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Autore: Recensior    06/04/2019    1 recensioni
Ci sono macchinazioni all'interno della Hellsing da parte dei suoi stessi abitanti. Tra vestiti scomparsi, urla ferine e capigliature scombinate, non si sa cosa stia accadendo.
Genere: Comico, Erotico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alucard, Integra Farburke Wingates Hellsing, Seras Victoria, Walter C. Dorneaz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le otto di mattina di un bel giorno di sole primaverile alla Hellsing.
Integra si era svegliata particolarmente di buon umore, quella mattina non aveva neanche lavoro da svolgere; inspirò con gaia forza l’aria fresca che proveniva dai giardini oltre la finestra.
Alzatasi di tutto punto, non smise di essere felice guardandosi allo specchio della parete; la pelle riposata e rilassata la ringiovaniva quasi, ed osservandosi allegramente decise che quello era senz’altro un giorno da completo del venerdì.
Aprendo il grande armadio in mogano, si distese davanti ai suoi occhi una trafila di quelli che a un incolto e sprovveduto uomo qualsiasi sarebbero sembrati solo vestiti uguali, mentre quei completi avevano differenze precise, ed Integra lo sapeva bene.
Facendo passare leggiadramente la mano sulle grucce, si arrestò a un punto vuoto. C’era la gruccia ma non c’era il completo.
La sua delicata mano con le dita aperte, si strinse in un pugno feroce dalle vene pulsanti; scattandolo di fianco urlò:
“Dove diavolo è finito il mio completo del venerdì!?!?!?!?!?!!”
 
Nei sotterranei:
“Hai fatto tutto Seras?” domandò Alucard con apprensione.
“Sì mio padrone.” rispose Seras sorridendogli imbambolata, contenta e soddisfatta di sé stessa.
 
Sulle scale della hall:
“Walter!?!?!!” “Dove sei finito!?!?!?” urlò Integra ancora in pigiama e pantofole rosa pallido, con tanto di stemma, spiritata di ira incandescente e con tutti gli anni recuperati e aumentati.
“Sono alle vostre spalle milady.” Rispose Walter con una calma serafica.
“Ah! Bene. …ma come diavolo-“
“-Segreto professionale milady.”
“Vabbè, lasciamo perdere. DOV’E’ IL MIO COMPLETO DEL VENERDI’?”
“Non lo so milady.” Rispose sorpreso e affranto per non avere la risposta.
“Come sarebbe a dire non lo sai?” Disse Integra con una voce di rabbia tesa quanto la corda di una catapulta caricata e pronta a scattare apocalitticamente al minimo movimento. Ancora più irritata da quel servile e inutile “milady” che si sentiva ripetersi a ogni fine frase.
“Non sono a conoscenza del luogo dove si trova il vostro completo del venerdì, milady.”
Lo disse con una calma e una tranquillità pari a come se dovesse accarezzare un pesce senza farlo scappare.
“NON SEI TU A FARE LA GUARDIA ALLA MIA STANZA E ALLE MIE COSE!?!?!?!? DOV’ERI STAMATTINA!?!?!?!” Gridò con tutta la furia e il fiato che aveva accumulato dentro di sé, facendo appannare il piccolo monocolo di Walter.
“Ecco, ehm… eh ehm, beh… sa-sapete che ogni mattina del sei del mese devo occuparmi della potatura dei miei piccoli bonsai… milady.”
Trasudato e ancora balbettante nel respiro, guardò il suo datore di lavoro in viso, ma si stupì di non riuscire a vedere nient’altro che nero pece.
 
“E sistemati quei capelli poliziotta, devi essere perfetta.” Ordinò Alucard a Seras.
“Sì-sì padrone, aspetti solo un secon-“ disse la draculina totalmente impacciata tra le lunghe chiome, quando venne fermata da un urlo di furore talmente forte, che tremarono le finestrelle della sala di Alucard; il quale esclamò eccitato:
“Sì mia padrona! Così! Distruggi tutto e fammi sentire la tua voce infernale!!” invocò di rimando con gli occhi libidinosi e la lunga lingua appuntita passante tra le zanne e le labbra sottili.
 
Mentre Walter era stordito ai piedi delle scale con una guancia ardente e sordo da entrambi gli orecchi, Sir Integra avanzava come una valchiria, con passi come bombe, in direzione dei sotterranei per cercare da sola i suoi vestiti.
 
Più tardi, nei sotterranei.
Lunghi capelli biondi ondeggiavano ritmicamente senza sosta, gli occhiali tondi si appannavano, accaldati dal sospiro di piacere che trapelava da tutto il corpo e che si poteva chiaramente sentire negli ansimanti e acuti gemiti ripetuti.
La figura maschile si ergeva in piedi tenendo stretta quella femminile.
“Sì! Sto per venirti dentro padrona! Questo non ti fa imbestialire!?” Disse eccitatissimo Alucard.
“Nooo, mi piace un sacco!”
*Tonf.*
Il corpo della donna venne lasciato cadere come un sacco di patate per terra.
“Ahi, così mi fa male padrone…”
“Poliziotta………”, disse Alucard digrignando i denti con quanto fastidio potesse avere, “QUANTE VOLTE DEVO RIPETERTI CHE DEVI RIMANERE INTEGRA FINO ALLA FINE!?!?!?!”
“Mi scusi padrone, ma vede, non è facile… lei mi piace così tanto… e questa parrucca mi fa prurito alla testa e questi occhiali mi danno fastidio agli occhi, e adesso vedo tutto appannato…” disse Seras come una povera cucciola abbandonata per strada nel bel mezzo della pappa.
“Tu.…” sibilò Alucard, trascinandosi il palmo della mano sul viso come per rimuoverne la pelle.
 “Senti”, aggiunse dopo un sospiro profondo, “sono ancora in tempo, non mi si è afflosciato del tutto. Vai a quel telefono, io prendo l’altro qui accanto, e fai finta di chiamarmi come abbiamo fatto nelle prove.”
“Va bene padrone, ho capito. Non la deluderò stavolta.” Disse la draculina tutta contenta per la sua seconda chance e sicura di sé.
“Veloce!!” Urlò Alucard quasi maledicendola.
“Bene, sono pronto”, aggiunse il vampiro tenendosi il pene in mano, “chiama.”
“Driin driiin” fece Seras con una vocina carina e cristallina.
“NON C’E’ BISOGNO CHE FAI LO SQUILLO IDIOTA!!!!” Gridò Alucard alterato come non mai.
“Eh-ehm… pronto Alucard?“ Chiese la ragazza con una voce gonfiata e fintamente antipatica.
“Sì mia padrona, sono io.” Disse lui stracontento, col suo solito ghigno.
Ecco, bene! Devo ordinarti di fare qualcosa!” Imperò lei con voce convinta.
“E che cosa vuole che io faccia per lei mia padrona?” Mentre cominciava a muovere la mano destra.
Beh, ecco… è ovvio no!?
“…vuole per caso che io vada in qualche missione? Deve dirmelo lei, padrona.” Finì la frase con un accento di rimprovero totale.
Sì sì! Esatto mio sottoposto. Tu devi andare in città a uccidere i malvagi, ovvero chiunque minacci la nostra bellissima casata e il nostro amatissimo paese inglese. Non sfuggirà nessuno, ahah! Non lasciarne vivo neanche uno. Ahah!
“E i civili? Li posso uccidere?” Chiese nuovamente eccitato ed euforico tutto d’un fiato, aumentando la velocità della mano.
Beh”, “domanda difficile” pensò Seras tra sé e sé, “se hanno fatto qualcosa di brutto anche loro, assolutamente sì!
“E se sono innocenti?? Li posso uccidere lo stesso tutti?? Anzi a maggior ragione, vero?? “DEVO” vero???”
“No… è una cosa triste e bruttissima da fare….” disse lei sconsolata, quasi sentendosi in colpa.
“COME!?!?!?”
“No! No! C’è, volevo dire: certo che puoi! Ne puoi uccidere uno e a tua scelta.” Concluse risoluta e convinta di aver fatto un ottimo lavoro.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAA-
L’urlo, in eterno crescendo di esasperazione, venne interrotto dal richiamo a rapporto della vera Integra.
“Va bene… anche per oggi basta così.” Disse il vampiro, affranto nell’anima che non aveva più. “Torna in te.” E schioccò le dita.
Seras si destò di colpo come da un sonno profondo.
“Veloce poliziotta, il capo ci sta chiamando e non è nei suoi giorni migliori.”
 
“Dove siete finiti tutti!? Branco di smidollati!” Finì per dire la direttrice nel salone centrale.
“Eccoci mia padrona.” Disse Alucard più servilmente che poté.
“A rapporto comandante!” Fece il saluto militare Seras.
“Ehi padrona! Ha visto che bel sole c’è oggi fuori?” Fece Alucard con un finto sorrisetto e una goccia di sudore sulla tempa, indicandole la finestra dell’atrio.
Ma Integra stava puntando come un’aquila l’ex-poliziotta; e iniziò a dire, scandendo cordialmente le parole:
“Mia cara Seras Victoria…”
“Sì, Sir Integra?” Chiese sinceramente incuriosita.
“PERCHE’ DIAVOLO HAI ADDOSSO IL MIO COMPLETO!?!?!?!” Tutta rossa come qualche ora prima.
Seras strabuzzò gli occhi, si guardò, ed effettivamente aveva addosso il completo della direttrice Integra. Non ci capì nulla.
“Non lo so!” Disse totalmente spaesata, come una rana sulla luna.
“COME SAREBBE A DI-aspetta…” si interruppe Integra. Si era accorta che un mantello cremisi si stava allontanando furtivamente di spalle.
“ALUCAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARD!”

Questa è la mia prima vera storia comica, fatemi sapere che ne pensate con un brevissimo commento anche, grazie.
Spero non si offendano i sostenitori della coppia Alucard-Seras ;P. Fatemi sapere se vi è piaciuta l'interpretazione "parodica" dei personaggi e se vi ho strappato almeno una risata
   
 
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