Libri > The Maze Runner
Ricorda la storia  |      
Autore: MielChan    19/02/2019    2 recensioni
Eppure eccolo lì, quel ragazzo biondo dotato di occhi nocciola talmente intensi da fare invidia, dotato di uno sguardo capace di farti perdere un battito.
Bello come pochi.
Se ne stava sempre lì, prendeva sempre la stessa metropolitana, sempre lo stesso posto, sempre lo stesso vagone, un po’ come me, io vicino allo sportello dell’entrata e lui nel posto di fronte a me.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Newt, Newt/Thomas, Thomas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non era proprio da me notare le persone, i volti nuovi li scordavo abbastanza in fretta, Minho era convinto che avessi  qualche tipo di difetto di memoria  che, a quanto pare, riguardava soltanto le persone, era buffo, era strano, ma credo anche che avesse ragione.
Non era proprio da me notare le persone.
Eppure eccolo lì, quel ragazzo biondo dotato di occhi nocciola talmente  intensi da fare invidia, dotato di uno sguardo capace di farti perdere un battito.
Bello come pochi.
Se ne stava sempre lì, prendeva sempre la stessa metropolitana, sempre lo stesso posto, sempre lo stesso vagone, un po’ come me, io vicino allo sportello dell’entrata e lui nel posto di fronte a me.
Eravamo sempre noi due, solo noi due, lui scendeva alla penultima fermata mentre io dovevo scendere all’ultima, per questo ci incontravamo ogni volta, per questo eravamo solo noi due.
Un saluto, un giorno mi salutò, rimasi sorpreso, incredulo, ma ricambiai il saluto mostrandogli  uno dei miei migliori sorrisi.
Fu soltanto un saluto, un saluto che si prolungò per giorni interi, lui saliva, mi salutava, gli sorridevo in risposta, lui scendeva, mi salutava e il mio sorriso scompariva.
Non era proprio da me notare le persone.
Eppure eccolo lì.
 Disse di chiamarsi Newt, un giorno si presentò, mi piaceva il suo nome, era facile da ricordare,  per qualche motivo scordavo in fretta anche i nomi, ma il suo era bello, il suo suonava divinamente.
Thomas, gli risposi, e questa volta fu lui a sorridere, uno di quei sorrisi contagiosi, anch’essi capaci di farti perdere un battito.
Quella volta si limitò a presentarsi, non fece nient’altro, ‘Sono Newt’ disse, per poi sedersi nel posto di fronte a me.
Restammo quindi così, a guardarci incuriositi e imbarazzati per il resto del viaggio, e infine lui scese, dovevo farlo anche io, sì, ma all’ultima fermata.
Non era proprio da me notare le persone.
Eppure eccolo lì, di nuovo lì.
Tommy, per lui Tommy suonava meglio, nessuno mi aveva mai dato un soprannome fino ad allora, Tommy…  sì, in effetti suonava bene.
C’è stata una volta, invece, che prese coraggio e iniziò a parlarmi, inizialmente mi salutò, poi disse il mio nome, infine iniziò un discorso.
Ricordo il nostro primo discorso, mi chiese come stessi, io gli risposi in fretta e lui fece altrettanto.
‘’E’ difficile.’’ Mi disse, ma non era quello che mi aspettavo, non era quello che doveva dire.
Quindi lo salutai, alla sua penultima fermata.
I discorsi, col passare dei giorni, aumentarono sempre più, inizialmente parlammo del più e del meno, poi parlammo di vicende personali, infine ci scambiammo addirittura segreti.
Il posto di fianco a me, un giorno, coraggiosamente, prese quello, lui tremò mentre si sedette e io gli sorrisi incoraggiandolo.
Lui tremava ogni volta, titubava ogni volta prima di sedersi accanto a me, eppure gli sorridevo per incoraggiarlo.
“Come stai?” Gli chiesi di nuovo a fine viaggio.
“E’ difficile.’’ Ripeté, quindi, anche quella volta, sarei sceso all’ultima fermata.
Non era proprio da me notare le persone.
Infatti andò proprio così.
“Ti sei scordato di me dopotutto.” Mi disse, ma io, semplicemente, gli sorrisi tristemente.
Quel giorno, quel vagone, sembrò addirittura più freddo.
In effetti fu cattivo da parte mia dimenticarlo, probabilmente, inconsciamente, credetti che quello fu un buon metodo per scendere alla sua fermata.
“Mi dispiace, come stai?”
“E’ ancora difficile.” Continuò a ripetere, quindi aspettavo, quindi lo salutavo.
Le cose, però, cambiarono dopo mesi, diventò più coraggioso, meno titubante nel sedersi affianco a me, un giorno, mi prese addirittura per mano.
Fargli rivivere un sogno da capo, alla fine non mi sembrò una cattiva idea.     
Quella volta mi appoggiai alla sua spalla, probabilmente quel mio gesto accadde anche al nostro primo appuntamento, la differenza  però  stava nel fatto che durante il nostro primo appuntamento  lui non pianse così dolorosamente.
“Come stai?” Chiesi rimanendo appoggiato alla sua spalla.
“Solo per un altro po’.” Mi disse, e io gli sorrisi, rimanendo un altro po’ circondato da quel dolce calore.
Alla fine mi salutò, sarei dovuto scendere anche io, sì, ma all’ultima fermata.
L’ultimo giorno, invece, inaspettatamente mi abbracciò tra le lacrime, io ricambiai sorridendo, quel suo abbraccio fu così bello, così intenso.
Quell’abbraccio, avrei voluto davvero che fosse per sempre.
“Come stai?” Chiesi piangendo.
“Andrò avanti.” Mi disse stringendomi di più e io gli sorrisi tra le lacrime.
Infine lo salutai, sarei dovuto scendere anche io, sì, ma all’ultima fermata, ma quel giorno, solo per quel giorno, scesi con lui, e lui, stranamente, si mise a piangere più di prima, un pianto liberatorio che contagiò anche me, così freddo, così intenso e stranamente così doloroso.
La sua penultima fermata, quel freddo cimitero a cui faceva visita ogni giorno, fu invece per me l’ultima.  
 Finalmente scesi da quella metropolitana, da quel vagone, da quel posto, questa volta per sempre.
Non era proprio da me notare le persone.
Eppure eccolo lì.
Lì nel mio posto, continuando ad andare avanti, tristemente, silenziosamente.
“Andrò avanti.” Sì, era proprio questo ciò che volevo sentire, era proprio questo ciò che doveva fare.
Non era proprio da me notare le persone.
Eppure, ti ho notato e amato comunque per una seconda volta.    
 
Angoletto personale e probabilmente di spiegazioni:
ho scritto questa one-shot di notte tarda, stavo per crollare dal sonno, ma avevo voglia di scrivere qualcosa di Angst ed ecco qua cosa ne è uscito fuori! (una schifezza ahahha).
Probabilmente questa storiella  è pura confusione,  quindi credo sia meglio fare un mini riassunto di ciò che ha pensato la mia mente mentre la scriveva:
Thomas, in questa fanfiction, conobbe Newt per la prima volta in metropolitana, i due divennero subito amici e infine amanti, Thomas, però, morì in un incidente e da allora il suo spirito risiede dentro quella metropolitana, Thomas da (chiamiamolo fantasma), rincontra Newt  ma non si ricorda nulla di lui, sa solo che se ne sarebbe andato quando Newt avrebbe accettato il tutto, ma più passava tempo con lui più ricordava qualche dettaglio fino a che ricordò anche il perché fosse lì.
Probabilmente anche il mini riassunto è confusionario, ci ho provato!
Bhe, mi scuso per gli errori, per la trama insensata e tante altre cose! Spero comunque che vi sia piaciuta almeno un briciolino. ehehe  
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > The Maze Runner / Vai alla pagina dell'autore: MielChan