Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Querdenker    10/05/2019    6 recensioni
{ broship!Guido/Trish | Bucciarati x Trish | GioMis }
Dal testo:
«Ma che stai leggendo? - Mista la adocchiò dallo specchietto retrovisore – Cazzo, sembra interessante, sei in un altro pianeta!»
«N-niente! Niente di particolare!» rispose la ragazza. Sentiva le guance arrossarsi, mentre si affrettava a chiudere la rivista e nascondere anche le altre alla vista dei due ragazzi.
Fortunatamente, il viaggio era quasi finito, e sia Narancia che Mista non parevano realmente interessati a farsi gli affari suoi.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Bruno Bucciarati, Giorno Giovanna, Guido Mista, Trish Una
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ho scelto te, una donna (e un Cioè), per amico.


 

«Dovrei aver preso tutto.»
Narancia e Mista erano seduti sul vecchio divano, ormai stanchi di aspettarla. Erano lì da almeno due ore, e se all'inizio avevano gironzolato un po' per la casa, si erano poi stufati, buttandosi letteralmente a peso morto sul vecchio sofà.
«Meglio tardi che mai» sbuffò Guido, salvo poi accorgersi dei tre scatoloni ai piedi di Trish.
«Hai intenzione di potarti dietro tutta quella roba?» chiese ingenuamente Narancia.
Trish scoccò loro un'occhiataccia: «Non sono mica come voi, che indossate sempre gli stessi vestiti per giorni – rispose altezzosa – e che vi fanno puzzare come cavalli.»
Era una chiara frecciatina a Mista, che in effetti arrossì. Dagli eventi di Roma, i due avevano iniziato a legare in maniera molto singolare, ma decisamente unica. Trish poteva affermare con decisione che lui e Narancia fossero di fatto i suoi migliori amici.
«E poi – continuò la ragazza con espressione mesta – volevo portarmi dietro qualche ricordo di questa casa. Non proprio tutto, ma almeno qualcosa.»
Narancia annuì comprensivo, mentre Guido già si apprestava a prendere uno scatolone e portarlo nel bagagliaio della vecchia macchina di Abbacchio, che aveva gentilmente concesso loro.
Solo perché lei mi sta simpatica” aveva risposto grugnendo l'ex poliziotto alla richiesta di Mista.
Quando ebbero finito di caricare tutto in macchina, si apprestarono a ripartire. Trish diede ancora un'occhiata alla vecchia casa. Chissà se qualcuno l'avrebbe ricomprata, o sarebbe diventato un luogo in cui i bambini sarebbero andati a giocare.
«Povera Subaru Baracca, sta per scoppiare. Speriamo di arrivare sani e salvi.» ridacchiò Narancia toccando il sedile dell'auto.
«Siamo pure in Calabria!» rispose Mista allegramente, segno che aveva capito la battuta.
Impiegarono quasi tutto il pomeriggio per tornare a Napoli, sotto il sole cocente di giugno. Guido e Narancia avevano passato ore a cantare a squarciagola qualsiasi cosa venisse passata alla radio, in un inglese stentato oppure in un italiano concitato. Trish si era portata dietro alcune riviste e pareva leggerle con interesse.
La radio aveva smesso momentaneamente di trasmettere musica, per lasciare spazio alla rubrica calcistica: la Roma aveva vinto nei giorni scorsi il campionato della Serie A, e Mista non perdeva occasione per rimarcare il suo disappunto a riguardo.
«Beh, sempre meglio della Rubentus» concluse rassegnato alla fine. Narancia fissava da un po' Trish, seduta sui sedili posteriori, mentre leggeva concentrata i giornaletti che si era portata dietro. Era decisamente assorta, tanto che si stava mordicchiando le unghie.
«Scusa Trish, – le chiese timidamente – ma non ti viene male alla testa e allo stomaco se leggi?»
La ragazza non pareva averlo sentito. Narancia ripeté impaziente la domanda, stavolta con voce più forte.
«Eh? - Trish sembrava essersi svegliata da uno stato di trance – No, non mi dà fastidio.»
«Ma che stai leggendo? - Mista la adocchiò dallo specchietto retrovisore – Cazzo, sembra interessante, sei in un altro pianeta!»
«N-niente! Niente di particolare!» rispose la ragazza. Sentiva le guance arrossarsi, mentre si affrettava a chiudere la rivista e nascondere anche le altre alla vista dei due ragazzi.
Fortunatamente, il viaggio era quasi finito, e sia Narancia che Mista non parevano realmente interessati a farsi gli affari suoi.
Quando arrivarono a Napoli, fecero prima rotta verso casa di Trish – o meglio, di Bucciarati. La ragazza infatti, ormai senza un effettivo posto dove andare, aveva accettato la proposta dell'ex caporegime, ormai leader (ma solo per breve tempo) di Passione.
La casa di Bruno era piccina, ma molto accogliente e Trish non era quasi mai da sola: passava la maggior parte del tempo fuori casa insieme a Giorno e gli altri, oppure erano loro stessi che facevano incursione lì. Leone sosteneva che non si potesse mai stare tranquilli, quindi preferivano sempre ronzarle intorno. All'inizio la cosa la infastidiva e non poco, in fondo aveva bisogno dei suoi spazi.
Però poi si era accorta che era molto meglio sentire il vociare dei ragazzi, piuttosto che il sordo silenzio che la obbligava ad affrontare la triste realtà: sua mamma non c'era più e suo padre aveva tentato di ucciderla.
«Adesso vieni con noi, vero? - Narancia aveva poggiato l'ultimo scatolone in camera sua e la osservava incuriosito – Ha detto Bucciarati che oggi ci sarà pure Fugo»
Trish annuì e lo seguì fuori, verso la strada.

***

Fino a due anni prima, Trish aveva divorato insieme alle sue amiche quella rivista, quando la sorella maggiore di una sua amica gliel'aveva fatta vedere per la prima volta aveva dieci anni e le aveva regalato un poster delle Spice Girls.
Che assurda coincidenza”, aveva pensato leggermente divertita, quando aveva ripescato quel poster da un cassetto della sua stanza.
Cioè era stato una rivelazione: era come avere una sorella più grande molto loquace, con cui potevi parlare di tutto. Ricordava quanto fosse divertente fare i test, oppure la delusione quando trovava poster che non le interessavano minimamente. Non sapeva perché avesse riesumato quei cadaveri (e per quanto fosse inquietante come definizione, l'aggettivo calzava a pennello visto come erano sgualciti): aveva bisogno di rassicurazioni e di un confronto per capire se stava completamente impazzendo a causa di Bruno Bucciarati.
Ormai non aveva senso negarlo: a Trish, Bucciarati piaceva da matti. Era stato il primo a tenere veramente a lei, quando a Venezia le aveva stretto dolcemente la mano, invitandola a non avere paura. Adorava il suo carisma e la sua capacità di attrarre a sé chiunque con delle semplici parole. Trish si era sinceramente chiesta se in realtà verso Bucciarati non provasse della pura e semplice ammirazione... Cosa che era stata smentita subito dai suoi sogni non esattamente casti, con protagonisti lei e Bruno.
«Cazzo.» si lasciò sfuggire rassegnata. Aveva la fronte poggiata contro un tavolino, mentre leggeva il Cioè che aveva posto sopra le cosce. Quel giorno c'era solo Guido con lei: Bucciarati e Giorno – che a breve sarebbe diventato il nuovo capo di Passione – dovevano incontrare qualche importante politico, mentre Abbacchio, Fugo e Narancia erano usciti a svolgere un incarico assegnatogli dal boss.
«Cristo Trish, si può sapere che cos'hai?»
Mista la fissava a metà tra il divertito e il preoccupato, mentre i Pistols mangiavano voracemente il panino che aveva ordinato al bar.
La ragazza alzò la testa di malavoglia, mentre Guido si abbassava a guardare sotto il tavolo.
«Cosa stai facendo, cretino?» sbottò perplessa lei.
«N-non è come pensi! Non sto mica sbirciando, io!» stava balbettando imbarazzato il ragazzo. Prima di riemergere però afferrò malamente la rivista nelle gambe di Trish.
«Ridammelo!» strillò. Era diventata paonazza, sentiva l'impulso di prendere Guido a calci nei denti. Questi stava sfogliando il Cioè, con un'espressione decisamente interessata.
«Questo l'ho già visto. – decretò piegandosi la rivista sul mento – Le ragazzine ne andavano matte, lo leggevano sempre a scuola. Non pensavo esistesse ancora!»
Trish lo stava guardando in cagnesco: «Esiste ancora credo, ma quello è un volume vecchio. Ora ridammelo.»
«Però pensavo che tu fossi troppo snob e grande per leggerlo, cara!» la prese giocosamente in giro Mista. Trish avvampò nuovamente.
«Te l'ho detto, è un volume vecchio. Mi dispiaceva lasciarlo in Calabria.»
Guido riprese a sfogliarlo, incuriosito.
«È pieno di consigli sconci! - commentò allegro – E io che pensavo che ci fossero solo test tipo “scopri se con 32 stelle allineate puoi conquistare il tuo vicino di casa!”.»
Trish poggiò il gomito sul tavolo, con i nervi a fior di pelle. L'avrebbe ammazzato.
«Di' un po' Trish, ma non è che lo stai leggendo perché hai bisogno di consigli amorosi?» domandò scherzoso Mista.
Bingo.
La ragazza non si sarebbe mai e poi mai aspettata che Guido fosse così arguto. Non che fosse stupido, ma non era neanche paragonabile a quel cervellone di Fugo.
«M-ma che ti salta in mente, coglione! - sbottò a disagio lei – Ora ridammelo, su!»
Guido le porse la rivista e Trish poté rilassarsi un pochino. Forse era scampata all'interrogatorio.
«Ti piace Narancia?»
Argh, come non detto.
«Cosa? No!»
Era sconvolta: Narancia Ghirga? Il suo interesse amoroso? Decisamente no. Certo, Trish adorava il ragazzo, lo trovava una persona meravigliosa e leale. Ma non era di certo colui per cui aveva una cotta.
«Beh, sai, sei sempre gentile con lui...» osservò Guido.
«Solo perché sono gentile con qualcuno non significa che questi mi piaccia» ribatté piccata lei. Mista annuì convinto. Rimase in silenzio per un po', prima di sparare la più grossa cazzata del nuovo millennio.
«Ti piaccio io?»
Le stava per venire una sincope. Ma perché non si era trasferita nelle valli del nord Italia? Perché era rimasta a Napoli? Ma soprattutto, perché era amica del cretino Guido Mista?
«Mista – esalò – ma ti droghi?»
«E che ne so io! Tu sei tutta strana!»
Trish si strinse nelle spalle: non sapeva perché, ma voleva dire a Guido di Bucciarati. Lui era un uomo d'onore, e non avrebbe certo spifferato tutto ai quattro venti, o almeno sperava. Si morse il labbro, tesa, mentre Guido sgridava i Pistols per aver litigato di nuovo riguardo il cibo.
«...cciarati» sussurrò.
Mista rivolse nuovamente l'attenzione verso di lei e la guardò stranito: «Eh?»
«Bucciarati» ripeté a bassa voce. Voleva espatriare, nascondersi da qualche parte lontana dall'Italia. In Nepal per esempio. Sì, doveva essere decisamente un bel posto, il Nepal.
«Cosa c'entra Bucciarati?» scattò subito lui. Trish si portò le mani alle tempie, rassegnata. Inspirò ed espirò forte, prendendo coraggio: «Bucciarati. Mi piace Bucciarati.»
Mista si portò una mano alla bocca, decisamente sconvolto. Sembrava gli avessero appena dato una botta in testa, era a dir poco sorpreso. Riacquistò un po' di autocontrollo, o almeno così pareva. Poi scoppiò a ridere sguaiatamente.
«Ma davvero? Bucciarati?»
«N-non ridere! Non è divertente Guido!»
«Sul serio ti piace Bucciarati, Trish?»
I Pistols avevano smesso di mangiare, e ora ruotavano attorno a lei con aria decisamente interessata. La ragazza annuì.
«Questa poi! E io che ti stavo per chiedere se ti piacesse Abbacchio! Anzi, forse a Leone piaci tu, sei l'unica persona con cui è un po' gentile» osservò Mista, in preda ad un flusso di coscienza. Probabilmente non aveva metabolizzato la cosa.
«Davvero non te ne sei mai accorto?»
Questo la rincuorava: almeno i suoi sentimenti non erano così palesi.
«No, cioè, non lo so. Io di solito non noto queste cose.»
«Troppo impegnato a fissare il culo di Giorno?» chiese divertita lei.
Guido avvampò, abbassandosi il copricapo: «Come... Come lo sai?»
Mista poteva essere un osservatore poco attento, ma la stessa cosa non si poteva dire di Trish. Anche perché era palese quando l'amico cercasse costantemente le attenzioni del bel Giorno Giovanna.
«Chiamalo intuito femminile. O forse è il semplice fatto che stai attaccato a lui come una cozza, vedi un po' te.»
«Ah-ah. Che simpatica.» borbottò piccato l'altro.
Trish tamburello le dita sul tavolo, nervosa.
«Possiamo smettere di parlarne, per favore?» chiese poi. Gli eventi avevano preso una piega decisamente inaspettata. Come diavolo era finita a fondare il “Club delle Confessioni Amorose” con Mista?
«Sì, direi di sì. Solo... posso chiederti una cosa?»
«Non dirò niente, tranquillo. Ti inviterei a fare lo stesso.»
«Sì, certo, quello mi sembra ovvio. Volevo sapere una cosa però.»
«Spara.»
«È utile? Quel giornaletto, intendo.» domandò con tono circospetto. La ragazza si strinse nelle spalle, dubbiosa: non credeva certo che i Cioè potessero aiutarla a risolvere i suoi problemi amorosi, ma dare loro un'occhiata non costava nulla.
«Non ne ho idea. È la mia ultima spiaggia.» sorrise un po' triste.
Probabilmente non avrebbe mai detto nulla a Bucciarati dei suoi sentimenti. Però, a volte si ritrovava a pensare se mai potesse avere un'effettiva possibilità con lui, e voleva semplicemente scoppiare a piangere. Oppure aprire la finestra e urlare come una matta. Trish era una persona tranquilla, a tratti fredda e altezzosa, non si era mai sentita in quel modo. Alle medie c'era stato un ragazzino che le piaceva, ma non aveva mai provato sensazioni simili, di paura e di gioia insieme.
Guido la scrutò attento, doveva aver notato il suo pessimo umore. Alzò gli occhi al cielo, rassegnato.
«Senti un po', perché non mi spieghi come funziona questa roba? Tanto non abbiamo nulla da fare – guardò l'orologio, erano appena le 3 – e gli altri non torneranno prima di un'ora e mezzo.»
Lei lo guardò colpita. Stava forse cercando di distrarla dalle sue turbe mentali? Annuì e cominciò a sfogliare il giornaletto.
«Allora, per prima cosa, devi sapere che si possono vincere gadget vari, di solito sono trucchi...»
«Ne compriamo uno per Abbacchio?» ridacchiò Guido.
«Non userebbe mai quella roba radioattiva – rispose sdegnata Trish – Lui si trucca con cura.»
Il pomeriggio, inaspettatamente, prese una piega divertente. Non aveva mai visto un ragazzo tanto interessato ad una rivista femminile: sembrava che Guido avesse scoperto un animale unico al mondo. Leggeva incuriosito I test, commentando quanto fossero scemi, e aveva pure dato uno sguardo all'oroscopo.
«Guarda che è di più di tre anni fa» gli aveva fatto notare Trish. Guido aveva scosso la testa.
«C'è scritto che devo stare attento a quattro persone! Potrebbero tradirmi!»
Trish si portò una mano alla bocca, ridendo. La paura di Mista per il numero quattro era assoltamente irrazionale, a tratti divertente. Era un ragazzo decisamente superstizioso, ma quella sua paranoia a volte superava l'inspiegabile: mai quattro persone a tavola, mai quattro in auto, mai quattro in missione. Mai quattro.
Poi avevano iniziato a sfogliare la rubrica della Posta, e allora la situazione si era fatta un po' più seria.
«Davvero? Voi ragazze – e aveva detto quella parola come se stesse pronunciando il nome di una specie aliena – vi affidate a questa roba? A queste lettere?»
«Sono testimonianze! Anche se penso siano storie inventate. - rispose allegramente Trish – Ti fanno sentire... rassicurata. E poi aiutano a capire i segnali.»
«I segnali?»
«I segnali.»
«E a che servono?»
Trish accavallò le gambe e si sporse verso Mista, per dargli un buffetto sulla guancia.
«Per capire se sei corrisposta.» rispose. Il ragazzo la osservò perplesso, ma interessato. Era come se gli si fosse aperto un mondo, che non riusciva a capire appieno, ma che lo incuriosiva da matti.
«Scusa, ma non si può semplicemente chiedere al diretto interessato?»
Trish lo guardò quasi sprezzante: «Mista, tu andresti a confessarti a Giorno a cuor leggero? Senza avere la minima idea di avere una possibilità di essere ricambiato?»
Lui scosse la testa in segno di diniego, ma sembrava capire. Anzi, sembrava ci stesse riflettendo accuratamente.
«Ecco.» sorrise soddisfatta la ragazza. Mista era ancora zitto. Stava fissando il Cioè e sembrava sul punto di chiederle qualcosa.
«Oh, al diavolo - borbottò. Si grattò la testa indeciso, poi prese un respiro profondo - Senti Trish, non è che me lo presteresti?»

***

Non aveva più parlato con Mista da quel giorno. Quando lui le aveva chiesto in prestito il Cioè, aveva pensato che la stesse prendendo in giro, ma si era accorta dell'espressione seria ed imbarazzata e aveva acconsentito. Certo, poi all'arrivo degli altri aveva cercato accuratamente di nasconderlo (e Trish non voleva sapere dove, anche se poteva immaginarlo), andando incontro a Giorno.
Ricchioni” aveva commentato con sprezzo Abbacchio, mentre si sedeva accanto a lei.Trish adorava Abbacchio. Sotto la sua corazza di stronzo di prima categoria, si nascondeva una persona malinconica, fedele e a modo suo affettuosa. E poi, ma di questo non era totalmente certa, poteva capire appieno i sentimenti che provava per Bucciarati. Lo vedeva, come Leone osservava Bruno, e sentiva che era lo stesso modo in cui lei guardava il boss di Passione.
Lui probabilmente non aveva mai fatto parola di ciò ad anima viva, e Trish non aveva intenzione di chiedere nulla. Mista non aveva proprio capito nulla.
«Trish?»
Bucciarati entrò nel suo campo visivo: il sole estivo stava rendendo la sua carnagione più scura, mettendo in risalto i tatuaggi che si potevano appena intravedere dalla giacca. Trish si chiese come sarebbe stato togliere quegli indumenti e poter baciare i disegni nel corpo di Bruno.
Arrossì al pensiero.
«Sì?»
«Ecco, mi chiedevo... – Bucciarati iniziò a giocare distrattamente con le forcine nei capelli – Hai pensato di uscire con qualche tua coetanea? C'è la figlia del gelataio a fianco a casa...»
«No, non ci ho mai pensato»
In realtà, a Trish non andava minimamente di conoscere altre persone al di fuori della squadra di Bruno. Stava bene con loro, non sentiva il bisogno di frequentare altri.
«Sai, noi non siamo certo la compagnia più adatta per una quindicenne – sorrise comprensivo lui – Quindi mi dispiacerebbe se non frequentassi altre ragazze... o ragazzi»
Trish poté giurare di aver sentito una nota d'incertezza nell'ultima parola.
«Non ti preoccupare, davvero. Io sto bene.» replicò.
«Sicura? Sai che conosco un metodo infallibile per capire quando le persone mentono?» domandò divertito il ragazzo.
Eccome se lo sapeva. Quando Giorno le aveva raccontato del suo primo incontro con Bucciarati, aveva detto che quest'ultimo gli aveva leccato in faccia, per capire se stesse dicendo una bugia o meno. Per un gesto simile, a Trish sarebbe potuto venire un infarto fulminante che l'avrebbe stroncata nel fiore degli anni.
«Sì, immagino.» rispose per darsi un tono. Bucciarati sorrise di nuovo e Trish sentì lo stomaco andare sottosopra. Il ragazzo si avvicinò e le diede una carezza sulla fronte. La ragazza tentò di non far caso a ciò che era appena successo, ma sentiva il suo Stand, Spice Girl, fremere a quel contatto.
«Come mai sei qui?»
«Ho preso un giorno libero, una volta tanto Fugo dice che mi farebbe bene. Piuttosto, - cambiò discorso lui – dove vorresti andare a scuola il prossimo settembre? Ti avevo promesso che avresti potuto continuare a studiare se avessi voluto, e visto che siamo riusciti a far nominare Leone tuo tutore...»
«Al conservatorio.»
Aveva risposto di getto. In Calabria, nel paesino a fianco al suo, dove aveva iniziato le superiori, non c'era la possibilità di studiare musica e Trish si era dovuta accontentare di frequentare il primo anno di liceo. Ma a Napoli poteva avere l'imbarazzo della scelta.
Adorava la musica, aveva imparato a suonare la chitarra e avrebbe tanto voluto continuare a coltivare questa passione, l'unica cosa che le ricordava che in passato aveva avuto una vita normale.
Bruno la osservò sorpreso: «Non sapevo cantassi.»
«No, non proprio. Ho una discreta voce, ma più che altro mi piace suonare la chitarra» spiegò.
«Mi piacerebbe comunque sentirti cantare un giorno, sai?»
Cadde un silenzio imbarazzato e Trish potè chiaramente sentire la voce di Mista nella sua testa che blaterava “quindi questo è un segnale?”. Per la posta di Cioè quello probabilmente lo sarebbe stato. Ma in fondo, per la rivista qualsiasi cosa sciocca lo era.
«Io, ecco, – esordì infine Bucciarati, a disagio, rompendo il silenzio – dovrei andare.»
«Dove?» la voce di Trish era stranamente acuta.
Il ragazzo fece spallucce: «A fare un giro. Vuoi venire?»
Non fece neanche in tempo a concludere la frase che quasi Trish balzò giù dalla sedia per seguirlo.

***

Mista odiava andare in missione con una squadra composta da quattro persone. Perché il quattro era un numero sfortunato, s'intende. Non ce l'aveva assolutamente contro i suoi compagni di squadra – Giorno, Fugo e Narancia – ma quel numero per lui era solo fonte di problemi.
«Se vuoi – gli aveva proposto comprensivo Giorno, notando il suo disagio - me ne posso andare. Così rimarrete in tre.»
Mista, deglutendo e prendendo coraggio – e ne aveva preso davvero tanto – aveva scosso la testa in segno di diniego.
«Non voglio che tu te ne vada», aveva sussurrato, accorgendosi poi dell'espressione facilmente fraintendibile. Cercò di fare finta di nulla, mentre notava le guance di Giorno imporporarsi in un modo assolutamente adorabile. Per la posta di Cioè quello era forse da interpretare come un segnale?
Guido poteva dirsi un uomo che non aveva alcun tipo di dipendenza: non fumava, non scommetteva. Eppure, ormai da mesi, si sentiva assuefatto da Giorno Giovanna. Dal suo odore di fiori, dal movimento della sua treccia che ondeggiava quando camminava e dalla sua gentilezza, che nei momenti opportuni mutava in risolutezza.
Tentava costantemente di rimanergli vicino, e si era chiesto più volte se quello non fosse un comportamento ossessivo e da malati. Non perdeva occasione di toccarlo, di avvicinarsi a lui e parlargli. Giorno non sembrava sgradire quelle attenzioni, tanto che una volta Guido poteva giurare di averlo visto cercare la sua bocca, mentre erano – non si sa come – l'uno appiccicato all'altro, cosa che l'aveva reso allegro come una Pasqua per giornate intere.
Eppure, c'erano momenti in cui Giorno sembrava totalmente scollegato dalla realtà, insofferente a qualsiasi tipo di contatto, quasi fosse una presenza eterea, indifferente allo scorrere del tempo mortale. E per quanto Mista lo associasse spesso ad una divinità, quel comportamento non faceva che confonderlo.
«Mista! - lo ridestò Fugo – Hai intenzione di rimanere imbambolato tutta la sera? Se restiamo fermi non risciuremo mai a concludere.»
Pannacotta aveva ragione: si erano recati verso la periferia di Napoli, dove un gruppo di malavitosi rivali di Passione stava cercando di vendere cocaina a dei ragazzini. Mista poteva sentire dietro di lui Giorno fremere, segno che stava per perdere le staffe, cosa che accadeva molto raramente.
Si guardò attorno sospettoso: non sembrava che in giro ci fossero altri portatori di Stand come loro. Prese un respiro profondo, puntando la pistola contro uno dei malavitosi. Ad occhio e croce, la distanza tra loro era di dieci metri. Potè sentire il ginocchio di Giorno fare una leggera pressione sulla sua schiena, come ad incitarlo a sbrigarsi. Mista avrebbe preferito una pressione del genere altrove. Si schiaffeggiò mentalmente: ma perché faceva quel tipo di pensieri nei momenti meno opportuni?
Respirò di nuovo a fondo, cercando di calmarsi, e quando i battiti del suo cuore si regolarizzarono, finalmente sparò.

***

«Trish! Trish!»
Guido correva in sua direzione come un forsennato e aveva tra le mani il Cioè che gli aveva prestato. Si sedette a fianco a lei, nel bar dove stavano aspettando Narancia e gli altri.
Trish stava bevendo un caffè – senza zucchero, perché altrimenti sarebbe ingrassata – e osservava Mista con guardo divertito.
«I segnali! I segnali!» sprepitò lui entusiasta. Aveva l'affanno.
«Davvero?» chiese sinceramente curiosa.
«Sì! Solo che... non capisco»
Trish alzò un sopracciglio con fare eloquente: «Ovvero?»
«Neanche noi capiamo!»
I Pistols sbucarono fuori, osservando Trish e in cerca di risposte.
«Mista, ordini un gelato al cioccolato?» chiese allegramente Numero 1. Il ragazzo annuì, facendo cenno al cameriere. Quando questi se ne fu andato, Guido tornò a guardare l'amica.
«È che... Non capisco! Un momento prima Giorno pare contentissimo di avermi a fianco, sorride (ma sai che sembra più luminoso del Sole quando sorride?), e un minuto dopo sembra quasi che mi schifi! I segnali ci sono, ma lui cerca di cancellarli! Io non so più che fare, porca puttana!»
«Dovresti dirglielo Guido. Che ti piace, intendo.»
«Eh? Ma ho letto un messaggio nella posta di Cioè e nella risposta c'era scritto che deve essere il lui a fare il primo passo!»
Trish alzò gli occhi al cielo divertita: «Non so se l'hai notato, ma nel tuo caso siete due lui. E poi Cioè a volte dice cose un po' maschiliste.»
L'altro annuì convinto.
«Non pensavo che certe riviste potessero essere così utili, comunque» osservò poi.
Trish fece spallucce. Anche se era certamente confortante, lei, da quel punto di vista, non aveva mai trovato particolarmente utile il Cioè, anzi. Però, se quelle indicazioni servivano ad almeno uno dei due a confessarsi, Trish era ben felice di ciò.
«Merda, – proseguì Mista, con un tono sconfortato e allo stesso tempo divertito – mi sento un tredicenne alla sua prima cotta. È normale?»
Trish si portò le ginocchia al petto. Capiva perfettamente il senso di inadeguatezza che attanagliava l'amico, il desiderio di osare e allo stesso tempo la paura del rifiuto.
«Penso di sì» rispose quindi, atona.
«Voi due, teste di cazzo!», la voce di Narancia gridava in loro direzione. Alle spalle di Ghirga c'erano Bucciarati e Abbacchio, che parlottavano mentre si dirigevano verso di loro. Guido, con un gesto fulmineo, si apprestò a rendere alla ragazza la rivista. Probabilmente aveva paura che Narancia, se avesse scoperto cosa stava succedendo, lo prendesse in giro fino alla fine dei suoi giorni.
«Grazie. – sussurrò, mentre gli altri si avvicinavano – E per la cronaca Trish, credo che tu glielo debba dire a Bucciarati. Sai, ora che lo sto osservando meglio, non l'ho mai visto così tanto preso da una donna.»

***

Ricordava che qualche mese prima, aveva ammesso a Narancia di non riuscire a capire appieno Bucciarati e i suoi comportamenti. Trish non era ancora venuta a capo di quel dilemma che era l'ex caporegime. Forse non ci sarebbe mai riuscita.
C'era qualcosa in Bruno che lo rendeva assolutamente fuori dal normale. E non perché era stato punto dalla Freccia. Era... ammaliante. Il modo in cui camminava, la maniera in cui parlava, ispirando fiducia. Per certi versi, era molto simile a Giorno, altresì carismatico.
Forse io e Mista ci innamoriamo di persone con caratteri simili” pensò divertita.
Quella sera era rimasta sola a casa sua, erano tutti impegnati in qualche missione. Non le piaceva stare senza la compagnia degli altri: ormai si era resa conto di essere assuefatta dal vociare isterico di Fugo verso Narancia, o dai commenti piccati di Abbacchio nei confronti di Giorno. In pochi mesi erano diventati la sua famiglia, le prime persone che – eccetto sua mamma – le avevano davvero voluto bene e che l'avevano protetta.
L'unica cosa che impediva al silenzio assordante di farla da padrone nella stanza era la vecchia TV che stava trasmettendo Pretty Woman.
«Tu e io siamo talmente simili Vivian... fottiamo il prossimo per denaro.» stava recitando Richard Gere. Avrebbe dovuto chiedere a Guido di vederlo con lei un giorno, conosceva sicuramente tutte le battute a memoria.
Il capanello trillò, facendola sussultare e quasi cadere dalla poltrona dove era appollaiata. Spense subito la TV e si diresse in fretta verso la porta, con Spice Girl pronta a proteggerla. Il cuore le batteva all'impazzata e si rese conto di avere paura. Una paura matta.
«Sono io. - sentì la voce profonda di Bucciarati da oltre la soglia – Posso entrare?»
Cosa ci faceva lì a quell'ora?
«V-va bene, ora ti apro.» balbettò lei, cercando di calmarsi. Stava diventando paranoica. Quando la porta fu aperta, vide Bruno che le sorrideva impacciato. Trish non l'aveva mai visto fare quell'espressione.
«Scusami, ti ho svegliato?» chiese lui, notando la TV spenta.
«No, è solo che... - la ragazza sospirò – Avevo paura fosse un nemico, o qualcos'altro. Credo di essermi lasciata prendere dal panico.»
«Mi spiace.»
Trish si grattò la nuca, imbarazzata: «N-non è colpa tua, dispiace a me di non essermi fidata.»
Bucciarati sospirò, mettendosi a sedere sul divano. In fondo quella era casa sua, non aveva bisogno di chiedere il permesso.
«Come mai sei qui?» chiese lei incuriosita.
«Volevo chiederti come stai.»
Trish si mise di nuovo a sedere sulla poltrona, osservandolo perplessa: «Bene.»
Il ragazzo la squadrò da capo a piedi, dubbioso. Trish si sentì esposta nel sentire gli occhi di lui che la guardavano.
Se un ragazzo ti guarda con interesse, forse potresti piacergli” aveva letto su Cioè. Arrossì al pensiero.
«Sei sicura? Sai Trish, a volte mi chiedo se ti piaccia stare qui.»
Lei inarcò un sopracciglio rosa.
«Intendo... Ti sta bene? Vivere in questa casa nella periferia di Napoli, essere portatrice di uno Stand e frequentare persone poco raccomandabili come noi? Perché potremmo cercare i parenti di tua mamma e se vuoi, potresti andare a stare con loro. Avere un'esistenza normale.»
«È da mesi che non ho una vita normale, Bucciarati» osservò lei, con un pizzico di cattiveria. Bruno abbassò il capo con fare colpevole, quasi fosse lui la causa di tutto. Trish si pentì subito della frase detta, sentendosi una merda.
«Però, – riprese poi l'uomo alzandosi in piedi – potresti ricominciare a vivere normalmente. Abitare con qualcuno che conosci, frequentare persone della tua età... Avere un fidanzato.»
«Ma non voglio» la voce di Trish era poco più di un sussurro.
«Come?»
Anche lei si alzò in piedi, ponendosi di fronte a lui e guardandolo negli occhi, nonostante la superasse di più di una testa.
«Non voglio andare a vivere con persone che ho visto tre volte in tutta la mia vita, non mi va di frequentare le mie coetanee che non capirebbero cosa vuol dire avere uno Stand ed essere quasi state uccise dal loro padre. Non voglio! - inconsciamente aveva inizato ad urlare – Io desidero stare qui a Napoli con voi e sentirvi discutere sulle cose più stupide e sulle questioni più serie! Io voglio stare con te!»
Potè sentire il respiro di Bucciarati bloccarsi per un istante, mentre questi alzava la testa verso il soffitto.
«Bruno... I-io ti amo!»
L'aveva detto con voce rotta, neanche rendendosene conto. Bucciarati abbassò lo sguardo, gli occhi sbarrati.
«Cosa hai detto?»
«Hai sentito.» sputò lei, ora con voce stranamente ferma.
«Oh. S-san Gennaro, san Gennaro aiutami tu!» il ragazzo si sedette, sconvolto, e Trish si sentì mancare la terra sotto i piedi. Voleva scomparire dalla faccia del pianeta, ridursi in tanti piccoli atomi.
«N-non lo dirò più! Se ti dà fastidio non...»
«Tu non capisci. – la interruppe lui, recuperando il suo autocontrollo – Io non pensavo... Non ci speravo minimamente...»
Al diavolo i Cioè, al diavolo tutto. Trish si inginocchiò davanti a lui, gli prese la testa tra le mani e lo baciò.
Non aveva mai baciato un uomo, e non aveva idea di come si facesse, semplicemente era mossa da un istinto selvaggio. Per questo fu internamente grata a qualcuno lassù quando Bucciarati prese il controllo della situazione, dopo un momento di smarrimento. Il ragazzo le strinse i capelli rosa, sollevandola per farla sedere a fianco a lui, mentre le loro bocche si muovevano frenetiche, come se in quel momento baciarsi fosse l'unica cosa che contava realmente al mondo. Probabilmente lo era davvero.
Bucciarati emise un verso gutturale in segno di approvazione e Trish si staccò da lui, riprendendo finalmente a respirare – o forse aveva appena iniziato a farlo?
Bruno poggiò la fronte contro la sua, continuando a tenerla stretta. Trish notò con la coda dell'occhio che anche Spice Girl e Sticky Fingers erano abbracciati l'uno all'altro.
«Ti amo anch'io.» sussurrò improvvisamente il ragazzo e Trish potè immaginare nella sua mente Mista che esultava, neanche avesse segnato Baggio al novantesimo minuto. Doveva smetterla di immaginare certe cose nei momenti meno opportuni.
«Solo... - proseguì lui – Sei sicura di voler stare con un assassino malavitoso? Potresti scegliere chiunque...»
Lei lo interruppe, poggiando delicamente l'indice sulle sue labbra. Lei annuì, senza dire una parola. Ne era convinta, assolutamente. Probabilmente quella era cosa più certa della sua vita. Bucciarati sorrise radioso, un'espressione adorabile in faccia che avrebbe potuto sciogliere anche un immenso iceberg.
A Trish bastava quello.

***

Quella mattina, Guido si svegliò con un mal di testa micidiale. Tirò via le coperte, mettendosi a sedere, accorgendosi solo qualche attimo dopo del suo inquilino di letto. Giorno dormiva con espressione beata, i riccioli biondi che incorniciavano il viso diafano. Mista era prossimo ad ascendere al Paradiso.
«Oh mio dio...» mormorò, accorgendosi poi di essere nudo. Si massaggiò le tempie, sconvolto. Cosa cazzo era successo la notte prima?
Improvvisamente ricordò: erano tornati a casa sua miracolosamente illesi dopo uno scontro con dei rivali di Passione, anch'essi portatori di Stand. Poi... poi Guido era stato abbandonato dal suo razoncinio e aveva proposto a Giorno di bere, per festeggiare la sua imminente ascesa come boss e il completamento della missione. Avevano bevuto e ballato per ore e Mista era piuttosto sicuro di aver dedicato al suo compagno Sei un mito, degli 883.
Voleva scavarsi una fossa e rimanerci dentro per sempre, la situazione era tragicomica. Se ci fosse stata Trish, probabilmente gli avrebbe dato una pacca compassionevole sulla spalla.
Tentò di concentrarsi nuovamente per ricordare: avevano ballato, ancora e ancora, a dispetto delle riluttanze di Giorno. E poi si erano baciati, ed erano finiti a letto. Guido ricordava perfettamente i suoi gemiti indecenti, quelli di Giorno che con voce roca lo invitava a spingere di più, sempre di più...
Avvertì un leggero dolore nel basso ventre. Dio, perché sembrava l'impacciato protagonista di un film rosa? Non che la cosa gli dispiacesse, ma avrebbe preferito un più romantico bacio sotto la pioggia.
«Mista! - trillò allegro uno dei Pistols – L'hai fatto! Hai fatto lo sporcaccione con Giorno!»
Guido annuì intontito, massaggiandosi le tempie. Come... come avevano fatto a lasciarsi andare così? Certo, per lui non era stato molto difficile – ricordava chiaramente i movimenti sensuali del compagno, mentre visibilmente alticcio, aveva iniziato a ballare un lento con lui – ma Giorno?
Forse l'alcol aveva inibito i suoi sensi al punto da non fargli capire cosa stesse effettivamente facendo con Mista. Forse... forse se n'era pentito amaramente. Forse neanche gli piacevano gli uomini!
Le sue seghe mentali vennero prontamente interrotte dai mugugni di Giorno, segno che stava per svegliarsi.
«Mista...» borbottò intontito, strofinandosi l'occhio destro. Guido potè chiaramente percepire le campane che nella sua mente suonavano a festa per la sua imminente Assunzione al Cielo. Era una visione.
Giorno si tirò su a sedere, in silenzio, salvo poi accorgersi di essere anch'egli nudo. L'ansia stava divorando Guido: perché non aveva ancora detto nulla? Perché non l'aveva colpito con il suo Stand? Avrebbe tranquillamente potuto trasformarlo in un mazzo di primule e lui non avrebbe mosso un dito.
O la va o la spacca a questo punto. Redazione di Cioè, chiedo il tuo aiuto”, pensò sconfortato.
«Dormito bene?» chiese quindi. Che domanda idiota, avrebbe voluto prendersi a sberle da solo. Giorno annuì, ancora senza dire una parola.
«T-ti ricordi cos'è successo la notte scorsa?» chiese poi tremante. Aveva un fottuta paura.
«Sì. - rispose secco l'altro – Mista...»
Gli avrebbe detto che era stato uno sbaglio. Oppure l'avrebbe accusato di essersene aprofittato. O sarebbe stato disgustato da lui, dai suoi gusti sessuali.
«Mi dispiace! - lo interruppe subito, quasi urlando – Mi dispiace di averti fatto questo! Non so cosa mi sia preso, capirò perfettamente se non vorrai più parlarmi, o se mi odierai...»
Venne subito interrotto dalle labbra di Giorno che premevano sulle sue. Un bacio delicato, per nulla sporco, che sapeva ancora un po' di alcol della sera prima.
«Guido, - disse poi Giorno, staccandosi da lui – io... io non ti odio, anzi. Non lo so esattamente quando è successo, però... mi sono innamorato di te»
Mista sentiva le guance andargli a fuoco. Giorno Giovanna lo amava! Era tutto ciò che avesse mai potuto desiderare in quell'esistenza all'insegna della malavita. Era... era un dono di qualcuno lassù. Guido lo circondò in un forte abbraccio, stritolandolo. Cominciò a baciargli i capelli e la fronte, in preda all'euforia più pura.
«Così mi soffochi, però» ansimò Giorno divertito e un po' imbarazzato. Mista si ritrasse di scatto, preoccupato.
«Scusa, scusa! È che sono così felice!» strepitò. Il cuore gli batteva all'impazzata, l'adrenalina in circolo quasi lo stordiva. Avrebbe potuto farsi da Napoli a Milano a piedi e non avrebbe sentito alcun tipo di stanchezza.
Giorno fu sul punto di replicare, ma arrossì, abbassando la testa.
«Ieri notte, sai – mormorò poi – dopo quello, tu ti sei addormentato subito, dovevi essere stanchissimo. Io invece sono rimasto sveglio un altro po' e ho iniziato a pensare. Ho pensato che la mattina dopo ti saresti pentito di quello che avevamo fatto, di aver ballato con me e di avermi tenuto stretto. Mi avresti ucciso e non te ne saresti neanche reso conto. Volevo scappare e non vederti per un po', avevo il terrore di essere respinto e scacciato da qualcuno che amavo di nuovo
«Io non potrei mai.» esalò Mista tutto d'un fiato. Ed era sincero. Non avrebbe mai potuto allontanarlo. I portatori di Stand si attiravano l'un l'altro per motivi sconosciuti, ma non era quella la ragione per cui voleva stare sempre vicino a Giorno. Quello era semplicemente amore, il più semplice e allo stesso tempo complicato dei sentimenti umani. Niente di più, niente di meno. Probabilmente sarebbe capitolato ai suoi piedi anche in un'altra vita, magari incontrandosi a scuola.
«Davvero?»
La voce di Giorno aveva un tono sorpreso, segno che probabilmente non era abituato a certe manifestazioni d'affetto. Guido annuì, intristito. Si grattò la testa, a disagio. Ora poteva dirglielo, non c'era più nulla che potesse ostacolarlo. Né segnali mancati, né le sue paranoie.
«Anche io ti amo» borbottò. I Pistols, sbucati fuori da chissà dove, avevano iniziato a girare attorno a Gold Experience, quasi intimidito dal loro zelo. Giorno sorrise radioso, baciando il compagno sulla spalla.
«Sono felice di sentirlo, signor Max Pezzali.» mormorò divertito.
Guido arrossì fino alla punta dei capelli.

***

«Dici che è perché abbiamo avuto una grazia dal cielo?» chiese lui perplesso.
«Mi sembra il minimo, visto che ci abbiamo quasi lasciato la pelle a Roma.» confermò lei, sdraiata supina. Erano seduti sul divano Trish, lei e Mista. Faceva troppo caldo per uscire a quell'ora e Guido aveva preferito venirla a trovare a casa sua.
«Pensavo che Bucciarati si sarebbe trasferito alla velocità della luce qui.» osservò il ragazzo, scavando nella vaschetta di gelato che aveva tra le mani.
Trish fece spallucce e spiegò divertita: «Ha detto che non vuole correre e che non sta bene che io mi impegni seriamente quando sono così piccola. Come se potessi mai andare da qualche altra parte»
«Che coglione.» commentò lui, concentrato sul gelato.
«Mi chiedo cosa ne penserà Abbacchio» mormorò assorta la ragazza, alzandosi in piedi.
Mista la guardò perplesso: «Hai detto qualcosa?»
La ragazza scosse la testa: «Niente, niente.»
Si allontanò, dirigendosi verso camera sua con passo svogliato.
«Dove vai?» chiese l'amico, leccando il cucchiaio. Trish si voltò verso di lui, aveva in volto un'espressione saccente.
«A buttare i Cioè, mi sembra ovvio. Non penso ci serviranno più, o no?»
«Ma io non so ancora chi sono le quattro persone da cui mi devo guardare! - protestò Guido preoccupato – Ti prego Trish, non buttarli! Dalli a me piuttosto!»
«Sei sicuro di voler tenere le prove della nostra disperazione amorosa? Immagina la reazione di Giorno, o di Bruno, se lo venissero a sapere!» rispose lei, puntandogli l'indice contro. Il colorito di Mista diventò verdognolo. Era già scattato in piedi, quasi facendo cadere il gelato.
«Dobbiamo far sparire le prove. – asserì poi, boccheggiando – Se lo scoprissero anche gli altri sarebbe un disastro! Fugo mi prenderebbe per il culo a vita!»
Trish annuì: «Distruggiamoli»
«Buttiamoli a mare!» propose Guido.
Lei scosse la testa: «Nei cestini dell'edicola qui vicino! Nessuno sospetterà di nulla!»
«D'accordo.» asserì il pistolero. Si diressero fulminei verso la camera della ragazza per prendere tutti i Cioè. In fondo, ne andava della loro dignità.



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Note dell'autrice:

Il titolo della one-shot (un po' rivisitato) viene da una canzone di Lucio Battisti, “Una donna per amico”, appunto. Qui vi lascio il link per ascoltarla, se non la conoscete: https://www.youtube.com/watch?v=atBTu_XGfYE
Vi lascio pure il link di “Sei un mito” degli 883: https://www.youtube.com/watch?v=0uZ1J8pW4is
La Roma il 17 giugno 2001 vinse il suo terzo campionato di serie A. Non so che squadra possa tifare Mista (all'epoca Roberto Baggio militava nel Brescia, sempre in serie A), ma sicuramente nutre un odio sviscerale per la Juventus, con mio sommo disappunto.
Cioè, come penso sia noto a tutti, è una rivista femminile rivolta all'età pre-adolescenziale/adolescenziale. Non lo so, penso che sia proprio Italian culture, insieme ai riferimenti a cantanti, personaggi famosi o loro sketch comici (come la Subaru Baracca del trio Aldo, Giovanni e Giacomo).
Volevo cimentarmi in questa cosa dopo un sacco di tempo che non scrivevo qualcosa di così lungo, con una BROTP che ho amato follemente alla fine di Vento Aureo. Non so se abbia fatto un buon lavoro, questo sta a voi giudicarlo, ma comunque spero che questo ammasso di trash, problemi adolescenziali (in fondo Trish ha 15 anni) e romanticismo forse un po' troppo stucchevole vi sia piaciuto.

Querdenker.


 


 


 


 


 

  
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