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Autore: bettethelword    08/02/2019    3 recensioni
Uno. Due. Tre. Quattro… Alla fine, ha perso il conto. Regina non lo sa più quante volte è morta. E ad ucciderla è sempre stata lei.
{ swanqueen }
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Characters: Emma Swan, Regina Mills;
Pairing: Emma/Regina { swanqueen };
Rating: PG;
Genre: angst; drama; romance;
Words: 545
Warning: femslash;
Disclaimers: I personaggi appartengono a chi di diritto. Il titolo è un riarrangiamento di un verso della canzone Fourth of July di Sufjan Stevens.





“How much sorrow can I take?
Blackbird on my shoulder
And what difference does it make
When this love is over?”
(Mystery of love - Sufjan Stevens)


Uno.
Due.
Tre.
Quattro…
Alla fine, ha perso il conto.
Regina non lo sa più quante volte è morta. E ad ucciderla è sempre stata lei.


È stato un attimo, l’aria era tesa e fredda. Lei non l’aveva previsto, eppure l’aveva sentito, il cuore fremere. L’Oscurità l’aveva presa, aveva scelto lei. Spirali nere attorno al suo corpo. Tra i biondi capelli sollevati dal vento, Emma aveva sibilato il suo nome.

«No!»



La prima volta sono stati i suoi occhi. Così grandi, aperti, umidi, verdi. Veri come se avesse appena pianto. Le avevano trapassato il petto con la violenza di chi sa cosa significa essere soli.


Ormai ne è impregnata. Lo sente nelle narici, in bocca. Lo sente dentro, quel fetore, lo conosce bene. Una melma scura, puzza di morte e di sangue, aggrovigliata al suo corpo e sembra quasi volerla spaccare in due.

“Mi dispiace”, pensa.



La seconda volta è stato il suo sorriso, stirato in un ‘non posso’ strozzato, interrotto, pesante. Fraintendere sarebbe stato stupidamente semplice: Henry era in pericolo, sotto le macerie, e il timore di perderlo era un incubo incastrato nel petto, ma c’era una luce in Emma, vivida e calda come una speranza.


Le gambe tremano, come la bocca, come gli occhi. Non vuole chiuderli e prega che non sia la fine perché se il buio la inghiottisce, lo sa, non tornerà più indietro. Trema, non ha un appiglio e perfino la sua magia sta svanendo. L’Oscurità fende l’aria vorticosamente.

Cosa avrebbe dovuto dire?



E poi ancora i suoi occhi, e le sue labbra, il suo profilo assorto, le parole ruvide, le sue mani, il suo corpo e di nuovo i suoi occhi, e ancora, e ancora, e ancora, e ancora… più a fondo, a scavare dentro di lei. I gemiti che raschiavano la gola, le labbra morbide che baciavano ogni ferita, la lingua sulla pelle ed il sapore più dolce mescolato al nero dentro di lei. L’ha sentita come se le appartenesse.


Emma corre, trafigge, lacera, strappa quelle tenebre come aveva già fatto con la sua anima. Regina non si è mai illusa di poter conoscere Emma attraverso le parole degli altri, lei è molto più di un mucchio di sillabe lasciate al vento, ma tutti i tasselli sembrano formare il mosaico di uno specchio che conosceva fin troppo bene. Così uguali eppure distanti. Regina si guarda dentro e scopre il suo volto nascosto tra le pieghe del cuore.

Non farlo, ti prego, non farlo.



Regina muore quando Emma la guarda. Emma la uccide quando guarda Hook.
Regina muore quando Emma la bacia. Emma la uccide quando bacia Hook.
Regina muore quando Emma entra dentro di lei. Emma la uccide quando sceglie Hook.


L’Oscurità l’avvolge ed ulula come fantasmi del passato. La notte tace. Tra le orecchie rimbombano le parole non dette, quelle dette sottovoce, il suono di due cuori pulsanti.

Perché piangi?


Cosa dovrebbe fare, adesso? Guardare la luna e vederla andar via?


Salvami.



Non c’è nessuno, adesso. Il suo nome è una preghiera. Solo pioggia che le bagna il volto, solo lampi che schiantano in lontananza, solo onde infrante contro la terra. Adesso c’è solo Regina, incapace di andar via, di lasciarla andare perché le manca, come la vita dentro al petto, e c’è il silenzio a tormentarla.
   
 
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