wolf&sheep
« Oh,
non riesco a crederci. Non riesco proprio a crederci. »
Guido torna a sedere sul letto
con la grazia che lo contraddistingue – pari a zero, quindi, ma estremamente
divertente da osservare. Il semplice guardarlo in movimento riesce a mettere
Giorno di buon umore; non può evitare di sorridere nel seguirlo con lo sguardo,
goffo, come fosse cresciuto troppo in fretta in un corpo troppo ingombrante per
lui.
« Perché
ti sembra tanto strano? », domanda. Guido si sta sistemando a gambe incrociate
di fronte a lui, tra le lenzuola ed i cuscini e – gettati da qualche parte,
silenziosa testimonianza della notte passata – le confezioni dei preservativi
aperti in tutta fretta. Non lo guarda in faccia, intento com’è a cercare
qualcosa tra le pieghe delle coperte.
« Non
lo so, è che ero convinto che ce l’avessi già. », risponde. «
Lo stai tenendo su il ghiaccio? »
Giorno annuisce. Il cubetto di
ghiaccio che Guido gli ha portato dal freezer si è sciolto appena, e le gocce
d’acque scivolate sulla sua spalla sono gelide, lo fanno rabbrividire. Pensa,
in un attimo di debolezza, di chiedere a Guido di leccare il freddo via dalla
sua pelle; la consapevolezza che lo farebbe senza neppure battere ciglio
rilascia una scarica di adrenalina nel suo corpo, nella sua mente. Sussulta e
trema, eccitato.
Per la prima volta da quando è
tornato dallo sgabuzzino Guido lo guarda negli occhi. Ha i capelli arruffati,
una pallida ombra di barba sulle guance, e non sorride; lo fissa in
contemplazione, com’è solito fare. Giorno pensa che quegli sguardi dovrebbero
farlo sentire a disagio, nonostante la natura del loro rapporto – ma gli occhi
di Guido sono scuri e profondi e lui è solo un ragazzo, a dispetto di quanto
gli piace pensare: vi si perde, annegando nell’emozione del suo primo amore.
Abbassa lo sguardo e osserva il suo petto nudo, la pelle abbronzata marchiata
dai segni di graffi e morsi – le sue unghie, i suoi denti. Le vuole sfiorare
per accertarsi che esistano veramente, ma prima che possa pensare di muoversi
Guido mormora “Trovato”; una
constatazione tranquilla, non un annuncio, ma riesce comunque a far sussultare
Giorno.
Anche Guido esercita il proprio ascendente
di lui. Non è consapevole del potere che possiede, ma ciò non significa che non
riesca a sfruttarlo.
L’accendino tra le sue dita si
ricongiunge in fretta con l’ago che ha recuperato da una scatola di cucito
nascosta da qualche parte, entusiasta come un bambino. «
Togli il ghiaccio. », gli chiede, mentre scalda il metallo; Giorno
obbedisce. Scosta il cubetto dal lobo, ora gelido e completamente
anestetizzato. Guido si avvicina, fino a sovrastarlo – una mano che sorregge un
tovagliolo dietro al suo orecchio e l’altra che dirige l’ago bollente verso la
carne. « Vado? »
Giorno è tentato di ridere. Si
sente isterico, e innamorato. « Che idea stupida. »,
borbotta; Guido lo trafigge prima che possa pronunciare l’ultima sillaba. La
sensazione è esattamente quella che Giorno si aspettava: improvvisa, calda,
un’ondata di sangue che invade il suo corpo e lo scuote dal torpore del
risveglio mattutino. Quando riapre gli occhi si rende conto di essersi
aggrappato, con una mano, al polso di Guido – che persegue sereno nel compito
che ha scelto per sé, attento a non fargli più male del necessario: ruota l’ago
bollente nel buco dell’orecchio e tampona con delicatezza il sangue formatosi
attorno alla ferita fresca.
« Che
ci vuoi mettere? »
« Uno
dei tuoi vecchi. »
Guido sorride. È quel sorriso
che indossa quando vuole scusarsi di qualcosa, anziché prendersene gioco. « Sono orribili. Meriteresti i diamanti, alle orecchie. »
Giorno non riesce a rispondere.
Gli è già capitato altre volte che Guido lo sorprendesse con quelle uscite
romantiche, smielate, eppure straordinariamente d’effetto. Solleva una mano
verso il suo volto e lo costringe a guardarlo mentre affronta il dolore
pungente e sordo all’orecchio bucato, mentre respira la propria risposta contro
le sue labbra. « E allora rubami dei diamanti. »,
sussurra; e Guido cede, trema – di nuovo rapito, di nuovo suo, in grado di far
sentire Giorno la persona più potente ed importante nell’intero universo
conosciuto con un semplice sguardo.