Scritta
per la terza settimana del cow-t (M1, warnings: au, fluff, gen).
Doppo
guarda fuori dalla finestra, spiando le goccioline di pioggia che scivolano
lungo il vetro. Hifumi è tutto preso a leggere un manga in un angolo, adagiato
tra i cuscini che sistema ogni volta a terra anziché goderne sul divano; è
un’abitudine che ha sempre avuto da quando si sono sistemati in quella casa e
quando sono soli. Doppo sbircia in sua direzione, trovandolo quasi
appallottolato lì, con la tuta che indossa quando hanno un pomeriggio libero
dallo studio. C’è un silenzio interrotto solo dal voltare le pagine di Hifumi e
da qualche sbuffetto divertito di tanto in tanto, di certo causato da qualche
tavola del manga; in un angolo del salotto, fievole, arriva il ticchettio
dell’orologio.
A far rizzare le orecchie a entrambi, però, è lo scatto della serratura che
preannuncia l’aprirsi della porta e l’ingresso dell’unico altro abitante della
casa oltre loro due. Hifumi abbandona subito il manga alla propria destra,
facendo saettare gli occhi dorati dall’arco che collega l’ingresso al salotto a
Doppo, un’aspettativa evidente nello sguardo. Una manciata di secondi dopo
Hifumi lo ha già preso per mano e lo sta trascinando, anche se non serve
davvero; ci vuole una manciata di secondi perché Jakurai
entri nella stanza e si ritrovi non solo nel loro campo visivo, ma anche a
distanza piuttosto ravvicinata. Abbastanza perché Hifumi gli si lanci addosso,
praticamente, una risata allegra nel tirarsi dietro anche un Doppo più
reticente, timido.
«Sensei, bentornato!» esclama Hifumi, le braccia
esili a stringere la vita di Jakurai - forse un modo
per farsi perdonare della piccola testata data involontariamente all’uomo
nell’impeto del gesto -, ricevendo in cambio un colpetto affettuoso sul capo,
un lieve scompigliargli i capelli. Le orecchie da felino, di pelo biondo proprio
come i suoi capelli, scattano un paio di volte mentre delle fusa leggere
abbandonano la sua gola in segno di apprezzamento per le attenzioni ricevute.
Doppo, mezzo coinvolto nell’abbraccio ma ancora troppo timido per azzardare un
gesto del genere in prima persona, cerca di sbirciare come può l’espressione
dell’uomo finché una mano non si posa con delicatezza anche sulla sua testa;
senza che nemmeno se ne accorga, la coda rossiccia ondeggia di qua e di là,
tradendo ciò che la sua insicurezza cela nel silenzio. Per fortuna Hifumi
riesce a riempire tutti i momenti come quello.
«Sensei, sensei! Ci hanno
ridato i test!» esclama contento, lasciando Doppo e Jakurai,
zompettando nell’altra stanza in maniera rumorosa.
Per Doppo è difficile stare in uno spazio senza Hifumi: sono stati lasciati da
soli, sono vissuti insieme fin da prima che Jakurai
li prendesse con sé, e ancora adesso dopo diversi mesi di convivenza non è
ancora abituato nemmeno a spostarsi in tutta la casa senza la consapevolezza
della presenza di Hifumi al suo fianco. Il fatto stesso di condividere la
camera dove dormono, la classe a scuola e in generale ogni spazio occupato nel
tempo libero ha fatto sì che Doppo ora si ritrovi del tutto dipendente dalla
figura del coetaneo. Anche quando è al sicuro con l’uomo che li ha presi con
sé, offrendo loro un tetto, del cibo e protezione.
Jakurai lo sta guardando, Doppo lo percepisce anche
se - come al solito - tende a guardare per terra; le mani giochicchiano
nervosamente con il bordo della felpa, la coda a intrufolarsi tra le gambe
senza che lui nemmeno se ne renda conto.
«Doppo-kun» lo richiama Jakurai, e lui sobbalza
appena anche se cerca di nasconderlo. Sa che Jakurai
è buono, e gli dispiace avere quei piccoli salti di nervosismo di fronte a lui,
specie perché cerca di fare del suo meglio per controllarsi. Alza lo sguardo
sull’uomo, sebbene non in modo troppo diretto, e attende.
«Di quale materia era, il test?»
«Giapponese...» mormora Doppo, consapevole di non aver certo ottenuto il
massimo. Un risultato mediocre nonostante si sia applicato tanto, o almeno,
nonostante fosse convinto di averlo fatto. Ci sono stati tanti molto più bravi
di lui e questo lo mortifica se pensa che Jakurai si
occupa di tutte le spese per gli studi suoi e di Hifumi.
Quest’ultimo torna nella stanza, saltellando allegro e portando con sé due
fogli, il suo e quello di Doppo: li porge entrambi a Jakurai,
guardandolo pieno di aspettativa per quei due numeri segnati in rosso in alto a
destra dei test. Un settantasei e un sessantotto svettano lì, dove chiunque li
può vedere.
«La volta scorsa avevo preso sessantatre!» esclama
Hifumi pieno di orgoglio «E anche Doppo-chin ha fatto
sei punti in più, a questo!» elogia il lavoro del compagno come se fosse il
proprio, con l’entusiasmo che Doppo non riesce del tutto a condividere; è
andata meglio, sì, ma poteva fare di più e forse Jakurai
si aspettava un voto molto più alto dopo averli anche aiutati a fare i compiti
qualche volta. Ma il dottore scruta i fogli con attenzione, prendendosi tutto il
tempo necessario, e quando rialza lo sguardo su di loro gli sta rivolgendo un
sorriso caldo e gentile.
«Siete stati molto bravi.» commenta come se fosse l’unica cosa giusta da dire -
non li sgrida, non li incalza a fare ancora di più, ma mette invece via i fogli
con molta cura neanche fossero importantissimi e da conservare come un tesoro.
E se li ha poggiati sul tavolino basso del salotto, è solo per liberare le mani
e poterle portare a legare i lunghi capelli.
«Festeggiamo con una buona cena.» decreta, cominciando a muoversi verso la
cucina e chiedendo loro cosa vogliono mangiare. Mentre Hifumi lo affianca e
comincia a elencare tutta una serie di piatti preferiti tra cui non sa
scegliere, Doppo allunga appena la mano e azzarda a prendere la manica dell’uomo;
Jakurai se ne accorge, Doppo lo sa perché lo vede
guardarlo e sorridergli per un istante, ma non commenta nulla e semplicemente
lo lascia fare. Per Doppo è abbastanza.
La cena è stata all’insegna del buon cibo. Alla fine Jakurai ha persino dato loro un budino comprato al convenience store prima di tornare a casa dal lavoro. Sia
Doppo che Hifumi lo hanno mangiato con gusto - Hifumi facendo più chiasso, ma
questa è un’altra storia - e poi hanno potuto fare un bel bagno caldo,
indossare il pigiama e starsene davanti alla tv tutti e tre insieme. Doppo non
è mai riuscito a intuire se Jakurai avrebbe piacere
di averli entrambi seduti vicino a lui o se, tutto sommato, la cosa non lo
tocchi troppo ma in ogni caso Doppo preferisce starsene vicino a Hifumi. A sua
discolpa, Hifumi stesso tende ad arpionarsi al suo braccio tanto a casa quanto
a scuola, quando magari camminano per i corridoi, e a non lasciarlo per
tenerselo accanto più possibile. Visto che a lui non dispiace, lo lascia fare:
Hifumi riesce a essere sempre caldo e rassicurante, ai suoi occhi, non importa
cosa dicano gli altri o che li prendano in giro perché stanno sempre insieme -
Doppo sa che alcune ragazze, a scuola, non lo vedono di buon occhio perché
secondo loro gli ruba le attenzioni di Hifumi ma non gli interessa. E’ l’unica cosa sulla quale ha deciso di non lasciarsi
troppo influenzare.
Sente la presa di Hifumi sul proprio braccio farsi più molle e il suo respiro
regolare, segno che deve essersi appisolato così, con la guancia sulla sua
spalla. Il volume della tv è udibile ma basso abbastanza da essere conciliante;
il profilo di Jakurai lo mostra ancora sveglio, occhi
sullo schermo, ma forse ha sentito lo sguardo su di sé perché in quel momento
esatto si volta, incrociando quello di Doppo.
«Ah.» commenta, rivolto a Hifumi, accorgendosi solo ora di come sia crollato.
Doppo lo vede sorridere di nuovo e alzarsi con lentezza, forse per non muoversi
troppo e svegliarlo. Si posiziona davanti a loro, le mani tese per sciogliere
con delicatezza la stretta debole di Hifumi al braccio di Doppo e poterlo
prendere in braccio. Lo fa senza alcuno sforzo e dunque Doppo si alza a sua
volta, pronto a seguirlo nella propria camera; vede Hifumi accoccolarsi contro
l’uomo, nel sonno, ma Jakurai piuttosto allunga la mano
verso di lui, offrendogliela.
Doppo la guarda, un po’ stupito: ha dato l’impressione di essere geloso di
Hifumi? Di aver bisogno di essere preso per mano? Di sentirsi solo? Di-- Jakurai agisce da sé, chiudendo la mano più minuta e
giovane nella propria. E’ un po’ imbarazzante, specie
nel modo in cui la coda di Doppo lo tradisce, ondeggiando di nuovo come alla
mano fra i capelli di poche ore prima.
Il tragitto fino alla stanza sua e di Hifumi non è lungo: è una camera
abbastanza ampia per contenere un letto a castello, due scrivanie e un armadio
ampio e sufficiente a ospitare gli abiti di entrambi. A modo loro hanno reso
personali i propri spazi - quello di Hifumi tende a essere molto più ordinato e
colorato, quello di Doppo un eterno sparpagliarsi di libri e quaderni e fogli
che sarebbero molti di più se Hifumi non passasse dalla sua scrivania piuttosto
spesso. Di solito Hifumi è l’occupante del letto sopra, mentre Doppo ha
docilmente acconsentito all’altro, visto che per lui non faceva differenza. Stavolta,
però, si azzarda a proporre un’alternativa, attirando l’attenzione di Jakurai con un leggero tirargli la manica.
«Posso andare io sopra, per stanotte...» mormora, lo sguardo sfuggente che si
alterna tra l’uomo e i due letti - per lui è abbastanza implicito che con
Hifumi addormentato e per quanto alto sia Jakurai,
non sia comodissimo poggiarlo sul letto superiore. Jakurai
lo guarda per qualche momento e poi adagia Hifumi sul materasso di Doppo,
tornando bello dritto dopo aver rimboccato le coperte al biondo; un mezzo
mugolio - miagolio? - di apprezzamento lascia le labbra di Hifumi, gli occhi
ancora chiusi e il viso mezzo affondato nel cuscino con espressione rilassata e
soddisfatta.
Jakurai si rivolge a Doppo, quindi, si piega in
avanti e gli passa le mani sotto le ascelle per tirarlo su prima che Doppo
possa dire qualsiasi cosa. Giusto le orecchie da felino si rizzano per un
istante, per la sorpresa, così come la coda; ma quando viene adagiato con
attenzione sul materasso superiore, è già più calmo e la mano di Jakurai che gli scompiglia i capelli è gentile.
«Buonanotte, Doppo-kun.» gli dice soltanto, e in fondo lui ne è grato perché i
complimenti troppo diretti, il dirgli che è un bravo ragazzo a volte lo
spiazzano e non sempre lo fanno sentire degno, anzi - ci sono occasioni in cui
più lo elogiano e più Doppo sente di non meritarlo. E’
bello avere una casa e una persona che sembrano capirlo e farlo sentire bene
senza esagerare con i complimenti, ma dosando i gesti in modo tale che lui
possa sentirsi apprezzato a piccole dosi.
«Buonanotte, sensei.» replica, guardandolo uscire
dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle. Si sdraia, dunque, andando a
infilarsi sotto le coperte ancora un po’ fredde. Non fa in tempo ad abituarsi
al silenzio, però, che sente qualche rumore di lenzuola scostate da sotto di sé
e poco dopo le orecchie di Hifumi prima e tutto il resto del suo viso poi
appaiono. L’altro è lì, sulla scaletta, che cerca un qualche segno di veglia.
Lo trova appena nota che gli occhi di Doppo sono aperti e ancora piuttosto
vigili considerando l’orario - al contrario Hifumi è particolarmente assonnato
e si vede, ma non abbastanza da demordere all’evidente idea di intrufolarsi
sotto le coperte con lui. Doppo lo lascia fare, accostandosi più possibile al
muro alle sue spalle ora che si è sistemato su un fianco; Hifumi scivola sotto
le coperte con qualche difficoltà ma con successo, alla fine. Lo vede
rabbrividire appena prima di sentirlo appiccicarsi al suo corpo: le gambe
snelle si incrociano con le sue, un braccio viene posato sul suo fianco e
l’altra mano cerca la sua, intrecciando le dita. Da che ricorda, lui e Hifumi
hanno dormito spessissimo così e a Doppo piace percepire quel tepore che lo fa
sentire sicuro e sa così tanto di casa, di famiglia.
Hifumi ridacchia piano, uno sbuffo appena forse, mentre la sua coda si muove
sotto le coperte battendo contenta contro il materasso in qualche tonfo sordo.
«Ti muoverai un sacco anche stanotte...» mormora Doppo, rassegnato, tacendo il
fatto che non per questo lo caccerebbe mai dal proprio letto. Vivono in
simbiosi da troppo tempo perché farlo sia considerato accettabile da entrambi.
Hifumi avvicina il volto al suo, sfiorandogli la punta del naso con la propria
più volte, in quel modo affettuoso e giocoso con cui si sono sempre dimostrati
di volersi bene.
«Il sensei è una brava persona, vero?» lo incalza,
anche se la voce un po’ intontita dal sonno smorza il tutto. Doppo sa quanto
Hifumi adori la nuova famiglia che si è formata quando Jakurai
ha deciso di tenerli entrambi, di non dividerli - Doppo era già pronto a
odiarlo e fare di tutto per impedirglielo, pure se nel vederlo così alto si era
chiesto come avrebbe mai potuto farcela.
Lui stesso, ormai, sente quella famiglia un po’ sua.
«Mh.» è la sua risposta, un po’ ermetica ma senza
bisogno di spiegazioni quando si tratta di Hifumi.
«Doppo-chin,» lo richiama in un sussurro, gli occhi
chiusi e la coscienza che con molta probabilità sta di nuovo scivolando nel
sonno «staremo insieme per sempre, vero?»
«Mh-mh.» su questo non ha dubbi, mai «Sempre.»