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Autore: MaryFangirl    21/02/2019    6 recensioni
Era l'8 di marzo, festa delle donne.
Quella mattina Mick era entrato al Cat’s Eye con mazzetti di mimosa per Kasumi e Miki. A Kaori aveva regalato delle mimose al centro di bellissime quanto costose rose rosse.
Il suo partner…beh, lui aveva fatto la solita battuta: ‘Cosa dovresti festeggiare tu, Kaori?’
Sempre carino e gentile.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ciao a tutti, miei cari. Quella che vi propongo è una cosa inaspettata anche per me :) mi spiegherò meglio. Qualche anno fa, avevo fatto una pulizia delle mie vecchie fanfiction, eliminando del tutto quelle imbarazzanti e orribili che ormai non mi rispecchiavano più – e magari quando le avevo scritte, da ragazzina, mi sembravano pure belle! -. Questa che sto postando, invece, è una di quelle che ho messo 'in purgatorio'...nel senso che non mi fa impazzire, e oggi non scriverei mai una fanfiction in questa maniera, ma dopotutto il contenuto non l'ho ritenuto completamente da cestinare; pertanto, l'ho ripresa e l'ho un po' risistemata. Questa fanfiction era nata come 'Il diario di Kaori', e come dice il titolo, i capitoli erano scritti sotto forma di pagine di diario da parte di Kaori. Negli anni, però, ho sviluppato un'avversione quasi totale per la narrazione in prima persona. La prima modifica, dunque, è stata rendere la storia in terza persona ed eliminare il diario, e infatti il titolo è diventato 'Il non diario di Kaori'. Poi, ho eliminato alcune frasi davvero pessime che non so come, allora mi sembravano geniali. Tuttavia, non ho voluto modificare troppo, un po' per pigrizia, e un po' perché ho voluto comunque rispettare lo spirito della Mary autrice del 2007 (avevo 15 anni, gente, un po' di pietà).
Per concludere questo papiro, il 98% di questa fanfiction è identico a quello di 12 anni fa, c'è solo qualche aggiustamento qua e là per renderla meno tremenda e adolescenziale. Spero possiate apprezzarla, magari ci riderete anche sopra, va tutto bene, non me la prenderò di certo :D se mi direte 'Mary, ora scrivi meglio' vi risponderò: 'E meno male, perché se a quasi 27 anni scrivo come quando ne avevo 15, sto messa male'. Se invece direte 'Mary, sei peggiorata'...mi risulterà davvero difficile xD
È davvero una cavolata di fanfiction; ho deciso di postarla tutta in un unico capitolo perché non mi sembra il caso di rompere le scatole con questa roba in più occasioni.
Se siete arrivati fin qui, complimenti...e buona lettura xD
 
 
 
Era l'8 di marzo, festa delle donne.
Quella mattina Mick era entrato al Cat’s Eye con mazzetti di mimosa per Kasumi e Miki. A Kaori aveva regalato delle mimose al centro di bellissime quanto costose rose rosse.
Il suo partner…beh, lui aveva fatto la solita battuta: ‘Cosa dovresti festeggiare tu, Kaori?’
Sempre carino e gentile.
Kaori si sentiva sconfitta. Ormai non sapeva più a cosa aggrapparsi.
Non riusciva ignorare le sue parole. Anche se avrebbe voluto. E si domandava perché non si fosse innamorata di Mick. Che era bello, premuroso, elegante e dolce.
Non poteva credere che uno come lui fosse realmente innamorato di lei, le faceva pensare di non essere poi così sgradevole alla vista, né un travestito.
Ryo diceva che Mick aveva cattivo gusto.
Sempre carino e gentile.
Mick e Ryo erano come il bianco e il nero, e anche se era inutile, Kaori si domandava perché si fosse innamorata di Ryo. Cosa l'aveva colpita, di lui?
Era confusa. Fra qualche settimana sarebbe stato il compleanno di Ryo. E dopo quello di Kaori.
Cosa gli avrebbe regalato? Con sarcasmo amaro, Kaori pensò che avrebbe potuto dirgli, ‘Ehi Ryo me ne vado!’
Avrebbe potuto essere contento. Si sarebbe sbarazzato della sfigata verginella e avrebbe riempito la casa di bellezze more, bionde e brune. Avrebbe potuto farlo…avrebbe potuto trasferirsi e andare ad abitare dove aveva vissuto con Maki…in fondo, sapeva che ancora nessuno aveva comprato l’appartamento.
Avrebbe evitato di scomodare Eriko o Miki; non voleva specialmente introdursi nella vita di quest’ultima e di Umi, che era già abbastanza timido.
Cosa poteva fare? Avrebbe potuto provare a mettere abiti sexy...e se si fosse fatta crescere i capelli?
Quando era uscita con Ryo non era indifferente al fascino di Cenerentola…ma se Miki l'aveva riconosciuta da lontano, come poteva uno abile e rapido come lui a non aver capito che la ricca signorina coi tacchi alti e Kaori Makimura sono la stessa persona?
Comunque…anche se l’avesse capito, era ovvio che non fosse cambiato molto.
Kaori poteva solo sognare. Lo amo, ma che cos’altro le restava oltre ai sogni? Lì almeno posso sfogarsi, e nessuno poteav giudicare ciò che vi accadeva, nemmeno Ryo.
Mentre rifletteva, squillò il cellulare.
Era Miki, che la tenne alla cornetta quasi un'ora. La invitò ad uscire, dicendole che aveva organizzato un piccolo party al Cat's Eye a cui, apparentemente, avrebbe partecipato molta gente.
Kaori meditò, quasi sicura di volerci andare.
Nell'armadio qualcosa di carino c'era. A parte le minigonne da sei centimetri l'una (regali molto maliziosi di Mick), riuscì a trovare un vestitino a maniche corte, rosso e con l'orlo della gonna bianco.
Eriko era preziosa...i suoi sandali bianchi con i brillantini erano perfetti.
Un leggero trucco, ed uscì. Ryo ronfava sul divano e certamente non era sua intenzione avvertirlo di quello che stava facendo.
Sperò che la serata fosse piacevole.
 
 
Kaori fece le ore piccole, rientrò infatti a casa che erano le 3 del mattino passate. Avrebbe voluto rientrare prima, ma Miki l'aveva dissuasa:
"Kaori, dannazione, sei adulta e vaccinata, nessuno può impedirti di divertirti fino a tardi!" aveva sentenziato. Non che avesse torto. Ma Kaori si era domandata continuamente dove fosse Ryo.
Constatò che non aveva fatto entrare nessuna donna in casa...non si considerava una brava sweeper, ma almeno quello lo notava.
 
Qualche ora prima, Cat's Eye.
 
Quando Kaori arrivò al Cat's Eye, non credette ai suoi occhi: non c'era mai stata tanta gente.
Miki era tutta indaffarata nel prendere le ordinazioni...e Umi prendeva per il collo i lumaconi che le sbavavano dietro. In effetti, Miki era più bella che mai, con una camicetta e una gonna stretta dal piccolo spacco sulla gamba destra, l'intero outfit era celeste come i suoi splendidi occhi. Sul petto aveva una targhetta con su scritto 'Staff'.
C'era anche Kasumi, carina e civettuola come sempre, sorrideva smagliante ai clienti e li mandava in visibilio.
Appena Miki vide Kaori, le corse incontro con un vassoio pieno di pasticcini.
"Kaori-chan, non ti sembra che sia una serata magnifica? Non farò mai più tanti soldi!" esclamò.
Kaori rise, optando per un cannoncino alla crema.
"Miki, vuoi che ti aiuti? Mi sembri un po' sfinita"
"Non voglio farti lavorare anche adesso, ti ho invitata io!" scosse la testa Miki.
"Non preoccuparti, mi fa piacere!"
Lei sbuffò. "Sei sempre così disponibile, Kaori...ora ti do la targhetta...ma non ho visto Saeba, dove cavolo sta?!" chiese attaccandole la targhetta al vestito.
"Non gli ho detto niente...stava dormendo" scrollò le spalle Kaori. Miki strabuzzò gli occhi.
"Era ora, Kaori! Finalmente un po' di intraprendenza! Lascia perdere quell'idiota e guardati intorno! Ti stanno spogliando con gli occhi, amica mia!" gridò entusiasta.
Kaori si guardò effettivamente intorno, e non poté far altro che ammettere che di ragazzi belli ce n'erano un sacco. Un tizio molto, molto carino le fece un cenno con la mano.
 
 
Si chiamava Keichi Maoki, 32 anni, manager in un importante ristorante di Harajuku. Si era dimostrato subito affabile e aveva guardato Kaori con aria soddisfatta.
Quando Kaori era andata via, lui le chiese il numero di telefono.
Miki le aveva detto, con uno strano sguardo birichino:
"Wow, Kaori-chan...hai fatto colpo!"
"Non essere sciocca..." era arrossita lei.
"Ti viene dietro, cara...così Saeba aprirà gli occhi!"
Kaori era un po' sconcertata. Miki era così convinta che lei piacesse a Keichi...mah...
 
 
Prima di andare a letto, andò comunque a dare la buonanotte a Ryo. Lo faceva sempre. Nonostante alcune cose le facesse abitualmente, ogni volta aveva l'impressione che fosse l'ultima.
Nel suo cuore, ciò che più contava era che Ryo non si sentisse solo. Non lo era. Avrebbe sempre potuto contare su di lei, per qualsiasi motivo.
 
 
Il mattino dopo, Kaori andò a controllare la lavagna della stazione.
La buona notizia era che c'era un nuovo incarico; quella cattiva, anzi pessima, era che la cliente era donna. Bellissima.
Izumi Masatani era una splendida giornalista di una famosa rivista femminile. Era nata in Inghilterra ma era stata adottata da una coppia giapponese quando era solo una neonata, e Kaori non aveva dubbi che fosse esattamente il tipo di Ryo. 25 anni, capelli ricci e rossi come il fuoco, occhi verdi da gatta languida e un corpo in grado di far girare la testa perfino a un convinto omosessuale.
Aveva raccontato a Kaori di aver ricevuto delle minacce. Classico copione. Sarebbe andata ad abitare a casa loro, Ryo avrebbe fatto lo stupido, Kaori avrebbe tirato fuori i suoi martelloni comportandosi cordialmente con Izumi, che ovviamente si sarebbe innamorata del suo socio.
Niente di nuovo. Kaori sbuffò, facendosi trasportare dalla gelosia e chiedendosi perché non si rivolgessero mai alla polizia. Ma ebbe subito la sua risposta: la polizia avrebbe poi chiesto il loro aiuto, tramite l'attraente persona di Saeko Nogami.
Kaori sapeva che quei pensieri erano dettati dal suo sentirsi acida e di cattivo umore. A volte era difficile convincersi che la completa felicità potesse esistere solo nelle sue immaginazioni.
 
 
Ryo si era appena svegliato. Lanciò a Kaori un'occhiata dubbiosa, cominciando a ravanare nel frigorifero.
"Dove sei stata ieri?" le chiese con indifferenza.
Lei sfoggiò uno dei suoi sorrisi più forzati.
"Al Cat's Eye"
"Perché non me l'hai detto? Avevo voglia di fare una visitina a Miki" mugugnò lui.
"Non avevi un appuntamento con qualche ragazza?" azzardò lei, affondando il cucchiaino nello yogurt.
"No, ieri no. Allora, nuovi incarichi?"
Kaori gli parlò della giornalista. Ryo fu contentissimo.
All'improvviso, squillò il telefono. Ryo andò a rispondere e dopo due secondi disse:
"Kaori, è per te"
A Kaori, il suo tono sembrò un po' seccato.
 

Era Keichi. L'aveva chiamata subito! Non poteva crederci. Allora gli interessava sul serio...
L'aveva invitata a uscire con lui, di sabato...Kaori aveva accettato la proposta di Keichi di andare a fare una passeggiata in uno dei parchi più belli di Tokyo, tra i ciliegi che iniziavano a fiorire. Si chiese se non fosse un po' troppo romantico.
"Kaori, che voleva quello? Un risarcimento perché gli sei saltata addosso?" sghignazzò il suo partner.
Con aria del tutto disinvolta, lei rispose:
"Sabato esco con lui"
Ryo sgranò gli occhi come un merluzzo.
"Non...non puoi uscire!"
"Ah no?"
"Abbiamo un incarico di cui occuparci!"
"Non starò via per delle settimane. E comunque dovresti essere contento, ti lascio solo con Izumi..." ribatté, cercando di schiacciare la gelosia.
Ryo non sembrava felice né sollevato. Non poteva mica essere geloso...di lei!
"Si può sapere qual è il problema? So che ha dell'incredibile, perché non sono mai uscita con un uomo...ti dà fastidio che qualcuno al mondo mi trovi accettabile?!" sbottò infine.
Lui rimase serio e impassibile. Borbottò un "Fai come vuoi" ed uscì.
Kaori non lo capiva. Era pronta a giurare che non l'avrebbe mai capito. Che diavolo gli era preso?
Era davvero strano. Ma Kaori aveva un sacco di cose da sbrigare quel giorno, per cui non rimase a rimuginare.
 
 
Venerdì.
 
-È venerdì. Ciò significa che domani è sabato.- pensò Kaori. Non era il pensiero più complicato e acuto del secolo, ovviamente, ma incolpò il nervosismo che provava. Non esagerava nemmeno nel constatare di essere quasi terrorizzata. Sarebbe uscita con Keichi. E se avesse fatto brutte figure?
Miki ed Eriko l'avevano incoraggiata.
 
La sua amica stilista le aveva detto:
"Ti regalerò un abito bellissimo e sarai talmente strepitosa che Keichi andrà in corto circuito!"
"Certo, e Saeba si strapperà i capelli!" aveva aggiunto Miki ridendo.
Kaori dubitava seriamente di potersi ritenere strepitosa e ancora di più che Ryo potesse essere geloso di lei.
Gettò un'occhiata al vestito. Eriko aveva tanti difetti, ma Kaori non aveva mai conosciuto una persona con più buon gusto di lei. Era un abitino primaverile, molto corto con spalline strette, color lavanda. In abbinamento, sandali lilla con paillettes. Kaori aveva scelto di provare a tenere a bada i suoi ciuffi ribelli con una molletta decorativa molto brillante. Eriko era convinta che sarebbe stata uno schianto, e se lo diceva lei...
 
 
Izumi non era effettivamente antipatica, anche se era palese il suo interessamento per Ryo. D'altronde, poche erano le donne a non infatuarsi di lui, e l'esempio più eclatante era Kaori in primis. Anche se la sua non era un'infatuazione.
L'aveva ritenuta tale, all'inizio. E aveva anche pensato che le sarebbe passata.
Ma il suo amore si era comportato come una pallina posta su un piano inclinato. In principio lenta, aveva aumentato la sua velocità, fino a che era stato impossibile perfino seguirla con gli occhi.
Ryo aveva detto a Kaori che aveva cominciato a indagare sul colpevole delle minacce verso Izumi. Aveva tre sospettati:
la prima, Koremi Akoshi, 24 anni, impiegata nell'ufficio di Izumi, aspirante giornalista e probabilmente invidiosa del successo e della bellezza della cliente di City Hunter. La seconda, Ayako Masatani, 21 anni, sorella minore di Izumi; era stata sua assistente per un breve periodo, ma in seguito Izumi l'aveva licenziata perché incapace di organizzare i suoi appuntamenti, oltre che colpevole di averle perso preziosi documenti.
Il terzo era Shanai Kawamori, 32 anni, ex fidanzato di Izumi, che lei aveva lasciato poiché lo aveva ritenuto eccessivamente geloso e asfissiante.
 
 
Kaori aveva da fare, Izumi voleva uscire, e lei non aveva intenzione di lasciarla sola con Ryo.
Era comunque molto emozionata per il giorno dopo. Sperava davvero che la fiammella che aveva invitato Keichi a chiederle di uscire non si spegnesse.
 
Sabato.
 
Kaori si divertì tantissimo con Keichi, era una persona gentile e piacevole, facendola sentire...una donna!
Era strana come riflessione, ma di solito Kaori usciva con le clienti...e la gente pensava che lei fosse 'il fidanzato'...
Invece, quel giorno anche gli altri uomini la guardarono compiaciuti. In fondo, Eriko non aveva torto.
Keichi aveva scelto bene, il parco dove la portò non era solo grandissimo, ma vi era una così vasta quantità di piante e fiori che Kaori non sapeva dove posare gli occhi.
La primavera era ormai alle porte, si sentiva nell'aria. I bruchi che diventavano farfalle, i passerotti appena usciti dal guscio che emettevano striduli cinguettii...
"Per te" affermò Keichi cogliendo una meravigliosa calla, fiore simbolo della bellezza semplice e raffinata.
"Grazie, è bellissima!"
"Mai quanto te"
Lei divenne color cremisi.
"Fa piuttosto caldo oggi. Ti va di bere qualcosa di fresco?"
Kaori annuì. Poi Keichi le prese la mano, e lei non se la sentì di ritrarsi. Era una sensazione inaspettata eppure molto gradevole. Quel delicato sfiorarsi di dita le trasmetteva sensazioni magiche, portandola a pensare che potessero essere più avvolgenti di quelle scatenate da un comune bacio, per quanto appassionato.
Keichi offrì a Kaori un succo di mirtillo ghiacciato.
"Keichi...tu sei sposato?"
Kaori volle essere sicura che lui non desiderasse fare di lei la sua amante.
"No, tranquilla, Kaori"
Si sentiva tesa.
"Kaori, non voglio mica saltarti addosso, non essere nervosa" le sorrise.
Lei pensò che fosse proprio bello. Capelli castani, occhi neri che sembravano perle. Un fisico palestrato ma non eccessivamente muscoloso.
"Non...non intendevo questo, scusami...io..."
Si sentiva davvero stupida!
"Sei ancora più carina quando arrossisci"
"Sei molto gentile"
Una voce interruppe il loro dialogo.
"Kaori! Non pensavo proprio di trovarti qui!"
"I...Izumi, ciao! Ti...ti presento Keichi. Keichi, lei è Izumi"
Izumi squadrò l'uomo con le sue luminose pupille verdi. "Piacere" sussurrò sensualmente.
Lui fece un cenno col capo.
"Bene, io vado, mi spiace avervi interrotto! A presto!" esclamò la donna.
Kaori era convinta che Keichi avrebbe cominciato a spremersi in complimenti su Izumi, ma lui si limitò a commentare con un semplice, "Carina".
Poi, portò Kaori a ballare. Le lezioni di aerobica diedero alla fine i loro frutti.
Quando tornò a casa, non se n'era neanche accorta, ma era mezzanotte passata.
"Grazie della splendida giornata, era da tempo che non mi rilassavo così!" gli disse, sincera.
"Grazie a te"
Keichi sfiorò le sue labbra con le proprie. Si scusò subito dopo.
"Ecco, io...perdonami, non volevo...è solo che...tu mi piaci davvero, Kaori..."
Il cervello di Kaori partì per la Bolivia o qualche altro paese limitrofo.
"Allora, spero di vederti presto"
"Sì...certo...buonanotte"
"Anche a te...sogni d'oro..."
Le aveva dato un bacio! Ok, non un bacio da manuale...ma almeno era certa che non fosse ubriaco!
 
 
 
Dopo qualche istante di nebbia cerebrale in cui Kaori riviveva la splendida giornata precedente, si accorse che Ryo la stava chiamando. Che diamine voleva?!
"Cosa c'è, Ryo?" chiese quando lo vide, avvertendo un'atmosfera un po' strana.
"Izumi mi ha detto di averti vista in compagnia" disse lui.
"Beh, sì...ti avevo detto che sarei uscita" fece lei, attorcigliandosi un ciuffo intorno al dito, perplessa.
"Lo sai che fuori da quel locale Izumi è stata aggredita?"
"C...come?"
"Non te ne sei accorta...che razza di guardia del corpo sei?!"
Si rivolgeva a lei con tono freddo e sarcastico.
"Avrebbero potuto ucciderla. È stata una fortuna che io mi trovassi lì"
Kaori boccheggiò. "Ryo...io...come facevo a saperlo...avevo detto a Izumi che non sarebbe neanche dovuta uscire di casa..."
Lui le voltò le spalle. "Non servono le scuse. Izumi poteva morire e tu avevi il dovere di difenderla. Lo sai anche tu, Kaori. Non sei adatta a questo lavoro"
Per Kaori, un chiaro messaggio. Un messaggio tremendo.
'Sparisci dalla mia vita'.
Avrebbe voluto odiarlo, ma riusciva solo a pensare: -Perché mi fai questo, Ryo...io ti amo...-
Trascorse un'intera notte a piangere, decidendo che non avrebbe dovuto farlo mai più, perché ora aveva un mal di testa allucinante.
Sfogarsi con Miki non sarebbe servito a niente. Lei era felice, sposata e innamorata follemente di Falcon, inutile andarla a disturbare con i suoi drammi.
Kaori iniziò a chiedersi seriamente se non fosse il momento di cominciare a preparare le valigie.
Qualcuno bussò alla porta.
"Kaori..." era Izumi. "Kaori, scusami, io...mi dispiace averti fatto litigare con Ryo, io...avrei dovuto darti ascolto. Ti prego, perdonami..." sussurrò.
Kaori le sorrise. "Non preoccuparti, è tutto a posto"
Guardò verso la finestra. Il sole splendeva, ma il suo cuore era come cosparso di nebbia.
Come avrebbe fatto ad abituarsi a una nuova vita? Senza un motivo, pensò al desiderio che aveva da bambina. Diceva sempre che avrebbe voluto diventare un'attrice. Sì, avrebbe voluto recitare. Quando era piccola, però, diceva sempre che voleva diventare famosa per essere un idolo per le adolescenti e firmare autografi, indossando gli occhiali da sole per apparire più affascinante.
Ora come ora, sarebbe stato tanto se avesse trovato un impiego come commessa. Il suo curriculum non era esattamente un fiume di esperienze, e quelle che aveva non sarebbero state molto ben viste...
Ryo non era in casa. E lei non poteva uscire, lasciando sola Izumi.
Decise di mettersi a cucinare. Di solito, la aiutava a rilassarsi.
 
 
Quella sera, Kaori entrò nella camera di Ryo. Lui era in piedi e guardava il cielo.
"Ryo...scusami"
Non sapeva cosa fare. Detestava quando lui rimaneva zitto. La faceva sentire stupidissima.
"Ryo, io...hai ragione. Mi sono comportata da idiota. Mi dispiace di non essere stata attenta"
Gli sfiorò la schiena, desiderando abbracciarlo.
"Ero così presa dall'appuntamento...che ho dimenticato tutto"
Lui si irrigidì.
"Ti prometto che non mi distrarrò più"
Trascorse un breve, ma lunghissimo istante. Ryo si girò. Lei si sentì bruciare da quegli occhi che amava tanto.
"Va bene. Scusami anche tu, socia"
Le guardò le labbra.
"Ah, Kaori...quel pivello...bacia bene?"
Ed uscì, senza più fiatare.
Lei rimase a bocca aperta. Ryo aveva visto tutto! Era pronta a scommettere che l'avesse persino pedinata. Ma per quale motivo?
Se solo fosse riuscito a essere chiaro, una volta nella sua vita.
Ma forse, pensò Kaori, lo amava proprio perché era tanto misterioso...
Dopo quell'osservazione, Kaori giudicò che fosse meglio andare a dormire.
 
 
A metà marzo, Kaori cominciò a pensare seriamente a cosa poter regalare a Ryo per il suo compleanno.
Camicie e affini erano esclusi. Idea troppo banale, Ryo era un tipo particolare. Ma non sapeva proprio cosa scegliere.
Quel pomeriggio, Kaori uscì con Keichi. Il giorno prima, le aveva mandato un mazzo di fiori di campo con al centro una delicata e bellissima rosa.
In giornata, riuscì a trovare qualcosa che a Ryo sarebbe potuto piacere, anche se non ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
Keichi, come sempre, si consumò in mille complimenti che la fecero arrossire come una peonia. Ci si doveva ancora abituare.
Quando stava tornando a casa era quasi mezzanotte; Kaori incontrò Mick, che come al solito le saltò addosso, ricevendo un sonoro schiaffo.
"Non essere così cattiva, Kaori-chan!" piagnucolò.
"Come va, Mick? Tutto bene?"
"Quando ti vedo sto a meraviglia, baby!" esclamò.
Kaori giunse alla conclusione che Keichi non era poi l'unico interessato a lei. Anche Mick sembrava esserlo. Di sicuro lo era stato, almeno qualche tempo prima.
"Come mai rientri a quest'ora?"
"Ecco, io..."
"Si tratta di un uomo, vero? Mi vuoi rendere geloso?" sbuffò. "In ogni caso, bellezza, se decidi di lasciare quello smidollato, sappi che potrai sempre contare su di me!" aggiunse, galante.
"Grazie, Mick. Sei sempre grandioso..."
Le diede un bacio sulla guancia, poi se ne andò.
Nemmeno quella di Mick, allora, era solo un'infatuazione.
Dunque, Mick non sembrava essersi 'disinnamorato'.
Keichi era sempre più gentile.
Già. Ma Ryo? L'unico che lei amasse? Sempre così celato e silenzioso.
Cosa doveva fare?
 
 
26 marzo.
 
Era il compleanno di Ryo e Kaori si sentiva nervosa. E se si fosse messo a ridere, vedendo ciò che gli aveva regalato? Avrebbe voluto lanciare un sos.
"Ryo, devo...ecco, posso entrare?"
"Vieni pure"
Dio, com'era bello. Era incredibile, ma a lei sembrava ogni giorno più affascinante.
"Che c'è, Kaori?" chiese, curioso.
"Volevo solo...farti gli auguri per il tuo compleanno e...e darti questo"
Kaori era praticamente color cremisi. Gli porse un pacchettino blu scuro, e sopra c'era scritto, con un pennarello bianco, 'Per Ryo'.
"È per...per me?"
"Sciocco...certo che è per te!"
Lo scartò, con calma. Rivelò un braccialetto in caucciù, con un ciondolino che rappresentava la sua fedele Magnum.
"Grazie Kaori...davvero grazie..."
Era felice. E lo era anche Kaori. Un suo sorriso equivaleva a tanta gioia, per lei.
"So che è un po' infantile, ma..."
Lui l'attirò a sé e la baciò sulla fronte.
Come quella sera, sul terrazzo.
"Grazie, Kaori. Sei davvero..." esitò, "...davvero speciale"
Il cuore di Kaori si riempì d'amore.
Era inutile. Per quanto esistessero dozzine di altri uomini, splendidi e lusinghieri, lei amava solo lui. E sarebbe stato così per sempre.
 
 
Il pomeriggio seguente, Kaori andò a trovare Miki, che volle sapere di Keichi, per poi chiederle di Ryo.
"È tutto come sempre" rispose Kaori tranquillamente. Miki, però, la osservò con uno strano sguardo.
"Beh, Kaori, devi sapere" cominciò, scandendo ogni parola come fosse la rivelazione del secolo. "Devi sapere che l'altro giorno Ryo è venuto al Cat's Eye"
"Sì. E cosa ci sarebbe di strano?" fece Kaori senza capire.
"Gli ho detto che eri uscita con Keichi e lui...si è irrigidito. Pensa, ha stretto così tanto il pugno che le sue nocche sono diventate bianche" cinguettò.
"Dici sul serio? Non te lo sarai sognato?"
"Per chi mi hai presa, Kaori? Sei la mia migliore amico e non vedo l'ora che voi due vi sposiate, che motivo avrei di inventare una menzogna?" esclamò sorseggiando un po' di acqua frizzante da un bicchiere di plastica.
 
 
Prima che Kaori tornasse a casa, scoppiò un temporale. Lei indossava una t-shirt blu e jeans leggeri, inutile dire che fu investita da un freddo pazzesco.
Nonostante il desiderio di rientrare subito a casa, non poté impedirsi di udire un suono soffice, delicato e flebile. Proveniva da una scatola che veniva sfaldata dalla pioggia.
Kaori non si aspettava di trovare un micino bianco, con alcune macchie grigie sul ventre e sul musino, gli occhietti verdi e tremanti e tanta voglia di un posto caldo. Lo prese in braccio, cullandolo piano, e mentre camminava pensava a un nome accettabile.
Goccia.
Quando mise piede in casa, Ryo le corse addosso con un asciugamano, iniziando a sfregarle i capelli.
"Buon dio, Kaori, dove diavolo sei stata, hai visto che tempaccio?!"
Lei arrossì. Lui non era mai così apprensivo.
"Con questo buio, poi...stai bene?"
"Ryo, non preoccuparti, sono solo...bagnata"
Starnutì. Goccia si agitò, miagolando.
"E questo?"
"L'ho trovato...possiamo tenerlo, vero?" supplicò.
Lui sorrise. Un sorriso dolcissimo, da farle venire voglia di coprirlo di baci.
"E va bene...sei sempre il solito Sugar Boy"
Kaori non resistette. Si alzò sulle punte dei piedi e gli sfiorò le labbra con le sue.
Poi, farfugliando parole sconnesse, corse in camera sua.
Che diavolo aveva combinato? L'aveva baciato...certo, lui era abituato a baci di tutt'altro genere...
Goccia faceva le fusa e si accoccolò sulle sue gambe. Kaori decise di continuare a leggere il giallo che aveva iniziato da settimane.
 
 
Ultimamente, Kaori aveva la sensazione che Keichi fosse cambiato. Era distratto, un po' scostante.
Non che lei volesse diventare la sua ragazza, ma era curiosa di sapere cosa gli fosse successo.
Anzhe Izumi sembrava irrequieta, a volte rispondeva in maniera acida e non esauriente.
"Kaori, non ti sembra che il comportamento di Izumi sia anomalo" le disse Ryo.
"Lo pensavo anche io...non sarà per caso nervosa?"
"Non ne capirei il motivo. Non è stata minacciata, aggredita o infastidita in questi giorni"
"Hai ragione..."
Ryo le sorrise e posò la mano sulla sua.
"Sembra proprio che noi due siamo affiatati"
A Kaori tornò in mente la scena del lieve bacio che gli aveva dato il giorno prima. Lui le sollevò il mento. Il sangue fluì tutto al cervello di Kaori.
-È questo l'uomo con cui voglio stare, è lui che amo e per quanto mi sforzi, non amerò mai nessuno nemmeno un deciso di quanto amo lui-.
Il suo cuore batteva come un tamburo.
Era così vicino, bello come il sole. E la baciò.
Sì, baciò lei. Lei! Non Cenerentola, né nessun'altra!
Proprio lei. Kaori Makimura, 26 anni, che portava i capelli corti e indossava abiti sportivi!
"Kaori, io...devo dirti una cosa" le disse accarezzandole il viso.
Kaori pensò che fosse un sogno, e avrebbe voluto dormire per sempre. Ma proprio in quell'istante, Izumi entrò e fu come ricevere un secchio di acqua gelida addosso.
Fu delusa, ma non più di tanto. Quello che contava, era che Ryo non aveva fatto il cretino con Izumi, ma soprattutto l'aveva baciata!
 
 
Il giorno dopo, al Cat's Eye, Kaori raccontò tutto a Miki, che fu al settimo cielo.
"Era ora! Peccato che la vostra cliente vi abbia interrotto, sennò..."
"Non sarebbe successo niente!" assicurò Kaori, rossa come una peonia.
"Certo, certo, come no!"
Poi Miki insistette per uscire a fare shopping e lasciò il locale nelle mani di Falcon e Kasumi. Miki sembrava più felice di Kaori. Come una bambina, le brillavano gli occhi, e fece provare a Kaori ogni abito esposto nelle vetrine!
Terminato il loro giro, era serata inoltrata, e le due decisero di tornare prendendo una scorciatoia. All'improvviso, un uomo afferrò Kaori per i polsi e la sbatté al muro. Miki venne tenuta ferma da un'altra persona e, anche se si divincolava, non riusciva a liberarsi.
"Che cosa...cosa volete da noi..."
Ma l'uomo la colpì sulla nuca e Kaori perse i sensi.
 

31 marzo.
 
Quando Kaori si svegliò, pensò di andare a preparare la colazione per Ryo, ma si rese subito conto di non essere a casa.
Era legata a una sedia. Come al solito. Classico copione. Un altro killer che voleva diventare il numero uno sfidando Ryo. Ma Kaori si accorse che era stata rapita anche Miki. Quel killer era ansioso di morire; provocare City Hunter e Falcon è un'impresa che può compiere solo chi è stanco della vita.
"Miki, stai bene?"
Lei le sorrise.
"Mai come ora mi pento di essere uscita a fare shopping" ironizzò. "Hai paura?"
"No. Ma almeno mi piacerebbe sapere chi è l'artefice di questo casino..." mugugnò Kaori.
"Come desideri, Kaori" intervenne una voce femminile. Familiare. Kaori sbarrò gli occhi.
I capelli rossi brillavano anche al buio, come un incendio. Izumi.
"Sei stata tu?" sapeva di aver posto una domanda inutile.
"Esattamente. Ma non ho fatto tutto da sola"
Izumi spinse un interruttore e le luci si accesero.
Non era possibile. "Keichi..."
Lui, però, non aveva la stessa espressione soddisfatta di Izumi. Ecco perché ultimamente erano strani. Avevano ideato insieme quel piano.
"Perché?"
"Perché Saeba è un bastardo, ha ucciso il nostro fratello maggiore!"
"Allora...siete fratelli"
"Sì. Izumi e Keichi Muragoshi"
"Muragoshi..." Kaori rifletté un attimo. "Vostro fratello era...Tatsuya Muragoshi...aveva sfidato Ryo ed era rimasto ucciso. Era stato Tatsuya a sfidarlo! Era un duello, uno dei due doveva morire!"
Izumi strinse i denti, tirando fuori una pistola. Una 41 Magnum.
"L'hai presa dal poligono di Ryo" disse Kaori.
"Già. Bel gioiellino, vero?"
Keichi sembrava sul punto di scoppiare.
"Basta, Izumi...tutto questo è assurdo. Tatsuya non tornerà in vita..."
Izumi gli lanciò uno sguardo raggelante. "Sta' zitto. Non me ne frega se hai una cotta per Kaori"
Come?!
"Izumi...Miki non c'entra niente, libera almeno lei" la pregò Kaori.
"Mi spiace, ma anche la tua amica soggiornerà qui...fate le brave e non vi accadrà nulla. Voglio solo il cadavere di Saeba" disse con tono durissimo. Kaori si chiese come fosse possibile che non avesse sospettato nulla. Né di lei, né di Keichi. Dannazione.
"Keichi, sorvegliale. Vado a preparare qualche sorpresina per Saeba" disse Izumi prima di andarsene, sogghignando. Miki accennò un sorriso.
"Buon compleanno, Kaori"
"Grazie Miki"
Keichi era pallidissimo. Guardò Kaori.
"Kaori..."
"Tranquillo. Avrei dovuto immaginare che non fossi realmente interessato a me. Sei un bravo attore" disse lei, quasi ridendo perché riconobbe ancora una volta la sua stupida ingenuità.
"Ti sbagli, Kaori...ho cercato in tutti i modi di dissuadere Izumi. Volevo che ti lasciasse fuori da questa storia"
"È impossibile. Ciò che riguarda Ryo riguarda me. E se lo uccidete, voglio morire anch'io" disse Kaori senza esitare. Non voleva fare l'eroina, quello che aveva affermato era vero. Miki sembrava comprendere. Anche lei avrebbe preferito essere uccisa, se Falcon fosse morto.
"Allora, lo ami fino a questo punto?" mormorò Keichi.
"Sì"
"Capisco. È inutile dirti che mi sono innamorato di te, vero Kaori? Tu ami solo Saeba..."
"Innamorato di me? Non vorrei giudicarti, ma hai uno strano modo per dimostrarlo"
Tuttavia, era stupita. Lui sembrava sincero. Maledisse la propria buona fede.
"Lo so. Ma cosa posso fare, Kaori? È folle, ma è mia sorella" rispose, fissando il pavimento, una goccia di sudore a solcargli la guancia.
"Possiamo solo aspettare che Ryo arrivi. Comunque, non sono sicura che si batterà contro una donna, specie se è bella"
Miki soffò una risatina.
"Kaori..."
"Mh?"
"Non mento quando dico che ti amo"
Lei non replicò. Tutto ciò che la sua mente chiedeva era se Ryo stesse arrivando.
"Kaori...sta' tranquilla" le disse Miki.
"Sì. Tanto, in ogni modo, rimarrò con Ryo"
Una lacrima rotolò dagli occhi azzurri di Miki, che annuì.
Kaori si augurò mentalmente un buon compleanno.
 
 
Un'esplosione fece sobbalzare le due donne.
"Ryo e Falcon" sussurrarono Kaori e Miki. Izumi tornò con la pistola in mano. Indossava una camicetta nera di cui i primi tre bottoni erano slacciati e un paio di jeans attillati. Forse voleva far capitolare Ryo usando il suo fascino.
"Sono proprio loro"
Izumi afferrò Kaori e puntò il cannone sulla sua guancia sudata.
"Kaori! Miki!"
Ryo era vicino, ma Kaori non fiatò. Sentiva quasi il sapore del piombo.
"Salve, Saeba"
Umibozu lanciò una piccola bomba e approfittò della polvere e del rumore per riuscire a liberare Miki.
"Izumi..." anche Ryo sembrava sorpreso.
"Saeba, se ti lasci uccidere, libererò la tua socia"
Ryo sorrise. "Non sai che non si rubano le cose altrui?"
"Ti pagherò la pistola"
"Non mi riferivo alla pistola"
Guardò Kaori per un lungo ed intenso minuto. Kaori sentiva il cuore in gola.
"Izumi, basta..." la supplicò Keichi. Allora non mentiva.
"Tu sei quello che usciva con la mia assistente. Sei uno di quelli che voleva sedurla per battersi con me, no? Roba da vigliacchi"
Keichi sbarrò gli occhi.
"No, io amo davvero Kaori"
Con un gesto veloce, rubò la pistola dalla mano di Izumi.
"Che stai facendo, idiota?!"
"Piuttosto muoio io"
"Keichi, piantala!"
Kaori si alzò, pur avendo le braccia legate.
"Keichi. Io ti credo. Ma ora basta"
Lui alzò la mano e le carezzò la guancia.
"Perché ti comporti così con me, che ti ho infannata? Non merito la tua comprensione"
"Ma tu non meriti di morire"
Lui represse un singhiozzo.
"Smettila, Keichi! Uccidi Saeba!" urlò Izumi.
"Basta, Izumi. È finita"
Keichi slegò Kaori.
"Grazie..." sussurrò prima di correre da Ryo.
"Non penserete che finisca così!"
Izumi tirò fuori un coltello, gettandosi su Kaori, ma qualcun altro le fece da scudo.
"Keichi! No!"
Il sangue iniziò a fuoriuscire dal petto dell'uomo.
"Scusami...Kaori..." le sfiorò il viso, prima di spirare. Kaori strinse le mani sulla sua camicia.
Izumi fissava Kaori, inorridita, poi crollò sulle ginocchia.
"Mio fratello...ho ucciso mio fratello...Keichi...l'ho ucciso..." ripeté come una nenia.
"Izumi..." Kaori posò una mano sulla sua spalla" "Basta così"
Izumi tirò su col naso, gettando un'occhiata disperata a Keichi. Fuori c'era la polizia, Saeko l'ammanettò subito.
Miki abbracciò Kaori.
"Che paura, Kaori...meno male che stai bene!"
Dietro, c'era Ryo. Miki le fece l'occhiolino e se ne andò con Umi.
Kaori voleva scusarsi con lui, perché ancora una volta si era dimostrata una partner non degna.
Lui però non parlò. Le prese il polso e la strinse a sé. Il cuore gli batteva forte.
"Kaori..."
Kaori amava quando pronunciava il suo nome con quel tono. Lui la baciò sulla fronte.
"Ryo..."
Poi, però, le prese il volto tra le mani e la baciò sulle labbra.
 
 
Quando tornarono a casa, Kaori scese dall'auto a testa bassa. Ma mentre apriva la porta della sua stanza, Ryo la fece voltare verso di sé e riprese a baciarla. Gemette il suo nome, passando con le labbra sul suo collo...poi le disse:
"Voglio fare l'amore con te, Kaori...e se non fai qualcosa per fermarmi..."
Lei gli fece cenno di tacere.
"Anch'io" disse.
Lui sorrise, prendendola in braccio.
Qualche ora dopo, quando Ryo si stava svegliando, Kaori pensò che forse in parte era grata a Izumi.
 
 
Il sole stava sorgendo e illuminava il comodino della stanza. Sul letto riposavano due persone.
Uno, lo sweeper più abile del Giappone, colui che aveva fatto soffrire la propria metà per tanto tempo; ma era finalmente riuscito a renderla felice. Un suo braccio era intorno alla vita di lei, il viso contro la spalla. Lei dormiva: il suo dolce viso, dalle ciglia lunghe e le labbra ben disegnate risultava ancora più grazioso con quel sorriso allegro sulle labbra.
Kaori si stiracchiò, aprendo un occhio. Ancora impastata di sonno, afferrò il diario segreto che era rimasto sul comodino. Un diario senza disegni particolari né ghirighori. Le pagine erano quasi tutte piene. Ne mancava solo una.
Kaori mangiucchiò la penna, pensando a cosa scrivere. Un sorriso le illuminò il volto. La sua calligrafia leggermente ondulata riempì l'ultima pagina. Dopo tante pagine in cui aveva espresso chiaramente il suo dolore, quella era l'unica dove riversò solo contentezza, pura allegria, e pensò che non avrebbe più dovuto soffrire per la ragione che l'aveva afflitta fin da quando aveva cominciato quel diario.
Kaori ripose la penna sul comodino e sbadigliò. Rilesse ancora una volta quelle poche righe e arrossì.
L'uomo accanto a lei mugugnò, svegliandosi a sua volta.
"Kaori, che stai facendo..."
Lei gli pose il diario davanti agli occhi.
Ryo lesse lentamente, poi sorrise e baciò la donna, riportandola sotto le coperte.
Il diario rimase aperto, in quella giornata che era iniziata nel migliore dei modi.
 
'È stata la notte più bella di tutta la mia vita. Grazie, mio caro diario, grazie di cuore. Chissà, forse sei stato proprio tu a permettere che il mio sogno divenisse realtà.
Ryo Saeba, ti amerò per sempre'.
  
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