo anche da sola, nonostante l'idea di sbattere la testa contro uno spigolo per perdere la memoria mi abbia sfiorata non poche volte negli ultimi giorni

  
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