Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: JohnHWatsonxx    10/05/2019    0 recensioni
Questa non è una storia con un vero finale, perché io non potrò scrivere le ultime sue righe.
È una storia che inizia durante il mio viaggio verso Roma e che si conclude con un bacio, un abbraccio e due spari.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa non è una storia con un vero finale, perché io non potrò scrivere le ultime sue righe.

 È una storia che inizia durante il mio viaggio verso Roma e che si conclude con un bacio, un abbraccio e due spari.

Uno per me, uno per lui, morti guardandoci negli occhi, ritrovandoci seguendo il Sole.

Mi chiamavo Blaine, ero un giornalista.

Sapevo di star sbagliando quando ho scelto questa strada, perché volevo fare qualcosa di meglio, ma mio padre aveva insistito. O il giornalismo, o il militare.
Il mio lavoro era informare, far conoscere tutto, ma la mia identità era l’unica a rimanere segreta.

Se avessero scoperto il mio nome, se avessero visto il mio viso, sarei durato un paio di ore. Loro sono dappertutto e da nessuna parte.

E non ero libero.

Vivevo in un mondo in cui essere come me è essere il diavolo, e scrivere era l’unica via per convincere gli altri che non è vero, che potevamo essere normali.
 
**

New York, 1918

Sono nato quando l’America era un prezioso gioiello che tutti volevano raggiungere, nella città dove tutto era possibile e niente e nessuno poteva fermarti.

Sono nato in una stanza con vista su Central Park e mi bastava quello per rendermi ricco. Mio padre mi aveva preso in braccio e mi aveva detto “Gli occhi tuoi saranno il cambiamento di questo mondo”.

Sono state anche le ultime parole che mi ha sussurrato all’orecchio prima di morire davanti ai miei occhi.

**

New York, 1938

Il college era tutto quello che sognavo, lontano dalle mie radici, vicino alla mia strada.

Alla Columbia la facoltà di giornalismo era ottima, ma è difficile girare per i corridoi con un macigno di tre tonnellate legato alla caviglia.

La mia attrazione verso il corpo maschile, avevo capito, mi avrebbe disintegrato, quindi andavo in giro per le strade la notte in cerca di qualche curva femminile che fosse apprezzata dai miei occhi, e facevo di quel corpo il mio gioco ad ore, sognando, invece di due seni, un petto piatto, e invece di una pelle liscia, una callosa, sotto le mie mani vogliose di essere normali, di non desiderare l’indesiderabile.

**

In mezzo all’oceano, 1940

Alla fine, militare o non, mi ci avevano mandato verso i nazisti. Cosa avrei dovuto fare a Roma?

Non lo avrei mai saputo, non ci sarei mai arrivato.

 Ma su quella nave piena di sogni spezzati e occhi spenti, c’era un ragazzo, un poveraccio, probabilmente addetto alle pulizie, che aveva le mani sporche ma il viso pulito, gli occhi vispi, ma la bocca chiusa.

Mi guardava, ed io lo guardavo, ma non succedeva niente.

(Lo giuro! Amo le mie mani su quei glutei, amo il mio sguardo sui quei seni, amo la sensazione di essere normale!)

Ma i segreti vengono a galla, giusto per trascinarti giù.

**

In mezzo all’oceano, pochi giorni dopo, 1940

Amarlo era sbagliato, ma non mi sentivo sbagliato nella mia camera lussuosa, mentre il suo petto piatto si strusciava contro il mio e le sue labbra sottili tracciavano strade sconnesse sul mio collo.

Non mi sentivo sbagliato quando ci guardavamo negli occhi mentre facevamo l’amore e mi perdevo in quel mare di speranze.

Roma ci aspettava, saremmo scomparsi.

Purtroppo, nella vita reale, le speranze vengono infrante.

**

Germania, 1941

Il nazismo lo definivo come una malattia nei miei articoli, se cerchi di evitarla questa arriverà lo stesso, e ti prenderà.

Come sarebbe stato meglio morire, come animali rinchiusi, soffocati da camere a gas, oppure amandoci un’ultima volta, e farci trovare in una stanza, con i corpi inermi ma un’aria di sfida intorno a noi?

Il nazismo ci cercava, il pezzo di stoffa rosa ne era la prova.

Non eravamo stati abbastanza attenti.

Accusati di amare, di tenerci per mano al sole, di baciarci tra i vicoli bui di un paesino sulle montagne tedesche.

Non era quello che facevano tutti?
Si, ma noi eravamo diversi.

*

E siamo morti amandoci un’ultima volta, in quella stanza, mentre sapevamo che stavano arrivando. Accanto ai nostri corpi nudi c’erano due pistole.

Ci guardavamo negli occhi ed eravamo felici.

Ci guardavamo negli occhi sapendo che noi eravamo già morti.

 
“Kurt –sussurrai sulla sua pelle- sei la cosa migliore che potessi avere”
“Blaine, ti amo come i girasoli amano la luce del Sole, ci incontreremo ancora”

Suonava come una promessa.

*

Luogo indefinito, data indefinita.
 
Siamo morti insieme, e non ho mai studiato, sentito o visto una morte più bella di questa.

Siamo morti seguendo il Sole, sapendo che noi siamo oltre la vita, oltre la morte.

Siamo morti.

Va bene.

Stiamo bene.
 


 
n.d.A.
Davvero, mi dispiace, ho pianto tutte le mie lacrime guardando "L'uomo dal cuore di pietra"
-A
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: JohnHWatsonxx