Squilla un
telefono.
“Ohi”.
“Ciao,
Sehun. Che bello sentirti dopo tanto tempo!”
“Bro,
ma sei
scemo? Saranno passate tre ore dalla nostra ultima
telefonata”.
“Minseok
ed
io stiamo bene, grazie per averlo chiesto. Tu invece?”
“Lu
Han”.
“Scusa.
Straparlo
sempre quando sto in ansia, lo sai”.
“In
ansia,
addirittura? Era solo un appuntamento”.
“Al
buio.
Con un perfetto sconosciuto”.
“Smetti
di
fare la mamma chioccia. Sono adulto e vaccinato, posso cavarmela da
solo”.
“Sulla
carta
sì, fratellino. Ma devo ricordarti di quella volta in cui il
tizio
“rispettabilissimo”, a darti retta, con cui dovevi
uscire ti ha fregato il
portafoglio da sotto il naso e te ne sei accorto soltanto il giorno
dopo?”
“Per
quanti
anni ancora me lo rinfaccerai?”
“Finché
non
avrai imparato la lezione. Mai fidarsi al primo appuntamento! E nemmeno
darlo
via, ovvio”.
“Seh,
vabbè.
A sentire Minseok, al vostro primo appuntamento tu gli hai-”
“IRRILEVANTE.
Stiamo parlando di te. Come è andata? Di certo ne sei uscito
vivo, altrimenti non
mi staresti chiamando. Spero che tu sia in possesso di tutti i tuoi
soldi e
anche dei vestiti. Non era un maniaco, vero?”
“No,
no. È
un cugino di Joonmyun. Ha combinato lui l’incontro”.
“E
questo
dovrebbe rassicurarmi?”
“Ehm,
Lu
Han, sei davvero tu o ti hanno sostituito con un clone cretino?
Joonmyun! Il
mio vicino di casa che insegna catechismo ai bambini e fa volontariato
alla
mensa dei poveri. Ha un passato più immacolato di molti
vescovi e cardinali.
Praticamente è già in odore di
santità”.
“…E
allora
mi spieghi perché un tale virgulto di innocenza e
bontà sta insieme al figlio
illegittimo di Satana?”
“Kyungsoo
non è così male, dai”.
“Oh
cielo,
temo sia tu quello che hanno rimpiazzato con un clone deficiente.
Kyungsoo è lo
stesso nano malefico che una volta ci ha picchiati con una lattina piena infilata in un calzino!”
“Beh,
lo
stavamo sfanculando per la sua statura. Proprio tutti i torti non li
aveva”.
“Vabbè,
ciao
Sehun Robot; salutami mio fratello quando vai a dargli da mangiare
nella cella
dove l’hai rinchiuso”.
“Ah
ah,
simpaticone”.
“Lo
so.
Madre Natura ha voluto benedirmi donandomi una beltà
sfolgorante e un sense of
humor strepitoso”.
“Se
crederlo
ti fa dormire sonni tranquilli… Vuoi sapere come
è andato l’appuntamento o no?”
“Ma
certo!
Spara. Voglio i dettagli”.
“Allora.
Si
chiama Jongin, ha la mia stessa età ma è nato a
gennaio. Un paio di centimetri
più basso di me. Vestito bene, semplice ma curato”.
“Carino?”
“Macché
carino: un figo da paura! Bello oltre i limiti dell’umana
concezione. Da
bagnarsi nelle mutande all’istante. Un sorriso, un corpo,
degli occhi, e
gesummaria una bocca, Lu Han, una bocca da pompi-”
“Ssssì,
ok,
ho afferrato. Meno dettagli, grazie”.
“Li
hai
chiesti te”.
“Infatti
me
ne sono pentito, credimi. Insomma, questo Jongin è un dio
sceso in terra. Ma a
cervello come sta messo? Conosce le buone maniere?”
“Le buone
maniere? Chi sei, la signorina Rottenmeier?”
“Che
ti
ridi, scemo! Metti che è un troglodita: che te ne fai di uno
così, anche se
molto bello?”
“Un’idea
o
due ce l’avrei, ma comunque non è il caso di
Jongin. Si sta preparando per
l’abilitazione all’insegnamento. Il suo obiettivo
è diventare professore di
inglese”.
“Ho
capito:
figo e pure poliglotta. E bravo il mio fratellino pieno di culo! Se non
amassi
Minseok alla follia ti invidierei un sacco”.
“Dovresti
invidiarmi a prescindere, perché Madre Natura un pisello
come il mio non te lo
ha dato”.
“Se
così
fosse stato, fratello adorato, i casi umani come te non avrebbero
alcuna
possibilità di avere una vita sessuale. Considerati
fortunato”.
“Oooh,
il
gattino tira fuori gli artigli! Quanta cattiveria. Non so se meriti di
conoscere Jongin, potresti spaventarlo”.
“No,
ehi,
aspetta. Aspetta. Vi conoscete da poche ore e già pensi di
presentarmelo?”
“Ti
piacerebbe. È un tesoro, Lu Han”.
“Credo
di
essermi perso un pezzo. Sono rimasto a ‘figo e
poliglotta’; mi manca la parte
in cui mi spieghi perché è un tesoro”.
“Nessuna
omissione, ho voluto tenermi il meglio per ultimo”.
“In
tal caso
sono tutt’orecchi”.
“Te la
faccio
breve. Ad un certo punto ci siamo seduti su una panchina nel parco
della
facoltà di Lingue. Io ho tirato fuori una sigaretta,
chiedendogli se gli dava
fastidio che fumassi. Lui ha alzato le spalle, indifferente. Poi mi
domanda: ti
dispiace se nel frattempo faccio qualche bolla? Io lo guardo stranito,
lui mi
sorride. Dalla sua borsa tira fuori un tubetto colorato, chiaramente
per
bambini, lo svita e…”
“E?!”
“Ha
fatto le
bolle di sapone. Accanto a me che fumavo. Felice come una Pasqua. Ad un
certo
punto è riuscito a catturarne una e a farmela scoppiare sul
naso, mentre tutto
carino mi diceva: questa è per te, ti piace?”
“Miseria.
Sehun, sei sicuro che Jongin sia maggiorenne e non un ragazzino delle
medie
particolarmente ben piazzato?”
“Pirla
che
sei! Non sono un pedofilo, e nemmeno Joonmyun che ci ha
presentati”.
“No,
lo so.
È che- posso dirlo?”
“Vai”.
“La
trovo
una cosa quasi… beh, romantica. Sì, ecco.
Adorabile”.
“LO
SO!
Accidenti Lu Han, Jongin è- è- non riesco nemmeno
a trovare un aggettivo
adatto. Voglio rivederlo al più presto. Tipo domani. O
stasera. È così
disarmante; un attimo prima quasi ti intimorisce per quanto
è bello e sexy,
subito dopo vorresti abbracciarlo stretto e comprargli dieci palloncini
e al
tempo stesso infilargli una mano nelle mutande”.
“Stop!
Basta
coi dettagli! La situazione è chiara: riconosco i sintomi
dell’idiozia amorosa.
Sei fottuto, fratello. In senso figurato, si intende”.
“Spero
anche
in senso letterale, presto”.
“SEHUN!”
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