Anime & Manga > Slam Dunk
Ricorda la storia  |       
Autore: Ghostclimber    14/02/2019    3 recensioni
Lo Shohoku ha appena battuto il Ryonan.
Ma Kogure sente che ci dev'essere qualcosa nella vita, oltre al basket e alla scuola, e Mitsui concorda con lui.
Accompagnandosi con delle minuscole poesie, si avvicineranno l'uno all'altro in una tenera notte d'estate.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hisashi Mitsui, Kiminobu Kogure
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'L'Amore è Nell'Aria Stasera'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

...ma sì, dai, pubblico anche questa, giusto perchè mi sento romantica.
E perchè mi sento di portare il numero di storie su Slam Dunk in questo sito a MILLE! (risata da Tensai, così a caso)
E perchè Mitsui e Kogure sono i miei ciccipucci #2, non ci sono abbastanza MitKo al mondo.

Ah! Si tratta di una storia che sta in piedi anche da sola, ma può essere visto come prequel di "L'Amore è Nell'Aria Stasera", e in effetti originariamente si intitolava "Va bene, il Teppista e il Quattrocchi stanno insieme, ma com'è potuto succedere?". Per fortuna è intervenuta la mia adorata beta (e amica) Jonghyun88 che mi ha fatta desistere.

Un bacio a chiunque leggerà, commenti e insulti sono bene accetti (ma andateci piano con la cattiveria, shono una pershona shenshibile io).
XOXO







La festa sulla spiaggia era bellissima, un vero trionfo.

Come era stata un trionfo la loro partita contro il Ryonan.

-Devo smetterla con queste.- bofonchiò Mitsui, in un angolo lontano dal caos e da occhi indagatori, accendendosi una sigaretta. Si lasciò cadere seduto sulla sabbia e prese una lunga boccata.

-Parli anche da solo, adesso?- disse una voce dolce alle sue spalle. Mitsui soffiò fuori il fumo, spaventato, e si guardò freneticamente intorno per scovare un posto in cui gettare la sigaretta senza farsi vedere.

-Non preoccuparti, Mitsui, - aggiunse Kogure, avvicinandosi, -Cosa credi, che non so che fumi?

-Ah, ecco, io...- biascicò Mitsui, poi si arrese e chiese soltanto: -Non dirlo ad Akagi, ok?

-Se tu non gli dici che non ho davvero il coprifuoco a mezzanotte.- rispose Kogure con un sorriso e si lasciò cadere di fianco a lui.

-Affare fatto.- rispose Mitsui, e fece un altro tiro; espirò lentamente, stando attento a non investire Kogure con il fumo. Ridacchiò: -Guarda guarda, però, che sorpresa...

-Cosa?- chiese Kogure, sempre sorridendo.

-Il nostro quattrocchi che mente spudoratamente al capitano! Ahi, ahi, ahi, che ribelle...- Mitsui sfoderò un sorrisetto complice. Si sentiva proprio a suo agio di fianco a quel ragazzo così dolce; per un folle attimo desiderò che la sigaretta durasse in eterno, per dar loro una scusa per restare lì, fianco a fianco sulla sabbia fresca ad ascoltare i lontani schiamazzi dei compagni e lo sciabordio delle onde contro gli scogli.

-E dai, Mitsui, lo sai che non sono il tipo da feste! Mi imbarazzo, finisco per restare in piedi da solo in un angolo e poi arriva Akagi a cercare di intrattenermi con mille discorsi sulle tattiche di basket, e sugli esami di febbraio e... Kami, alle volte quel ragazzo è esasperante.

-Lo fa per te...- disse Mitsui, volgendo un attimo lo sguardo verso l'amico. Il suo profilo spiccava in controluce, illuminato appena dal bagliore tremolante di una lanterna che ogni tanto cavava una gibigianna dai suoi occhiali. Kogure chinò la testa e annuì un paio di volte.

-Lo so, sono un ingrato...

-Non ho detto questo, Kiminobu.- Mitsui avrebbe voluto aggiungere altro, ma si limitò a sussultare. Era vero che dentro di sé gli capitava sempre più spesso di pensare all'amico in termini di nome proprio invece che di cognome, ma non l'aveva mai chiamato così; non aveva neanche considerato l'idea di chiedere il permesso di farlo. E ora, gli era sfuggito e basta, così, come se fosse stata una cosa naturale.

-Lo so, Hisashi...- rispose Kogure, ponendo l'accento sul nome, in una piccola vendetta dal sapore indefinito, -Ma mi sento comunque ingrato. È che...- Kogure alzò il capo verso il firmamento. La coda fiammeggiante di una stella cadente attraversò il cielo come un'allucinazione.

-Dimmi.- lo incitò Mitsui, facendosi più vicino. Capiva che Kogure aveva qualcosa che gli frullava per la testa, e il suo discorso dava ad intendere che non fosse in grado di affrontarlo con Akagi; con tutto quello che Kogure aveva fatto per lui, nonostante il comportamento da vero stronzo di Mitsui, gli doveva almeno un orecchio aperto. Era proprio il minimo.

-Hisashi, non ti viene mai voglia di qualcosa di più?- chiese Kogure, di slancio.

-Qualcosa di più in che senso?- ribatté Mitsui, stupito.

-Voglio dire... esiste qualcosa oltre al basket e alla scuola, no? Non può essere sempre e solo lo stesso discorso trito e ritrito, “Sakuragi deve darsi una calmata e impegnarsi con i rimbalzi, se legasse un po' con Rukawa sarebbero una forza della natura”.- citò alla lettera, imitando crudelmente il vocione di Akagi. Mitsui rise.

-Se Hanamichi legasse un po' con Rukawa...- cominciò a dire, poi scosse il capo. Kogure si voltò verso di lui e lo incitò a continuare: -Dai, ti prego, prosegui! Ho avuto la sensazione che tu non stessi per parlare di basket!

-No, lascia stare, è una delle mie solite cazzate.- Mitsui scosse il capo. Era stato sul punto di dire una cosa abbastanza compromettente, ma la verità era che con Kogure si sentiva completamente privo di difese. E, sorprendentemente, la cosa non lo spingeva ad allarmarsi: sentiva che, con Kogure, quelle barriere che si era eretto attorno con così tanta fatica non avessero ragione di esistere.

-Ti prego!- supplicò platealmente Kogure, strattonandolo per una manica della camicia, -Ti prego, ti prego! Dimmi qualcosa che non c'entra col basket o con le leggi di Newton!

-E va bene...- cedette Mitsui, mentre ancora Kogure lo scuoteva. Perse l'equilibrio e frenò la propria caduta appoggiando una mano a terra. Puntò un dito contro l'amico e disse: -Ma ti avverto, non so se ti piacerà!

-Dimmelo lo stesso!- incalzò Kogure, e si girò del tutto verso di lui, seduto composto sui talloni.

-Se Hanamichi legasse un po' con Rukawa, ho la netta impressione che finirebbero a letto insieme.- confessò infine Mitsui. Kogure rimase un attimo in silenzio; il suo sguardo era indecifrabile, dietro le lenti degli occhiali e solo parzialmente illuminato.

-Wow...- disse infine, e trasse un profondo respiro. Mitsui non parlò: voleva chiedergli che idea se n'era fatto lui, se aveva qualcosa contro gli omosessuali, se la cosa gli faceva schifo, ma non aveva idea di che parole usare. Spense la sigaretta, ormai fumata fino al filtro, nella sabbia, senza sotterrarla, e decise di fingere indifferenza: -Mi ricordi di prenderla, dopo? Non voglio lasciarla qui.

-Certo...- disse Kogure con aria pensierosa.

-Vuoi?- aggiunse Mitsui, porgendogli una bottiglietta di Bacardi Breezer ancora chiusa.

-Non abbiamo l'apribottiglie...

-Tutto è un apribottiglie, se sai come fare.- dichiarò Mitsui, e con una mossa abile, prendendo il commento dell'amico come un assenso, stappò la bottiglia con l'accendino, gliela porse e poi ne aprì un'altra per sé.

-Salute.- disse, avvicinandola a Kogure, che fece tintinnare la propria sulla sua e rispose: -Salute.- Mitsui lo guardò bere un sorso, lentamente e con garbo, vide il suo pomo d'Adamo fare su e giù un paio di volte e si sentì di colpo soverchiato da una prepotente sensazione di panico. Kogure abbassò la bottiglia e si asciugò il labbro superiore con quello inferiore, portando in avanti il mento.

Giusto per ammazzare il tempo, Mitsui bevve a sua volta un sorso di Bacardi. Infine, Kogure parlò: -Sono fuori allenamento.

-Ma che dici? Oggi hai giocato benissimo!

-Non parlo di quello...- Kogure lo guardò di sottecchi con un lieve sorriso, -Intendo dire che non mi ricordo più come si chiacchiera di qualcosa che non è basket o scuola.- ridacchiò.

-Beh...- disse Mitsui, -Intanto potresti cominciare col dirmi cosa ne pensi.- Kogure rimase in silenzio per un po', poi disse: -Penso che quel che dici abbia un senso.- protetto dalla penombra, Mitsui sgranò gli occhi. Il cuore prese a battergli con violenza nel petto, e dovette rimproverarsi per impedire a se stesso di farsi illusioni.

-Sì, insomma... gli opposti si attraggono, si dice così, no?- aggiunse Kogure.

-E non t'importa che siano due maschi?

-Nemmeno a te importa, o sbaglio?

-Porca vacca, ti riprendi alla svelta, eh?- lo prese in giro Mitsui. Messo a suo agio dall'aura di calma che emanava da Kogure, confessò: -Comunque no, non m'importa. Credo che quando trovi la persona giusta non... non importa se è maschio o femmina, bianco o nero, bello o brutto.

-Sei bisessuale?- chiese Kogure di slancio, trascinato dal discorso.

-Porca miseria, adesso capisco perché Akagi si limita ai discorsi neutri con te!- si schernì Mitsui, imbarazzato. Non aveva collegato il cervello alla bocca, quando aveva introdotto il discorso, e il risultato era che si stavano avvicinando fin troppo ad un argomento che intendeva evitare, magari anche per il resto della vita, soprattutto con quella specifica persona.

-Scusa, sono stato invadente, non volevo.- disse Kogure. Mitsui aprì la bocca per tranquillizzarlo, ma Kogure non glielo permise. Con lo sguardo di nuovo perso in lontananza, proseguì: -Il fatto è che... ultimamente mi sto facendo un po' di domande scomode, e...- Mitsui ebbe la fugace sensazione che gli occhi di Kogure stessero luccicando un po' troppo. Lo vide sbattere le palpebre rapidamente, e poi guardare verso l'alto, come fanno le persone nei film quando tentano di non piangere. Di slancio, lo abbracciò, dimentico dell'imbarazzo: se c'era una cosa che proprio detestava era vedere il suo Kogure con qualche patema d'animo.

-Ehi!- rise Kogure, ricambiando la stretta con un braccio solo e premendo le spalle contro di lui per non perdere l'equilibrio: -E questo perché?- chiese.

-So cosa si prova, anche a me Kogure fa domande scomode!

-Ma cos... che scemo!- protestò Kogure, -Dovrei fare come Hanamichi e prenderti a testate!

-Non sapresti da dove cominciare...- lo prese in giro Mitsui, facendogli il solletico. Smise soltanto quando si ritrovò sdraiato su di lui, immobile nel tentativo di salvare la bottiglia ancora mezza piena. Guardò verso il basso brevemente, e colse l'immagine dei muscoli sul collo di Kogure che si tendevano un istante mentre lui cercava una posizione più comoda per la testa, poi si sdraiò di fianco a lui e rimasero in silenzio a guardare il cielo.

Un turbine di pensieri agitava la mente di Mitsui, ed era chiaro che anche Kogure non era del tutto sereno. Sotto il cielo stellato, lontani da occhi indiscreti, erano entrambi liberi di stare insieme nel silenzio, forti del fatto di non essere soli.

-“Le nubi di tanto in tanto / ci danno riposo / mentre guardiamo la luna.”- citò Mitsui.

-Basho?- chiese Kogure.

-Sì. Ma se dici a qualcuno che nel tempo libero leggo haiku, ti picchio.

-Il tuo segreto è al sicuro, con me.- dichiarò Kogure. Dopo un attimo di silenzio, chiese: -Secondo te, perché guardare la luna dovrebbe essere così stancante da farci cercare il riposo delle nubi?- Mitsui rifletté brevemente sulla domanda, si voltò per bere più comodamente un sorso di Bacardi e rispose, cercando di esprimere i propri sentimenti senza scoprirsi: -Perché la luna è lontana. Non puoi toccarla e lo sai, ma se la guardi troppo a lungo cominci a volerlo fare. È giusto che ogni tanto le nubi la coprano, perché altrimenti noi non faremmo altro che struggerci per il desiderio di toccarla.- Kogure rimase in silenzio, ma il dorso della sua mano sfiorò quella di Mitsui, due volte, due rapidi tocchi quasi impercettibili.

Involontariamente, Mitsui fletté le dita all'indietro e sfiorò quelle di Kogure, che le intrecciò alle proprie, e rimasero così a guardare la luna, pensando che sarebbe stato bello poterla toccare.

-Non credo.- disse Mitsui dopo un po'.

-Non credi cosa?

-Di essere bisessuale.

-Capisco.

-Beato te, io ancora no.- Mitsui percepì il viso di Kogure che si voltava verso di lui, in un muto invito a continuare.

-Voglio dire, finora sono stato solo con ragazze, ma più per passatempo e per far vedere che ci davo dentro. Adesso, col basket il tempo scarseggia, e non ho nulla che potrei dimostrare portandomi a letto una ragazza.- Kogure rimase in silenzio e Mitsui proseguì: -Solo che ora mi piace un ragazzo, e sono un po' nelle canne. Pensavo che fosse una fase, ma ho provato a guardare altri ragazzi, altri maschi, e nessuno mi fa lo stesso effetto, neanche Rukawa, che diciamocelo, è bello davvero. Le ragazze, poi, non mi fanno neanche il solletico.- angosciato dal persistente silenzio di Kogure, Mitsui si trasse seduto, bevve un altro sorso di Bacardi e si accese un'altra sigaretta.

-Ho gli stessi sintomi.- disse infine Kogure con voce tremula. Mitsui se lo ritrovò seduto di fianco, molto vicino, troppo vicino. Kogure emise uno sbuffo che poteva essere un accenno di risata autoironica e aggiunse: -Lo so che faccio la mamma chioccia con tutti, ma con lui sono anche peggio. Con lui...

-Lui?- sbottò Mitsui, mentre il cuore ricominciava a martellargli nel petto, dolorosamente ora.

-Fammi finire, Mitsui, se no non riuscirò più a dirlo.

-Scusa. Continua.

-Con lui sono più protettivo che con gli altri. Mi preoccupo un sacco, divento apprensivo, ogni tanto ho anche l'impressione di essere soffocante. E allora mi allontano, cerco di non parlargli per un po', faccio finta di ignorarlo, e poi basta un suo sospiro che sono di nuovo lì a chiedergli se sta bene, se ha bisogno di qualcosa, se è stanco... e...

-E?

-E la sera mi immagino di essere con lui, vorrei che mi toccasse, vorrei... cavolo, Mitsui, quanto è alcolica questa roba?- chiese Kogure.

-Poco. Sei tu che non sei abituato, Quattrocchi.- Mitsui sorrise appena e posò la mano sul dorso della sua, appoggiata sulla sabbia a metà strada tra loro due.

-E dimmi...- proseguì, perché ormai credeva di aver capito, -Ti capita spesso di sostituirlo in campo, questo super figo che ti scatena istinti da crocerossina?- si voltò a guardarlo con un sorriso, e il velo di attonito terrore che scuriva l'espressione di Kogure si sciolse un po'.

-Sì, beh... mi è capitato un paio di volte.

-Guarda tu che sfigato, non riesce a stare in campo una partita intera.

-Perché non mi ascolta, io glielo dico di bere di più, ma lui non mi dà retta.

-Che coglione. E scommetto che neanche si è accorto di piacerti.- Mitsui smise di sorridere insieme a Kogure e chiese: -Che c'è?

-Mi stai prendendo in giro?

-No.- Kogure arrossì: -Mi odi?-, chiese.

-Mai fatto in vita mia. Mai veramente.- Mitsui rivolse il viso verso la luna e ricordò un altro haiku che amava molto: -“Vi sono scorciatoie / nel cielo, / luna d'estate?”

-Sute Jo.- commentò in automatico Kogure.

-Dieci e lode, bacio accademico.- Kogure esitò un istante solo, si chiese se non stesse prendendo una cantonata madornale, poi dichiarò: -Accetto, e lo prendo al gusto di sigaretta.- Mitsui capì la sua risposta solo quando se lo ritrovò tra le braccia. Le labbra di Kogure catturarono le sue, e con la punta del naso sfiorò qualcosa di freddo: una lente. Incredulo ma deciso a non lasciarsi scappare l'occasione, accarezzò con riverenza la schiena di Kogure, percorrendo indomito i fasci sottili dei suoi muscoli discreti, assaporando ogni valle e ogni collina della sua spina dorsale fino all'incavo tra le scapole. La tela della maglietta di Kogure, ripiegata dalla posizione delle sue spalle, s'incastrò nella sua mano, intrappolandola; Mitsui ne approfittò per premere contro di sé il corpo di Kogure, che aveva desiderato al punto di vivere il momento della doccia come un'autentica tortura. Con la lingua forzò le labbra morbide del compagno, e fu accolto con calore. Si accarezzarono sull'umido corridoio delle loro stesse bocche, a lungo, mentre la disperazione si stemperava in una cauta meraviglia.

Infine, il vocione di Akagi si levò da lontano: -Kogure! Ma dove diavolo sei finito! È quasi mezzanotte, hai il coprifuoco!

-Mannaggia a me...- sussurrò Kogure, mentre un dispettoso millimetro di atmosfera si interponeva tra le sue labbra e quelle di Mitsui.

-Sì, arrivo!- rispose, girandosi, con le braccia ancora appoggiate alle spalle di Mitsui, che lo spinse via con poca delicatezza.

-Ah, eccoti, finalmente, dov'eri finito?- chiese Akagi, apparendo da dietro un ombrellone.

-Ero qui a... ehm... scambiare quattro chiacchiere con Mitsui.- Akagi guardò male l'ex teppista, poi di nuovo il vice capitano: -Sicuro che va tutto bene?

-Alla grande. Grazie per avermi avvisato, avevo perso il senso del tempo.

-Mh.- grugnì Akagi.

-Vado a salutare gli altri poi torno a casa.- disse Kogure, alzandosi. Si prese un attimo per spolverarsi di dosso la sabbia, poi si avviò senza salutare Mitsui, che si rese conto di averlo letteralmente spinto via. Si diede del cafone.

-Che diavolo gli hai detto?- chiese Akagi, aggressivo.

-Niente, parlavamo di poesia.- si difese Mitsui, dicendo la prima cosa che gli venne in mente.

-Ah sì? E allora perché sembra così preoccupato?

-Sai come sono i suoi, facile che lo rimprovereranno per il ritardo.- ed eccola lì, l'idea, il lampo di genio: -Forse è meglio se lo accompagno e provo a spiegare che è stata colpa mia.- senza aspettare una risposta di Akagi, corse dietro a Kogure e gli andò a sbattere addosso mentre si voltava per andare via, con una mano ancora levata a salutare gli amici.

-Ops! Mitsui, per poco non mi ammazzi!

-Scusa! Ti... ti accompagno a casa, vuoi?

-Cosa?

-Così ti aiuto a spiegare ai tuoi che è stata colpa mia se hai fatto tardi.- Mitsui fece l'occhiolino, sperando che la penombra lo nascondesse agli occhi degli altri. Solo Rukawa sembrò accorgersene, e roteò platealmente gli occhi al cielo mentre faceva schioccare le labbra. Sakuragi cominciò subito a sbraitare qualcosa riguardo al fatto che Rukawa era una dannata volpe insensibile, e che Mitchi stava facendo davvero un bel gesto. Rukawa gli mollò un pugno in faccia, e mentre cominciavano a darsele di santa ragione, Miyagi sospirò esasperato: -Devo ricordare ai miei di investire sulle azioni dei cerotti.- disse. Ayako ridacchiò.

-Accetto volentieri, Mitsui, grazie.- disse Kogure, e dopo un altro rapido cenno di saluto si incamminarono insieme verso casa sua.

Dopo un paio di isolati, Mitsui si fece coraggio e lo prese per mano; Kogure arrossì, ma non si divincolò. Improvvisamente, dopo una decina di minuti, sciolse la stretta e disse: -Manca un isolato a casa mia. Non devi venire per forza fino a lì.

-Bella, questa siepe, l'hai scelta apposta?- rispose Mitsui. Kogure arrossì nella penombra, e Mitsui lo prese come un assenso. Lo trascinò nell'ombra e lo baciò di nuovo, come preda di una trance agonistica; la risposta del compagno fu così entusiasta che si riebbero solo quando le sirene di un'autopattuglia squarciarono il silenzio poco distante.

Kogure guardò l'orologio: -Accidenti, adesso è tardi davvero!

-Muoviamoci, allora!- Mitsui lo prese per mano e insieme corsero fino a casa di Kogure; sulla soglia, aspettava una donna molto bella avvolta in una yukata azzurra.

-Kiminobu! Cominciavo a preoccuparmi!- lo rimproverò.

-Scusa, mamma, io...

-È colpa mia, signora, mi perdoni.- si intromise Mitsui, inchinandosi: -L'ho trattenuto parlandogli dei miei problemi e abbiamo perso il senso del tempo.

-Mamma, lui è Hisashi Mitsui, te ne ho parlato.

-Ma certo. È un piacere conoscerti, finalmente, Kimi-kun non fa altro che parlare di te.

-È un onore. Suo figlio è una persona...- Mitsui cercò una parola che fosse sufficiente a descriverlo, e infine sussurrò: -...preziosa.- la donna sorrise dolcemente, mentre Kogure si mordeva un labbro; i suoi occhi scintillavano di felicità.

-Ora devo andare, mi scusi ancora se ho fatto far tardi a Kiminobu.- disse Mitsui con un altro inchino. La signora Kogure disse: -Non importa, solo la prossima volta mandatemi un messaggio, così non mi preoccupo. Buonanotte, Hisashi, grazie per aver accompagnato a casa Kimi-kun.

-È stato un piacere, buonanotte!- disse Mitsui con un gran sorriso, poi corse via.

 

Arrivato a casa, scoprì finalmente dove si era cacciato il suo cellulare: esattamente dove l'aveva lasciato, sulla scrivania, attaccato al cavo di alimentazione, carico e pronto a mostrare un nuovo messaggio.

 

oggi

00.47

Mittente: Megane-kun

 

Il tetto si è bruciato:

ora

posso vedere la luna.

(Masahide)

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: Ghostclimber