Questa
storia partecipa
a “Garden in love (attività miste)”
indetta dal gruppo facebook Il Giardino di
Efp.
Prompt
di E.B.: Pearl
Jam – Sirens.
Prompt
di M.P.: "Eppure
ti amo ancora anche se sei scomparsa..."
André
Gide.
L’umano
che attendeva
la sirena
Kaito
conficcò la
tavola da surf nella sabbia candida, facendone volare un po’
tutt’intorno,
mossa dal vento leggero.
Si
allontanò a piedi
nudi e recuperò dei pezzi di legno, sentendo il rumore delle
onde risuonare ritmico,
ogni volta che s’infrangevano sulla battigia creando della
schiuma bianca.
Ascoltava il verso dei gabbiani in lontananza, mentre dava vita ad un
piccolo
falò, circondandolo di pietre. Utilizzò due rocce
per creare delle scintille ed
accendere il fuoco, le fiamme rosso aranciate si alzavano piegate dal
vento,
facendo scricchiolare il legno che si consumava, annerendosi e
trasformandosi
in cenere.
Kaito
guardò il mare
blu scuro, illuminato dalla luce della luna che si alzava alta nel
cielo, la
sua figura era rischiarata dalle fiamme rosso intenso.
Udì
un canto femminile in
lontananza e socchiuse gli occhi, giocherellando con la perla rosa che
teneva
legata al collo.
<
Può sembrare
assurdo, ma io so cosa ho visto da bambino: quella era una sirena.
Forse è per
questo che sono convinto che quelle voci melodiose che sento provenire
dal mare
provengono da delle sirene.
Non
l’ho detto a
nessuno non perché ho paura di essere preso per pazzo, ma
perché c’è come un circo
oscuro in questa città, che dilaga. Forse è per
combattere il male che sempre
più sirene vengono in città >
rifletté.
Il
fuoco lo riscaldava,
facendo asciugare le gocce salate che gl’imperlavano i
capelli scompigliati e
la stoffa del costume olimpico intero che indossava.
Guardò
la luce della
luna rispecchiarsi argentea sulla superfice del mare e socchiuse gli
occhi.
<
Ho sempre
desiderato di poter rincontrare la sirena che ha rubato il mio cuore
>
rifletté.
“Hai
capito, sirenetta?
Tu sei luce vivida nei miei ricordi, ti vedo nitidamente tra i miei
pensieri…
Tu
non ricorderai di
me, più simile ad un sogno che alla
realtà… Eppure ti amo ancora anche se sei
scomparsa..." sussurrò. I suoi occhi erano arrossati e
brividi di freddo,
nonostante le vampate di calore provenienti dal falò, lo
scuotevano.
Si
alzò in piedi e
recuperò dell’altra legna, creandone una pila
accanto a sé, sedendosi
nuovamente. Il suo costume si era sporcato di sabbia.
<
Non è solo
riconoscenza, sento che solo le tue labbra sulle mie potrebbero
permettermi di
respirare di nuovo. Sono l’idolo di parecchie ragazzine, ma i
miei sorrisi sono
falsi, mi sento così intorpidito, come se metà
della mia anima appartenesse al
mare.
Solo
tenere la tua mano
nella mia, ascoltare il tuo respiro, potrà farmi tornare a
vivere, nonostante
la paura che questo possa finire sia così forte >
pensò. Intravide una
figura in lontananza, in controluce, adagiata su uno scoglio in mare:
aveva dei
voluminosi codini e una figura sottile.
Kaito
si alzò in piedi
e avanzò con passi silenziosi.
<
So che sei tu, mia
amata sirena… Mi osservi a distanza, non sai quanto ti
cerco. So che niente
dura per sempre e questo mi terrorizza, ma so che fugheresti ogni mio
timore se
fossi vicino a me.
La
paura va via perché
so che vieni per me, sento che mi difendi, anche se sei così
distante. Il tuo
canto risuona ogni volta più vicino, la tua forza
d’animo contrasta con la tua
figura fragile >.
La
luce della luna
illuminò le scaglie rosa della coda da pesce della sirena,
facendo brillare di
riflessi dorati i suoi lunghi capelli biondi.
<
Ho sognato così
tante volte un altro uomo, così simile a me, ma tenebroso,
con i vestiti
decorati, pomposo e imbellettato stringerti tra le sue braccia.
Esiste?
Torni da lui
quando mi lasci?
Ti
ho aspettato tutta
la vita, ma mi sforzerei di capirti se mi dicessi che è
così… Anche se, una
volta senza di te, questa esistenza avrebbe la meglio su di me >
pensò
Kaito.
Allungò
la mano, la
sirena lo notò, e con un balzò
s’inabissò, nuotando via.
Kaito
fece un sorriso
amaro.
“Ho
fatto un ennesimo
errore” sussurrò e cadde in ginocchio. Le fiamme
del falò si spegnevano alle
sue spalle, mentre lui, con un gemito, adagiava le mani sulla sabbia
bagnata.
“Ti
aspetterò, mia aggraziata
creatura, per amarti, studiare il tuo viso finché non te ne
andrai di nuovo. Vivrò
così la mia vita, finché sulle mie spalle
sopraggiungerà la morte” giurò.
La
luce della luna
illuminava la perla al suo collo, facendola rilucere.