Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Lyla_    20/07/2009    3 recensioni
La fotografia è sempre stata la mia passione più grande, sin da bambina.
In essa si può trovare tutto per me: il dolce ricordo di persone, luoghi, emozioni forti che ti scaldano il cuore, che riescono a farti provare sempre un qualcosa di diverso, ma comunque di speciale.
Riesci a rievocare un momento preciso, con i suoi suoni, odori ed i motivi che ti hanno spinto ad imprimere su una foto quell’istante.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Follow your dreams

 
I'm no stranger to this place
Where real life and dreams collide
And even though I fall from grace
I will keep the dream alive

Keep The Dream Alive, Oasis

Robert, Robert, Robert, Robert, Robert.
Sto avendo la nausea di questo nome a furia di sentirlo urlare da chiunque mi trovi in torno.
“Robert, allora come stanno andando le riprese?” chiede un paparazzo alla mia destra.
Vedo che si avvicina e così mi sposto e salgo su un muretto: da qui l’angolazione dovrebbe essere migliore.
Scatto una sola foto prima che lui sparisca, coperto interamente da due enormi bestioni vestiti di nero.
Gli corro dietro e per una volta ringrazio di essere così minuta perché riesco a passare fra la marea di fotografi che scattano all’impazzata.
Mi porto alla sua destra e questa volta trovo una panchina sulla quale salire e scatto di nuovo un’altra foto.
Decido che per oggi basta così, anche perché i paparazzi che corrono da dietro e le fan che corrono davanti stanno per unirsi per creare un’unica baraonda nella quale dubito riuscirei a muovermi o anche a scattare un’altra foto.
Dirigendomi dalla parte opposta a quel delirio riesco facilmente a camminare e chiamare indisturbata un taxi.
“46, Amsterdam Avenue” dico al tassista che parte spedito per le vie newyorkesi.
Vago con lo sguardo attraverso il finestrino dell’auto assorta nei pensieri.
Quanto è meravigliosa questa città; quanta ispirazione riesce a darmi ogni giorno, quando passeggiando per le vie indisturbata, trovo nuovi scorci, una varietà indefinita di culture, persone così diverse mescolate tutte insieme, il caldo verde degli alberi in estate ed il candido bianco della neve a Natale fra mille luci e colori. Tutto in una perfetta armonia da immortalare.
La fotografia è sempre stata la mia passione più grande, sin da bambina.
In essa si può trovare tutto per me: il dolce ricordo di persone, luoghi, emozioni forti che ti scaldano il cuore, che riescono a farti provare sempre un qualcosa di diverso, ma comunque di speciale.
Riesci a rievocare un momento preciso, con i suoi suoni, odori ed i motivi che ti hanno spinto ad imprimere su una foto quell’istante.
Ho studiato tanto, mi sono impegnata con tutta me stessa per inseguire il mio sogno.
Ma poi mi sono resa conto che nella realtà lo spazio per la realizzazione dei sogni è ristretto: non ci sei solo tu, ma tutte quelle persone che come te sgomitano per riuscire ad arrivare alla fine di quella angusta via, che come te vogliono fare ciò che le rende felici nella vita e che lottano per averlo.
E non tutti riescono ad uscire dall’altra parte: io ora mi trovo nel centro esatto di quella via; io sono inchiodata all’asfalto senza riuscire a fare un passo avanti o indietro.
“Signorina, prego siamo arrivati” annuncia l’autista fermandosi di fronte ad un grattacielo nei pressi di Central Park.
“La ringrazio. Arrivederci” rispondo porgendogli i soldi e dirigendomi verso l’entrata del grande edificio.
Riesco a salire giusto in tempo sull’ascensore che stava per chiudersi ed aspetto che arrivi al quindicesimo piano dove si trovano gli uffici del mio attuale lavoro.
“Ehi Sally già sei qui?” mi chiede una ragazza bionda in tailleur.
“Si Jess, non c’era molto da fotografare oggi” le rispondo accomodandomi alla mia scrivania mentre accendo automaticamente il computer.
Jessica è la mia “vicina di scrivania”, una delle poche persone con le quali nei sei mesi di lavoro qui, ho instaurato un rapporto decente.
“Ma come sei vestita? Hai sentito il bisogno di entrare in contatto il tuo lato maschile?” mi chiede con tono divertito guardandomi dalla testa ai piedi.
“Diciamo che preferisco non pensare che sia io a fare ciò che faccio, così mi riesce meglio” le rispondo togliendo il berretto sportivo nero che avevo in testa.
Da quando il mio capo mi ha spedita a fare ciò che ho sempre ritenuto l’insulto più grande per tutto quello che ho sempre creduto che la fotografia significasse, ho deciso che almeno non dovevo essere riconoscibile, così ogni volta metto un bel paio di larghi pantaloni, una t-shirt sbrindellata che stenta perfino a far capire che sia una donna ed un cappello ben saldo in testa.
“Non capirò mai per quale motivo ti ostini a rimanere qui se odi così tanto quello che fai” dice Jessica sedendosi alla sua postazione e cominciando ad armeggiare con il mouse.
“Te l’ho già spiegato. L’affitto non si paga da solo, così come le bollette e compagnia bella” le rispondo cominciando a scaricare le foto appena fatte sul pc.
“Lo so Sally, non sono una stupida. Però potresti cercare un lavoro migliore, le ho viste le tue foto, sono meravigliose! Potresti lavorare per importanti giornali!” mi dice girando la sedia, fissandomi negli occhi.
“Non è così semplice. Pensi davvero che io non abbia cercato e che non cerchi ancora l’occasione giusta per andarmene da questo posto? Ma non sono tutti disposti a prendere una ventiduenne ancora inesperta. Jess credimi se solo potessi non passerei un secondo di più in questo schifo” le rispondo in tono amaro.
“Bhé dai guardiamo i lati positivi” dice poi avvicinandosi a me “puoi fotografare Robert Pattinson tutti i giorni, non è proprio una cosa così malvagia” continua guardando con gli occhi che le brillano le foto appena caricate.
“Perché Jess, queste sono foto vere? Esprimono qualcosa secondo te? Sono solo scatti rubati, privi di emozioni che lasciano intravedere quanto questi attori siano infelici nel vedere la loro vita sbattuta ovunque come se fosse affare di tutti. No, sinceramente fotografare Robert Pattinson tutti i giorni in questo modo mi sembra una lato completamente negativo” le dico scuotendo la testa.
“Spero proprio che riuscirai a scappare da qui Sally” mi risponde sconsolata Jessica tornando al suo posto.
Invio velocemente le foto all’ufficio del capo e poi le apro di nuovo per guardarle meglio.
È proprio così. Queste foto non trasmettono niente se non una tristezza infinita.
Ormai sono settimane che fotografo questo ragazzo che avrà su per giù la mia età: l’ho visto raramente sorridere, di solito si limita a camminare a testa bassa, provando ad ignorare tutto il delirio folle ed ingiustificato intorno a lui.
Sicuramente è un bellissimo ragazzo con molte fan che lo seguono ovunque e lo apprezzano per quello che fa: ma è pur sempre una persona che ha il diritto di avere una vita privata come qualsiasi altro essere umano.
Il trillo del telefono mi riscuote dai miei pensieri ed afferro prontamente la cornetta.
“Signorina Jhonson il direttore vuole parlarle” mi annuncia la voce della segretaria personale del direttore.
Nella mia vita ne ho conosciute di persone odiose, egoiste, superficiali ma mai nessuna quanto lui.
Raggiungo in fretta il suo ufficio bussando alla porta con due colpi secchi e la sua voce rauca mi dice di entrare.
“Signorina Jhonson prego si sieda” mi dice con finto tono gentile “io voglio essere sincero con lei. Mi sta mettendo in una posizione critica e dovrò al più presto prendere la decisione se farla rimanere qui con noi oppure no” continua passandosi una mano sui suoi folti baffi neri.
“Mi scusi, ma non capisco a cosa si riferisce” dico seria, pietrificata dal suo tono severo.
“Non faccia finta di niente signorina, non è la prima volta che glielo dico. Mi chiedo come sia possibile che facendo un rapido giro su internet trovo centinaia di foto di Robert Pattinson, risalenti solo a poche ore fa, le stesse foto per cui la pago e lei invece arriva qui con dieci foto. Si rende conto dell’impossibilità della cosa?” mi chiede congiungendo le mani sulla enorme scrivania scura.
“Ma sei lei nota però le mie dieci foto sono completamente diverse da quelle degli altri” dico indispettita.
“Non mi sembra di averle mai detto che preferisco la qualità alla quantità. Lei deve solo portarmi il maggior numero di foto possibili, anche quando l’attore non è visibile! È questo il suo lavoro, niente di più, niente di meno!” dice alzando leggermente il tono della sua voce.
“Ok, va bene!” dico mordendomi il labbro inferiore e stringendo forte i pugni per reprimere l’ira pronta a scoppiare.
“Comunque visto che non voglio licenziarla su due piedi ho deciso di darle un’ultima possibilità, cioè quella di recuperare allo scarso materiale che mi ha consegnato” continua dopo pochi secondi di silenzio “una fonte ci ha rivelato l’albergo in cui alloggia Pattinson e l’indirizzo del ristorante nelle vicinanze in cui ha prenotato. Lei lo dovrà seguire tutta la sera, anzi le consiglio di andare se non vuole perderselo”
“Cioè dovrei pedinarlo per tutta la città?” mi esce spontaneo.
“Non ha molte alternative. I presupposti per licenziarla li ho, quindi non si lasci scappare quest’ultima opportunità glielo consiglio vivamente. Ed ora può andare. Ci vediamo domani così mi comunicherà la sua decisione. Spero prenda quella giusta”
“Arrivederci” riesco solo a dire mentre esco veloce da quel maledetto ufficio.
Perché esiste gente così ignorante?
“Ehi, ehi Sally che ti prende?” mi chiede Jess vedendomi raccattare velocemente, infuriata, la mia macchina fotografica e la borsa.
“Devo pedinarlo se non voglio essere licenziata, ti rendi conto? È un assurdità!” dico isterica.
“Come? Calmati e spiegami” mi dice fermandomi le mani.
“Quel, quel…non farmi essere volgare. Ha detto che ho portato poco materiale e sai per la sua superficialità del cavolo conta solo quante foto porti e non come sono scattate e quindi mi ha detto che devo scegliere. O vengo licenziata o devo passare la serata ad inseguire Pattinson per tutta la città! Va contro tutti i miei principi Jess, lo capisci?” dico sull’orlo di una crisi isterica.
“E cosa hai deciso di fare?” mi chiede con aria triste, comprendendo il mio disappunto.
“Non mi sembra che io abbia chissà quante alternative. Questo lavoro mi serve” le rispondo con lo sguardo basso.
Si limita ad annuire e dopo averla salutata esco veloce da quel dannato palazzo.
Mi avvio furiosa verso la metropolitana e passo il successivo quarto d’ora battendo irritata il piede a terra fino alla fermata.
Una volta entrata nel mio monolocale mi dirigo subito sotto la doccia e sempre più nevrotica lascio che il getto di acqua gelata mi procuri violenti brividi su tutto il corpo.
Questa non era la vita che volevo. Pensavo di essere avvantaggiata sapendo già cosa avrei voluto fare, ma mai avrei immaginato che fosse così difficile.
Uscita dalla doccia pettino i miei lunghi capelli castani, legandoli ancora bagnati in una coda alta ed indosso su per giù gli stessi abiti di prima calando il berretto sui miei occhi ormai bagnati dalle lacrime.
Chiamo un taxi e mi faccio lasciare all’indirizzo dell’hotel di Robert.
Se fossi in lui stasera picchierei questo stupido paparazzo che sta rinunciando ai suoi ideali.
Quando arrivo davanti allo stupendo hotel a cinque stelle comincio a pensare che forse non sto facendo una cosa così sbagliata. Almeno lui vive nel lusso e sta realizzando il suo sogno di recitare, mentre io invece sono costretta qui sotto a maledire tutto ciò che non ho.
Avere una ragazza vestita da schifo, che ti ronza attorno per una sera non è poi la fine del mondo, no?
C’è molto di peggio.
Trascorro un tempo imprecisato seduta su una panchina dal lato opposto della strada: non ho nemmeno fame, per il livello di isteria che ho raggiunto.
Alle dieci e mezza finalmente una figura esce veloce dall’edificio e grazie a tutti i giorni che ho passato ad osservarlo, riesco a riconoscere la sua strana camminata.
Mi precipito verso di lui e comincio a scattare foto a raffica.
Foto vuote che vedono ritratta una persona infastidita che mi guarda in malo modo.
“Come hai fatto a sapere in che hotel alloggio?” mi chiede mentre alza un braccio aspettando che un taxi passi.
Mi limito ad alzare le spalle senza rispondere, continuando a scattare, più per collera che per altro.
“Ma non vi stancate mai?” chiede sbuffando prima di entrare in un taxi che si era appena fermato, rivolgendomi uno sguardo che mi gela il sangue nelle vene.
Arrabbiato, stanco, triste e allo stesso tempo di una profondità tale che mi pietrifica.
Ci metto mezzo minuto prima di riprendermi e chiamare a mia volta un taxi indicando l’altra via che mi era stata suggerita dove si trovava il ristorante nel quale avrebbe dovuto cenare.
Per tutto il tragitto ripenso al suo sguardo che non riesce a levarsi dalla mia mente.
È questo quello che sto facendo ora: irritare un ragazzo che vorrebbe passare qualche ora in tranquillità.
Quando siamo nei pressi del ristorante vedo il suo taxi fermarsi e lui che scende ed entra veloce nel locale.
Cavolo!
Scendo una manciata di secondi dopo e mi poggio su un muretto poco distante sapendo che dovrò attendere ancora molto prima che esca.
È davvero straziante stare qui, sola con i miei pensieri e senza nulla da fare.
Molte persone mi passano accanto entrando nel locale e le rivedo dopo qualche ora uscire di nuovo, ma di lui ancora nessuna traccia.
Sbuffo spazientita quando leggo l’orario e mi rendo conto che sono già due ore e mezza che sono lì fuori.
A farmi perdere completamente la speranza, ci pensano un gruppetto di ragazze che appena uscite dal ristorante esclamano “Si, era Robert Pattinson! L’hanno fatto uscire dalla porta sul retro per paura che ci fossero paparazzi”.
Con uno scatto corro sull’orlo del marciapiede fermando un altro taxi e mi faccio riportare all’hotel.
Scendo circa cinquecento metri prima e nel precipitarmi fuori dalla macchina sbatto contro qualcuno.
“Non ci credo, ancora tu” mi dice con tono sprezzante Robert.
Traggo un profondo respiro e con la stessa furia di prima riprendo con i miei scatti senza senso mentre una nuova ondata di lacrime reclama di uscire.
Mi odio in questo momento più di quanto sia mai riuscita ad odiare qualcuno, perfino il mio capo.
È tutto così ingiusto, sbagliato!
“Sai, non credo che riuscirai ad avere buone foto se continui così. Prova con un altro lavoro magari sei più portato” continua con il suo tono irritato.
Cerco di ignorarlo, ma non posso fare altrettanto con le lacrime che si impossessano dei miei occhi.
Forti singhiozzi mi scuotono mentre le mie dita convulsamente continuano a fare foto.
“Ehi tutto bene?” mi chiede Robert che si era fermato notando che c’era qualcosa che non andava.
“Se ti lascio fare due foto per bene poi mi fai tornare nell’hotel?” continua non ottenendo una mia risposta.
“Non conta la qualità, ma la quantità” apro finalmente la bocca per ripetere quelle assurde parole del mio capo. 
“Chi ti ha detto questa cosa deve essere una persona molto stupida” ribatte avendo notato dal mio tono sprezzante che quelle non dovevano essere mie parole.
“Già, lo è. Ma a volte non si hanno molte alternative e si devono prendere per vere queste cazzate” dico asciugandomi con un mano le lacrime.
“Non è vero, si ha sempre una scelta. Tu mi sembri giovane quanti anni hai?” chiede cercando di guardarmi negli occhi, cosa impossibile data la visiera del cappello e la mia testa china.
“Ventidue”
“E rinunci già a ventidue anni a ciò in cui credi per metterti nelle mani di visioni ciniche del mondo di qualcuno insoddisfatto della sua vita?” mi chiede alzando un sopracciglio.
“Io so cosa voglio. Io so quello in cui credo. E sto buttando all’aria tutto questo facendoti queste stupide foto: tutta la magia che mi ha sempre appassionato della  fotografia sta svanendo in questo momento” dico scuotendo la testa chiedendomi perché stavo parlando dei miei stati d’animo con lui.
Ho sbagliato a vendermi così, a mettere da parte ciò in cui credo per mantenere uno stupido lavoro che odio ogni giorno di più. Preferisco arrangiarmi a fare per un po’ lavori che non c’entrano niente con la macchina fotografica piuttosto che continuare a farmi del male in questo modo.
Io so cosa voglio. Io so quello in cui credo, continuo a ripetermi in mente.
Poso la macchina fotografica nella borsa e prendo un profondo respiro.
“Scusami davvero. Non volevo disturbarti stasera e in tutti questi giorni sul set. Però sappi che mi hai aiutato. Mi hai fatto capire cosa devo fare e trovare soprattutto il coraggio di reagire. Credo che se non fossi venuta qui stasera sarebbe rimasto tutto uguale” gli dico sorridendo.
“Per una volta mi sono reso utile almeno” risponde e per la prima volta posso ammirare un suo sorriso.
Ora si che avrei davvero voglia di fotografarlo; ora i suoi occhi esprimono un’emozione vera.
“Come ti chiami?” continua subito dopo avvicinandosi di più a me.
“Sally” rispondo guardando in basso in imbarazzo.
“Sai, prima ti avevo scambiata per un maschio. Se non avessi parlato non avrei capito che bhé…non lo sei” mi dice tentando di alleggerire l’atmosfera.
“Si, in effetti se fossi stata in te anche io mi sarei scambiata per un maschio” ribatto ridendo “allora io vado. È stato bello conoscerti, davvero. Ora puoi depennare un paparazzo dalla tua lista”
“No, aspetta. Devi andare sul serio perché sei stanca oppure puoi rimanere ancora un altro po’?” mi chiede velocemente.
“Non sono proprio fresca come una rosa ma posso rimanere…ma…perché?” chiedo non capendo perché volesse che rimanessi.
“Se ti va, non so…potremmo andare a prendere un caffè. Sembri una persona molto…interessante” mi dice imbarazzato passandosi una mano fra i capelli.
Rimango un attimo spiazzata dalla proposta, soprattutto perché non vedo cosa può aver trovato di interessante in me, ma dopo pochi secondi di silenzio accetto il suo invito.
In realtà sto scoppiando di gioia per questo invito.
Ci dirigiamo in silenzio verso un bar poco distante e ci accomodiamo al primo tavolo libero: non che ce ne fossero molti occupati.
“Non togli il cappello?” mi chiede appena si siede.
“Come scusa?”
“Dico, non togli il cappello?” ripete la domanda aprendosi in un sorriso.
“Dovrei?”
“Si, sai è più bello guardare negli occhi una persona quando le parli” mi dice sorridendo.
Annuisco e tolgo il cappello sciogliendo i capelli che ricadono mossi sulle mie spalle nel loro riccio naturale.
Incrocio i suoi occhi che mi fissano spalancati.
“Che c’è?” chiedo inarcando un sopracciglio. “Ero meglio con il cappello?” continuo ridendo.
“No, no assolutamente. Solo che non mi aspettavo che fossi così…così...” comincia ma si blocca abbassando la testa e ridendo in imbarazzo.
“Così…?” lo invito a continuare
“Così” dice puntando lo sguardo di nuovo dritto nei miei occhi.
“Oh…capisco…così” lo prendo in giro per poi scoppiare a ridere.
“Non prendermi per pazzo, però mi imbarazzo nel dire questo genere di cose” dice ridendo anche lui.
“Esattamente di quale genere di cose parliamo? Credo di essermi persa” dico storcendo la bocca.
“Cose tipo, sei davvero bella o i tuoi occhi sono stupendi su per giù” abbassa lo sguardo di nuovo in imbarazzo.
Sbatto le palpebre più volte completamente shockata.
“Vedi che effetto fanno. Sembro un cretino” continua nel vedere la mia espressione.
“No, non lo sembri affatto!” rispondo veloce “solo che…bhé non mi sembro proprio il tipo di persona che si merita questi complimenti” dico in un risolino imbarazzato.
“Per me lo sei…comunque cambiamo argomento prima che mi imbarazzi completamente. Parlami del tuo sogno e di cosa ti impedisce di realizzarlo” sorridendo mi fa un cenno con il capo per invitarmi a parlare.
“Non vorrei annoiarti”
“Sono sicuro che non lo farai, avanti racconta”
“Ecco, io ho sempre saputo che il mio futuro sarebbe appartenuto alla fotografia. Niente nella mia vita mi ha mai appassionato tanto. Ho studiato così disperatamente, stavo giornate intere sui libri per imparare tutto ciò che c’era da sapere: mentre i miei amici uscivano io ero sui libri e ogni volta che andavo da qualche parte fotografavo tutte le persone a me più care, i paesaggi, tutto ciò che mi suscitava un’emozione. Io giuro Robert che ho sempre messo tutta me stessa per inseguire il mio sogno” dico guardandolo nei suoi meravigliosi occhi che attentamente mi fissano “però poi mi sono resa conto che non si vive di soli sogni. Mi sono trasferita in uno schifo di monolocale e anche se sembra impossibile date le sue dimensioni non riuscivo ad arrivare a fine mese con i soldi che mi passavano i miei. Così ho cercato un lavoro per essere completamente indipendente e riuscire a pagare tutto, ma nella maggior parte dei posti dove mi presentavo non mi chiedevano nemmeno il nome o parlavano con me. E allora sono finita a lavorare per questo stupido giornaletto di gossip da quattro soldi, con un viscido ed insensibile capo che mi sbatte di qua e di là per avere le ultime foto di voi attori. Nell’ultimo periodo dovevo appunto seguire te sui set del tuo nuovo film, però si lamentava sempre delle poche foto che facevo. Io cercavo in qualche modo di dare un senso a quegli scatti se pure erano rubati, provando a fotografarti nel miglior modo possibile, cercando di far vedere le emozioni che provavi nell’essere lì in mezzo a tutta quell’isteria. Ma per lui, come ti ho detto poco fa, conta solo il numero di foto che faccio, e così mi ha detto che se stasera non ti avessi seguito e portato domani un numero soddisfacente di scatti mi avrebbe licenziata” dico fissando le mie mani unite sul tavolo.
“Mi dispiace davvero tanto Sally” dice allungando una mano e stringendo le mie.
Alzo lo sguardo e gli sorrido dolcemente.
“Sai anche io mi sono sentito così. Da quando mi sono trasferito a Los Angeles per inseguire il mio sogno di diventare un attore sono passati anni prima che sia riuscito ad ottenere il giusto ingaggio. E per tutto quel tempo ho pensato che forse non ne valeva così tanto la pena, che mi sarei dovuto rassegnare al fatto che il mio sogno non si sarebbe avverato. Ma ho continuato a lottare, a crederci,  a non darmi mai per vinto e finalmente ci sono riuscito. Sono sicuro che per te sarà lo stesso, perché anche se sono poche ore che ci conosciamo si vede quanto tu ci creda, quanto ogni singola parte di te sia completamente presa dalla tua passione! Continua a crederci Sally per favore, devi farlo per te stessa”
Una lacrima scende solitaria sul mio viso fino ad infrangersi delicatamente sul tavolo.
“Grazie davvero Robert. Sei riuscito a farmi ricordare l’importanza di combattere sempre a testa alta per ciò in cui si crede e che ti rende felice” dico colma di gratitudine.
“Anche tu l’hai fatto inconsapevolmente. Sai in questo periodo con tutta la pressione del lavoro, i paparazzi per l’appunto che mi seguono ovunque, la mia vita in mano al pubblico, stavo dimenticando quanto sono fortunato ad essere riuscito a realizzare il mio sogno. Quindi anche io ti ringrazio” mi dice alzandosi e venendosi a sedere accanto a me per poi cingermi in un abbraccio dolce, caldo, sincero, ricco di emozioni indescrivibili.
“Ti va di farci una foto insieme?” mi chiede scostandosi leggermente.
“Certo” rispondo sorridendogli prendendo subito la macchina fotografica.
Si avvicina ancora di più a me continuando a cingermi per i fianchi con il suo braccio e poggiando la sua testa sulla mia.
Punto la macchinetta di fronte a noi cercando di prenderci entrambi e aprendomi in un sorriso raggiante che arriva dal più profondo del mio cuore, scatto la foto.
 

“Ehi, signora Jhonson” una mano si poggia sulla mia spalla e non fatico a riconoscere quella voce.
“Jess!” urlo abbracciandola “sono contentissima che ce l’hai fatta a passare”
“Come potevo perdermi l’evento dell’anno?” mi chiede allargando le braccia.
“Hai ragione era impossibile!”
“Tutti i quotidiani ne parlano! Sei la star del momento, mia cara!” mi dice trascinandomi avanti e fermandosi di fronte ad una grande foto.
“Questo è sicuramente il tuo scatto migliore” mi dice osservandola con un sorriso stampato sulle labbra. “ma è in vendita? Potrei tagliare la tua parte e mettermela in camera da letto!” mi dice ridendo.
“Scema!” ribatto unendomi alla sua risata “no non è in vendita, è qui per ricordarmi il momento esatto in cui la mia vita è cambiata” le rispondo sorseggiando il bicchiere di champagne che ho in mano.
“Peccato che tu abbia lasciato il tuo vecchio lavoro il giorno dopo che hai scattato quella foto. Ora dopo sei anni saresti potuta essere uno dei paparazzi migliori di tutta Manhattan. E poi avresti potuto continuare a rubare ancora qualche suo scatto! Magari riuscivate anche ad avere un buon rapporto paparazzo-attore, non si sa mai!” dice alzando gli occhi al cielo.
“Ma no, è stato meglio che sia andata così” dico sorridendo fissando quella foto.
La foto scattata quella sera di luglio, in quel bar con lui, Robert.
“Io mi faccio un giro! Magari trovo anche un bel single trentenne che mi porta via con se!” mi dice Jessica riportandomi alla realtà.
“Ok, ok scegli quello giusto mi raccomando!”
Torno di nuovo a guardare la nostra foto: quanti ricordi!
Mi sembra di rivivere quel preciso momento.
Due mani mi cingono i fianchi da dietro stringendomi forte.
“Potrei stare ore e ore a guardare questa foto. Sembra di tornare indietro nel tempo e di rivivere tutto in un modo così preciso” mi dice una voce calda all’orecchio provocandomi mille brividi che corrono per tutto il mio corpo.
“Stavo giusto pensando la stessa cosa” dico voltandomi baciando quella meravigliosa creatura che era diventata il compagno della mia vita.
“Allora? Soddisfatta della tua galleria amore?” mi chiede dolcemente stampandomi un altro bacio sulle labbra.
“Mai stata più soddisfatta in vita mia” rispondo portando le mani dietro al suo collo.
“Nemmeno quando hai giurato di amarmi per tutta la vita?” inarca un sopracciglio divertito.
“No, lì non ero solo soddisfatta. Quello è stato senza dubbio il momento più bello della mia vita. Però devo dire che anche quello ci và vicino” dico ammirando di nuovo quella foto.
“Doveva essere proprio felice quel giorno quel ragazzo. Guarda come brillano i suoi occhi! Sembra quasi…innamorato” mi dice facendomi girare per guardarmi negli occhi.
“Oh, posso assicurarti che lei era già completamente innamorata di lui. Direi che è stato…un colpo di fulmine, si!” dico accarezzando la sua guancia calda.
“Ed ora è ancora innamorata?” chiede avvicinandosi piano alle mie labbra.
“Lo è sempre di più Robert. Ti amo” dico sorridendo per poi unire le mie labbra alle sue. 
 

Allora, allora,
ieri sera sono uscita con le mie  amiche portandomi dietro la macchina fotografica ed ho scattato mille milioni di foto per tutto il tempo ignorando le loro parolacce in tutte le lingue Hahahahah xD
Ad un certo punto quella dolce ragazza che è la mia cuginetta mi ha urlato “A Sààà e mo hai rotto co ste foto, sei peggio de un paparazzo” e la mia mente ha elaborato da sola tutto il resto xD
Sono tornata a casuccia alle 3 e fino alle 5 sono stata a scrivere, ma poi il buon senso mi ha detto di pubblicare oggi la storia perché insomma stavo per addormentarmi sulla tastiera xD
Spero come sempre che sia uscito qualcosa di carino almeno xD
Dedicato a chi ha un sogno e lotta contro tutto e tutti per realizzarlo mettendoci tutto il cuore <3
Un bacio grande mes amours :*****
Lyla_

  
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