Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: yourkittyness    04/06/2019    3 recensioni
Giorno Giovanna è al suo primo anno di università ma qualcosa sembra sempre andare storto. Fortunatamente il destino ha molta più fantasia di lui.
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Giorno Giovanna, Guido Mista, Narancia Ghirga, Trish Una
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction scritta semplicemente come passatempo cui però mi son particolarmente affezionata. Spero la apprezziate come l'ho apprezzata io!
Inoltre, proprio per questo motivo, ci saranno davvero taaanti timeskips. E alcune cose non hanno particolarmente senso ma oh well, è un'AU.
Non mi andava di scriverlo nella descrizione ed efp non mi permette di specificarlo, but! I personaggi principali sono di Vento Aureo, con accenni a quelli delle serie passate e precedenti (principalmente Jolyne, Josuke, la famiglia Joestar e Gyro e Johnny in un solo capitolo). Non penso siano considerabili spoiler, quindi non ho taggato.
I pairing principali sono la Giomis e la Naratrish, con accenni di Bruabba! Have fun!
 

CAPITOLO 1

 

Guido Mista era all’ultimo anno del suo percorso universitario. Lo stava affrontando bene – più o meno, volendo escludere i piccoli pianti isterici alle tre del mattino a qualche giorno dagli esami – ed era deciso a continuare ad affrontarlo allo stesso modo, almeno per quegli ultimi mesi che lo separavano dalla fine – o meglio, dalla specializzazione, perché i tre anni passati nella triennale di Scienze Motorie, a quanto pare, non erano sufficienti.

Proprio mentre pensava a quanto gli ultimi anni della sua vita fossero stati una completa merda, Bruno interruppe il suo flusso di coscienza, lasciandolo con il bicchiere pieno di caffellatte a mezz’aria.

«Che hai detto?» chiese Guido, con sguardo interrogativo.

«Abbacchio ha fatto scappare il nuovo coinquilino» gli rivolse un’occhiata veloce, per poi tornare a guardare il cellulare. Guido bevve un sorso e si lasciò scappare un sospiro.

«Di nuovo?»

«A quanto pare. Almeno questo gli ha pagato l’affitto».

«Che scemo ‘sto qua però, che glielo paghi a fare dopo che ti ha trattato di merda?» poggiò il bicchiere di carta sul tavolo «ma almeno sai perché?»

«Non me l’ha detto» fece spallucce, «penso sia stata una semplice antipatia. Sai com’è, a volte».

Restarono in silenzio per qualche minuto, Guido intento a finire il caffellatte guardando le ultime storie su Instagram di Trish, lasciandosi scappare qualche sospiro. Chissà se cambiando modo di vestire finalmente avrebbe accettato il suo amore?

«Ancora Narancia non è arrivato?» sbottò Guido scocciato, posando malamente il cellulare sul tavolo.

«Dagli tempo, si è fermato a parlare con una persona. Tiè» disse, facendo partire una nota audio su Whatsapp, «parla» e gli avvicinò il cellulare al viso.

«Narancia muovi il culo e sbrigati … Oh, ma sta là» Guido spostò lo sguardo dall’amico alla ragazza bionda dietro di lui «chi è quella figa?» continuò, ignaro della registrazione ancora in corso, «che culo della madonna che c’ha».

Nel momento in cui il cuore di Guido Mista, età 21 anni, si spezzò in frantumi all’evidenza, Bruno inviò l’audio, cercando di mantenere un’espressione composta mentre Narancia e il suo amico si stavano avvicinando al tavolo.

«Narancia, ti abbiamo mandato un vocale qualche secondo fa, ascoltalo quando sei solo» sussurrò, lasciando il ragazzo più basso confuso. Si limitò ad annuire.

«Lui è il mio nuovo amico» fece un cenno con la mano verso il ragazzo biondo «anzi, il mio nuovo coinquilino» Bruno alzò un sopracciglio, mentre Guido aveva ancora la faccia poggiata contro il tavolo.

«Piacere di conoscervi» rivolse un’occhiata perplessa a Mista, prima di sorridere verso l’altro ragazzo moro al tavolo, «mi chiamo Haruno Shiobana, ma mi faccio chiamare Giorno Giovanna per comodità».

«Bruno Bucciarati» gli porse la mano, sorridendo.

«E lui è Guido Mista» aggiunse Narancia, «non so cos’abbia» sussurrò, «forse è stato rifiutato da qualche ragazza» Giorno si lasciò scappare una risatina.

«Non sono stato rifiutato da nessuno» sbottò, tossicchiando poco dopo, essendosi reso conto di aver attirato l’attenzione di gran parte del locale, e ignorando volutamente il “tranne da Trish” da parte di Bucciarati. «Sono solo … stanco» e si accasciò di nuovo sul tavolo, evitando di guardare in viso il biondo.

«Allora …» iniziò Bucciarati, «da quand’è che siete coinquilini?»

«Da ieri!» esultò Narancia, «mentre tornavo a casa, l’ho trovato seduto di fronte ad un palazzo con valigie e scatoloni! Ho scoperto che aveva bisogno di un posto dove stare e quindi ora è da me» Bruno sbatté un paio di volte le palpebre, spostando lo sguardo prima dall’amico, poi verso il ragazzo biondo.

«Senza offesa Giorno, ma…» fece una pausa, «Narancia non puoi accogliere così la gente in casa».

«Ma è uno a posto‼ Lo sai che è proprio lui l’ultimo coinquilino di Abbacchio?» nell’udire quel nome, Giorno si irrigidì. Bruno si lasciò scappare un lieve “oh” e persino Mista alzò lo sguardo verso il biondo.

«Possiamo… Non parlare di lui? Sono ancora, come dire… Traumatizzato?» Bruno si lasciò scappare una risatina, agitando Giorno che si mosse nervoso sulla sedia.

«Mi dispiace, Abbacchio a volte è … Particolare».

«Con tutti tranne che con te» aggiunse Guido, indicandolo. Bucciarati che fece un cenno con la mano, come a volerlo scacciare.

«A proposito Giorno, loro due abitano nella porta affianco, adesso il divertimento è raddoppiato‼ Vero ragazzi?».


Da quando si era trasferito definitivamente a casa di Narancia – quindi poco più di una settimana – Giorno ormai aveva capito che si sarebbe dovuto abituare a varie cose; due in particolare, però, non gli andavano molto giù: la presenza di Leone Abbacchio – l’individuo che era riuscito a rovinare i suoi primi giorni di università, che aveva da tempo aspettato e immaginato come dei giorni meravigliosi – e il fatto che Guido Mista, ora vicino di casa, non gli rivolgesse la parola, né lo salutasse. Non che la cosa gli pesasse particolarmente, non pretendeva certo diventassero amici, ma il mancato saluto lo incattiviva, specialmente dopo le tre volte in cui ci aveva provato e non aveva ricevuto risposta. Anzi, una risposta, una volta, l’aveva anche ricevuta: da una signora, dietro Mista, che subito dopo aveva guardato turbata l’amica e si era affrettata ad andarsene, convinta volesse derubarla.

Tuttavia, in linea generale, sembravano persone a posto (almeno da quanto aveva raccontato il coinquilino) e presto le avrebbe incontrate tutte, sperando di non dover cambiare idea. Almeno, dalla sua parte aveva Narancia, l’unica salvezza in quella settimana buia.

«Narancia» chiamò Giorno, mentre appoggiava la guancia sul palmo della mano, lasciando che la penna che aveva in mano rotolasse lungo il tavolo. «Mi hai detto che nel vostro gruppo c’è una certa Jolyne, vero?».

Il moro ingoiò il boccone di pasta che aveva in bocca – erano le 16:40 del pomeriggio e lui stava mangiando la pasta cacio e pepe. Giorno aveva preferito non porsi domande.

«Sì, non ricordo il cognome adesso… È giapponese, tipo il tuo nome» Giorno sbatté un paio di volte gli occhi, possibile che fosse proprio lei? Dopo aver riflettuto attentamente, si decise a parlare di nuovo.

«Per caso va di cognome Kujo?» quasi al ragazzo gli andò il boccone di traverso perché subito si alzò in piedi, gli occhi che luccicavano.

«La conosci?» Giorno annuì, sporgendosi in avanti per recuperare la penna dal centro della tavola.

«Si può dire che sia mia cugina… Cioè, non siamo proprio cugini, ma la situazione nella mia famiglia è un po’… Strana quindi ci consideriamo cugini senza porci tante domande» si fermò un attimo, ponderando le parole, «anche se li sento davvero di rado».

«Dovete incontrarvi‼ Sono sicuro che le farà davvero piacere vederti‼» Giorno sorrise.

«Lo spero» sussurrò, «non vorrei creare fastidio nel vostro gruppo» strinse le labbra per poi riprendere a parlare, «sono appena arrivato, magari darei fastidio a… Hai capito chi».

«No, no, no‼» cominciò a urlare Narancia che si affrettò a piazzarsi di fronte a Giorno, poggiandogli le mani sulle spalle, «Abbacchio è così con tutti. Cioè, non proprio, ma se dovesse dire qualcosa sono sicuro che Bruno lo rimprovererebbe e anche io lo farò se ti fa stare meglio!» Giorno si lasciò scappare una risata, guardando con che fervore il ragazzo gli stava parlando, «e poi sono tutti gentili! Sono sicuro che adorerai Trish quanto la adoro io‼» le guance del più basso s’imporporarono, «anzi‼» urlò, Giorno fece una smorfia, sicuro che i suoi timpani fossero stati ormai distrutti, «gli scrivo di vederci, stasera stessa, organizziamo una festa‼».

Per fortuna di Giorno e sfortuna di Narancia, nessuno quella sera sarebbe stato libero quindi decisero – Narancia decise – che per consolidare la loro amicizia avrebbe dovuto guardare i rispettivi film Disney preferiti, optando per Mulan e Oceania. A Giorno la compagnia di Narancia non dispiaceva affatto, era piacevole stare con lui e, per quanto le loro personalità potessero sembrare opposte, in verità pensava fossero un incontro molto fortunato. Il più basso colmava gli interminabili silenzi di Giorno, lasciandogli comunque lo spazio di cui aveva bisogno.

Erano a metà del secondo film, quando Narancia si mise a controllare il cellulare.

«Scusa … È che mi sono ricordato che Bruno mi aveva mandato una nota vocale, quando ci siamo incontrati al bar, e mi sono scordato di ascoltarla» Giorno annuì, mettendo in pausa il film e prendendo in mano a sua volta il cellulare.

“Narancia muovi il culo e sbrigati … Oh, ma sta là … Chi è quella figa? Che culo della madonna che c’ha”.

Giorno rimase un attimo perplesso. La registrazione era del giorno in cui si erano incontrati per la prima volta, oltre lui, assieme a Narancia non c’era nessun altro. “… Aspetta”. Il biondo, incredulo, alzò lo sguardo verso Narancia che lo guardava a sua volta sbigottito, la chat con Bucciarati ancora aperta.

«Be’…»  cominciò, «che dire». E Giorno avrebbe voluto ridere, se solo il commento non fosse stato fatto credendolo una ragazza.

«Quell’audio… Chi era?» chiese, nonostante fosse totalmente certo che il ragazzo in questione fosse il vicino che si rifiutava di salutarlo: Guido Mista.

«Guido» Narancia si portò una mano alla bocca e cominciò a ridere, «cazzo mi dispiace, Bruno me l’aveva detto di ascoltarlo quand’ero da solo ma non mi aspettavo questo» Giorno si sistemò una ciocca di capelli dorati dietro l’orecchio, sospirando.

«Posso quindi dedurre che il motivo per cui non mi saluta è questo o c’è qualcos’altro sotto?» Narancia smise di ridere e lo guardò, sbattendo le folte ciglia nere.

«Questa mi è nuova» scrollò le spalle, «francamente non saprei, ti direi “non penso” ma Guido ha un rapporto un po’ strano con… l’omosessualità» ridacchiò, grattandosi la testa, «Hai presente i classici tipi che “ho amici gay, ma …” è lui. Solo che gli amici gay li ha davvero. Non credo sia omofobo, è che l'argomento lo mette a disagio».

Giorno annuì, guardando fisso un punto sotto il televisore. Non aveva di certo ammesso apertamente, di fronte a Bruno o a Guido, il suo orientamento sessuale, era qualcosa che poteva essere soltanto dedotto, e il fatto che Mista, senza avere certezza di nulla, avesse deciso di ignorarlo per tale motivo lo disgustava. Per quale assurda ragione l’orientamento sessuale di una persona sarebbe dovuto essere un buon motivo per evitare ogni tipo di rapporto, quando lui era stato quantomeno educato? Non si aspettava di certo che il vicino di casa si prodigasse per accoglierlo, fargli esplorare la zona o anche stringere un minimo rapporto di conoscenza, ma almeno salutarlo a prescindere dal fatto che fosse gay o no.

«Comunque, ora che siamo in tema, mi sembra doveroso dirti che, effettivamente, sono… gay?» disse Giorno, incerto, incontrando lo sguardo di Narancia.

«Okay? Voglio dire, per me non c’è problema, davvero» fece spallucce, «l’importante è che mi dici quando viene qualcuno, sai per… hai capito, così me ne vado e fate quello che volete» Giorno si lasciò scappare una risata.

«È un’ipotesi inverosimile, ma apprezzo anche il solo averlo ipotizzato, mi fa sembrare meno solo di quel che sono in realtà».

Rimasero per un po’ in un silenzio confortevole fino a quando Narancia non riprese in mano il telecomando e fece ripartire il film.


Era quasi passata una settimana dalla sera della nota vocale e Narancia si sentiva un po’ in colpa per tutta quella storia. Non era poi un senso di colpa dovuto all’aver messo in luce il carattere particolare del suo amico, quanto per Giorno: in un certo senso si sentiva di averlo forzato nel fare coming out e, soprattutto, non voleva che le sue relazioni col vicinato diventassero tese. Comunque, nonostante tutti i problemi che Narancia aveva elaborato, Giorno sembrava sereno: continuava a salutare Bruno, ogni giorno con un sorriso un po’ più ampio del precedente – cosa che, nonostante si conoscessero da poco, gli sembrava strana. Giorno non sorrideva poi così spesso con gli estranei – e ignorava Guido, il che lasciava però quest’ultimo un po’ perplesso, come se effettivamente non se lo aspettasse.

Una volta tornato a casa, si lasciò cadere pesantemente sul divanetto, sentendo Giorno urlare dalla sua camera “ben tornato”. Erano le 22 ma probabilmente stava ancora studiando; ogni tanto si chiedeva come sarebbe stato se avesse deciso di continuare gli studi come i suoi amici, forse non si sarebbe sentito un pesce fuor d’acqua quando uscivano i soliti discorsi sull’università. Quando capitava, si sentiva un po’ perso, provava ad ascoltare e a capire, ma non avrebbe mai potuto effettivamente dire “ah, è vero” o “oddio, non sai cosa è successo a me”. Era un mondo incredibilmente lontano da lui e neanche si pentiva di non aver intrapreso quello stesso percorso; era solo che si sentiva… diverso.

Mentre divagava, stravaccato sul divano con lo sguardo verso l’alto, non si era accorto dell’arrivo del coinquilino. Quando gli diede un lieve colpo in testa, gli fece scappare un urletto, provocando una risatina da parte del biondo.

«Ti ho aspettato per mangiare».

«Che? Sei pazzo? Perché?»

«Perché quando mi porti la pizza, tu la mangi con me, quindi è il minimo quando torni così tardi» fece una pausa, «poi è triste mangiare da soli, no?» Narancia si stiracchiò, per poi fare un balzo, atterrando in piedi di fronte al divanetto.

«Sei proprio il coinquilino della mia vita» affermò, dirigendosi verso la cucina, riscaldando, involontariamente, il cuore di Giorno con quella frase. «Che si mangia?»

«Tortellini».

«Tortellini?»

«Be’, sì? Mio “nonno” Joseph me li ha mandati, totalmente a caso, e sono… molti, quindi ci conviene iniziare a mangiarli» fece una pausa, «magari possiamo darne un po’ a Bruno, che ne dici?» il moro spostò lo sguardo dalla tavola apparecchiata al misero piano cucina totalmente coperto da buste piene, più che probabilmente, di tortellini. Cominciò a ridere, annuendo.

«Deve essere bello avere una famiglia così premurosa» sospirò, grattandosi la nuca e sedendosi sulla sedia, «vorrei che mio padre facesse lo stesso» sussurrò, sperando subito dopo di non essere udito.

«Se ti consola, io non ho mai conosciuto il mio».

«Oh» rimase in silenzio, incerto su cosa dire, per poi puntare sul classico “mi dispiace”, ricevendo come risposta un’alzata di spalle.

«Ci sono abituato. Non posso neanche sentire la sua mancanza perché nessuno me ne ha mai parlato, neanche mia madre» appoggiò il mento sulla mano, «tra l’altro, dal poco che sono riuscito a cacciare dalla bocca di quelli che attualmente sono la mia famiglia di fatto, ma non di sangue, non era neanche una brava persona. Quindi meglio?» il biondo alzò lo sguardo verso l’amico, «scusa se ne ho parlato» si affrettò a dire, abbassando lo sguardo e sistemando le posate di fronte a lui, «solitamente non ne parlo, sono cose che potrebbero mettere a disagio, non ci ho pensato».

«Giorno, Giorno, Giorno» iniziò il moro, facendo alzare lo sguardo del ragazzo di fronte a lui, «quante volte ti devo dire che ora siamo coinquilini e quindi amici?» lo puntò col dito, «più cose mi dirai su di te, più la nostra amicizia progredirà‼ Non devi scusarti per essere mio amico!» Giorno rise, stropicciandosi un occhio.

«Sei buffo».

«Cosa? Come osi?» rispose il moro ridendo, sentendo un piacevole calore all’altezza del cuore.


Quel sabato sera, finalmente o per sfortuna – dipendeva dai punti di vista – il sogno tanto atteso di Narancia si era realizzato. Bucciarati aveva insistito con Mista per rendere la serata più piacevole possibile per Giorno e, nonostante Guido fosse un po’ stizzito, aveva comunque deciso di collaborare per cause di forza maggiore – cioè i suoi migliori amici. Purtroppo per lui, una volta arrivati gli ospiti d’onore, l’unico posto libero per Giorno era proprio accanto a lui.

Non appena Giorno si sedette sul divano – leggermente sfondato – Mista notò un improvviso irrigidimento dei muscoli, accentuatosi una volta costretto a girarsi per salutarlo. Quasi a Mista venne voglia di prenderlo in giro, se solo lo sguardo con cui gli si era rivolto dimostrasse solo sete di sangue, differentemente dal suo sorriso.

«Allora Giorno» iniziò Bruno, facendo nascere sulle labbra del biondo un sorriso un pochino troppo eccessivo per quelli che aveva capito fossero i suoi standard – non che lo avesse osservato di nascosto. «Come sta andando in questi giorni?»

«Tutto bene» il biondo cominciò a giocare con le dita, mentre teneva lo sguardo abbassato, «Narancia è molto gentile con me» rivolse lo sguardo verso il coinquilino, intento a cercare qualcosa nel frigo, come se fosse il suo, «penso anche troppo».

Guido dovette scostare lo sguardo perché il modo in cui il ragazzo stava sorridendo verso il suo migliore amico era così pieno d’affetto – come se gli avesse salvato la vita – che lo metteva a disagio per un motivo che non riusciva bene a capire.

«Pensavo saresti scappato dopo qualche giorno» Bruno sorrise e a Guido sembrò che Giorno fosse arrossito. Schioccò la lingua contro il palato, alzandosi dal divano e allontanandosi, riuscendo comunque a sentire uno scocciato “oh, be’, dopo Abbacchio sono pronto a tutto”.

Stava cominciando ad innervosirsi, la presenza di Giorno inspiegabilmente lo irritava, gli faceva prudere le mani. Per distrarsi si diresse verso Narancia che aveva finalmente tirato fuori dal frigo due bottiglie di birra – una anche per lui, avendolo visto arrivare. Con un gesto secco, Guido fece volare via il tappo e senza troppi indugi mandò giù il primo sorso.

«Tutto ok, bro?» Mista alzò le spalle, troppo seccato per rispondere, lo sguardo che si spostava da Bruno a Giorno: chiaramente il biondo ci stava provando con l’amico. Anche se non fosse stato davvero così, non ci sarebbe stato comunque modo per scacciare quel pensiero dalla mente di Guido che, senza mezzi termini, ne era disgustato.

«Senti, lo so che Giorno non ti sta molto simpatico ma è uno okay, sai? È gentile, non capisco perché non ti vada giù, vai d’accordo con tut-».

«Non me ne frega un cazzo se è uno okay o no, mi dà fastidio. Non so perché, non lo so, non lo sopporto» cominciò, agitando la bottiglia di birra, la sua voce quasi simile a un sibilo.

«Potresti almeno salutarlo».

«Che te ne frega, tanto m’ignora quello stronzo» Narancia appoggiò la schiena contro il bancone.

«Se solo avessi ricambiato il suo saluto, appena si è trasferito, forse adesso riuscireste ad avere un rapporto civile» sospirò, dopo essersi beccato un’occhiataccia da parte dell’amico. «Senti, mi sta bene se non ti piace ma, per favore, non farlo sentire a disagio» Guido spostò lo sguardo a destra, iniziando a fissare il cestino dei rifiuti. «Ha passato dei giorni davvero duri» il ragazzo non rispose, rimanendo in silenzio accanto al suo migliore amico che, dopo avergli rivolto un ultimo sguardo, tornò a contemplare il soggiorno.

Dopo pochi secondi, fece capolino nella stanza Trish, facendo scattare Guido come una molla. Nonostante il saluto della ragazza nei suoi confronti fosse stato molto più arido rispetto a quello che aveva ricevuto il suo migliore amico, proprio al suo fianco, si sentì molto più offeso nel constatare che lo sguardo di Trish si era illuminato tutto d’un colpo non appena aveva visto quello che era diventato la sua nemesi: Giorno Giovanna.

«Come faccio a tollerarlo se Trish si comporta così nei suoi confronti?» riprese, sempre con la stessa voce bassa e tono adirato. Narancia si limitò ad alzare gli occhi al cielo.

«Chill bro, non hai paura di lui proprio perché è gay?» gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò, lanciandosi poco dopo su Bucciarati, stringendolo in un abbraccio. Guido rimase un attimo perplesso, dovette impiegare qualche secondo per recepire appieno quanto gli era stato appena detto, dovendo anche contenere la voglia di urlargli dietro qualcosa tipo “vaffanculo a te e a Giorno Giovanna”. Bevendo l’ultimo sorso della bottiglia, pensò che forse era così che si era sentito Abbacchio quando aveva deciso di farlo scappare dall’appartamento.

Con la seconda birra in mano, era tornato al centro della discussione, lieto che Trish si fosse seduta al posto suo – nonostante stesse parlando con Giorno e lo stesse complimentando per i capelli che, anche Guido doveva ammetterlo, erano proprio belli. Si sedette a terra, vicino alla poltrona di Bruno. Il ragazzo col caschetto moro lo guardò un attimo, sospirando, e, rendendosi conto dell’espressione scocciata del ragazzo, gli diede un paio di pacche sulla testa, come fosse un cane; a Mista non dispiacquero affatto.

Bruno rivolse un’occhiata al cellulare, annunciando che Abbacchio non li avrebbe raggiunti, causando un repentino rilassamento dei muscoli del nuovo arrivato, accompagnato da un’espressione un po' più serena. “L’ha proprio traumatizzato”, si ritrovò a pensare, tra sé e sé.

«Manca solo Jolyne quindi…» sussurrò Trish.

«Ma non siete coinquiline?» chiese Guido, mandando giù un altro sorso, attirando l’attenzione anche di Giorno. Subito, si girò nuovamente verso la ragazza quando i loro sguardi si incrociarono.

«Sì ma era uscita, non so dove sia andata» Mista annuì, facendo segno di aver capito e spostando l’attenzione verso Narancia che sembrava un po’ perso nel vuoto, lo sguardo rivolto verso Trish. Non si fermò ad arrovellarsi il cervello a riguardo perché fu immediatamente interrotto dalla nuova arrivata.

Non solo Jolyne entrò in casa urlando “sono qui bitches” ma cominciò a strillare ancora di più una volta visto Giorno.

«Che cazzo ci fai qui?! Oh mio dio Giorno, perché non mi hai detto niente?!» il biondo sembrava in imbarazzo mentre la cugina lo sgridava scherzosamente con le mani piantate sulle sue spalle, non riuscendo comunque a celare un certo entusiasmo.

«Non pensavo fossi qui … E Jotaro non mi ha detto niente al riguardo, quindi ho dedotto-»

«Bold of you to assume che mio padre non sia una testa di cazzo e sappia qualcosa sulla mia vita» gli fece un occhiolino – che vista la frase poteva risultare lievemente inquietante – e prese una bottiglia di birra sotto lo sguardo divertito degli spettatori – tutti tranne Mista, ovviamente. Non era proprio terrorizzato da Jolyne, ma diciamo che se lo avesse minacciato di staccargli il cazzo lui sarebbe scappato, non ironicamente. Tra l’altro, la sua situazione con Giorno non vergeva certo in suo favore.

«Quanto sei cresciuto …» sospirò, «mi ricordo quando eri alto così» fermando la mano a metà coscia. Giorno si mise a ridere.

«Tu non eri certo molto più grande di me… forse più forte» pronunciò l’ultima frase in un sussurro, che a quanto pare riuscirono a sentire solo lui e Jolyne che, ridendo, lo tirò a sé in un abbraccio.

«Solo felice che tu sia qui» continuò la cugina e Guido spostò il suo sguardo, sentendosi quasi un estraneo in una situazione familiare lontana anni luce dalla sua.

Per Giorno, la serata era passata in relativa tranquillità e, nonostante Mista lo avesse ignorato tutto il tempo – cosa di cui gli era stato grato –, aveva incontrato e legato, per quanto fosse possibile in poche ore, con persone che in tempi normali non avrebbe mai pensato di incontrare. Si sentiva grato nei confronti del coinquilino.

«Allora, che ne pensi?» chiese Narancia, leggermente euforico dopo aver mandato giù probabilmente troppo birre. Poco prima, stava piagnucolando perché voleva dormire con Bucciarati ed era riuscito a convincerlo a tornare a casa soltanto dicendogli che il giorno dopo sarebbe potuto stare con Bruno tutta la giornata – una bugia, perché Narancia il pomeriggio doveva lavorare, ma se ne era dimenticato.

«Sono stati davvero tutti molto gentili» rispose Giorno, portando le ginocchia e il cellulare al petto, «è un gruppo molto… variegato» Narancia rise, annuendo.

«Bruno ci ha uniti tutti assieme! Tranne Jolyne, lei è arrivata grazie a Trish» Narancia fece una pausa, sospirando, «hai visto quanto è bella?» Giorno piegò la testa di lato.

«A chi ti riferisci esattamente?» chiese, cauto perché Narancia non era nel pieno delle sue facoltà mentali. L’ultima cosa che Giorno voleva fare era ficcare il naso negli affari di qualcuno in quelle condizioni.

«Di Trish» Narancia cominciò a fissare un punto dietro le spalle del biondo, «non so se posso parlartene…» aggiunse.

«Non farlo allora» il ragazzo focalizzò di nuovo lo sguardo sull’altro, piegando la testa di lato.

«Non vuoi saperlo?»

«Solo se tu vuoi dirmelo».

«Mi stai confondendo» sospirò, arruffandosi i capelli. Nonostante si stesse impegnando, Giorno non riusciva a decifrare le espressioni di Narancia: cambiavano con così tanta velocità che era di certo difficile capire cosa avesse in testa, ma non lo era altrettanto capire che, forse, neanche il ragazzo sapeva effettivamente come porre ogni cosa in ordine.

«Mi piace Trish» proferì, dopo quasi un minuto di silenzio, cogliendo Giorno di sorpresa. Stava per aprire la bocca quando l’altro lo interruppe, «e non ci dovrebbe essere nulla di male, dirai» Giorno annuì, perché era esattamente quello che voleva dire – per un attimo gli tornò in mente suo nonno. «Ebbene‼» “conosce una parola del genere?” si ritrovò spontaneamente a pensare, «non ci dovrebbe essere nulla di male se solo… A Guido non piacesse la stessa persona, credo, non lo so, ormai mi sembra sono un meme per lui».

Giorno rimase basito per un attimo, a Guido piaceva Trish? Non se ne era accorto. “Forse perché hai evitato di guardarlo per tutta la sera? Touché”, si rispose da solo. Eppure… Sembrava strano? Non si sarebbe detto? Non aveva percepito nulla che potesse farlo intendere. Era anche vero che lei non gli aveva neanche dato tante chance per fare conversazione, forse perché sapeva già dove il ragazzo volesse andare a parare?

«Non sembrerebbe…» si ritrovò a pensare ad alta voce, attirando lo sguardo confuso di Narancia.  «Voglio dire, lei non sembra ricambiare, no? E poi quello… Guido, voglio dire, non è che abbia fatto tanto per farsi notare» stava gesticolando più del solito, chiaro segno che neanche lui fosse effettivamente certo di quello che stesse accadendo tra i suoi pensieri.

Narancia si lasciò scivolare lungo il divano, «è perché lei l’ha rifiutato tipo … Tre volte? E penso che Mista voglia evitare la quarta, dice che il quattro porti sfiga» Giorno rimase fermo, la bocca leggermente aperta nel tentativo di capire il senso della frase, senza coglierlo effettivamente, decidendo, alla fine, di rinunciare.

«Okay… quindi…?» non sapeva cosa stesse succedendo, si sentiva stordito. Una birra, Narancia e i problemi mentali di Guido Mista lo avevano portato a un punto che non aveva mai raggiunto: la totale confusione.

«Quindi‼» si avvicinò a Giorno all’improvviso, facendolo arretrare, «non posso provarci con la tipa che piace al mio bro».

«Però lei l’ha rifiutato tre volte, cavolo, dovrebbe metterci una pietra sopra, no è no» Narancia sospirò e si gettò sul divano, con le mani nei capelli.

«Ma io lo so» biascicò, «ma non so che fare». Giorno si fece spazio accanto a lui, per quanto fosse possibile, e gli poggiò la mano sul capo, accarezzandogli i capelli.

«Non pensarci per ora, non in queste condizioni. Adesso devi andare a dormire, sperare di non stare male domani mattina e poi quando starai bene e vorrai parlarne, me lo dici, ok?» Narancia alzò lo sguardo verso di lui, «perché so che in una situazione normale non me ne avresti parlato, quindi su, a nanna».




Grazie mille per aver letto fin qui! Non ho molto da aggiungere se non: sopportate Guido per ora, cambierà! Spero non troppo velocemente per i vostri gusti!!
Quasi mi scordavo: piccole specificazioni sui personaggi e le loro facoltà (ho pensato proprio a tutto!!)

Giorno - biologia.
Guido - scienze motorie.
Bruno - economia aziendale.
Leone - giurisprudenza.
Trish & Jolyne - accademia (moda & design).

My baby boy Narancia lavora uwu

  
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