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Autore: kissenlove    18/05/2019    2 recensioni
– Devi lasciarla andare, Ikuto. Dalle la tua benedizione e permetti al suo corpo di abbandonare questo mondo. O non potrai andare avanti ed essere felice. –
– Vorrei ma non posso. - rispose il ragazzo, accovacciato sul pavimento.
La donna continuò: – Ricorda Ikuto, dopo un'estenuante fine, c'è sempre un grande inizio. –
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Breathe Again 💔 




 
Ospedale St. Luke (Tokyo)




 
Sono ormai due settimane che vago tra i corridoi di questo posto. Due settimane da quando lei non ha più aperto gli occhi, non ride e non scherza. Due settimane che giace in quel letto attaccata a dei macchinari che – secondo i medici – mantengono stabili le sue condizioni, impedendole di non soffrire. Due settimane che l'orologio si è totalmente fermato. Sarebbero dovuti essere i giorni più felici della nostra vita, avremmo dovuto spendere il nostro tempo da fidanzati ad occuparci del ricevimento. Proprio la sera degli innamorati le avevo chiesto di sposarmi e mi ero impegnato a fare un discorso sull'amore che mai avrei pensato di dedicare a una donna. Avrei dovuto farlo qualche giorno prima, ma il troppo lavoro me l'aveva impedito.
E adesso che mi ero deciso a sceglierla come compagna di vita, un tragico e crudele incidente me l'avrebbe portata via da un momento all'altro.
Stava per raggiungermi in azienda per farmi una sorpresa quando una macchina le tagliò la strada. Un bastardo, che non aveva rispettato le regole, le si schiantò contro, e in un attimo ha distrutto le nostre vite.
 morte celebrale... - queste furono le parole del medico, dopo le ultime analisi. Le parole che misero fine ai miei sogni. I nostri sogni. Un peso sul petto mi impediva di respirare, di reagire agli stimoli. Sapevo esattamente cosa significassero quelle parole: il suo cervello aveva smesso di funzionare ma, essendo ancora giovani, il suo cuore aveva ancora la forza di battere ed è forse l'unica cosa che le permette di non lasciarsi andare. E' attaccata ad una macchina per questo il suo corpo è ancora caldo, ma non potrà più risvegliarsi. 
Per l'ennesima volta e da ormai una settimana, ho discusso con sua zia. Lei mi accusa di non accettare il fatto che lei sia morta. Lei crede che staccare la macchina può essere la soluzione, ma io non voglio e non posso. Ha provato a convincermi in mille modi che continuare sarebbe inutile e che è arrivato il momento di dirle addio. Ma io non posso...

Come può anche solo pensare che possa porre fine alla vita della donna che ho amato di più al mondo?
Prima che lei arrivasse nella mia vita, ero un gatto che portava sfortuna a chi gli stava intorno. Con lei ho sperimentato l'amore, quello che lega due persone inscindibilmente dai propri destini. Il mio destino era distruggere il domani dei bambini, renderli tristi e insicuri come me quando mio padre abbandonò me e mia sorella, causando un arresto cardiaco a mia madre. Io ero uno degli assoldati della Easter, ed è stata lei a liberarmi da quelle catene. Quella donna che giace in quel letto che avrei sposato e reso felice e a cui mi stavano chiedendo di rinunciare. Come osano pensare che io possa farlo davvero?
Io non posso dirle addio. Non posso accettare il pensiero di non poterla più vedere, abbracciare, baciare. Non posso scrivere la parola fine e chiudere così la storia. Le avevo promesso che le avrei stretto la mano per proseguire insieme il cammino, avremmo avuto figli e li avremmo visti crescere e a loro volta avere dei figli, e saremmo stati accanto l'uno all'altra finché morte non ci avesse separato. E ora?

No, non è così. Non è questa la fine che avevamo progettato. Non posso toglierle la vita. Non posso rinunciare e arrendermi. Finché potrò continuare a starle accanto, seduto al suo capezzale, potendo guardarla "dormire", sentire il suo odore, toccarla e sapere che lei è qui io non potrò mai dirle addio. E' troppo crudele. Lei è l'unica cosa che mi è rimasto, dopo Utau, l'unica persona che in tutti questi anni sia riuscita a capire i miei desideri, e nessuno può permettersi di farmi una vile proposta come questa. 

Ogni giorno vago in questi corridoi come un'anima persa, aggrappandomi a quel barlume di speranza che si affievolisce quando il medico guarda il suo referto e ripete la sua diagnosi. Io non smetto di parlarle e raccontarle di cose futili, banali, e so che lei può sentirmi o almeno è ciò che mostrano nei film durante queste situazioni. Alla fine la protagonista si risveglia, sempre.

– Non in caso di morte celebrale... – ripete il dottore, ogni volta che viene nella sua stanza a controllare la situazione nella speranza che mi convinca a far firmare quel maledetto documento per procedere; sua zia è l'unica persona che può acconsentire allo spegnimento, ma non osa farlo per paura della mia reazione. Tutti, medico compreso, sanno che non darei mai l'approvazione. 


- Ciao, Ikuto - 

- Ascolta, Hisa1, se sei venuta per convincermi ti dico che, ancora una volta, è solo fiato sprecato.

La guardai dritto negli occhi e, per qualche secondo, dopo giorni di tristezza le vidi fare un debole sorriso. Prese posto accanto a me. – Beh, avrei voluto... ma no. Volevo solo chiederti di andare a casa per riposare un po' e mangiare qualcosa. E' da giorni che non fai un pasto decente. Rimango io qui stanotte, anche se comunque i medici hanno detto che non è necessario.

Alzai un sopracciglio perplesso per la sua proposta. Nella mia testa balenò il pensiero che mi volesse mandare via per agire indisturbata e firmare i documenti, ma mi diedi subito mentalmente dello stupido. Hana non avrebbe mai agito alle mie spalle, era una persona troppo onesta per abbassarsi a tanto, anche sapeva di poterlo fare anche senza il mio consenso, visto che non potrei oppormi legalmente alle sue decisioni.  Alla fine decisi di accettare, non che m'importi del mio aspetto fisico, ma una doccia non mi avrebbe fatto male. 

- D'accordo, ma sarò di ritorno domattina. Per qualsiasi cambiamento, voglio essere avvisato in maniera tempestiva.- dichiarai alzandomi e dandole le spalle.
- Certo, va bene. - acconsentì. - Ma Ikuto, ricorda che hai un'azienda da gestire. Non puoi... - la interruppi, non lasciandole il tempo di concludere la frase. 

- Lei viene prima di tutto nella mia vita, e non osare dirmi che non c'è più niente da fare Hana. L'azienda è gestita al meglio, i miei collaboratori non batteranno la fiacca tanto facilmente.

La donna non poté far altro che chinare la testa, di fronte alla mia ostinazione. Ormai i nostri dialoghi sfociavano sempre di più in litigi. Prima dell'incidente il nostro rapporto era solido e fatto di reciproco rispetto. Lei, d'altronde, era l'unico familiare della mia ragazza, e da allora Hana era stata il suo unico punto di riferimento, fino ad oggi.

Dopo aver lasciato l'ospedale, il mio fidato autista – gentile omaggio del mio patrigno, precedente presidente della Easter – mi accompagnò a casa, anche se non mettevo piede lì da due giorni. Per non allontanarmi dall'ospedale, avevo deciso di affittare la stanza di un hotel, ma andavo lì solo per farmi una doccia e vestirmi. Non riuscivo a chiudere occhio, sapendo le condizioni critiche della mia ragazza. Appena entrato, la governante mi accolse con un sorriso chiedendomi se ci fossero novità, ma la mia espressione afflitta fu un ottimo biglietto da visita e capì in un istante, tacendo. Mi recai al piano superiore per fare una doccia, poi scesi al piano di sotto per mangiare un boccone, anche se il mio stomaco si rifiutava. Persino il taiyaki2 al cioccolato mi disgustava, ma dovevo pur sforzarmi altrimenti avrei corso il rischio di indebolirmi più di quanto lo fossi già. 

Presi il cellulare e osservai la schermata. C'era la nostra foto, l'ultima che abbiamo scattato. Bloccai l'aggeggio e lo appoggiai sul tavolo, sentendo un dolore al petto, come se il mio cuore fosse stato infilzato dalle spille. Il cellulare squillò un paio di volte, erano arrivate delle notifiche, ma non avevo alcun bisogno di guardarle. Non m'importava del lavoro avrei voluto chiudere gli occhi e cancellare quest'incubo orribile. Avrei voluto aprirli e trovarmela di fronte, in piedi e viva, ma sapevo che non sarebbe mai accaduto.




 
Lei non era più accanto a me.










 
Note dell'autrice.

Vi ricordate di me? Uhm, spero proprio di sì perché - come se non bastassero le altre - aggiungo un'altra storia particolarmente drammatica. E so che mi odierete dal più profondo della vostra anima. Questa storia come sempre sarà sulla coppia Amu/Ikuto, e naturalmente ci saranno altri personaggi a far da sfondo alla vicenda. Il più grande mistero che aleggia in questo prologo è... Amu sarà morta, a causa di un incidente...? Perché a quanto pare una donna è morta "celebralmente" e a meno che non avvenga un miracolo del tipo "Lazzaro, alzati e cammina" purtroppo questa ipotetica fidanzata di Ikuto è venuta, ahimè.., a mancare. Cosa accadrà in questa nuova storia? 

Naturalmente vi lascio le mie note: 

1 Hana è un personaggio che non fa parte dell'universo Shugo Chara, ma è un personaggio inventato dalla sottoscritta. Non aggiungo altro però...
2 Ikuto, come nell'anime, va matto per questo dolce a forma di pesce.

La copertina di sopra, Breathe Again, è realizzata con Canva. Ed è di mia proprietà. Inoltre vi ricordo di lasciare una piccola opinione e di seguirmi sui miei profili ufficiali Efp (kissenlove) e Wattpad (Jo_14) 

- Al prossimo capitolo!





 

 
 


 
   
 
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