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Autore: diphylleia_    02/05/2019    1 recensioni
ATTENZIONE: Spoiler di Super Danganronpa 2 e dell'anime Danganronpa 3
"- C’è un problema con alcune capsule. - Spiegò in tono neutro Izuru. - C’è stato un guasto ai cavi, probabilmente, tant’è che non riesco ad accedere al subconscio di alcuni tramite il Neo World Program. E’ come se... alcuni si stessero scollegando, ecco. -
- Woah! E’ una cosa s-seria! - Sobbalzò Soda, voltandosi di scatto verso le incubatrici dei suoi compagni per analizzarne velocemente le condizioni. Senza attendere ulteriori spiegazioni, il giovane si buttò a capofitto in quella giungla meccanica e cominciò immediatamente a esaminare i tubi di plastica, uno per uno. - Quanti sono quelli scollegati? Posso farcela in meno di mezza giornata, comunque! Per qualsiasi cosa sono a disposizione! - Farneticava Kazuichi, prima che Hajime lo interrompesse con un lungo, pesante sospiro: - ... In realtà, è una sola. Si tratta di Gundham. -"
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gundam Tanaka, Hajime Hinata, Kazuichi Souda, Sonia Nevermind
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Il suono, simile a un sospiro, della porta elettrica che scorreva per aprirsi destò dal proprio dormiveglia Sonia, che sbatté lentamente le palpebre e trascinò i palmi delle mani lungo il vetro. Sollevandosi leggermente, rivolse lo sguardo in basso, e si accorse di essersi assopita su una delle capsule collegate al Neo World Program: al di là della superficie vitrea, leggermente appannata a causa del suo respiro, giaceva Gundham, con il volto austero addolcito dal coma, le palpebre un po’ contratte, come se stesse sognando. La bionda gli sorrise, accarezzando il piano che la divideva dal viso dell’altro, quindi si voltò verso la porta, sistemandosi i capelli dietro l’orecchio, distratta dal rumore di qualcuno che si introduceva nella sala.
Ritto davanti alla giovane come un soldatino, stretto nelle spalle, c’era Soda. La osservava con le sopracciglia alzate e le braccia rilassate lungo il busto, come abbandonate alla loro arrendevolezza. La principessa fece per salutarlo con un cenno del capo, ma non riuscì a schiudere le labbra per parlare che il meccanico sospirò: - Sei ancora qui? -
La ragazza annuì, deglutendo e abbassando repentinamente gli occhi lucidi. Kazuichi realizzò di essere stato troppo duro con la principessa, quindi si inginocchiò di fronte a lei e strisciò al suo cospetto.
- S-scusami. - Mormorò infine, cercando di intercettare il suo sguardo; ma l’attenzione della nobildonna era tutta per Gundham, addormentato nella sua capsula, della quale rifletteva la luce verdastra con il suo pallore mortuario. Senza toccarla, il meccanico sentiva la bionda vibrare d’amore ogni volta che voltava il viso verso il feretro dell’allevatore. Come un’onda sismica, lo struggimento di Sonia si propagava attraverso il triangolo formato da loro tre nella sala adibita al programma; tuttavia Tanaka non sembrava scosso dallo stesso terremoto che faceva tremare Soda, rattrappito nella propria tuta fluorescente e nei suoi sentimenti non ricambiati.
Non potendo attirare l’interesse della giovane in alcun modo, anche Kazuichi si rassegnò a contemplare, per l’ennesima volta, il corpo esanime del suo rivale in amore.
- Izuru dice che non è ancora ora. - Spezzò infine il silenzio la bionda, in un sussurro vuoto come una preghiera inascoltata. - Glielo chiedo ogni giorno ma dice sempre che non è ancora ora. - Trascinò infine l’arto rimasto sul vetro lungo la superficie, avvicinandolo a sé, infine lasciandolo scivolare giù dalla bara di cristallo. Con timidezza, con candore, Soda si sporse leggermente e afferrò la mano appena liberatasi tra le sue, violacee e tremanti di paura. Solo trovandosi costretta ad affrontare l’angoscia dell’altro, Sonia riportò le pupille sul meccanico, e con un’espressione di sgomento sembrò ricordarsi che c’era qualcuno che soffriva quanto lei, più di lei, prostrato davanti alla sua melancolica maestà; allora si sforzò di sorridere, e la smorfia che produsse quasi si tinse di blu.
Kazuichi concluse che la nobildonna gli aveva dato implicitamente il permesso di starle vicino. Per questo motivo gattonò in prossimità del suo corpo rannicchiato e la abbracciò dal busto, cingendole castamente una spalla con una mano e accarezzandole il capo aureo con l’altra. Sonia si trovò proprio sotto il suo mento, e si rifugiò in quell’incavo, continuando la sua litania: - Io vorrei tanto che fosse l’ora. Mi hanno restituito i suoi criceti, e non giocano, non saltano, guardano tutto il giorno il cielo fuori e si stringono tra loro, in attesa. Neanche io gioco, né salto, e guardo tutto il giorno lui, lui che dorme, e mi chiedo cosa sogna, se mi sogna. -
Più la ragazza parlava, più il meccanico la stringeva a sé e rabbrividiva di dolore. Era abituato a trovarsi di fronte all’idea che la donna che tanto idolatrava avrebbe sempre preferito Gundham, nella sua solennità, nella sua statuaria eccentricità, nel suo bon ton e nel suo fascino demoniaco.
Eppure, in quel momento, si sentiva ancora peggio, perché non poteva murarsi nella propria sofferenza, sereno nella convinzione di essere l’unico a star male. Sonia piangeva ogni notte, di rado mangiava, e passava ogni minuto della sua esistenza accasciata sulla crisalide del suo amato; Soda la sentiva morire ogni giorno. E in un certo senso gli dispiaceva anche per il suo rivale in amore, intrappolato nelle macerie del suo subconscio, sulla soglia del nulla.
- Sonia, andrà tutto bene... - Balbettò, più per convincere se stesso che lei, con le palpebre serrate, come per fingere di non vedere più niente. - H-Hajime se ne occuperà presto, lo sai! D-dobbiamo fidarci di lui! Hai visto c-cosa ha fatto con Mahiru e Hiyoko e le r-ragazze! -
Solo allora la parola sfinita della principessa si sciolse in un pianto sincero, mentre lei a stento cercava di controllarsi: - Ma quanto ci vorrà ancora? E se dovesse andare male? Kazuichi, io non ce la faccio a vederlo così! - La bionda si divincolò delicatamente e si voltò di nuovo verso la capsula, i capelli tutti sparsi sul viso verde di disperazione e riflessi. - Lui, che era così aggrappato alla vita, ora sopravvive solo grazie a un macchinario. Se si vedesse dall’esterno, si sputerebbe addosso e ci odierebbe perché continuiamo a tenerlo così. - Ansimò, per poi voltarsi di nuovo verso il meccanico: - Stiamo mancando di rispetto alla sua memoria. Gundham preferirebbe essere morto che rimanere in questo stato! -
- Adesso ascoltami bene! - Ribatté Soda con aria spaventata, ma più adulta che mai, afferrando la nobildonna per entrambe le spalle. - Non è solo Gundham a stare così, ma tutti i nostri amici. Ci sono anche altri che aspettano di essere risvegliati. Credi che loro siano felici di essere in coma? Chiunque reagirebbe come hai descritto tu, se si guardasse dall’esterno. Devi avere fiducia in Hajime, Sonia! Io mi fido di lui. Io mi voglio fidare di lui! -
Interdetta, la ragazza aspettò un po’ prima di rispondere, vagando con lo sguardo lacrimoso da una parte all’altra del viso del suo interlocutore. Soda aveva la fronte corrugata e le labbra semiaperte, come Gundham quando si concentrava su qualcosa; le sue iridi ardevano, e allo stesso tempo i suoi modi di fare avevano un che di rassicurante, come Gundham quando sottoponeva alla sua attenzione un discorso serio; le sue mani reggevano saldamente il suo corpo, senza farle male, come Gundham quando la stringeva a sé e, senza parlare, le ricordava di avere un posto accanto a lui, dentro di lui.
Sonia si ricordò di tutte queste cose, e tornò a guardare le proprie mani, inerti sulle cosce, tra l’orlo della gonna e la pelle nuda.
- ... devi perdonarmi. - Bisbigliò infine, accoccolata tra le braccia di una tristezza rassegnata, come una bambola abbandonata. - E’ che... mi sento così sola, Kazuichi... -
Soda la osservò e quasi pianse di desiderio e angoscia, nel notare il suo torace che oscillava. In quell’esatto istante, entrambi sollevarono gli occhi e i loro sguardi s’incrociarono definitivamente. Si scrutarono dentro, l’uno nell’altra, come mai era loro capitato di fare. A quel punto, il meccanico si sporse adagio con il capo, con il busto, verso la principessa, fino ad arrivare a pochi centimetri dalle sue labbra, e rimase in attesa, le palpebre schiuse a squadrare la bellezza della ragazza.
Sulle prime, la giovane non aggiunse nulla; però, quando l’altro era arrivato così vicino a entrare in contatto con la sua bocca, Sonia si voltò verso l’incubatrice di Gundham e l’accarezzò di nuovo, con aria timorosa, come se si stesse rivolgendo a un oracolo.
D’un tratto, con un gesto gentile ma fermo, la bionda appoggiò i palmi delle mani sul petto di uno sbigottito Kazuichi e lo allontanò da sé, senza distogliere gli occhi dalla capsula.
- Va’ via. - Gli ordinò infine, in tono cupo. - Lasciami sola. -
Soda strinse prima i denti, poi le labbra, infine i pugni; irrigidito nella propria delusione, il meccanico si alzò e sparì oltre l’uscio della sala, mentre Sonia riprendeva il proprio giaciglio accanto a Gundham.
 
- Soda, Hajime ha bisogno di te! -
Qualche giorno dopo, il ragazzo fu strappato alle proprie meditazioni oniriche da una concitata Akane: la ginnasta era entrata brutalmente nella “camera” che il meccanico si era preso per sé, al laboratorio dove tutti i Sopravvissuti restavano nascosti, aveva sbattuto la porta alle proprie spalle e aveva acceso la luce. Per questo motivo Kazuichi fu svegliato non solo da un fascio di luce bianca, che prima proruppe sul suo viso e poi si diffuse in tutto lo spazio circostante, ma anche dalle grida della mora. Quest’ultima si gettò in ginocchio accanto al futon in cui il giovane riposava, con la coperta tirata fin sopra i capelli, e lo scosse violentemente.
- Svegliati, forza! -
Il viso irritato di Soda emerse pigramente dal suo giaciglio, e il ragazzo mugugnò, mentre si metteva seduto e si stropicciava gli occhi gonfi di sonno: - Spero che tu abbia una buona ragione per essere venuta qui a rompere. -
- Eh? Come ti permetti di fare il sarcastico in una situazione del genere? - Lo rimproverò Akane, mollandogli uno scappellotto sulla nuca così forte da raddrizzare dall’atlante al coccige la spina dorsale del giovane.
- Ahia! Ma che vuoi oggi, Akane? -
- Non ascolti quando parlo? - L’atteggiamento dell’atleta non era mai stato particolarmente raffinato; tuttavia i suoi modi di fare sembravano imbarbarirsi ancor più del solito a causa di un certo senso di allarme. - Ho detto che Hajime ha bisogno di te. Vai immediatamente alla stanza del computer! -
 
- Grazie al cielo sei venuto in fretta. - L’Ultimate Hope accolse il meccanico a braccia aperte, in tono controllato ma apprensivo, mentre indicava con la mano destra alcune capsule. Kazuichi tremava sempre un po’ quando incontrava l’amico: conservava l’aspetto che possedeva all’inizio della loro vita scolastica alla Hope’s Peak Academy, tuttavia quell’occhio rosso spezzava l’armonia del volto gentile che lo ospitava, come monito dei peccati che tutti quanti avevano commesso. Come a causa di una specie di rigetto, Soda si rifiutava sistematicamente di riferirsi a lui con il nome di “Izuru”, perché preferiva ricordarlo come il timido ragazzo del corso di riserva, per il quale la dolce Chiaki nutriva così tanta stima.
- C’è un problema con alcune capsule. - Spiegò in tono neutro Izuru. - C’è stato un guasto ai cavi, probabilmente, tant’è che non riesco ad accedere al subconscio di alcuni tramite il Neo World Program. E’ come se... alcuni si stessero scollegando, ecco. -
- Woah! E’ una cosa s-seria! - Sobbalzò Soda, voltandosi di scatto verso le incubatrici dei suoi compagni per analizzarne velocemente le condizioni. Senza attendere ulteriori spiegazioni, il giovane si buttò a capofitto in quella giungla meccanica e cominciò immediatamente a esaminare i tubi di plastica, uno per uno. - Quanti sono quelli scollegati? Posso farcela in meno di mezza giornata, comunque! Per qualsiasi cosa sono a disposizione! - Farneticava Kazuichi, prima che Hajime lo interrompesse con un lungo, pesante sospiro: - ... In realtà, è una sola. Si tratta di Gundham. -
 
- Non me lo aveva confessato subito per paura che rifiutassi l’incarico. -
Soda rideva nervosamente tra sé e sé, mentre praticava un’incisione sul rivestimento esterno del cavo che collegava al computer principale la capsula dell’allevatore, accanto al quale era seduto. - Ti rendi conto, Gundham? Credeva che ti avrei lasciato a crepare! Per chi mi ha preso? -
Il meccanico riuscì finalmente ad aprire una cavità nell’involucro di plastica, attraverso la quale poté constatare lo stato della componente interna in rame: i fili metallici erano sfilacciati.
- Questo sarà per colpa del blackout dell’altro giorno! - Sbraitò, dando un pugno per terra, quindi si rivolse di nuovo al ragazzo addormentato, in tono colpevole: - Ah, scusa, tu non sai niente. Beh, è un po’ difficile che tu sappia qualcosa, in questo stato... - Lasciò le forbici con cui aveva forato il cavo tra le proprie gambe incrociate, quindi si passò la mano ormai libera tra i capelli, guardando in alto, come se fosse concentrato a costruire un discorso. - Due giorni fa c’è stato un cortocircuito perché quella scema di Ibuki non sa usare un asciugacapelli. Pensa che mi sono beccato pure gli insulti di Hiyoko quando ho detto a Ibuki che aveva sbagliato ad accenderlo proprio in quel momento! Comunque, non è stato niente di grave. Siamo stati senza corrente per una mezz’oretta, il tempo di riavviare il contatore e sistemare un po’ di cose. Questo perché non avremmo potuto lasciarvi senza energia elettrica a lungo... - Deglutì leggermente. Si sentiva ridicolo, perché Tanaka non avrebbe aperto bocca comunque, e probabilmente neanche una parola di Soda avrebbe avuto potuto raggiungerlo. Nonostante ciò, Kazuichi non riusciva a smettere di parlare: non aveva mai avuto la possibilità di confrontarsi con il compagno, dunque discorrere in quel modo al suo fianco aveva un che di pacificante.
- Comunque, quando scatta la corrente alcune parti del circuito possono essere danneggiate! In effetti, temevo che l’apparecchio del Neo World Program potesse riportare dei danni... ma stai tranquillo, Gundham! Sistemerò tutto! Eheh! -
Soda doveva praticamente sostituire il cavo principale. Era un’operazione semplice, però andava completata tempestivamente, perché tenere a lungo una capsula scollegata dal sistema centrale significava sottoporre il suo ospite a dei rischi. Il meccanico rimise delicatamente il collegamento al suo posto, quindi raggiunse un ammasso di scatoloni in un angolo della stanza, nei quali custodiva svariati pezzi di ricambio per la macchina. Frugò un po’ tra i contenitori, fino a estrarre la parte di riserva che gli occorreva, esultando: - Ha! Hai visto? L’ho trovato! Credevi che non ce l’avrei fatta? -
Tornò quindi alla postazione dell’allevatore. Per prima cosa, doveva staccare il cavo danneggiato dalla presa principale e attaccarlo allo spinotto di riserva, collocato sempre alla base della capsula, contrassegnato da pittura fluorescente. Svolta quest’operazione, Kazuichi attaccò alla spina principale il cavo di riserva, mentre scrutava Gundham nella penombra verdastra.
Ricordò il discorso di Sonia e sorrise amaramente nel constatare quanto fosse veritiero: sembrava assurdo vedere Tanaka in quelle condizioni. Nel sangue di quel ragazzo scorreva un attaccamento alla vita impareggiabile, perché il suo talento lo portava a tenere più in considerazione il suo lato animalesco. Una bestia non vuole semplicemente la sopravvivenza: si attacca al suo fantasma con gli artigli e con le zanne. Per questo motivo, ora che non poteva più azzannare la vita né con i denti né con le unghie, Gundham sembrava un simulacro vuoto.
- Ci sono molte altre cose che non sai, visto che stai così. - Riprese timidamente il discorso il meccanico, alzandosi e indietreggiando verso il computer centrale. - Tipo che Sonia ti aspetta. -
Il corpo principale della macchina presentava una serie di prese, ognuna di un colore diverso, per risalire subito ai collegamenti con i pazienti inseriti nel programma. Soda afferrò saldamente il cavo guasto e lo staccò. A quel punto avrebbe dovuto solo attaccare alla spina il cavo nuovo, che aveva srotolato man mano che si avvicinava al cuore del sistema. Invece si voltò di nuovo verso Gundham e ricominciò, digrignando i denti: - Sonia non fa altro tutto il giorno che stare al tuo fianco. A malapena si prende cura di se stessa; viene qua da te, e ti parla, ti fa domande, oppure semplicemente se ne sta in silenzio a immaginarti sveglio. Le manchi da morire. -
Kazuichi si appoggiò di schiena alla colonna portante del computer, come se si fosse dimenticato della missione che doveva portare a termine.
- Tu sei sempre stato meglio di me ai suoi occhi. Questo perché hai quei modi da figo e parli di cose interessanti e non sei un pezzente insicuro come me, in generale. Sì, lo so che Sonia lo pensa. Non dico che sia cattiva, attento. Non me lo fa mica pesare. Credo solo che lei lo pensi. -
A quel punto, il meccanico abbassò lo sguardo sul cavo e strinse la presa sull’involucro di plastica. La sua faccia divenne pallida e le sue labbra cominciarono a tremare, come se stesse per gridare.
- Lo sai che, se non attaccassi questo cavo, ti ammazzerei? -
Guaì di rabbia il ragazzo, ansimando come se fosse stato ferito in mezzo al petto.
- Lo sai, Gundham? Se non riattacco tutto qui ti lascio a morire. E sarebbe anche l’ora che ti togliessi di mezzo, cazzo. Se non ci fossi tu... si accorgerebbe... di un sacco di cose... -
Soda si portò lentamente una mano sugli occhi. Stava cominciando a piangere, le spalle e il torace scossi da vibrazioni d’ansia.
- Io sono disperato, cazzo! Non ce la faccio più! Da quando stai in mezzo alle palle Sonia ha occhi solo ed esclusivamente per te! Potrei staccarmi il cuore a mani nude e regalarglielo e a lei non importerebbe niente, perché ama te! Solo te! -
Tirò su col naso violentemente, mentre le sue dita scivolavano fino a coprirgli la bocca. Non riusciva a respirare bene da quanto singhiozzava, ma non sarebbe riuscito a calmarsi facilmente, una volta arrivato a quel punto.
- E io adesso potrei ammazzarti, e non lo faccio, non lo faccio perché lei ti aspetta, ed è così bella anche se non è mia! E’ così bella e odiosa mentre riposa accanto a te e parla con te come se fossi sveglio! La odio così tanto perché non riesco a smettere di amarla! -
Alla fine, Kazuichi strisciò come un verme, appoggiato alla colonna, per girarsi verso le prese, e attaccò docilmente il cavo di Tanaka al sistema principale.
- ... ed è per questo che vivrai. Lo so. Sono un vigliacco e un coglione. Ma io non ci riesco a toglierti di mezzo, Gundham, perché lei ha bisogno di te. -
Solo nel riconoscere il legame tra la principessa e l'allevatore, e la propria dimensione di esterno nel loro rapporto, Soda trovò un po' di pace. Il collegamento era sistemato; come se stesse per svenire, il meccanico cadde in ginocchio e gattonò, il viso rivolto a terra, verso la crisalide in cui il suo rivale aspettava una nuova vita. Kazuichi si accoccolò proprio lì dove trovava sempre Sonia, e stese le braccia sul vetro come faceva lei per abbracciare il suo amore.
Il meccanico congiunse la fronte alla superficie vitrea e pianse.
Pianse sommessamente, senza gridare, lasciando scivolare le lacrime attorno al viso inerte di Gundham.


(( Ciao! Non posto da tremila anni, ma in questi mesi di latitanza mi sono recuperata quasi tutto Danganronpa e mi sono ossessionata con il secondo cast, soprattutto con sti tre simpaticoni che sono la mia OT3 suprema. Non ho molto da dire, anche perché la one shot è di qualche settimana fa lmao
Pensavo ad una long con questi personaggi e altri di dr2, ma chissà...
anche perché vorrei scrivere qualcosa su v3. Sempre che lo finisca. Eh. )) 
   
 
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