Follow your dreams
I'm no stranger to this place
Where real life and dreams collide
And even though I fall from grace
I will keep the dream alive
Keep The Dream Alive, Oasis
Robert,
Robert, Robert, Robert, Robert.
Sto avendo la nausea di questo nome a furia di sentirlo
urlare da chiunque mi trovi in torno.
“Robert, allora come stanno andando le riprese?”
chiede un
paparazzo alla mia destra.
Vedo che si avvicina e così mi sposto e salgo su un muretto:
da qui l’angolazione dovrebbe essere migliore.
Scatto una sola foto prima che lui sparisca, coperto
interamente da due enormi bestioni vestiti di nero.
Gli corro dietro e per una volta ringrazio di essere così
minuta perché riesco a passare fra la marea di fotografi che
scattano
all’impazzata.
Mi porto alla sua destra e questa volta trovo una panchina
sulla quale salire e scatto di nuovo un’altra foto.
Decido che per oggi basta così, anche perché i
paparazzi che
corrono da dietro e le fan che corrono davanti stanno per unirsi per
creare
un’unica baraonda nella quale dubito riuscirei a muovermi o
anche a scattare
un’altra foto.
Dirigendomi dalla parte opposta a quel delirio riesco
facilmente a camminare e chiamare indisturbata un taxi.
“46, Amsterdam Avenue” dico al tassista che parte
spedito
per le vie newyorkesi.
Vago con lo sguardo attraverso il finestrino dell’auto
assorta nei pensieri.
Quanto è meravigliosa questa città; quanta
ispirazione
riesce a darmi ogni giorno, quando passeggiando per le vie
indisturbata, trovo
nuovi scorci, una varietà indefinita di culture, persone
così diverse mescolate
tutte insieme, il caldo verde degli alberi in estate ed il candido
bianco della
neve a Natale fra mille luci e colori. Tutto in una perfetta armonia da
immortalare.
La fotografia è sempre stata la mia passione più
grande, sin
da bambina.
In essa si può trovare tutto per me: il dolce ricordo di
persone, luoghi, emozioni forti che ti scaldano il cuore, che riescono
a farti
provare sempre un qualcosa di diverso, ma comunque di speciale.
Riesci a rievocare un momento preciso, con i suoi suoni,
odori ed i motivi che ti
hanno spinto ad
imprimere su una foto quell’istante.
Ho studiato tanto, mi sono impegnata con tutta me stessa per
inseguire il mio sogno.
Ma poi mi sono resa conto che nella realtà lo spazio per la
realizzazione dei sogni è ristretto: non ci sei solo tu, ma
tutte quelle
persone che come te sgomitano per riuscire ad arrivare alla fine di
quella
angusta via, che come te vogliono fare ciò che le rende
felici nella vita e che
lottano per averlo.
E non tutti riescono ad uscire dall’altra parte: io ora mi
trovo nel centro esatto di quella via; io sono inchiodata
all’asfalto senza
riuscire a fare un passo avanti o indietro.
“Signorina, prego siamo arrivati” annuncia
l’autista
fermandosi di fronte ad un grattacielo nei pressi di Central Park.
“La ringrazio. Arrivederci” rispondo porgendogli i
soldi e dirigendomi
verso l’entrata del grande edificio.
Riesco a salire giusto in tempo sull’ascensore che stava per
chiudersi ed aspetto che arrivi al quindicesimo piano dove si trovano
gli
uffici del mio attuale lavoro.
“Ehi Sally già sei qui?” mi chiede una
ragazza bionda in
tailleur.
“Si Jess, non c’era molto da fotografare
oggi” le rispondo
accomodandomi alla mia scrivania mentre accendo automaticamente il
computer.
Jessica è la mia “vicina di scrivania”,
una delle poche
persone con le quali nei sei mesi di lavoro qui, ho instaurato un
rapporto
decente.
“Ma come sei vestita? Hai sentito il bisogno di entrare in
contatto il tuo lato maschile?” mi chiede con tono divertito
guardandomi dalla
testa ai piedi.
“Diciamo che preferisco non pensare che sia io a fare
ciò
che faccio, così mi riesce meglio” le rispondo
togliendo il berretto sportivo
nero che avevo in testa.
Da quando il mio capo mi ha spedita a fare ciò che ho sempre
ritenuto l’insulto più grande per tutto quello che ho sempre creduto che la
fotografia significasse, ho deciso che almeno non dovevo essere
riconoscibile,
così ogni volta metto un bel paio di larghi pantaloni, una
t-shirt sbrindellata
che stenta perfino a far capire che sia una donna ed un cappello ben
saldo in
testa.
“Non capirò mai per quale motivo ti ostini a
rimanere qui se
odi così tanto quello che fai” dice Jessica
sedendosi alla sua postazione e
cominciando ad armeggiare con il mouse.
“Te l’ho già spiegato.
L’affitto non si paga da solo, così
come le bollette e compagnia bella” le rispondo cominciando a
scaricare le foto
appena fatte sul pc.
“Lo so Sally, non sono una stupida. Però potresti
cercare un
lavoro migliore, le ho viste le tue foto, sono meravigliose! Potresti
lavorare
per importanti giornali!” mi dice girando la sedia,
fissandomi negli occhi.
“Non è così semplice. Pensi davvero che
io non abbia cercato
e che non cerchi ancora l’occasione giusta per andarmene da
questo posto? Ma
non sono tutti disposti a prendere una ventiduenne ancora inesperta.
Jess
credimi se solo potessi non passerei un secondo di più in
questo schifo” le
rispondo in tono amaro.
“Bhé dai guardiamo i lati positivi” dice
poi avvicinandosi a
me “puoi fotografare Robert Pattinson tutti i giorni, non
è proprio una cosa così
malvagia” continua guardando con
gli occhi che le brillano le foto appena caricate.
“Perché Jess, queste sono foto
vere? Esprimono qualcosa secondo te? Sono solo scatti rubati,
privi di emozioni che lasciano intravedere quanto questi attori siano
infelici
nel vedere la loro vita sbattuta ovunque come se fosse affare di tutti.
No,
sinceramente fotografare Robert Pattinson tutti i giorni in questo modo
mi
sembra una lato completamente negativo” le dico scuotendo la
testa.
“Spero proprio che riuscirai a scappare da qui
Sally” mi
risponde sconsolata Jessica tornando al suo posto.
Invio velocemente le foto all’ufficio del capo e poi le apro
di nuovo per guardarle meglio.
È proprio così. Queste foto non trasmettono
niente se non
una tristezza infinita.
Ormai sono settimane che fotografo questo ragazzo che avrà
su per giù la mia età: l’ho visto
raramente sorridere, di solito si limita a
camminare a testa bassa, provando ad ignorare tutto il delirio folle ed
ingiustificato
intorno a lui.
Sicuramente è un bellissimo ragazzo con molte fan che lo
seguono ovunque e lo apprezzano per quello che fa: ma è pur
sempre una persona
che ha il diritto di avere una vita privata come qualsiasi altro essere
umano.
Il trillo del telefono mi riscuote dai miei pensieri ed
afferro prontamente la cornetta.
“Signorina Jhonson il direttore vuole parlarle” mi
annuncia
la voce della segretaria personale del direttore.
Nella mia vita ne ho conosciute di persone odiose, egoiste,
superficiali ma mai nessuna quanto lui.
Raggiungo in fretta il suo ufficio bussando alla porta con
due colpi secchi e la sua voce rauca mi dice di entrare.
“Signorina Jhonson prego si sieda” mi dice con
finto tono
gentile “io voglio essere sincero con lei. Mi sta mettendo in
una posizione
critica e dovrò al più presto prendere la
decisione se farla rimanere qui con
noi oppure no” continua passandosi una mano sui suoi folti
baffi neri.
“Mi scusi, ma non capisco a cosa si riferisce” dico
seria,
pietrificata dal suo tono severo.
“Non faccia finta di niente signorina, non è la
prima volta
che glielo dico. Mi chiedo come sia possibile che facendo un rapido
giro su
internet trovo centinaia di foto di Robert Pattinson, risalenti solo a
poche
ore fa, le stesse foto per cui la pago e lei invece arriva qui con
dieci foto.
Si rende conto dell’impossibilità della
cosa?” mi chiede congiungendo le mani
sulla enorme scrivania scura.
“Ma sei lei nota però le mie dieci foto sono
completamente
diverse da quelle degli altri” dico indispettita.
“Non mi sembra di averle mai detto che preferisco la
qualità
alla quantità. Lei deve
solo portarmi
il maggior numero di foto possibili, anche quando l’attore
non è visibile! È
questo il suo lavoro, niente di più, niente di
meno!” dice alzando leggermente
il tono della sua voce.
“Ok, va bene!” dico mordendomi il labbro inferiore
e
stringendo forte i pugni per reprimere l’ira pronta a
scoppiare.
“Comunque visto che non voglio licenziarla su due piedi ho
deciso di darle un’ultima possibilità,
cioè quella di recuperare allo scarso
materiale che mi ha consegnato”
continua dopo pochi secondi di silenzio “una fonte
ci ha rivelato l’albergo in cui alloggia Pattinson e
l’indirizzo
del ristorante nelle vicinanze in cui ha prenotato. Lei lo
dovrà seguire tutta
la sera, anzi le consiglio di andare se non vuole perderselo”
“Cioè dovrei pedinarlo per tutta la
città?” mi esce
spontaneo.
“Non ha molte alternative. I presupposti per licenziarla li
ho, quindi non si lasci scappare quest’ultima
opportunità glielo consiglio vivamente.
Ed ora può andare. Ci vediamo domani così mi
comunicherà la sua decisione.
Spero prenda quella giusta”
“Arrivederci” riesco solo a dire mentre esco veloce
da quel
maledetto ufficio.
Perché esiste gente così ignorante?
“Ehi, ehi Sally che ti prende?” mi chiede Jess
vedendomi
raccattare velocemente, infuriata, la mia macchina fotografica e la
borsa.
“Devo pedinarlo se non voglio essere licenziata, ti rendi
conto? È un assurdità!” dico isterica.
“Come? Calmati e spiegami” mi dice fermandomi le
mani.
“Quel, quel…non farmi essere volgare. Ha detto che
ho portato poco materiale e
sai per la sua superficialità del cavolo conta solo quante foto porti e non come sono
scattate e quindi mi ha detto che
devo scegliere. O vengo licenziata o devo passare la serata ad
inseguire
Pattinson per tutta la città! Va contro tutti i miei
principi Jess, lo
capisci?” dico sull’orlo di una crisi isterica.
“E cosa hai deciso di fare?” mi chiede con aria
triste,
comprendendo il mio disappunto.
“Non mi sembra che io abbia chissà quante
alternative.
Questo lavoro mi serve” le rispondo con lo sguardo basso.
Si limita ad annuire e dopo averla salutata esco veloce da
quel dannato palazzo.
Mi avvio furiosa verso la metropolitana e passo il
successivo quarto d’ora battendo irritata il piede a terra
fino alla fermata.
Una volta entrata nel mio monolocale mi dirigo subito sotto
la doccia e sempre più nevrotica lascio che il getto di
acqua gelata mi procuri
violenti brividi su tutto il corpo.
Questa non era la vita che volevo. Pensavo di essere
avvantaggiata sapendo già cosa avrei voluto fare, ma mai
avrei immaginato che
fosse così difficile.
Uscita dalla doccia pettino i miei lunghi capelli castani, legandoli
ancora bagnati in una coda alta ed indosso su per giù gli
stessi abiti di prima
calando il berretto sui miei occhi ormai bagnati dalle lacrime.
Chiamo un taxi e mi faccio lasciare all’indirizzo
dell’hotel
di Robert.
Se fossi in lui stasera picchierei questo stupido paparazzo
che sta rinunciando ai suoi
ideali.
Quando arrivo davanti allo stupendo hotel a cinque stelle
comincio a pensare che forse non sto facendo una cosa così
sbagliata. Almeno
lui vive nel lusso e sta realizzando il suo sogno di recitare, mentre
io invece
sono costretta qui sotto a maledire tutto ciò che non ho.
Avere una ragazza vestita da schifo, che ti ronza attorno
per una sera non è poi la fine del mondo, no?
C’è molto di peggio.
Trascorro un tempo imprecisato seduta su una panchina dal
lato opposto della strada: non ho nemmeno fame, per il livello di
isteria che
ho raggiunto.
Alle dieci e mezza finalmente una figura esce veloce
dall’edificio e grazie a tutti i giorni che ho passato ad
osservarlo, riesco a
riconoscere la sua strana camminata.
Mi precipito verso di lui e comincio a scattare foto a
raffica.
Foto vuote che vedono ritratta una persona infastidita che
mi guarda in malo modo.
“Come hai fatto a sapere in che hotel alloggio?” mi
chiede
mentre alza un braccio aspettando che un taxi passi.
Mi limito ad alzare le spalle senza rispondere, continuando
a scattare, più per collera che per altro.
“Ma non vi stancate mai?” chiede sbuffando prima di
entrare
in un taxi che si era appena fermato, rivolgendomi uno sguardo che mi
gela il
sangue nelle vene.
Arrabbiato, stanco, triste e allo stesso tempo di una
profondità
tale che mi pietrifica.
Ci metto mezzo minuto prima di riprendermi e chiamare a mia
volta un taxi indicando l’altra via che mi era stata
suggerita dove si trovava
il ristorante nel quale avrebbe dovuto cenare.
Per tutto il tragitto ripenso al suo sguardo che non riesce
a levarsi dalla mia mente.
È questo quello che sto facendo ora: irritare un ragazzo che
vorrebbe passare qualche ora in tranquillità.
Quando siamo nei pressi del ristorante vedo il suo taxi
fermarsi e lui che scende ed entra veloce nel locale.
Cavolo!
Scendo una manciata di secondi dopo e mi poggio su un
muretto poco distante sapendo che dovrò attendere ancora
molto prima che esca.
È davvero straziante stare qui, sola con i miei pensieri e
senza nulla da fare.
Molte persone mi passano accanto entrando nel locale e le
rivedo dopo qualche ora uscire di nuovo, ma di lui ancora nessuna
traccia.
Sbuffo spazientita quando leggo l’orario e mi rendo conto
che sono già due ore e mezza che sono lì fuori.
A farmi perdere completamente la speranza, ci pensano un
gruppetto di ragazze che appena uscite dal ristorante esclamano
“Si, era Robert
Pattinson! L’hanno fatto uscire dalla porta sul retro per
paura che ci fossero
paparazzi”.
Con uno scatto corro sull’orlo del marciapiede fermando un
altro taxi e mi faccio riportare all’hotel.
Scendo circa cinquecento metri prima e nel precipitarmi
fuori dalla macchina sbatto contro qualcuno.
“Non ci credo, ancora tu” mi dice con tono
sprezzante
Robert.
Traggo un profondo respiro e con la stessa furia di prima
riprendo con i miei scatti senza senso mentre una nuova ondata di
lacrime
reclama di uscire.
Mi odio in questo momento più di quanto sia mai riuscita ad
odiare qualcuno, perfino il mio capo.
È tutto così ingiusto, sbagliato!
“Sai, non credo che riuscirai ad avere buone foto se
continui così. Prova con un altro lavoro magari sei
più portato” continua con
il suo tono irritato.
Cerco di ignorarlo, ma non posso fare altrettanto con le
lacrime che si impossessano dei miei occhi.
Forti singhiozzi mi scuotono mentre le mie dita
convulsamente continuano a fare foto.
“Ehi tutto bene?” mi chiede Robert che si era
fermato
notando che c’era qualcosa che non andava.
“Se ti lascio fare due foto per bene poi mi fai tornare
nell’hotel?” continua non ottenendo una mia
risposta.
“Non conta la qualità,
ma la quantità”
apro finalmente la
bocca per ripetere quelle assurde parole del mio capo.
“Chi ti ha detto questa cosa deve essere una persona molto
stupida” ribatte avendo notato dal mio tono sprezzante che
quelle non dovevano
essere mie parole.
“Già, lo è. Ma a volte non si hanno
molte alternative e si
devono prendere per vere queste cazzate” dico asciugandomi
con un mano le
lacrime.
“Non è vero, si ha sempre una scelta. Tu mi sembri
giovane
quanti anni hai?” chiede cercando di guardarmi negli occhi,
cosa impossibile
data la visiera del cappello e la mia testa china.
“Ventidue”
“E rinunci già a ventidue anni a ciò in
cui credi per
metterti nelle mani di visioni ciniche del mondo di qualcuno
insoddisfatto
della sua vita?” mi chiede alzando un sopracciglio.
“Io so cosa voglio. Io so quello in cui credo. E sto
buttando all’aria tutto questo facendoti queste stupide foto: tutta la magia che mi ha
sempre appassionato della
fotografia sta svanendo in questo momento” dico scuotendo la
testa chiedendomi
perché stavo parlando dei miei stati d’animo con
lui.
Ho sbagliato a vendermi così, a mettere da parte
ciò in cui
credo per mantenere uno stupido lavoro che odio ogni giorno di
più. Preferisco
arrangiarmi a fare per un po’ lavori che non
c’entrano niente con la macchina
fotografica piuttosto che continuare a farmi del male in questo modo.
Io so cosa voglio. Io so
quello in cui credo, continuo a ripetermi in mente.
Poso la macchina fotografica nella borsa e prendo un
profondo respiro.
“Scusami davvero. Non volevo disturbarti stasera e in tutti
questi giorni sul set. Però sappi che mi hai aiutato. Mi hai
fatto capire cosa
devo fare e trovare soprattutto il coraggio di reagire. Credo che se
non fossi
venuta qui stasera sarebbe rimasto tutto uguale” gli dico
sorridendo.
“Per una volta mi sono reso utile almeno” risponde
e per la
prima volta posso ammirare un suo sorriso.
Ora si che avrei davvero voglia di fotografarlo; ora
i suoi occhi esprimono un’emozione vera.
“Come ti chiami?” continua subito dopo
avvicinandosi di più
a me.
“Sally” rispondo guardando in basso in imbarazzo.
“Sai, prima ti avevo scambiata per un maschio. Se non avessi
parlato non avrei capito che bhé…non lo
sei” mi dice tentando di alleggerire
l’atmosfera.
“Si, in effetti se fossi stata in te anche io mi sarei
scambiata per un maschio” ribatto ridendo “allora
io vado. È stato bello
conoscerti, davvero. Ora puoi depennare un paparazzo dalla tua
lista”
“No, aspetta. Devi andare sul serio perché sei
stanca oppure
puoi rimanere ancora un altro po’?” mi chiede
velocemente.
“Non sono proprio fresca come una rosa ma posso
rimanere…ma…perché?” chiedo
non capendo perché volesse che rimanessi.
“Se ti va, non so…potremmo andare a prendere un
caffè.
Sembri una persona molto…interessante” mi dice
imbarazzato passandosi una mano
fra i capelli.
Rimango un attimo spiazzata dalla proposta, soprattutto
perché non vedo cosa può aver trovato di
interessante in me, ma dopo pochi
secondi di silenzio accetto il suo invito.
In realtà sto scoppiando di gioia per questo invito.
Ci dirigiamo in silenzio verso un bar poco distante e ci
accomodiamo al primo tavolo libero: non che ce ne fossero molti
occupati.
“Non togli il cappello?” mi chiede appena si siede.
“Come scusa?”
“Dico, non togli il cappello?” ripete la domanda
aprendosi
in un sorriso.
“Dovrei?”
“Si, sai è più bello guardare negli
occhi una persona quando
le parli” mi dice sorridendo.
Annuisco e tolgo il cappello sciogliendo i capelli che
ricadono mossi sulle mie spalle nel loro riccio naturale.
Incrocio i suoi occhi che mi fissano spalancati.
“Che c’è?” chiedo inarcando un
sopracciglio. “Ero meglio con
il cappello?” continuo ridendo.
“No, no assolutamente. Solo che non mi aspettavo che fossi
così…così...” comincia ma si
blocca abbassando la testa e ridendo in imbarazzo.
“Così…?” lo invito a
continuare
“Così” dice puntando lo sguardo di nuovo
dritto nei miei
occhi.
“Oh…capisco…così”
lo prendo in giro per poi scoppiare a
ridere.
“Non prendermi per pazzo, però mi imbarazzo nel
dire questo
genere di cose” dice ridendo anche lui.
“Esattamente di quale genere di cose parliamo? Credo di
essermi persa” dico storcendo la bocca.
“Cose tipo, sei davvero bella o i tuoi occhi sono stupendi
su per giù” abbassa lo sguardo di nuovo in
imbarazzo.
Sbatto le palpebre più volte completamente shockata.
“Vedi che effetto fanno. Sembro un cretino”
continua nel
vedere la mia espressione.
“No, non lo sembri affatto!” rispondo veloce
“solo che…bhé non
mi sembro proprio il tipo di persona che si merita questi
complimenti” dico in
un risolino imbarazzato.
“Per me lo sei…comunque cambiamo argomento prima
che mi
imbarazzi completamente. Parlami del tuo sogno e di cosa ti impedisce
di
realizzarlo” sorridendo mi fa un cenno con il capo per
invitarmi a parlare.
“Non vorrei annoiarti”
“Sono sicuro che non lo farai, avanti racconta”
“Ecco, io ho sempre saputo che il mio futuro sarebbe
appartenuto alla fotografia. Niente nella mia vita mi ha mai
appassionato
tanto. Ho studiato così disperatamente, stavo giornate
intere sui libri per
imparare tutto ciò che c’era da sapere: mentre i
miei amici uscivano io ero sui
libri e ogni volta che andavo da qualche parte fotografavo tutte le
persone a
me più care, i paesaggi, tutto ciò che mi
suscitava un’emozione. Io giuro
Robert che ho sempre messo tutta me stessa per inseguire il mio
sogno” dico
guardandolo nei suoi meravigliosi occhi che attentamente mi fissano
“però poi
mi sono resa conto che non si vive di soli sogni. Mi sono trasferita in
uno
schifo di monolocale e anche se sembra impossibile date le sue
dimensioni non
riuscivo ad arrivare a fine mese con i soldi che mi passavano i miei.
Così ho
cercato un lavoro per essere completamente indipendente e riuscire a
pagare
tutto, ma nella maggior parte dei posti dove mi presentavo non mi
chiedevano
nemmeno il nome o parlavano con me. E allora sono finita a lavorare per
questo
stupido giornaletto di gossip da quattro soldi, con un viscido ed
insensibile
capo che mi sbatte di qua e di là per avere le ultime foto
di voi attori.
Nell’ultimo periodo dovevo appunto seguire te sui set del tuo
nuovo film, però
si lamentava sempre delle poche foto che facevo. Io cercavo in qualche
modo di
dare un senso a quegli scatti se pure erano rubati, provando a
fotografarti nel
miglior modo possibile, cercando di far vedere le emozioni che provavi
nell’essere
lì in mezzo a tutta quell’isteria. Ma per lui,
come ti ho detto poco fa, conta
solo il numero di foto che faccio, e così mi ha detto che se
stasera non ti
avessi seguito e portato domani un numero soddisfacente di scatti mi
avrebbe
licenziata” dico fissando le mie mani unite sul tavolo.
“Mi dispiace davvero tanto Sally” dice allungando
una mano e
stringendo le mie.
Alzo lo sguardo e gli sorrido dolcemente.
“Sai anche io mi sono sentito così. Da quando mi
sono
trasferito a Los Angeles per inseguire il mio sogno di diventare un
attore sono
passati anni prima che sia riuscito ad ottenere il giusto ingaggio. E
per tutto
quel tempo ho pensato che forse non ne valeva così tanto la
pena, che mi sarei
dovuto rassegnare al fatto che il mio sogno non si sarebbe avverato. Ma
ho
continuato a lottare, a crederci,
a non
darmi mai per vinto e finalmente ci sono riuscito. Sono sicuro che per
te sarà
lo stesso, perché anche se sono poche ore che ci conosciamo
si vede quanto tu
ci creda, quanto ogni singola parte di te sia completamente presa dalla
tua
passione! Continua a crederci Sally per favore, devi farlo per te
stessa”
Una lacrima scende solitaria sul mio viso fino ad
infrangersi delicatamente sul tavolo.
“Grazie davvero Robert. Sei riuscito a farmi ricordare
l’importanza di combattere sempre a testa alta per
ciò in cui si crede e che ti
rende felice” dico colma di gratitudine.
“Anche tu l’hai fatto inconsapevolmente. Sai in
questo
periodo con tutta la pressione del lavoro, i paparazzi per
l’appunto che mi
seguono ovunque, la mia vita in mano al pubblico, stavo dimenticando
quanto
sono fortunato ad essere riuscito a realizzare il mio sogno. Quindi
anche io ti
ringrazio” mi dice alzandosi e venendosi a sedere accanto a
me per poi cingermi
in un abbraccio dolce, caldo, sincero, ricco di emozioni indescrivibili.
“Ti va di farci una foto insieme?” mi chiede
scostandosi
leggermente.
“Certo” rispondo sorridendogli prendendo subito la
macchina
fotografica.
Si avvicina ancora di più a me continuando a cingermi per i
fianchi con il suo braccio e poggiando la sua testa sulla mia.
Punto la macchinetta di fronte a noi cercando di prenderci
entrambi e aprendomi in un sorriso raggiante che arriva dal
più profondo del
mio cuore, scatto la foto.
“Ehi, signora
Jhonson” una mano si poggia sulla mia spalla e
non fatico a riconoscere quella voce.
“Jess!” urlo abbracciandola “sono
contentissima che ce l’hai
fatta a passare”
“Come potevo perdermi l’evento
dell’anno?” mi chiede
allargando le braccia.
“Hai ragione era impossibile!”
“Tutti i quotidiani ne parlano! Sei la star del momento, mia
cara!” mi dice trascinandomi avanti e fermandosi di fronte ad
una grande foto.
“Questo è sicuramente il tuo scatto
migliore” mi dice
osservandola con un sorriso stampato sulle labbra. “ma
è in vendita? Potrei
tagliare la tua parte e mettermela in camera da letto!” mi
dice ridendo.
“Scema!” ribatto unendomi alla sua risata
“no non è in
vendita, è qui per ricordarmi il momento esatto in cui la
mia vita è cambiata”
le rispondo sorseggiando il bicchiere di champagne che ho in mano.
“Peccato che tu abbia lasciato il tuo vecchio lavoro il
giorno dopo che hai scattato quella foto. Ora dopo sei anni saresti
potuta
essere uno dei paparazzi migliori di tutta Manhattan. E poi avresti
potuto
continuare a rubare ancora qualche suo
scatto! Magari riuscivate anche ad avere un buon rapporto
paparazzo-attore, non
si sa mai!” dice alzando gli occhi al cielo.
“Ma no, è stato meglio che sia andata
così” dico sorridendo
fissando quella foto.
La foto scattata quella sera di luglio, in quel bar con lui,
Robert.
“Io mi faccio un giro! Magari trovo anche un bel single
trentenne che mi porta via con se!” mi dice Jessica
riportandomi alla realtà.
“Ok, ok scegli quello giusto mi raccomando!”
Torno di nuovo a guardare la nostra
foto: quanti ricordi!
Mi sembra di rivivere quel preciso momento.
Due mani mi cingono i fianchi da dietro stringendomi forte.
“Potrei stare ore e ore a guardare questa foto. Sembra di
tornare indietro nel tempo e di rivivere tutto in un modo
così preciso” mi dice
una voce calda all’orecchio provocandomi mille brividi che
corrono per tutto il
mio corpo.
“Stavo giusto pensando la stessa cosa” dico
voltandomi
baciando quella meravigliosa creatura che era diventata il compagno
della mia
vita.
“Allora? Soddisfatta della tua galleria amore?” mi
chiede
dolcemente stampandomi un altro bacio sulle labbra.
“Mai stata più soddisfatta in vita mia”
rispondo portando le
mani dietro al suo collo.
“Nemmeno quando hai giurato di amarmi per tutta la
vita?” inarca
un sopracciglio divertito.
“No, lì non ero solo soddisfatta. Quello
è stato senza
dubbio il momento più bello della mia vita. Però
devo dire che anche quello ci và vicino” dico
ammirando di nuovo quella foto.
“Doveva essere proprio felice quel giorno quel ragazzo.
Guarda come brillano i suoi occhi! Sembra
quasi…innamorato” mi dice facendomi
girare per guardarmi negli occhi.
“Oh, posso assicurarti che lei era già
completamente innamorata di lui. Direi che
è stato…un colpo di fulmine, si!” dico
accarezzando la sua guancia calda.
“Ed ora è ancora innamorata?” chiede
avvicinandosi piano
alle mie labbra.
“Lo è sempre di più Robert. Ti
amo” dico sorridendo per poi
unire le mie labbra alle sue.
Allora,
allora,
ieri sera
sono uscita con le mie amiche portandomi dietro la macchina
fotografica ed ho scattato mille milioni
di foto per tutto il tempo ignorando le loro parolacce in tutte le
lingue
Hahahahah xD
Ad un
certo punto quella dolce ragazza che è la mia cuginetta mi
ha urlato “A Sààà e mo hai
rotto co ste foto, sei peggio de un paparazzo” e la mia mente
ha elaborato da
sola tutto il resto xD
Sono
tornata a casuccia alle 3 e fino alle 5 sono stata a scrivere, ma poi
il buon
senso mi ha detto di pubblicare oggi la storia perché
insomma stavo per
addormentarmi sulla tastiera xD
Spero
come sempre che sia uscito qualcosa di carino almeno xD
Dedicato
a chi ha un sogno e lotta contro tutto e tutti per realizzarlo
mettendoci tutto
il cuore <3
Un bacio grande mes amours :*****
Lyla_