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Autore: CrazyMoony    06/05/2019    1 recensioni
Abbandonare Matt nel cuore della notte era stata la decisione più sofferta della sua breve vita. Vivere solo, per le strade, alla ricerca di un modo per rientrare nel caso Kira era stata la sua tortura. O almeno così credeva.
Convalescente dopo l'esplosione e ormai riunito con il suo rosso, Mello era sicuro che il peggio fosse passato. Messo davanti alle devastanti conseguenze delle sue azioni, però, capirà presto quanto si stesse sbagliando
ATTENZIONE! Questa storia tratta anche di violenza e tematiche delicate.
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Dal testo:
"Lo spettacolo era devastante, ma sapere di esserne la causa era abbastanza per portare chiunque alla follia. E messo davanti all'evidenza della devastazione che si era lasciato dietro, alla distruzione che aveva portato nella vita dell’uomo che amava, Mello voleva morire."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Hurricane

Capitolo I
 

Attenzione! Questa storia (in particolare questo primo capitolo) tratta di tematiche delicate che potrebbero urtare la sensibilità del lettore.  Per ragioni di trama, non specificherò qui di che argomenti in particolare tratto; tuttavia, risponderò volentieri via messaggio privato a chi mi chiederà lo spoiler per poter decidere se leggere la fic.


A voler essere onesti, Matt non era mai stato un tipo espansivo: era a disagio in mezzo alle persone, odiava stare al centro dell’attenzione, era particolarmente restio al contatto fisico. Preferiva starsene rintanato in camera, circondato dai suoi videogiochi e da una nuvola perenne di fumo. D’altro canto, però, con Mello non era nemmeno mai stato particolarmente timido.
Quando ripensava al periodo trascorso in orfanotrofio, il biondo ricordava un ragazzo allegro e spensierato, sempre pronto a cacciarsi nei guai e a lanciarsi in avventure che terminavano irrimediabilmente con scherzi ai danni di Roger, agguati vari a Near e lunghe, interminabili punizioni.
Riguardo al particolare problema del momento, invece, il mafioso ricordava il gamer come un ragazzo abbastanza sicuro di sé dal punto di vista fisico, tanto da girare abitualmente in mutande nella stanza che condividevano alla Wammy’s.
Insomma, potevano essere passati anni dall’ultima volta in cui si erano visti, potevano essere cambiati quanto volevano, ma Mello sapeva che il comportamento di Matt non era normale. Se lo sentiva, cazzo.
 
Quando si era svegliato, realizzando di essere sopravvissuto all’esplosione, aveva subito intuito che fosse stato Jeevas a salvarlo. Su di lui poteva sempre contare: aveva mollato tutto per seguire Mello, e lo avrebbe fatto anche parecchi anni prima, se ne avesse effettivamente avuto la possibilità.
Debole, ferito e incazzato con il mondo, Mihael Keehl si stava lentamente ristabilendo. Aveva una terribile ed evidente cicatrice a deturpargli il volto e il suo occhio sinistro non sarebbe mai tornato come prima, ma comunque era vivo, il che era ben più di quanto potesse pretendere.
Anche il suo fascino doveva essere rimasto pressoché intatto, dato che Mail gli si era concesso appena era stato chiaro che avrebbe avuto la forza di prenderlo. Persino mentre si univano per la seconda volta nella loro vita, però, il gamer era stato irremovibile: così come faceva fin dall’inizio della loro convivenza, anche durante l’atto non aveva intenzione di spogliarsi più dello stretto indispensabile.
E così aveva fatto, forte anche della consapevolezza che al mafioso mancava ancora l’energia per strappargli gli abiti di dosso come avrebbe fatto in circostanze normali.
Ed eccoli, qualche ora dopo, abbracciati su quel misero letto che condividevano. Mello, intento a divorare una tavoletta di fondente 99%, era sveglio e incurante di essere svestito; Matt dormiva profondamente, con ancora addosso la fottuta maglia a righe che rifiutava di togliere.
 
Fanculo. Che mi odi pure, ma non ho intenzione di stare alle sue regole. Lottando contro le bende che limitavano i suoi movimenti, Mihael sgattaiolò fino all’armadio in cui aveva nascosto parte dei suoi coltelli e delle sue pistole.
Scelse un piccolo pugnale, di quelli che abitualmente nascondeva negli anfibi e nel cappotto, poi tornò al cospetto del compagno. In piedi accanto al letto, stringendo quell’arma letale nel buio di mezzanotte, si sentiva pervaso da un potere mai percepito prima. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa gli andasse, e non avrebbe incontrato nessuna resistenza; avrebbe potuto ucciderlo se solo avesse voluto. Forse gli avrebbe persino fatto un favore: sapeva che il gamer aveva sofferto parecchio per il suo abbandono, glielo leggeva in quello sguardo spento che non riusciva a nascondere.
Mello scosse la testa, come a scacciare quella riflessione scomoda, e tornò a concentrarsi sul suo obiettivo. In fondo voleva solo vedere l’uomo che amava senza indumenti, senza barriere a proteggerlo dal suo sguardo famelico. Che fosse giusto o sbagliato poco gli importava: esistevano solo Matt e quei sentimenti travolgenti che provocava. E il pugnale.
Silenzioso e preciso, si dedicò a squarciare la maledetta maglia a righe senza ferire il ragazzo addormentato. Ne tagliò con cura ogni cucitura e finalmente arrivò a poterla rimuovere.
Osservò l’addome piatto, con più muscoli di quanti se ne aspettasse – era di un tipo decisamente sedentario che si stava parlando, dopotutto. Ammirò le spalle larghe, si incantò davanti ai bicipiti, si perse ad osservare il modo in cui la pelle chiara si accapponava per il freddo. Poi abbassò lo sguardo alle braccia, e il mondo gli crollò addosso.
 
Eccolo, il motivo di tanta timidezza.
Sulle braccia del rosso spiccavano delle leggere cicatrici, brevi linee storte tracciate da una mano incerta e pericolosa. Erano le bianche testimoni di un vecchio dolore, tanto insopportabile da portare Matt ad un passo dalla morte, e di un amore tanto profondo da costringerlo alla vita.
C’erano alcuni solchi più evidenti, probabilmente tormentati e riaperti innumerevoli volte; in parecchi altri punti, invece, la pelle aveva avuto più fortuna e i segni erano quasi impercettibili.
Lo spettacolo era devastante, ma sapere di esserne la causa era abbastanza per portare chiunque alla follia. E messo davanti all’evidenza della devastazione che si era lasciato dietro, alla distruzione che aveva portato nella vita dell’uomo che amava, Mello voleva morire.
Voleva piangere fino a quando avesse sentito gli occhi bruciare. Voleva gettarsi ai piedi di Matt e scusarsi, voleva gridare che gli dispiaceva, che la colpa era tutta sua, che avrebbe rimediato. Voleva dirgli che lo amava. Che non avrebbe mai dovuto lasciarlo. Che si odiava per averlo abbandonato. Che si addormentava piangendo e si svegliava urlando, divorato dagli incubi. Che era tormentato dal fantasma di quel maledetto giorno, dal ricordo di Mail che dormiva sereno sul suo letto, mentre lui scompariva nella notte e dalla sua vita.
 
Balenò in Mello l’idea di svegliare Matt, di scusarsi e pregare che potesse perdonarlo. Voleva parlare con lui per ore e spiegarsi, ascoltarlo e rimediare ai suoi errori. Voleva farlo, davvero.
Ma non ne era in grado, non era mai stato in grado di gestire i propri sentimenti. Travolto dall’intensità lancinante con cui percepiva emozioni come felicità, dolore e senso di colpa, non riusciva ad esternarle senza che si fondessero in un’unica spirale di violenza e furia distruttiva.
Mail non meritava di finirne travolto ancora una volta, non sarebbe successo di nuovo. Non sarebbe successo mai più. Dopo aver lanciato un’ultima occhiata al ragazzo che amava, cercando di memorizzarne le forme, Mello lasciò la stanza.
 
Purtroppo o per fortuna, Matt non stava affatto dormendo. Si era svegliato a causa del freddo, finendo suo malgrado per assistere a tutta la scena. Aveva notato il doloroso, interminabile attimo di realizzazione negli occhi del compagno; aveva visto il suo sguardo azzurro spezzarsi sotto il peso della colpa, spegnersi, riempirsi di rabbia e poi di lacrime e di un’atroce disperazione.
Nonostante al gamer fosse parso eterno, quel momento infernale non era durato che qualche minuto. In fretta e furia Mello aveva afferrato i vestiti, una pistola e una tavoletta di cioccolato e senza dire una parola si era fiondato fuori dalla sua camera e dalla sua vita.




Note dell'autrice.
Salve a tutt*! Spero che Hurricane vi stia piacendo. L'ho progettata come missing moment in due parti; se in questo primo capitolo abbiamo visto la reazione di Mello alla sofferenza di Matt, nel prossimo scopriremo qualcosa in più...
Qui sotto uno sneak peek del secondo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate!
- CrazyMoony

Dal capitolo II:
«Stai scherzando, vero? Ti prego, dimmi che stai solo uscendo a comprarmi delle sigarette.»
Non ricevette nessuna risposta.

 
  
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