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Autore: cin75    29/01/2019    4 recensioni
Dico solo che è tutta colpa del promo del prossimo episodio. Quindi....
WARNING. SPOILER SEASON 14!!!!!
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Dean sapeva che Sam mai e poi mai lo avrebbe assecondato in quella sua decisione di finire come Megatron, in fondo alle Fossa delle Marianne, in compagnia eterna di quello psicopatico di Micheal.
Anche se dopo quel “D’accordo!” sussurrato nel capanno degli attrezzi della baita di Donna, ne era seguita una paternale irata e amareggiata.
Dean, aveva perfino provato a convincerlo che ad un certo punto Micheal lo avrebbe lasciato andare, ma Sam, non era stupido.
“Davvero lo pensi? O pensi solo che io sia così stupido??!” gli inveì offeso.
“Io...io non ho mai pensato che tu sia...”
“Micheal non ti lascerà mai andare, perché sa che abbandonare il tuo corpo mentre siete imprigionati in quella bara, significherebbe lasciarti morire e se tu muori lui sa che dovrà passare l’eternità da solo a gridare e patire la follia di quello che gli aspetta. Quindi, no, Dean! Lui non ti lascerà andare. Anzi….potrebbe divertirsi a farti morire e resuscitare fino a farti impazzire. Non ti renderà le cose così facili. Prenderà il controllo su di te e renderà un inferno anche la tua di eternità!! Credimi, questa volta, non si limiterà a farti annegare!!!”  colpì basso.
Dean sapeva che Sam aveva ragione, dannatamente ragione. Micheal non gli avrebbe mai permesso di morire e privarsi di farlo impazzire nel più terribile dei modi.
“Senti...” provò ancora.
“No. Senti tu!” lo fermò il più giovane, puntandogli l’indice contro. “Ti permetterò di portare quell’affare assurdo , qui, nel bunker , ma solo per tenerti sotto controllo. Per evitare che ti vengano strane idee…. a costo di controllare che sia vuoto ogni dannatissima sera...”
“Sammy….” provò usando il solito nomignolo.
“Oh no!! Il tuo “Sammy” questa volta non funziona. Non permetterò che tu faccia una cosa del genere. Per adesso tu combatti e tieni quella dannata porta chiusa e quando Micheal la scardinerà, saremo pronti. Useremo le manette rinforzate di Bobby. Useremo le catene, l’olio sacro, chiederemo aiuto agli angeli e useremo tutto quello che potremo usare contro di lui, ma tu….tu non finirai...non...tu...Non lo permetterò!” fece imbarazzato Sam, quando si rese conti che una certa emozione gli aveva rubato la lucidità e la forza che invece voleva mostrare a tutti i costi a suo fratello , in quel suo discorso di incoraggiamento.
“Sam!” sussurrò Dean, in colpa e amareggiato dai sentimenti che stava provando suo fratello. Ma non riuscì a dire altro perché Sam era già andato via dalla sua stanza , lasciandolo da solo.

I giorni passarono da quella discussione e il casino con quelle strane proiezioni di Donatello, per non parlare delle forti emozioni che avevano provato nel rivedere John, loro padre, - le parole che lui e Dean si era scambiati o solo sguardi pregni di ogni consapevolezza e di ogni timore; il riavvicinamento e i chiarimenti con Sam, un perdono e una giustificazione data voluta e cercata; l’emozionante incontro con Mary e quel loro abbraccio  quasi timoroso -  sembravano aver messo da parte le idee martiri/suicida di Dean.

Ma ormai la voce, nel bunker, di quello che era successo al maggiore dei Winchester, del suo piano e di quella strana teca che doveva essere sistemata nei sotterranei del rifugio, si era sparsa. Come si era sparsa la voce che Micheal non sarebbe rimasto a lungo intrappolato nella mente di Dean e che una volta fuori , avrebbe scatenato l’apocalisse vera e propria in terra e Cielo.
I cacciatori cominciarono a temere che il maggiore dei fratelli non fosse così forte da tenere la potenza di un arcangelo come Micheal , sotto controllo, ancora per molto. Soprattutto dopo le batoste fisiche e psichiche a cui purtroppo era stato sottoposto.

“Non possiamo farlo!” azzardò Maggie , durante quella che sembrava essere una riunione massonica.
“Ascolta Maggie...anche io sono grato a Dean e Sam per averci salvato, ma se Micheal sfonda quella porta….quello che è successo al nostro mondo succederà anche qui e non possiamo permetterlo”.
“Ma Dean...lui….”
“Lui è d’accordo.” sembrò voler tagliar corto un altro dei cacciatori. “Ha costruito con le sue mani quell’affare angelico che terrà lui e l’arcangelo ben lontani dal far del male a qualcuno. Ma Sam...lo conosciamo tutti e abbiamo capito quanto sia forte il legame fra quei due fratelli, e perciò sappiamo tutti che non permetterà a Dean di chiudersi lì dentro.  E di certo impedirà a chiunque altro di aiutare di Dean a farlo.” asserì certo.
“Cosa intendi fare , allora?”
“Facciamo quello che nessuno dei due è ancora pronto a fare.”
“E cioè?”
“Separarsi per sempre.”

Studiarono in fretta un piano.
Un piano che avrebbero messo in atto prima che la Ma’lak arrivasse al bunker. Anche perché erano loro sei, più Maggie, che dovevano andarla prendere alla baita di Donna.
Quella sera stessa dissero a Sam che avevano recuperato un furgone adatto e che andavano a ritirare il “pacco”.
Il giovane diede il suo assenso e li avvisò che , con  Jack, sarebbero mancati per un paio di giorni per dei controlli e delle ricerche ma che nel bunker ci sarebbero stati comunque Dean e Castiel.
Il secondo, senza dirlo palesemente, per tenere sotto controllo il primo.

Era il momento di agire. Non avrebbero avuto momento migliore per salvare il mondo. Secondo loro e il loro sciagurato piano!

Un paio di loro richiamarono Castiel nelle cucine e non appena l’angelo vi mise piede, uno dei cacciatori poggiò il palmo tagliato e sanguinante su un sigillo per mandare via gli angeli e infatti, in un lampo di luce e in “No!” rabbioso, l’angelo sparì nella luce, spedito chissà dove.
Quello che non si aspettavano era che con Castiel ci fosse anche Dean, che rimase esterrefatto , oltre che infuriato da quello che era appena successo.
“Che cazzo avete fatto? Perchè?” gli gridò contro, prendendo per il bavero il primo che gli fu a portata di mano. “Figli di puttana, cosa...”
“Scusa Dean. Castiel troverà la strada di casa, ma noi dobbiamo fare in modo che ci sia ancora una casa a cui possa tornare!” fece uno alle spalle di Dean.
“E questo che cosa dovrebbe significare, stronzo?!”
“Sam non ti farà mai entrare in quella cassa e tu ...per quanto tu voglia fare la cosa giusta, non avrai mai davvero il coraggio di dire addio a tuo fratello, quindi….” fece avvicinandosi minaccioso.
“Ehi!! non azzardarti….questi non sono cazzi vostri….Io e Sam sappiamo cosa fare e quando farlo e voi non...” ma non fece  in tempo a dire altro.
“E’ per un bene superiore, Dean. Grazie e addio!” fece lievemente sarcastico.
“Ma cosa...” e un colpo forte alla testa lo mise decisamente ko.
Tutto si fece buio in un attimo.

Quando Dean riaprì gli occhi intorno a lui, solo un opprimente buio.
“No...non può essere...non può...Non potete farlo, figli di puttana!!” gridò al buio. “Ehi!! Ehi!! fatemi uscire...non è ancora il momento….Maggie, ragiona!!! Fatemi uscire. Fatemi uscire da qui!!” gridava rabbioso, fin quando non sentì una mano battere sul coperchio e qualcuno dire: “Calatelo in fondo allo scavo!”
Ci fu qualche sobbalzo e poi Dean si rese conto di quel chiaro movimento di discesa.
“No...no...non lo fate...non lo fate!!!” gridava battendo i palmi con forza contro le pareti.
Poi , dopo quelli sembrarono infiniti minuti, la cassa ebbe un secondo contraccolpo. Era sul fondo.
Dean strinse gli occhi. Cercò di recuperare: fiato e pensieri.
Fece un respiro profondo e si tastò le tasche , sperando che quei traditori non gli avessero portato via anche il secondo cellulare , quello che di solito nascondeva in una tasca cucita ad arte all’interno dei jeans.
No! c’era!! fortunatamente il telefonino c’era ancora.
Lo accese, e la luce dello schermo lo accecò per un attimo.
Sperando che avesse recezione, quel poco entusiasmo che aveva svanì esattamente come gli era svanito davanti agli occhi Castiel.
“No...no..no.. ti prego...ti prego...una tacca, mi basta una tacca….andiamo...solo una tacca….” continuava a ripetere mentre muoveva nelle direzioni più disparate , il cellulare. “Non è ancora il momento….non è ancora il momento….” diceva alludendo a quella porta mentale che era e rimaneva ancora chiusa. “Una tacca...una sola….e Sammy risolverà tutto…..non è il momento. Io non gli ho detto….io devo ancora dirgli…..”
Ma niente. Provò a lungo, forse ore, o forse solo minuti.
Poi , in un momento di scoramento, si rese conto che quello che stava passando adesso era esattamente quello che avrebbe passato per tutta l’eternità. E fu allora che il panico, quello vero, prese il sopravvento.
Quella sensazione allo stomaco, alla testa , nella mente, perfino nei muscoli e in tutto il corpo.
Dio!!  cosa avrebbe dovuto sopportare.
Ma era una sua scelta ed era per il bene dell’umanità.
Ma quello non era il momento.
Micheal era ancora sotto il suo controllo e lui voleva altro tempo con sua madre, con Cass, con Jack.
Voleva altro tempo con Sammy.
E allora iniziò a battere i pugni contro le pareti ferrose, a tirare calci alla base della bara. E solo dopo alcuni momenti di rabbia furiosa, si rese conto che stava chiamando perfino Sam, come se il minore potesse sentirlo e aiutarlo.
Ma niente accadde, anzi!
Dean si rese conto che il cellulare stava anche per spegnersi a causa della batteria scarica e quando sarebbe accaduto, il buio lo avrebbe accolto per sempre.
“No!!!!!” gridò con un urlo fatto di rabbia a paura. “Sammy!!!!!!” gridò rauco fin quando quel richiamo svanì insieme all’ultimo bagliore del cellulare.


Dopo un paio di giorni, come aveva detto, Sam, fece ritorno al bunker.
“Ehi! Ciao a tutti.”
“Bentornato!” fece per puro istinto uno di loro. “Jack?!”
“Tornerà con Mary fra qualche giorno!” rispose sorridendo al ricordo del sorriso di Jack all’idea di passare del tempo con Mary a cui ormai era davvero e profondamente affezionato.
Poi alzò lo sguardo verso i presenti che , sì, erano con fascicoli e libri aperti tra le mani, ma che in realtà sembravano solo fermi lì ...ad arte.
Si rese subito conto , dagli sguardi e dalla tensione più che palese, che qualcosa era successa.
Maggie, ignara del ritorno del cacciatore, sbucò da uno dei corridoi e rimase come impietrita , nel vederlo.
Sam, notò quell’atteggiamento.
“Ok! Sputate il rospo. È successo qualcosa!?!” ma lo chiese quasi con ironia.
Poi quando vide la paura e il senso di colpa sul volto della giovane cacciatrice, qualcosa nella sua testa si accese. Si guardò intorno e anche se tutto sembrava in ordine, era certo che qualcosa non andava.
“Dov’è Castiel?” chiese e poi subito. “Dov’è Dean?...sto provando a chiamarli da quando sono partito ma risultavano sempre irraggiungibili. Sono andati da qualche parte?! Una caccia??” chiese avanzando verso la ragazza. Ma Maggie sembrava atterrita al dover rispondere, indietreggiando addirittura all’avanzare di Sam, e iniziò a guardarsi intorno, a cercare supporto dai suoi “complici”
“Maggie?!” la richiamò poco convinto Sam. “Che succede Maggie? Rispondimi?!” fece ora con voce più autoritaria.
“Noi…..noi abbiamo….era la cosa giusta da fare….era quello che….quello che anche lui...” balbettava in colpa e con gli occhi ormai lucidi di lacrime.
“Che avete fatto?” sussurrò , allora, Sam, iniziando ad allertarsi.

“Hanno rinchiuso Dean nella Ma’lak!”

Sam si girò di scatto verso la voce di Castiel che proveniva dalle scale principali del bunker.
L’angelo era ricoperto di fango ed era decisamente provato fisicamente.
Sam era senza parole e non sapeva se aveva capito davvero quello che Castiel aveva appena detto.
“Ma che ti è successo? cosa significa che….” stava per dire quando vide Castiel avvicinarsi ad uno dei cacciatori, quello che lo aveva mandato via con il sigillo, e sferrargli un pugno deciso in pieno viso.
Il cacciatore colpito , volò letteralmente dall’altro lato della stanza atterrando con un tonfo rumoroso contro uno scaffale di libri.
“Bastardo figlio di puttana….questo è per avermi bandito….” fece ignorando Sam e tutti gli altri e avvicinandosi all’uomo ancora a terra che si lamentava per il dolore. Si preparò a colpirlo di nuovo, tirandolo su dal bavero del giaccone.
Tirò indietro il braccio come a caricare un secondo colpo. “Questo è per aver tradito chi vi ha salvato la vita e lotta ancora per farlo ancora!” e stava per colpirlo ancora quando un richiamo deciso di Sam, lo bloccò.
“Fermo Castiel!!!” tuonò la voce autoritaria di Sam.
Il giovane ancora interdetto o forse incredulo di un simile tradimento, fissò tutti i presenti. “Ditemi che Castiel ha capito male. Ditemi che non avete rinchiuso mio fratello in quella cassa. Ditemi che….”
“Lo abbiamo fatto per il bene dell’umanità!” si fece avanti uno dei presenti e a quelle parole , la rabbia prese il sopravvento di Sam. Si avventò furioso contro chi aveva parlato e iniziò a colpirlo. “Dimmi dove avete portato mio fratello…...” e colpiva. “Dimmi dov’è o giuro che ti faccio a pezzi...” e ancora colpiva… “Prega che non sia successo niente o quanto è vero Iddio, vi rispedisco al vostro mondo uno per uno, morti!” ringhiò e stava per colpire ancora , quando questa volta, fu Castiel a fermare al volo l’ennesimo pugno.

Tirò Sam, con forza, via dal corpo su cui si era avventato e attese che qualcuno parlasse.
“Chi vi ha arrogato il diritto di fare una cosa del genere?!” li ammonì l’angelo, mentre Sam riprendeva fiato e lucidità.
“Lui aveva già scelto di farlo!” azzardò Maggie dall’angolo in cui Sam l’aveva spinta mentre le faceva le domande. “Ha costruito la cassa!” sembrò voler giustificare l’accaduto.
“Lui ha un piano. Ma i piani possono essere cambiati, possono essere trovate altre soluzioni. Siamo cacciatori, siamo abituati a trovare e provare ogni mezzo prima di scrivere la parola fine su un caso!” inveì Sam. “Quella cassa è l’ultima spiaggia. L’ultima risoluzione disperata. Ma noi... io, Dean, Castiel….ancora non siamo disperati. Stiamo ancora cercando. Ora...” fece drizzando le spalle e torreggiando perfino sull’angelo al suo fianco. “...ditemi dove avete portato mio fratello.”
“Sam...Micheal non gli permetterà di….” fece uno di loro, provando a far valere ancora, stupidamente, le loro ragioni.
Ma Sam, veloce, tirò fuori la sua pistola e gliela piantò in mezzo alla fronte. “Giuro su Dio che ti pianto un proiettile in fronte se adesso non mi dici dove avete portato Dean!” ed era dannatamente gelido. L’altro provò a tacere e Sam caricò l’arma. “Ho ucciso per molto meno!”
Alle sue spalle, allarmato, si fece avanti un altro dei cacciatori. “A venti miglia da qui, c’è un cantiere edile. Stanno facendo degli scavi per le fondamenta e domani mattina arriverà il cemento per riempire tutto.” confessò.
“A che ora?!”
“Le betoniere dovrebbero arrivare alle cinque di mattina. La cassa è già in fondo ad uno degli scavi che verranno riempiti.” disse ancora.
“Sono le quattro….” sussurrò in allarme Sam.
“Sam...” lo richiamò Castiel. “Possiamo farcela. Arriveremo in tempo.” lo spronò a ritornare lucido. E così fu.
Sam afferrò le chiavi dell’Impala e poi deciso, indicò gli altri cacciatori presenti. “Prendete il furgone e seguiteci e se durante il viaggio mi accorgo che togliete il piede dall’acceleratore vi uccido uno alla volta!” fece minaccioso e più che credibile. “MUOVETEVI!!!” gridò poi.

La strada per raggiungere il cantiere era impervia  a causa del passaggio continuo di pesanti automezzi edili e se loro erano costretti a rallentare di tanto in tanto, il tempo, invece , scorreva implacabile.
“Sam….so che la situazione è comunque allarmante...” provò a rassicurarlo Castiel. “Ma lui non può morire. Sai che ….”
“Lo so, Castiel. Lo so. Ma la situazione potrebbe mettere in condizioni Dean a lasciare che quella porta si apra prima del tempo!” riflettè Sam.
“Per questo hai preso le manette e tutto il resto!” convenne , l’angelo e il cacciatore annuì affranto.
“Va’!! Veloce!!” fece quindi Castiel e Sam schiacciò a manetta l’acceleratore.
Alle sospensioni della povera Impala , c’avrebbe pensato Dean, una volta salvo!


Il buio era paradossalmente accecante. Le grida furiose di Micheal, erano insopportabili, assordanti. I suoi colpi contro quella porta rimbombavano quasi quanto quelle che Dean , di tanto in tanto, riservava alle pareti della cassa di ferro. Sentiva di avere le mani ferite, le nocche bruciavano. I muscoli facevano male e l’aria era pesante. Sapeva che non sarebbe morto, ma quello non era comunque un bel modo per passare il tempo.
E di tempo sembrava già esserne passato un’infinità. Era giorno? Notte? O quante volte lo era stato?
Ad un certo punto, si rese conto che la parte “libera” della sua mente iniziava a giocargli scherzi allucinativi.
Per primo vide Castiel.
“Cass?? Amico….non è che potresti aiutarmi...” tentò perfino di essere ironico. Vide l’angelo tendergli le mani, che cercava di afferrarlo. Lo vedeva in difficoltà. Lo vedeva affannarsi e fallire. Lo vedeva riprovare. Forse era quello che Castiel aveva fatto quando lo aveva salvato dall’Inferno.
Alzò una mano verso l’amico e quando le loro mani stavano per sfiorarsi, l’angelo svanì, affranto, nel nulla.
“Ok! Ok! Non ti preoccupare Cass….non è colpa tua...tranquillo….va tutto bene!!” sorrise amareggiato a quel mancato salvataggio.

Poi altro buio, altro panico, altra rassegnazione.
In seguito, fu la volta di Jack.
“Ehi!? Ragazzino….è bello vederti ma non penso che tu possa...” e mentre stava per dire altro, ormai confuso da quelle allucinazioni, vide Jack illuminare i suoi occhi di giallo. Dean comprese immediatamente quello che il ragazzo stava per fare e gridò un rabbioso rimprovero: “No!!!! non farlo….brucerai la tua anima….non farlo...non ne vale la pena….Jack!!!!” ma mentre richiamava il giovane protetto, Jack manifestava, in suo aiuto, tutto il suo potere e con orrore, bruciò, fallendo, davanti agli occhi di Dean. “Noooooo!!!!!” urlò in un grido misto tra rabbia e disperazione, Dean.
Quella profonda e dolorosa sensazione di perdita , lo sfinì. Sentiva le lacrime bagnargli il viso. Sentiva la sensazione rabbiosa di voler fare qualcosa, ma altrettanto rabbiosamente si rendeva conto di essere in una situazione di inutilità.
Poteva solo subire quelle visioni pregne di puro tormento. 


“Là!!” indicò Castiel, mostrando a Sam , due betoniere che si preparavano a scaricare il loro cemento.
“Cazzo, no!!” imprecò Sam, accelerando ancora.
In pochi minuti raggiunsero i due operai, che, alla vista dell’Impala e del furgone, rimasero interdetti.
Sam, scese velocemente dalla macchina.
“Spegnete subito. Interrompete immediatamente!!” gridò verso la betoniera ancora in funzione e dal cui canale di scolo , i primi rivoli di cemento iniziarono a cadere dentro lo scavo.
“Ehi!! voi non potete stare qui! Noi abbiamo ordine di riempire questi...” ma non fece in tempo a dire altro che Sam tirò fuori la sua pistola e gliela puntò contro.
“Ferma tutto, spegni tutto o ti sparo.” fece caricando l’arma, poiché la mano dell’operaio era ancora su comando di scarico cemento.
L’operaio, spaventato, obbedì senza replicare oltre e alzò le mani in segno di resa.
“Ma che succede!?” azzardò, mentre vedeva Sam sporgersi appena verso lo scavo. Sam si voltò verso di lui.
“Questa è un’operazione federale. In fondo a quello scavo c’è la vittima di un rapimento. Dobbiamo tirarla fuori prima che sia troppo tardi.”
“Cosa!!!????” esclamò atterrito il poveretto.
“Ora...se non volete essere immischiati, vi consiglio di sparire e darvi malati per qualche giorno. Qui, tra un po’ si scatenerà l’inferno e qualcuno dei miei colleghi potrebbe non  credere che siete solo dei semplici operai!! Potrebbero sospettare che siete sicari.” inventò di sana pianta, come spesso faceva. Con Dean.
“No..no...per l’amor di Dio. Io ho moglie e figli. Io ...io e Frank non c’entriamo niente. Noi….”
“Ok!, e allora filate via di qui il prima possibile!!” si intromise anche Castiel a dare appoggio alla menzogna.
I due corsero al loro furgone e sparirono dal sito degli scavi.

Sam si fece passare una torcia e illuminò il fondo dello scavo. Eccola. La cassa.
Del cemento l’aveva già raggiunta, ma potevano ancora recuperarla.
“Come l’avete messa laggiù , adesso la riportate qui in superficie.” ordinò e vide i cacciatori recuperare delle corde molto robuste e un potente verricello idraulico.
Uno di loro si sistemò in modo da poter scendere e imbracare la cassa così da poterla recuperare. Il poco spazio e il cemento già caduto impediva il poterla aprire e tirar fuori prima Dean e poi solo la cassa vuota. Sembrava come se quello scavo fosse stato fatto apposta e con le misure giuste per contenere la Ma’lak.


Dean , ormai perso nella consapevolezza di quello che era quel destino che, con follia o meno, doveva accettare, non si rendeva conto di quello che stava accadendo al di fuori della cassa.
In quella sua dolorosa confusione, l’ennesima allucinazione venne a fargli visita.
“Sammy!!” sussurrò quasi sollevato o forse rattristato.
Una parte di lui sapeva che anche Sam gli sarebbe sparito da davanti agli occhi, incapace di poterlo salvare. Ma era difficile non assecondare le richieste del fratello.

Andiamo Dean...prendi la mia mano!!
“Non puoi aiutarmi Sammy!!”
Andiamo, solo uno sforzo...
“Mi piacerebbe tanto, ma io non...”
Forza, fratello. Ti tiro fuori da quest’affare!” fece l’allucinazione tendendo , più vicino che poteva , la mano.
E Dean, sconfitto, si ritrovò ad assecondare quell’accorata richiesta. Si fece forza e tese la mano verso quella tesa verso di lui. La mano di Sam.
Ma questa volta, quella mano non svanì come le altre visioni. Rimase tesa davanti a lui.
E lui vi si aggrappò.
Ne sentì la forza. Quella mano ricambiava la sua stretta con ancora più forza. Ne constatò la concretezza, la pelle, la leggera sensazione di sudore.
Gli parve perfino di sentire l’odore di quel dannato shampoo...sì, perché, ora non solo la mano, ma sembrava concreto anche tutto il resto di Sam.
“Andiamo, tirati su, fratello. L’hai scampata bella questa volta!!” e Dean, sconcertato e confuso , si rese, finalmente conto che non stava avendo più a che fare con un’allucinazione.
“Sammy??….sei tu? Sei davvero tu?!” chiese stranito.
“Si, idiota. Sono io.” fece sorridendo sollevato Sam, mentre lo tirava completamente fuori dalla cassa, aiutato da Castiel.
Dean si rese anche conto che Sam non era l’unico a sostenerlo. Guardò dall’altro lato e vide gli occhi sorridenti e ancora un po’ preoccupati dell’amico angelo.
“Lo so...che c’hai provato, Cass...lo so….” si ritrovò a dire, poggiandosi meglio anche a lui.
“Dean, ma cosa...”
“Va tutto bene. Va tutto bene!!” lo interruppe e poi , per un attimo, il terrore lo investì. Si fermò di colpo.
“Dean , che hai? Stai...male?!” azzardò Sam, sperando che non fosse qualcosa legata a Micheal.
“Jack?? dov’è Jack..come sta Jack???” chiese allarmato.
“Lui...lui sta bene. É con la mamma. Tra qualche giorno, tornerà al bunker con lei!” rispose in fretta, anche se confuso, Sam.
“Credo abbia avuto delle allucinazioni, Sam!” constatò serio, Castiel.
“Sì...” rispose Dean, prima di Sam. “E non tutte erano a lieto fine!!!” ironizzò.

Solo dopo aver fatto qualche passo lontano dalla cassa, Dean si rese conto della presenza degli altri cacciatori. Li riconobbe. Uno per uno.
Cercò di recuperare le forze, a tirarsi su, a non poggiarsi troppo alle braccia sia di Sam che di Castiel. A mostrarsi forte.
“Dean….” iniziò colpevole uno di loro. “...noi volevamo solo...”
“Agire per il bene superiore?!” ansimò.
“Sì!” ammise un altro di loro.
“Calcando la mano del destino?!” li spiazzò Dean.
“Noi...”
“Non è questo che fanno i cacciatori. Questo è ciò che fanno i mostri. Si prendono quello che non è loro dovuto. La vita altrui.” asserì affannato ma con decisione.
Sam, rinsaldò di nuovo la presa intorno alle spalle del fratello, poi fissò, truce , tutti gli altri.
“Mettete quell’affare sul furgone e portatelo al bunker. Dopo, raccogliete le vostre cose e lasciate il ….”
“No!” lo fermò Dean.
“Ma...” replicò spaesato Sam,
“Restate al bunker, continuate con il vostro lavoro di cacciatori. Salvate vite, tutte quelle che potete e fatelo come lo farebbe un vero cacciatore, ma...”
“Ma?!” azzardò uno di loro.
“Statemi lontani e se proverete a fare di nuovo uno scherzo del genere o qualcosa di simile a chiunque….vi faccio fuori con le mie mani!” asserì serio.

I sei, in silenzio, misero la cassa sul furgone e si avviarono al bunker, mentre Sam, Dean e Castiel, li vedevano andare via, appoggiati alla fiancata dell’Impala.
“Ok!” fece a voce bassa Dean. “Ok!”
“Ok? Cosa di questa storia è Ok?!” fece ironico Sam, mentre Castiel sorrise appena.
“Niente. Niente è o è stato ok, ma almeno adesso posso smetterla di mantenermi in piedi!” e non appena finì di dire questo, le gambe gli cedettero, facendolo cadere sulle ginocchia, ormai privo di forza. Di ogni forza.
Avvenne tutto in modo così veloce e assurdo che Sam e Castiel non fecero nemmeno in tempo ad afferrarlo, che se lo ritrovarono, disteso sul terreno polveroso, privo di sensi.
“Dean!!!” lo richiamò Castiel.
“Cazzo!!!” imprecò Sam. “Che succede , Castiel?!”
“Può anche non essere in grado di morire a causa della presenza di Micheal, ma di certo il suo fisico subisce ogni tipo di stress fisico e psichico. E credimi questo….” fece l’angelo indicando il posto in cui si trovavano. “Credo sia stato un più che forte stress!”
“Portiamolo a casa!” convenne Sam. “Riportiamolo a casa!”


Quando il maggiore dei Winchester riaprì gli occhi, lo fece con una timorosa cautela. Quasi avesse paura di rivedere tutto intorno a lui , solo pareti di ferro ruvido.
Ma questa volta non fu così il suo risveglio. Questa volta , riconobbe le pareti della sua stanza, le sue armi messe in ordine. I sui vinili, le sue cassette, perfino la scatola in cui proteggeva geloso i suoi porn vintage.
“Ben  svegliato, vecchietto!” fu lo sfottò con cui lo accolse Sam, che era seduto alla scrivania , poco distante dal suo letto.
“Ehi, poppante!”
“ Sei svenuto come una ragazzina. Come ti senti?!” chiese Sam, quando lo vide tirarsi su e mettersi seduto sul bordo del materasso. Gli andò vicino, sedendosi accanto a lui.
“Prova a fare tu due giorni stile in una sardina in scatola e poi fammi sapere!!” ironizzò.
“Rendi l’idea.” lo assecondò, il minore. Ma poi: “Come ti senti?!” chiese con più apprensione.
Dean lo guardò e sapeva a che cosa si riferisse il fratello.
“La porta è ancora chiusa. Traballante ma chiusa. Lui è ancora parecchio incazzato, le sue grida mi faranno impazzire prima o poi, ma….abbiamo tempo!”
“Ok!” annuì non proprio sereno, Sam, ma comunque sollevato. “Posso farti una domanda?!”
“Spara!”
“Perchè non hai voluto che mandassi via quei sei?!”
“Sammy...non li giustifico. Ci mancherebbe e troverò un modo di fargliela pagare. Ma sono e rimangono comunque cacciatori. Bravi cacciatori e dato quello che ci aspetta , quando Micheal...”
“Se..”
“Cosa?!”
“Se Micheal.” lo corresse Sam e Dean annuì. Compiacente.
“Se...Micheal rimetterà la testa fuori dalla mia...testa. Avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile contro di lui e contro la sua armata. Ma credimi, dalle loro facce, non credo che tu ci sia andato leggero, fratellino!” provò , alla fine, a sdrammatizzare.
“Beh!! credo di aver fatto qualche minaccia di troppo!!” convenne non proprio in colpa, l’altro. “Ok! Ora che ne dici di venire di là, c’è della pizza calda e della birra fresca che ti aspettano!”
“Non chiedo di meglio!!” fece , alzandosi e sistemandosi con le mani la maglietta che aveva addosso. Una pulita, notò. Così come i pantaloni.
Sam doveva averlo cambiato mentre era privo di sensi. Deglutì dolcezza per quel gesto, e profonda tristezza, sapendo che prima o poi, tutto sarebbe finito.
Sam intanto si era avviato alla porta, si voltò verso il maggiore e lo vide pensieroso.
“Dean?” lo richiamò. “Ehi?...Dean??” fece ancora.
Dean lo fissò.
“Sarà dura, Sammy!” disse solo.
“Cosa?” non capendo subito a cosa , il fratello si riferisse.
“Stare lì dentro. Al buio. Da solo. Con lui. Ne ho avuto un breve assaggio e sono svenuto come una scolaretta!!”
“Dean , tu non ….ti giuro che questo non sarà il tuo destino!” promise deciso il minore e mai Dean lo aveva visto così convinto su qualcosa che riguardasse il destino.
“Come fai a dirlo?!”
“Perchè siamo i fottuti Winchester. Noi abbiamo tenuto testa ad Inferno , Paradiso e Purgatorio..abbiamo battuto Lucifero, combattuto con Dio e contro l’Oscurità. Abbiamo sconfitto mostri che nessuno avrebbe avuto il coraggio di affrontare..ci hanno posseduti, ci hanno uccisi, ci hanno torturati, ci hanno tolto chiunque potessimo amare e che poteva amarci…ci hanno tolto tutto, tutto tranne una cosa!” proferì deciso.
“Cosa?!” si ritrovò a sussurrare Dean, colpito da quelle parole dette con così tanta enfasi e tanto orgoglio.
“Noi. Non ci hanno mai tolto noi. Quello che ci lega. La forza che siamo insieme. E mai ci riusciranno. Che siano angeli o demoni o mostri. O arcangeli psicopatici. Noi ce la faremo Dean. Io ci credo, fratello. E voglio che anche tu ci creda.” e poi sembrò prendere coraggio. “Ho bisogno che anche tu ci creda.”
Dean si guardò intorno. Guardò i segni sulle sue mani e sulle proprie nocche. Guardò Sam e i suoi occhi speranzosi.
Non poteva deluderlo. Non lo aveva mai fatto o per lo meno c’aveva sempre provato a non farlo e beh!! non avrebbe iniziato ora.
“Ci credo, fratellino. Ci credo!” fece deciso, mettendogli una mano sulla spalla e a quel gesto quasi gli sembrò di vedere Sam rilassarsi. “Ora che dici?...ce la mangiamo quella pizza?!”
“E non dimenticare le birre!!!” scherzò Sam.
“Ehi!! non essere blasfemo!!!” replicò con lo stesso tono scherzoso, Dean.

   
 
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