Cenere
Il
suo Dio, alla
fine, l'ha riportata lì, nella terra da cui era stata
bandita.
Melisandre scivola
dall'oscurità come l'ombra assassina del suo amato Stannis.
Si avvicina furtiva
a Grande Inverno, consapevole che sarà accolta come l'ultimo
presagio nefasto
prima della fine, ma il suo cuore arido ormai è tranquillo:
il fuoco le ha rivelato
la verità. Quella che in passato ha erroneamente
interpretato.
La sua magia illumina
la notte, prima di spegnersi al soffio gelido dei non morti. Non
importa: il
suo destino sta per compiersi. Lo capisce appieno quando lo vede
riflesso negli
occhi scuri di Arya Stark.
La cerca nelle stanze
vuote del castello, mentre fuori dalle mura infuria una battaglia in
cui non ci
sono morti, ma solo cadaveri rianimati dal male. La cerca a lungo,
sperando di
non vedere tradite ancora una volta le proprie speranze. Ed eccola la
ragazza,
sanguinante e stremata. La giovane protagonista della sua profezia.
Non sono molte le
parole che si scambiano. Tra di loro è sempre stato un gioco
di sguardi, di
occhi che si studiano e bruciano di odio. Occhi come quelli che Arya ha
chiuso
per vendicarsi, per difendersi, per salvarsi. Manca
solo un colore all'appello
e la piccola Stark corre non appena realizza l'importanza della sua
missione.
Per Melisandre,
adesso, non c'è più nulla da fare. Un lieve
sorriso le tira appena le labbra
nel vedere la ragazza abbracciare il suo destino di gloria e sospira.
Rivolge
lo sguardo alla finestra più vicina e osserva il cielo
schiarirsi: l'alba è
prossima e con essa la sua fine. Anche lei ha portato a termine la
propria
missione, esattamente come la compie Arya affondando la daga infame nel
petto
ghiacciato del Re della Notte. Il suo tempo è arrivato.
Nel silenzio
innaturale che ammanta il campo di battaglia, Melisandre abbandona
Grande
Inverno stretta nella sua lunga cappa rossa. Punta gli occhi dritti
davanti a
sé e non si cura dell'espressione assassina sul volto di Ser
Davos. Non
importa, è finita. Sta
per finire.
Avanza calma tra i
corpi riversi in terra, nella tenue luce di un'alba nebbiosa. Vede la
vita
scorrerle davanti agli occhi e di colpo sente freddo: rivive la
giovinezza
perduta, quando l'innocenza non era stata ancora corrotta; ripensa al
momento
della sua consacrazione al Dio della Luce e alle alte fiamme in cui
credeva di
aver visto Stannis sconfiggere la morte. Continua a camminare e ora
nella sua
testa c'è solo un viso deturpato: quello dolce della bimba
che lei stessa ha
consegnato al fuoco.
Ecco cosa ne è stato
della sua esistenza: ha seminato odio e portato la morte lì
dove avrebbe ancora
potuto esserci speranza. La sua fede cieca nelle profezie l'ha condotta
alla
dannazione eterna in nome di un Dio malvagio tanto quanto quello che
è stato
appena sconfitto. Ha sempre saputo di non poter ambire alla pace, ma
adesso si
consola al pensiero di aver consegnato il Re della Notte alla feroce
giustizia
della sua carnefice.
Melisandre avanza
ancora e fissa i raggi bianchi di un sole che fa fatica a insinuarsi
tra i
postumi della Lunga Notte. Chiude per un istante gli occhi, respira a
fondo e
si porta una mano alla gola. Afferra con decisione la collana che la
adorna, la
getta via senza nemmeno uno sguardo. La stanchezza le mozza il respiro,
le
gambe snelle si fanno di colpo lente e pesanti. Sotto la cappa, la
pelle soda
diventa flaccida e rugosa, i capelli si assottigliano e cadono, gli
occhi
acquosi non cedono alle lacrime. Poi, pian piano, la Strega Rossa si
confonde
nel vento che spazza lontano l'odore della morte.
Di lei, dei suoi
peccati, dei secoli passati a calpestare a testa alta la terra non
resta che
cenere. E nell'aria gelida del Nord, la polvere si mescola a quella del
suo
rimpianto più grande, il cui nome le sfugge esile dalle
labbra in un ultimo,
mortale lamento: Shireen Baratheon.