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Alice.
Lo ha incontrato una sera in cui aveva perso le speranze , in cui anche l’ultimo briciolo d’amore che aveva se l’era portato via il mare, calmo quel giorno, fin troppo calmo. Lei ha sempre creduto nelle favole e nel principe azzurro, un po’ patetico per una ragazza della sua età, però ci credeva per davvero e sognava tutte le notti quell’incontro magico, le piaceva leggere libri romantici, guardare film romantici, inventarsi storie romantiche e viverle, si, le piaceva anche viverle quelle storie sulla quale fantasticava sempre, Alice aveva il cuore puro e semplice, non aveva mai conosciuto l’amore, l’aveva solo letto, immaginato, guardato da lontano negli occhi delle sue amiche già fidanzate da tempo, le piaceva fissare il mare e spesso dal balcone di casa sua dedicava canzoni alla luna mentre guardando una stella pregava perché l’amore la trovasse, una di quelle sere d’estate quando tutto tace nel buio di un terrazzo, qualche stella doveva aver preso la sua richiesta sul serio, la mattina dopo l’avrebbe incontrato, non li, non dove sperava, ma molto in fondo al suo cuore.
Ma facciamo qualche passo indietro, Agosto duemiladieci, uscita dalla scuola dopo i cinque anni più stressanti che una ragazza fragile e dolce come lei potesse sopportare, Alice non ha mai avuto buoni rapporti con gli altri, poche amiche, nessun amico, e molti, moltissimi conoscenti, non era facile comunicare con lei, era una ragazza con pochissime parole da esprimere ma se le guardavi gli occhi potevi leggere il mare di parole che aveva dentro e che per paura non riusciva a dire. La scuola l’aveva resa ancora più insicura, il confronto con le altre coetanee la rendevano incapace anche di potersi difendere da sola, figuriamoci se la difendevano gli altri, << ma lo porti il reggiseno? >> sentiva spesso dire dalle sue compagne di classe alle scuole medie, che lo facevano solo per farla sentire più a disagio di quanto già lei non fosse di suo, le mancava il coraggio di rispondere e di tacere e allora piangeva, piangeva tantissimo. << ma l’hai mai baciato un ragazzo? >> le domande che seguirono furono di questo tipo all’inizio della scuola superiore, domande che la facevano sentire sempre più strana e sempre più fragile, non sapeva che rispondere e come rispondere, allora continuava a chiudersi in se stessa, finchè chiudersi cosi tanto non le costò la freddezza nei rapporti con le persone, la sfiducia in se stessa e negli altri, Alice voleva con tutta se stessa aprirsi e confidarsi, avere qualcuno con la quale condividere i pensieri, l’unica cosa che riuscì a fare fu rifugiarsi tra le pagine del suo diario segreto, nascosto sotto il cuscino nella sua stanza, pagina dopo pagina, quelle parole le salvarono la vita. Quella penna aveva il potere di farla parlare con tutte le parole più belle che conosceva, quelle pagine rosa accoglievano i suoi sentimenti ed ogni tanto si bagnavano di qualche lacrima, ci si buttava dentro, trascurando tutto il resto, quando scriveva esistevano solo lei e i suoi pensieri. Gli raccontava di quanto fosse prepotente quella ragazza che la prendeva in giro tutto il giorno a scuola solo perché aveva i capelli biondi ed era più bella lei, oppure di quell’amica che credeva Amica ma che ha rivelato i suoi segreti a tutta la classe, facile fidarsi, pensava prima di questa brutta storia, non si fidò più.
Di nessuno.
Ancora più spesso però raccontava di un ragazzo, un certo L. incontrato sulla spiaggia del lido dove andava da sempre con i suoi genitori, un biondino qualche anno più piccolo di lei, per la quale se ne vergognava anche, s’era innamorata perdutamente, pur non conoscendo altro che il nome, raccontava di quelle rare volte in cui lui , sicuramente per sbaglio, le toccava la mano o le rivolgeva la parola, raccontava però anche di quanto quest’amore non corrisposto le facesse male, male da non avere nemmeno la forza di voltare pagina e dire basta. Lei non lo sapeva dire basta, su niente, a qualsiasi cosa dava una seconda possibilità, la trattavano male? Lei concedeva la possibilità di riparare, non l’amavano? Lei stava sempre li ed aspettava, paziente o meno, il giorno in cui anche lei avrebbe vissuto qualcosa di simile all’amore, anche perché non sapeva di preciso cosa fosse, in quel momento l’amore per lei aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, profumava di acqua del mare ed aveva un nome. Ma l’amore non era quello, Alice doveva immaginarselo, probabilmente lo sapeva ma ne era talmente folgorata che tutto ciò che vedeva era lui e la sua stessa tristezza. Non conosceva altro che quello, il tutto era reso più difficile dalle domande che le frullavano per la testa, ad esempio se fosse all’altezza di un amore come quello che immaginava sempre, o se magari potesse fare qualcosa per rendersi migliore di quello che era. La sfiducia l’aveva fatta diventare l’ombra di se stessa, quasi non le importava più di niente, finchè quella mattina di Agosto il destino decise che forse qualcosa poteva cambiare, il fato le stava dando la possibilità di vivere qualcosa di nuovo qualcosa che le avrebbe condizionato la vita, ogni giorno.