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Autore: LazyAryanne    17/05/2019    2 recensioni
Lannister, pensò, chiedendosi come fosse arrivato il rampollo di una delle famiglie più ricche di Westeros a essere il suo dirimpettaio[...] Avvezzo ai commenti non richiesti, arrogante e con la mania di fissare la gente, una lista già abbastanza lunga per qualcuno che conosceva da nemmeno sei ore.
[Jaime/Brienne; Alternative Universe - Modern Setting; Modern Westeros]
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Cersei Lannister, Jaime Lannister, Margaery Tyrell, Tyrion Lannister
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Figli dell’epoca nuova

 

1.

 

Brienne non era mai stata una persona pigra, le sue mattine di solito iniziavano presto con una corsa intorno all’isolato, ogni giorno della settimana e anche durante i weekend. Quella domenica però aveva ignorato la sveglia e si era concessa molte ore in più sotto le calde coperte in cui ora si stava lentamente arrotolando, continuando a muovercisi dentro. Si svegliò ben dopo mezzogiorno, decidendo che ormai l’ora di pranzo era saltata e avrebbe aspettato di mangiare qualcosa durante il pomeriggio.

La sera prima aveva lavorato fino a tardi, in costante contatto telefonico con Catelyn Stark, che, da quando il marito era morto appena un anno prima, aveva preso in mano la direzione dell’azienda familiare donando anima e corpo al lavoro. In qualità di sua assistente, Brienne non poteva fare altro che rispettare i folli orari della donna e ammirarla per la tenacia che dimostrava ogni giorno. L’ammirazione però non le avrebbe restituito le ore di sonno perdute e borbottò mentre faticava ad alzarsi, strisciando i piedi fino alla piccola cucina attigua alla camera da letto, desiderando solo un caffè così forte e amaro da svegliarla da quel torpore che altrimenti l’avrebbe accompagnata per tutto il resto della giornata. Aveva ancora la tazza in mano quando udì un tonfo e delle voci.

Aggrottò le sopracciglia, confusa dal rumore. L’appartamento dall’altro lato del pianerottolo era vuoto da settimane e gli inquilini dei piani di sotto non erano mai così rumorosi. Non ebbe il tempo di decidere se andare a controllare o meno perché il campanello suonò e lei andò ad aprire, indossando ancora la tuta che usava per dormire e tenendo in mano la sua tazza di caffè.

«Buongiorno, ci dispiace molto disturbarti.»

Brienne abbassò la testa, fino a inquadrare l’uomo davanti a lei che la stava salutando con un sorriso cordiale.

«Mio fratello si sta trasferendo nell’appartamento qui davanti ma ha dimenticato il cellulare a casa mia e non possiamo contattare il proprietario, deve ancora darci le chiavi e noi abbiamo già iniziato a spostare tutti gli scatoloni.» Fece un gesto all’indietro con la mano, mostrando il pianerottolo occupato da varie scatole. «Non è che per caso potresti avvertirlo tu? O darci il suo numero?»

«Oh… sì, certo che posso chiamare il proprietario» si offrì Brienne.

L’uomo le sorrise e allungò il braccio verso di lei.

«Non mi sono nemmeno presentato, mi chiamo Tyrion.»

Brienne si dovette abbassare leggermente per riuscire a stringergli la mano, sentì le guance iniziare a scaldarsi mentre Tyrion ridacchiava.

«Sei un po’ troppo alta per me, è una fortuna che non sia io a dovermi trasferire qui o avrei iniziato ad avere dei seri complessi di inferiorità.»

Questo non fece altro che imbarazzare di più Brienne ma lo invitò comunque ad entrare e accomodarsi sul divano, mentre andava a prendere il cellulare per chiamare il locatore. Passò vicino al basso tavolino del salotto, afferrando un pacchetto di patatine mangiato per metà e un bicchiere d’acqua; i tristi ricordi della sua cena. Mentre era in camera a cercare il telefono sentì che Tyrion aveva iniziato a parlare con qualcuno e immaginò che fosse arrivato anche il suo futuro vicino.

Varys non l’aveva avvertita di questo cambiamento ma forse non era nemmeno tenuto a farlo, le sembrava di ricordare però che quando era stata lei a trasferirsi tutto il condominio sapesse già del suo arrivo. Spiegò in fretta la situazione all’uomo e tornò verso il salotto, la tazza e il cellulare abbandonati sul comodino della camera.

«Varys ha detto che sarà qui tra non più di mezz’ora, nel frattempo posso offrirvi qualcos-» si bloccò mentre tornava verso Tyrion, seduto ancora comodamente sul divano, le gambe a penzoloni e lo sguardo che studiava curioso la stanza intorno a lui.

Accanto al divano ora c’era un uomo, più vecchio di lei di almeno una decina d’anni ma ancora il più bel ragazzo che avesse mai visto, se si escludevano i modelli che posavano sulle riviste che comprava Margaery.

«Brienne, questo è Jaime, mio fratello. Jaime, non avresti potuto trovare vicina di casa più disponibile.»

Tyrion sogghignò, divertito da qualche suo pensiero. Jaime si voltò verso di lei, studiandola, e a Brienne venne istintivo cercare di chinarsi un po’, in un fallimentare tentativo di ridurre la sua altezza come quando a dodici anni cercava di non far notare l’enorme disparità tra lei e tutti i suoi compagni di classe.

D’un tratto fu dolorosamente consapevole dei suoi capelli disordinati che le sfioravano a malapena le spalle, del numero esagerato di lentiggini che le macchiavano il viso, dello sguardo stanco che doveva avere dopo la notte passata e di tutti gli altri difetti che nel corso degli anni si erano aggiunti alla sua lista già ben fornita. Jaime invece sembrava perfetto, i capelli dorati spettinati con grazia, come per un effetto sbarazzino ricercato, gli occhi svegli, il sorriso furbo e la leggera barba che gli copriva la mascella. Teneva in mano uno scatolone che sembrava essere piuttosto pesante e Brienne poteva vedere i muscoli tesi delle sue braccia.

Deglutì e si diede della stupida; non era il primo ragazzo carino che vedeva e non aveva più quattordici anni, non poteva restare imbambolata di fronte a un bel faccino. Jaime sembrò consapevole del suo effetto e il suo sorriso si allargò mentre la squadrava.

«Non avrei nemmeno potuto trovarne una più alta, credo» rispose al fratello e Brienne arrossì di nuovo. «O con più lentiggini» continuò.

Tyrion alzò gli occhi al cielo. «Beh, come ti stavo dicendo, Brienne è stata molto gentile e ha chiamato Varys per noi.»

«Dovrò tornare a casa tua a prendere il mio cellulare» gli ricordò Jaime, ignorandola e spostando di nuovo l’attenzione sul fratello.

Brienne si rilassò un po’ e cercò qualcosa da dire, non volendo risultare poco ospitale.

«Volete del caffè?» chiese, ricordando la caraffa pronta che aveva in cucina, il suo frigo e la dispensa al momento non potevano contare su molto altro.

Tyrion guardò il suo orologio da polso prima di rifiutare la sua offerta, sostenendo di essere già in ritardo per un appuntamento. «Ed è colpa tua ovviamente, mi hai fatto perdere un sacco di tempo,» disse al fratello, «cerca di non essere troppo fastidioso con la gentilissima Brienne, noi ci vediamo stasera, te lo porto io il cellulare.»

Si girò poi verso di lei, sorridendole. «È stato un piacere conoscerti, spero ci rivedremo presto. Ti chiedo solo di dargli qualche settimana prima di decidere di trasferirti in un altro palazzo.»

Brienne rise, prendendo le parole dell’uomo come uno scherzo e lo salutò prima di guardarlo uscire dalla casa, chiudendosi la porta alle spalle. Jaime posò a terra lo scatolone che stava ancora reggendo tra le mani, poi tornò a osservare lei.

«Credo che accetterò il caffè.»

Brienne annuì e si girò per entrare in cucina, lo sentii spostarsi e capì che la stava seguendo.

«È una casa piuttosto piccola» commentò, guardando la nuova stanza e allungando il collo nel corridoio che portava alla camera da letto e al bagno.

Brienne si accigliò.

«Credo che come spazi sia identica alla tua… non hai visto la casa prima di affittarla?»

Jaime scosse le spalle. «In realtà no, ho trovato l’annuncio e ho chiamato per fare un’offerta. Mi serviva una casa e la posizione sembrava buona.»

Brienne gli passò la tazza e lui la afferrò, senza ringraziare.

«Zucchero?» chiese comunque lei, cercando di essere cortese.

«No.»

Tornò a camminare per la casa, aprendo la porta della sua camera. Brienne gli corse incontro, spingendolo di lato e richiudendo la porta, usando il suo corpo come barriera tra lui e la sua stanza.

«Che stai facendo?»

Jaime le sorrise. «Qualcosa da nascondere, donzella?»

Brienne arrossì e sentì l’irritazione iniziare a solleticarle la pelle. Quel ragazzo sembrava tanto bello quanto sfacciato. «Mi chiamo Brienne nel caso te lo fossi già scordato, e non ho niente da nascondere, solo non è educato curiosare in casa delle altre persone.»

«Non mi sono dimenticato come ti chiami, donzella,» ghignò, «sicura che non ci sia qualcuno lì dentro? Sembri distrutta, deve essere stata una notte impegnativa.»

La ragazza arrossì ancora di più e Jaime sorrise, un luccichio negli occhi.

«Qualche ragazzo che hai portato a casa dal bar?»

Si allontanò un po’ per riuscire a guardarla meglio, facendo correre lo sguardo dai suoi piedi, e Brienne si vergognò profondamente dei suoi calzini con le paperelle, su fino al viso, il corpo di lei che sembrava ritirarsi dentro la tuta grigia che indossava sotto lo sguardo intenso di Jaime.

«O forse una ragazza?» azzardò.

Brienne strinse gli occhi, non sarebbe stata toccata dalla domanda se non avesse saputo con sicurezza che proveniva da una serie di stereotipi sul suo aspetto e il suo modo di vestire. Una ragazza così alta, con le spalle larghe e la sua struttura fisica che non sembrava comprendere seno o curve morbide; troppi uomini l’avevano già guardata con curiosità, dando per scontato che giocasse per l’altra squadra e non essendone minimamente dispiaciuti.

Spinse Jaime, facendolo indietreggiare un po’ e si tirò più dritta, notando di essere più alta di lui, anche se forse solo di un centimetro. La scoperta la fece comunque sentire soddisfatta.

«Non mi piacciono le ragazze, e nemmeno i cavalli se è questa la prossima battuta che stai per fare. Sei arrivato in ritardo, le ho già sentite tutte» gli comunicò, invitandolo a gesti a tornare verso il salotto. Lui sorrise divertito prima di alzare le mani e obbedirle, mentre alla porta qualcuno iniziò a bussare.

Brienne lo superò per andare ad aprire e trovò Varys ad aspettarli, il suo solito sorriso serafico sulle labbra. «Vedo che state già iniziando a fare amicizia tra vicini» disse.

Brienne lanciò un’occhiata a Jaime, convinta che nessuno dei due avesse fatto una grande impressione sull’altro. Varys tirò fuori le chiavi di casa e le passò a Jaime, che afferrò la scatola lasciata in precedenza accanto al divano e uscì dal suo appartamento.

«Beh, grazie dell’ospitalità, donzella. Immagino ci rivedremo presto.»

«È Brienne» ringhiò lei.

Stava per chiudere la porta quando Varys passò a Jaime dei bigliettini plastificati, probabilmente le nuove tessere da sostituire sui campanelli e sulla cassetta della posta.

«Jaime Lannister, corretto?» chiese infatti, e Jaime annuì, aprendo la porta e lanciando senza troppe cerimonie lo scatolone all’interno della sua nuova casa prima di prendere i foglietti.

Si girò un’ultima volta nella sua direzione, sorridendo nel trovarla ancora a guardarlo. Brienne arrossì lievemente e chiuse la porta facendola sbattere.

 Lannister, pensò, chiedendosi come fosse arrivato il rampollo di una delle famiglie più ricche di Westeros ad essere il suo dirimpettaio.

 

 

Brienne si fece una doccia veloce e passò il pomeriggio chiusa in casa, cercando di mettere ordine a settimane di lavoro che l’avevano tenuta lontana dalle faccende domestiche. Ogni tanto si fermava per cercare di captare qualche suono proveniente dall’appartamento di fronte, ma sembrava che Jaime si fosse messo tranquillo dopo aver trascinato rumorosamente tutti i suoi scatoloni nell’appartamento.

Finì di lavare il pavimento e si raggomitolò sul divano aspettando che si asciugasse, aprì un gioco sul cellulare ma cambiò subito idea, decidendo invece di chiamare Margaery. La ragazza le rispose al secondo squillo.

«Sono offesa con te.»

Brienne alzò gli occhi al cielo ma sorrise.

«Dai Marge, avevo del lavoro importante da fare.»

Abbassò gli occhi e si ritrovò a fissare i calzini con le paperelle che indossava quella mattina, ora abbandonati su un bracciolo del divano. Arrossì ancora e pensò che Jaime doveva averla trovata ridicola, non che lui le avesse fatto una buona impressione comunque.

Sentì Margaery sospirare all’altro capo del telefono.

«Di sabato sera, Brie? Non sai quanto ci siamo divertiti, siamo tornati in quel bar che ti piace tanto, quello con tutte le spade appese alle pareti, e le candele. Anche Loras impazzisce per quel posto.»

«La prossima settimana vengo con voi, promesso.» Si torturò le mani qualche secondo prima di chiederle: «Senti, tu per caso sai qualcosa dei Lannister?»

Anche senza poterla vedere, Brienne riuscì a giurare che Margaery si fosse illuminata, preparandosi a qualche pettegolezzo.

«Non più di quanto ne sappia tutta la città, credo. Che succede? Concorrenza a Catelyn Stark?»

«No, no assolutamente… Jaime Lannister è venuto ad abitare nell’appartamento di fronte al mio.»

Sentì un verso soffocato di sorpresa. «Jaime Lannister è il tuo vicino di casa? Il figlio del magnate Tywin Lanniser? Quello bello come il sole?»

Brienne rise. «Non esagerare adesso.»

«Oh per favore, abbiamo entrambe gli occhi, quel ragazzo è meraviglioso… o sono solo i programmi di fotoritocco?» chiese preoccupata.

«No,» dovette ammettere Brienne, «no, non è il fotoritocco, sembra proprio uscito da una copertina.»

«Beh, ci hai parlato? È simpatico? Pensi di provarci?»

A Brienne andò di traverso un po’ di saliva. «Ma che stai dicendo? Perché dovrei provarci con Jaime Lannister?»

«Perché mi hai appena confermato che è meraviglioso anche in tre dimensioni.» Brienne scosse la testa alla risposta.

«Se non lo ricordassi, io non sono esattamente una modella… e comunque è stato abbastanza antipatico.»

«Oh no, non dirmi che è uno di quei trentenni con l’animo dell’arrogante bambino viziato.» Brienne rise, pensando che la descrizione fosse perfetta.

«Sembri esperta» la prese in giro.

Margaery ridacchiò. «Nonna non fa altro che presentarmi gente del genere, ormai ci sono abituata, se hai bisogno di consigli, chiedi pure.»

«Credo che tutto ciò di cui avrò bisogno sarà evitarlo, ma non penso di aver fatto colpo quindi non sarà difficile.»

Qualcuno bussò alla porta e Brienne ebbe il terribile presentimento di aver appena detto le sue ultime parole famose. Continuò a parlare con Margaery e nel frattempo si alzò, spingendo i calzini arrotolati dietro un cuscino e andando di nuovo ad aprire.

Jaime le sorrise e Brienne dovette trattenere uno sbuffo, il silenzio inoltre attirò l’attenzione dell’amica.

«Brie? Ci sei ancora?»

«Margaery devo chiudere, ho un contrattempo.»

Jaime si stupì dell’appellativo.

«Un contrattempo? Che succede?»

«Ospiti» tagliò corto Brienne, sperando che l’altra si facesse andare bene la spiegazione.

«Oddio», rise Margaery, «è lui vero? È Lannister, per i sette Dei; senti non importa se è antipatico, io ti suggerisco di fartelo e poi al massimo…»

«Ci sentiamo dopo Marge!» Brienne chiuse la chiamata senza lasciarla replicare, sistemando il cellulare nella tasca dei jeans. «Ciao» disse poi rivolta a Jaime.

«Ciao», la squadrò di nuovo da capo a piedi, a questo punto immaginava fosse un vizio e lo aggiunse alla lista di cose che non gli andavano a genio di lui. Avvezzo ai commenti non richiesti, arrogante e con la mania di fissare la gente, una lista già abbastanza lunga per qualcuno che conosceva da nemmeno sei ore.

Lui continuava a non parlare, guardando prima lei e poi il suo soggiorno, come se si aspettasse di essere invitato a entrare. «Hai bisogno di qualcosa?»

«Sì,» poi la fissò di nuovo, «sono un contrattempo, quindi?»

Brienne alzò gli occhi al cielo e si spostò di qualche passo, lasciandolo avanzare.

«Dovevo dire qualcosa alla mia amica, è piuttosto loquace e se gli avessi detto che era il mio nuovo vicino come minimo avrebbe insistito per presentarsi dal telefono.»

Jaime annuì, poco convinto, aggirandosi per il salotto con le mani in tasca, fermandosi ogni tanto davanti a un soprammobile o una foto che attirava la sua attenzione. «Margaery» disse poi, voltandosi a guardarla.

Brienne annuì, confusa. «Sì, Margaery Tyrell.»

Jaime fischiò.  «Sei amica dei Tyrell, non ti facevo tipo da amicizie altolocate, donzella.»

Brienne aggrottò le sopracciglia, non capendo se la stesse insultando.

«Mi chiamo Brienne» corresse comunque, già stanca dell’appellativo.

«Sì, sì, me l’hai già detto,» tornò a camminare in tondo per la stanza, «Allora, Brienne, non è che per caso hai del cibo?»

Brienne spalancò gli occhi. «Come scusa?»

Jaime le sorrise e le si avvicinò. «Cibo,» ripeté, guardandola come se fosse stupida, «sai, quelle cose che compri e poi mangi… tu mangi qualche volta, sì? O sei un qualche tipo di creatura soprannaturale che si nutre solo di sangue delle vergini in notti di luna piena?»

Brienne arrossì e lui rise, sembrando deliziato dalla sua capacità di imbarazzarla.

«Non esiste nessuna creatura che si comporti come hai detto», replicò poi, cercando di uscire da quella assurda discussione.

Jaime scrollò le spalle. «Vorrà dire che la inventeremo noi, allora, cibo?»

«Perché vuoi il mio cibo, credo tu abbia abbastanza soldi per mangiare» gli rispose in tono nervoso, sgusciando comunque verso la cucina.

«Ooh, qualcuno ha origliato il mio nome prima, conosci la mia famiglia vero?» ghignò seguendola e accomodandosi al tavolo in cucina.

Fu il turno di Brienne di alzare le spalle. «Non ho origliato niente, ero lì e ho sentito. È difficile non aver mai sentito parlare della tua famiglia.»

Jaime fece una smorfia. «Eri lì e hai sentito, che poi è ciò che succede quando si origlia; tranquilla donzella, non è che fosse un segreto. Ho abbastanza soldi da comprarmi da mangiare, sì, ma al momento la mia cucina è vuota, non va nemmeno il gas; ho scordato il telefono da mio fratello come ben sai quindi niente asporto, e sto traslocando, sono sfinito, non costringermi ad uscire per procacciarmi del cibo.»

Gli lanciò un’occhiata quasi implorante e Brienne osservò quando limpidi sembrassero i suoi occhi verdi, non si sarebbe stupita di scoprire che girava con una boccetta di collirio nella tasca dei pantaloni. Sbuffò, sapendo che non sarebbe riuscita a mandarlo di nuovo nel suo appartamento senza prima avergli rifilato qualcosa da mangiare, la convinzione venne poi rafforzata dal rumore del suo stomaco che brontolava. Si sentì però in dovere di avvertirlo che le sue abilità culinarie erano davvero pessime.

«E questo perché le vergini non vanno cotte prima di essere mangiate, crude, anzi vive, hanno più sapore.» Brienne non riuscì a trattenere un sorriso e iniziò a scaldare una padella in cui cuocere due hamburger.

Osservò Jaime e pensò a cosa avrebbe detto Margaery sapendo che, nemmeno mezz’ora dopo la loro telefonata, il suo bellissimo vicino di casa stava per cenare da lei. Non voleva pensare a tutte le prese in giro che avrebbe subito, ma era sicura che la sua amica non si sarebbe tirata indietro da qualche commento malizioso sull’aspetto di Jaime, magari su quanto fosse perfetto il suo profilo o quanto sembrasse attraente il suo pomo d’Adamo che si muoveva mentre parlava. Lei aveva i capelli ancora umidi e spettinati, occhiaie per cui sembrava non dormire da un mese e indossava un vecchio maglione sformato di suo padre e un paio di jeans slavati, abbassò lo sguardo e sorrise pensando ai calzini con le paperelle abbandonati dietro al cuscino del suo divano.

«Sei molto più carina quando sorridi» la informò Jaime, sorprendendola e facendola avvampare, «ti si illuminano gli occhi; hai dei bellissimi occhi donzella.»

Brienne rimase in silenzio per qualche secondo, per niente abituata ai complimenti, soprattutto a quelli che sembravano sinceri, poi si voltò verso il piano cottura con la testa bassa e mormorando un flebile “grazie”.

Gli hamburger sembravano già un po’ bruciacchiati ma Brienne avrebbe potuto giurare che la temperatura della piastra non raggiungesse il calore che lei sentiva in quel momento strisciarle sulle guance ed espandersi in tutto il corpo.

 

Note: Questa doveva essere una oneshot, o al massimo una storia di due capitoli, ma quando inizi a scrivere di Jaime e Brienne e difficile smettere e credo ne verrà fuori una minilong da quattro o cinque capitoli. Non ho mai pubblicato prima in questo fandom, pur facendone parte da svariati anni, perché ho sempre avuto paura di rendere i personaggi esageratamente OOC; questa paura non è affatto passata ma ero troppo nervosa dopo la 8x05 e non sopportavo la terribile resa di Jaime a cui, personalmente, credo abbiano distrutto l'arco narrativo, così ho deciso di buttarmi. Vi auguro una buona lettura e spero che la storia possa interessarvi

 

 

 

  
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