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Autore: Hilarie Winfort    12/04/2019    0 recensioni
[Cole Sprouse]
Maia era sempre stata una bambina piena di paure e insicurezze e credeva che, una volta cresciuta, sarebbero sparite come per magia come in uno di quei romanzi che adorava leggere. Invece a diciassette anni le paure erano rimaste le stesse, o addirittura amplificate, rendendole la quotidianità una vera sfida. Ma un giorno avrebbe dovuto affrontarle, lo sapeva bene. Di sicuro non si sarebbe aspettata di doverle affrontare insieme a Cole Johnson, l'alimentatore della sua ansia.
"La vita si restringe o si espande in proporzione al nostro coraggio." (Anais Nin)
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono due forze motrici fondamentali: la paura e l’amore. Quando abbiamo paura, ci ritraiamo indietro dalla vita.
Quando siamo innamorati, ci apriamo a tutto ciò che la vita ha da offrire con passione, entusiasmo, e l’accettazione.

(John Lennon)

 
Incipit prologus



Maia era sempre stata una bambina piena di paure e insicurezze e credeva che, una volta cresciuta, sarebbero sparite 
come per magia come in uno di quei romanzi che adorava leggere.
Invece a diciassette anni le paure erano rimaste le stesse, o addirittura amplificate, 
rendendole la quotidianità una vera sfida.
Odiava prendere la metropolitana infatti ci era salita soltanto una volta, 
quando aveva visitato l’Europa insieme ai suoi genitori e detestava anche i mezzi pubblici in generale. Preferiva di gran lunga passeggiare o andare in bicicletta, almeno non avrebbe dovuto confrontarsi con un mucchio di estranei con chissà quali intenzioni. Aveva paura di camminare da sola per strada quando il sole scompariva, il terrore del buio le era rimasto da quando a otto anni sua sorella aveva spento la luce, mentre lei si trovava in bagno. C’erano così tante cose di cui aveva paura che non sarebbe riuscita ad elencarle tutte, l’ansia prendeva il sopravvento su di lei troppe volte. Quel giorno si era svegliata ancora più ansiosa del solito, anche se non avrebbe saputo spiegarne il motivo e si era recata all’angolo della strada dove la sua amica Libby la stava aspettando come ogni mattina. Maia la salutò con un sorriso, prima di marciare verso la scuola. Elizabeth, detta Libby, era la sua unica amica dai tempi delle scuole elementari e abitava a una manciata di metri da casa sua. Era sempre stata l’unica persona, eccetto sua sorella, a spronarla e a cercare di farla uscire dal guscio, anche se non ci era mai riuscita del tutto. La sua amica si congratulò con lei per il suo abbigliamento, Maia sapeva che era raro che indossasse una gonna e Libby sicuramente ne era rimasta sorpresa. Aveva scelto quella gonna senza una ragione, era nera e quel giorno si era sentita in vena di indossarla contro ogni previsione. Sopra, però, aveva abbinato la sua solita felpa che “non mette abbastanza in risalto le tue forme” come amava ricordarle sua sorella. Maia si sentiva a suo agio vestita così, quindi non le importava per nulla di mettere in risalto il suo fisico. Quando arrivarono a scuola, quel senso di inadeguatezza si fece ancora più acuto come ogni volta che si trovava in mezzo ad un gruppo di altre ragazze. Erano tutte più slanciate di lei, che arrivava a malapena al metro e sessanta, e loro amavano decisamente mettere in risalto le loro forme. Seguii Libby nell’aula della prima lezione, che per fortuna avevano in comune, e si sedettero in due banchi adiacenti. Provò a rilassarsi, anche se sapeva che sarebbe stato difficile o addirittura impossibile per lei prendere fiato. Le succedeva spesso e quando arrivava non c’era modo di fermarlo, poteva solo restare immobile e aspettare di trovare la calma. “Tutto bene?”, le chiese Libby con un sorriso incoraggiante. Maia sorrise, anche se era sicura che l’amica non se la sarebbe bevuta visto che la conosceva fin troppo bene. Maia, infatti, avvertiva una specie di blocco allo stomaco e sentiva che la giornata sarebbe soltanto peggiorata. Non aveva torto, infatti, perché proprio in quel momento la professoressa annunciò l’argomento della lezione di quel giorno. “Voglio che scriviate su un pezzo di carta cosa vorreste cambiare del vostro carattere, o di voi stessi in generale” Era un compito difficilissimo per Maia, c’erano così tante cose che avrebbe voluto poter modificare di se stessa. Strinse tra le mani il pezzo di foglio bianco che l’insegnante aveva posato sul banco di fronte a lei, prima di impugnare la penna e scrivere “Non avere più paura”. Rimase per un secondo a osservare la sua calligrafia disordinata, prima di accartocciare il foglio e gettarlo sul banco con un sospiro. Era solo uno stupido compito, ma in qualche modo si sentiva in dovere di scrivere qualcosa di vero su quel foglietto. Alla fine optò per un’altra versione della verità. “Diventare meno ansiosa” Richiuse in fretta il foglietto, prima di consegnarlo alla professoressa e sperò con tutta se stessa che Libby non ne avesse scorto il contenuto. Non sapeva perché, ma voleva tenerselo per sé. La professoressa racchiuse tutti i foglietti in un barattolo trasparente, aveva suddiviso in due la classe e cominciò a chiamare a turno ogni studente dell’altra metà. “Adesso ognuno di voi”, disse indicando i compagni di classe che si trovavano dall’altro lato dell’aula. “Dovrà pescare un biglietto da qui” I compagni di classe di Maia cominciarono a pescare dal barattolo, incuriositi dal progetto e lei cominciò a pentirsi di ciò che aveva scritto. “Leggete il contenuto senza farlo vedere a nessuno, soltanto voi”, intimò lanciando un’occhiata severa in direzione dei ragazzi di fronte a lei. Maia passò lo sguardo su ogni ragazzo e ragazza presenti nell’aula, l’ansia stava crescendo a dismisura dentro di lei. “Ora dirigetevi verso la persona che ha scritto il biglietto”, continuò l’insegnante. “Il vostro compito sarà quello di aiutare l’autore del foglietto a superare le proprie paure” Maia continuò a passare in rassegna i volti di ogni studente, cercando di capire a chi fosse toccato il suo e all'improvviso scorse uno sguardo diverso da tutti gli altri. Era uno sguardo pieno di divertimento ed eccitazione, iniettato di arroganza e spavalderia ed erano gli occhi di Cole Johnson. Maia rimase interdetta, mentre il ragazzo avanzava verso di lei senza staccarle gli occhi di dosso. Lei trattenne il fiato, come se potesse servire a ritardare il momento il più a lungo possibile. Cosa diavolo le era saltato in mente? Avrebbe dovuto scrivere una qualunque altra cosa su quel dannato foglio. Perché, fra tutti, era stato proprio lui a pescarlo? Si fece ancora più vicino, con un sorriso vittorioso stampato in volto,
continuando a provocarla volutamente con lo sguardo. Si chinò verso di lei, stringendo tra le mani un foglietto di carta
che doveva appartenere a lui e glielo porse con uno sguardo soddisfatto. Con mano tremante, Maia si accinse a raccoglierlo, il cuore le batteva forte nel petto scandendo il ritmo strozzato del suo respiro. Annaspò in cerca di aria, stava cercando in tutti i modi di non pensare a quel sorriso strafottente e agli occhi pieni di soddisfazione di lui. Chinò lo sguardo sul foglio, la mano continuava a tremare anche se era chiusa sul pezzo di carta e non c’era modo di fermarla. Maia deglutì a fatica, prima di decidersi a leggerne il contenuto. La calligrafia, a differenza della sua, era elegante e ordinata, il che la fece irritare ancora di più. I suoi occhi rimasero incollati sull’unica riga scritta sopra, la risposta alla domanda che la professoressa aveva posto loro. Cosa vorreste cambiare di voi stessi? “Niente” Rimase senza fiato, la cosa che la sconvolse di più non era l’egocentrismo del ragazzo ma il fatto che aveva ragione. Era dannatamente perfetto.
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Angolo dell'autrice 
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, spero che la storia vi entusiasmi e che vi faccia piacere proseguire con il racconto.
Lasciate un riscontro  ;)
Le recensioni positive, così come le critiche, sono ben accette.
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Note
Per il personaggio di Cole ho preso ispirazione da Cole Sprouse,
ma solo nell’aspetto fisico e nel nome. Il carattere così come i dialoghi e i comportamenti del personaggio,
sono frutto esclusivamente della mia fantasia. Quindi la storia non riguarda minimamente Cole Sprouse
o la sua persona.
Questo è un racconto di fantasia. Ogni riferimento a persone, cose o fatti realmente accaduti è puramente casuale.
  
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