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Autore: Angel TR    02/03/2019    2 recensioni
Storia di una sottomessa ribelle.
Loro ti vogliono forte ma sottomessa, al loro servizio. Io ti voglio libera e potente, Kazumi.
Meglio Eva o Lilith?
Chi vuole essere Kazumi Hachijo? Il problema è che non sarà lei a scegliere.
{Storia partecipante alla Challenge "Pagine di una storia infinita" indetta da Molang su efp}
{Partecipa anche alla Sfida delle Parole Quasi Intraducibili indetta da Soly Dea su EFP}
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Heihachi Mishima
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ultraviolence'
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Lebenslangerschicksalsschatz: dono del destino di tutta una vita.


2. Lebenslangerschicksalsschatz


Il maestro la guardava con occhi che l’analizzavano ma non la vedevano davvero, come se lei non fosse degna della sua attenzione. «Senti ancora la voce?» chiese, il tono monotono, il sopracciglio inarcato, aspettandosi già la risposta affermativa.

Kazumi piegò il capo, rispettosa. «Temo di sì, maestro. Sono desolata» mormorò, tremante.

Il maestro trasse un profondo respiro e Kazumi osò sollevare lo sguardo, badando bene a non farsi cogliere di sorpresa, per scoprire cosa l'aspettasse. Con sua somma sorpresa, l'uomo stava giocando con la punta di un baffo bianco, in sovrappensiero.
«Bene così. Cosa ti dice, Kazumi?» domandò.

Dice che ti strapperei le corde vocali con gli artigli per farti stare muto, stupido maschio umano. Dice che te le farei osservare, sanguinanti e penzolanti, prima di mangiarle. Capito?
Divorerei la tua possibilità di parola.


Kazumi sobbalzò, terrorizzata; non si aspettava l'intervento del demone né parole tanto crudeli. Sbarrò gli occhi scuri e sentì il sangue defluirle dalle guance.

La voce ridacchiò sommessamente. Oh, Kazumi cara, non fare quella faccia! Io non sono altro che il riflesso dei tuoi desideri più nascosti. Non ho certamente detto che lo farei a te… E, piccola correzione, sono una femmina. “La demonessa”, “demone femmina”, come ti pare, ma non “il” demone. Ci tengo, Kazumi; ma tu lo sai, no?

Ignaro di essere il bersaglio del Gene Devil, il maestro continuò a osservare Kazumi negli occhi serenamente e con una vaga aria di superiorità. «Allora, Kazumi? Il Gene in te sa benissimo cosa ci si aspetta da lui. Il nostro compito è estirpare il male dalla Terra anche se, per ora, ci limitiamo al Giappone. Il destino ti ha regalato un dono di tutta la vita, dovresti compiere i tuoi doveri con precisione e accuratezza» le ricordò, zelante.

“Lui”...
Estirpare il male, certo. E il primo a dover essere eliminato saresti proprio tu, umano. Almeno su una cosa ha ragione, Kazumi: io sono un dono prezioso, come tu lo sei per me. Ci completiamo,
cinguettò la voce, una sfumatura seducente. Più passava il tempo, più il tono suonava familiare alle orecchie di Kazumi. Si rese conto, terrificata, che la voce della demonessa non era altro che una versione distorta della sua.

«Kazumi» chiamò il maestro, bacchettandole una spalla.
La voce ruggì: come osava quello toccarla in quel modo? Lei era una dea e come tale andava trattata.

Ma Kazumi non si sentiva una dea, per questo annuì compostamente e si schiarì la gola. «Dice che è ben cosciente di quali siano i suoi doveri» mentì.

Non va proprio bene, Kazumi. Questo inutile insetto ha più autorità di me su di te e ciò vuol dire che tu non hai la minima autorità su te stessa, commentò la voce, reprimendo a stento la furia. Le sembrava di poterla vedere mentre ribolliva in una massa oscura, un ringhio che scopriva canini scintillanti e affilati.
Appena visualizzò l'immagine, si ritrasse, spaventata: era la prima volta che vedeva uno sprazzo del Gene Devil dentro di lei.

Il maestro si sollevò in piedi e si rivolse al padre e allo zio di Kazumi, dritti come fusi dietro le spalle della ragazza. La scavalcò come se lei non ci fosse stata. «Il Gene Devil in lei è abbastanza sviluppato da tentare, signori Hachijo» affermò.

Il padre e lo zio si scambiarono un'occhiata.

Per la prima volta nella loro vita sono spaventati al pensiero di perderti, Kazumi. Attenzione però a montarti la testa: non perché tengano sul serio a te – o, meglio, ci tengono nel loro assurdo modo da padroni – ma perché temono per la riuscita della loro missione. Tu sei la loro unica pedina, la informò la voce, sussurrandole all'orecchio, soddisfatta. Capisci perché devi liberarmi?, le domandò, seria quella volta.

«E se non dovesse farcela?» ipotizzò lo zio di Kazumi, una nota di timore nella voce.

«Allora dovremo passare alle maniere forti e inviare un manipolo dei figli maschi il cui Gene sia più potente. Vi avverto: ne perderete qualcuno. Siete pronti all'eventualità?» rispose il maestro, scrutandoli negli occhi.

Loro deglutirono.
«Non manderò mai il mio primogenito in pasto a Heihachi Mishima, a meno che non abbia la certezza di riuscire nell'intento» replicò fermo lo zio di Kazumi.

Il maestro affilò lo sguardo. «Allora pregate gli dei affinché lei sia abbastanza potente» disse, lapidario.

Forte per cosa? Resistere a cosa?, si chiese Kazumi, sconcertata come un gallo che viene trascinato per il collo dal suo proprietario, ignaro dell'imminente decapitazione.
La demonessa in lei smaniava, scuotendo le catene alle quali la mente di Kazumi l'aveva costretta. È il momento, Kazumi! Devi liberarmi!, ordinava, furiosa.

La katana fu sfoderata con un gesto deciso che fendette l'aria.

Kazumi non ebbe nemmeno il tempo di sbarrare gli occhi: vide i familiari pannelli shoji macchiarsi di nero quando la katana si infilò tra le scapole, trapassandola da parte a parte. Sul suo bel uwagi bianco sbocciarono fiori rossi.
Kazumi si accasciò, scioccata.

Kazumi…

Lei si sforzò di tenere gli occhi aperti e di aggrapparsi con tutte le sue forze alla voce, come se fosse la sua àncora di salvataggio. Cosa sta succedendo?, chiese, troppo stordita e spaventata dalla visione del sangue vischioso che macchiava copiosamente il tatami per rendersi conto che stava dando corda al Gene Devil.

L'umano ti ha infilzata con la sua katana. Morirai se non afferri la mia mano, spiegò la voce, calma, consapevole che la scelta di Kazumi era tra lei e la morte certa. Non hai mai scelto per te stessa, hanno sempre scelto gli altri per te. Ti sei sempre messa in secondo piano… ora lascia che io ti elevi dove meriti, dove meritiamo, Kazumi.

La sua vista si offuscò, tante macchie nere danzavano davanti ai suoi occhi, rendendole difficile restare lucida per controllare le emozioni che ribollivano dentro di lei.
Un'antica rabbia la invase, come fuoco gettato sulla benzina, facendole digrignare i denti. Con grande sorpresa, si rese conto che la sorgente della sua furia erano le figure maschili che ora si stagliavano davanti a lei.
I loro contorni apparivano sfocati eppure le loro espressioni impassibili, mentre Kazumi si dissanguava sotto i loro occhi, erano estremamente nitide.

La tua ira ha ragione di esistere: devi nutrirla affinché possa scatenare il Gene. Tu vuoi che il mondo bruci, hai solo bisogno del permesso, commentò la voce, provocandola.

Le sue mani artigliarono il tatami, bucandolo in vari punti. Kazumi sentì chiaramente le proprie labbra schiudersi per lasciar sgorgare un urlo disumano.

Non è più tempo di sussurrare. Urla, Kazumi, urla per non perdere la tua voce.

Per la prima volta nella sua vita, Kazumi si sentì inarrestabile e abbastanza potente da essere capace di afferrare le redini della propria vita.
Avvertì la sua schiena lacerarsi, la testa scoppiare dal dolore – un inspiegabile prurito ai lati – eppure accolse con gioia quella trasformazione. La sua vista, acuitasi, si focalizzò sui due uomini che la tenevano d'occhio, simili a dei guardiani di uno Zoo.

«Bene. Domani incontrerà Heihachi Mishima» decretò il maestro.


N/D: Free the Devil!
Lol. Siccome il Gene in Jin viene scatenato da un proiettile in testa, perché non pensare che anche quello di Kazumi sia stato scatenato da un gesto altrettanto efferato?
Qui, è percepito come un mezzo oltre che come un onore, evidentemente non destinato a una donna. Però questo "sbaglio" può essere sfruttato a vantaggio degli Hachijo.
Ora quindi dovrò rivedere un poco Heihachi da giovane AHHAHAHA no, non posso. Per me è nato vecchio ahahahha

  
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