Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: BecauseOfMusic_    14/06/2019    2 recensioni
Dal testo: "Lady Olenna aveva ragione…. Vi aspettavate tutti la regina folle, ed è quindi ciò che avete ottenuto."
Un incontro inaspettato per Jon Snow oltre la Barriera.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daenerys Targaryen, Drogon, Jon Snow
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I will hurt you for this. I don't know how yet, but give me time. A day will come when you think yourself safe and happy, and suddenly your joy will turn to ashes in your mouth, and you'll know the debt is paid.
George R. R. Martin – A Clash of Kings

 
 
 
La neve ha ricominciato a cadere, dopo soli cinque giorni da quando hanno interrotto la marcia e si sono accampati in una ampia radura; Jon osserva il gruppo di bruti che è voluto rimanere con lui dopo che hanno lasciato il Castello Nero: si tratta principalmente di uomini, qualche donna e un paio di bambini.
Tormund naturalmente è con lui, così come Spettro.
Il suo amico rosso si siede accanto a lui e lo scuote:
-Ci conviene rimetterci in marcia, piccolo corvo, se la neve riprende a cadere più forte le nostre tende di fortuna finiranno schiacciate dal suo peso. –
Jon annuisce, continuando a fissare il terreno.
Non sono passate molte lune da quando lo hanno liberato dalla prigione e spedito al Nord, ma si chiede continuamente come se la stiano cavando i suoi fratelli, << o meglio >> si dice con una punta di dispiacere << i miei cugini. >>.
Sansa gli ha spedito qualche corvo mentre lui era ancora all’interno della barriera, dicendogli che sarebbe sempre stato il benvenuto a Grande Inverno, e che sarebbe potuto tornare a vivere lì come suo consigliere ora che gli Immacolati ed i Dothraki avevano finalmente abbandonato Westeros, ma lui non voleva e non vuole tutt’ora tradire la parola che ha dato al re.
Bran Lo Spezzato, la più improbabile delle scelte, la più assurda, ed al contempo la più giusta.
Ogni tanto qualche corvo sorvola la loro carovana mentre si spostano, e Jon si chiede se lui non venga osservato senza in realtà rendersene effettivamente conto.
Di Arya invece non ha più notizie dall’ultima volta che si sono visti ad Approdo del Re.
 
-E basta con quel muso! – gli dice ancora Tormund – vieni a bere e dimentica per un po’ il culo gelato che ci ritroviamo! – e lo trascina davanti ad uno dei vari fuochi che sono stati allestiti nel campo.
Il vino, uno degli ultimi regali spediti da Sansa al Castello Nero prima che lo abbandonassero, è un sollievo perché gli annebbia la mente e gli torce vagamente le budella, ricordandogli come nessun’altra cosa al mondo che è vivo.
Dopo quello che ha fatto non è sicuro di meritarsela la vita.
Di notte la sogna ancora: vede i suoi occhi ametista, grandi e tristi, mentre la adagia a terra ed un rivolo di sangue le esce dalla bocca. Era sbagliato, ma lo amava e lui l’ha tradita: le ha piantato il pugnale nel petto perché era l’unica cosa da fare per salvare il regno; Daenerys era ormai fuori controllo.
Ci sono delle volte in cui desidera ardentemente invertire il suo posto con il Trono di Spade: sarebbe stato molto più facile morire avviluppato dalle fiamme, piuttosto che sostenere tutti gli anni che gli restano da vivere con questo fardello.
È grato che Tormund sia con lui, che lo costringa a mangiare e non gli permetta di isolarsi: è grato che ci sia sempre qualcosa con cui tenere la mente occupata durante il giorno, come il percorso da seguire, i posti in cui accamparsi, le scorte di cibo e l’organizzazione dei gruppi che andranno a caccia; la notte è tutta un’altra storia.
Spesso riesce ad addormentarsi solo quando ha esaurito le forze che lo tengono sveglio, e se gli dei gli concedono un sonno senza sogni questo dura solo un paio d’ore.
 
Dopo circa mezz’ora accanto al fuoco tutti gli si sono avvicinati per decidere come muoversi e cosa fare, dato che ha ripreso a nevicare: di comune accordo, e ignorando le proteste di Tormund e pochi altri che vorrebbero rimettersi in marcia subito, decidono di rimanere accampati per la notte, dato che ormai è troppo tardi per riprendere a spostarsi; domattina un gruppo ristretto di uomini andrà a caccia, mentre gli altri si prepareranno a muoversi nuovamente.
Le scorte stanno finendo e la selvaggina è sempre più difficile da trovare: se le cose non migliorano saranno costretti a tornare verso la barriera; la sola idea di vivere così vicino ai sette regni e non poterne fare parte gli stritola il cuore con una morsa ferrea.
Terminata la riunione ognuno si avvia alla propria tenda, incluso Jon che, rimasto solo, si alza dal tronco su cui era seduto con un sospiro. Ai margini della radura c’è un flebile movimento, che cattura la sua attenzione.
-Che succede? – chiede Tormund, che lo ha visto irrigidirsi da lontano.
Il suo interlocutore fissa un punto oltre gli alberi, fuori dal raggio di luce delle fiamme, poi scuote la testa e si incamminano insieme verso i loro giacigli.
-Credevo di aver visto qualcuno, ma sicuramente mi sono sbagliato. –
Il movimento dei fiocchi di neve deve averlo ingannato.
 
Nel sonno arrivano le grida della Battaglia delle Campane a tormentarlo: la folla di persone urla attorno a lui e ondeggia disperata nel tentativo di evitare le fiamme che avvolgono ogni cosa; l’odore di carne bruciata è così intenso che a stento riesce a non dare di stomaco, e ovunque guardi gli Immacolati e i Dothraki, insieme al suo esercito, stanno massacrando indistintamente soldati che si sono già arresi e persone innocenti.
Si sveglia di soprassalto e rimane a fissare il soffitto in silenzio, ascoltando il rumore della neve che turbina all’esterno, aspettando le prime luci del sole per avere una scusa ed uscire da lì, impegnando di nuovo la propria mente.
 
L’alba ci impiega sempre troppo e al contempo troppo poco ad arrivare: l’istante prima ci sono pochi sprazzi di luce e quello dopo l’intera tenda è inondata dal sole.
Jon non ha nemmeno sfilato il mantello prima di stendersi sul letto: con molta calma si alza e si cambia, mettendo i vestiti adatti per la caccia.
Insieme a lui si sono svegliati anche gli altri uomini scelti per la spedizione il giorno prima, mentre il resto del campo è avvolto dal silenzio.
Decidono di dividersi: un gruppo con a capo Tormund tornerà verso sud, da dove loro sono arrivati, nella speranza di incontrare ancora della selvaggina, lui ed un altro uomo si dirigeranno invece verso nord, per verificare se ci sono delle risorse ulteriori; se così non fosse al loro ritorno convinceranno il gruppo a tornare indietro.
-Porta Spettro con te. – dice Jon al rosso – è molto più probabile che siate voi a trovare dei cervi o dei conigli e lui può aiutarti a prenderli. –
Tormund annuisce, e lo riempie di pacche sulle spalle prima di andarsene con i cinque uomini a sua disposizione.
Lui invece si incammina nella direzione opposta insieme a Drastum, dopo aver salutato e accarezzato il suo metalupo candido.
Le prime due ore scorrono silenziose, il suo compagno di viaggio non parla molto e a Jon va bene così: negli ultimi giorni, ancora più di prima, trova conforto nell’ascoltare l’ambiente circostante, lasciando che la sua mente si concentri su quello e non sia inondata dai ricordi dell’orrore a cui è sopravvissuto.
Alcune volte gli sembra di avvertire un suono di passi dietro di loro e dei leggeri movimenti, ma la neve cade ancora fitta e il vento che si è alzato inizia ad ululargli nelle orecchie impedendogli di distinguere quello che è reale dalla sua immaginazione.
 
Dopo aver marciato verso nord per oltre quattro ore senza incontrare il minimo segno di presenza di animali decidono di fermarsi a riposare circa mezz’ora per poi tornare dal gruppo e avviarsi verso sud.
Non c’è abbastanza tempo per raccogliere della legna e accendere un fuoco in modo da scaldare le mani, così cercano riparo tra i rami bassi di due abeti, che formano una piccola rientranza naturale; il calore generato dai loro corpi vicini rende facile assopirsi dopo la notte insonne, e Jon lascia che le sue palpebre pesanti si chiudano.
Non sa quanto tempo sia passato, ma quando riemerge dallo stato di dormiveglia Drastum non gli è accanto, e nella luce soffusa e candida emanata dalla neve c’è una figura minuta che si staglia davanti a lui per pochi istanti.
Ha un tuffo al cuore: sembrava quasi…  ma è scomparsa nell’attimo necessario a sbattere le palpebre.
Esce alla ricerca del suo compagno di viaggio: è ora di rimettersi in marcia e raggiungere gli altri, per poi tornare verso sud; gli occorrono pochi istanti per trovare il suo compare, acquattato tra i cespugli, che emette strani gemiti.
-Ma che succede? Che stai facendo? – chiede correndogli incontro.
-Che cosa ti pare che stia facendo? Ho calato le braghe perché mi piaceva l’idea di congelare il culo e l’uccello! – è la risposta sarcastica.
Jon si volta, imbarazzato, impedendosi di respirare dal naso e allontanandosi di qualche passo.
È in quel momento che individua di nuovo la figura tra gli alberi: lo sta fissando; pochi secondi e sparisce di nuovo in un riverbero argentato.
Dimentico di Drastum alle sue spalle decide di vederci chiaro una volta per tutte e di seguire il riverbero che compare di pianta in pianta, come a guidarlo.
 
Dopo circa mezz’ora il suo percorso termina ai piedi di una collina innevata, dove una donna dagli occhi ametista e i capelli d’argento lo osserva in silenzio.
Non può credere ai suoi occhi: ha la gola secca e gli occhi gli si riempiono di lacrime.
-Daenerys. –
È ancora più bella di quanto la ricordasse: la pelle di porcellana, i capelli sciolti su cui si sono posati dei fiocchi di neve, le gote rosse per il freddo quanto le labbra sono pallide. Indossa un abito pesante, bianco come il mondo intorno a loro, che avvolge in maniera magistrale la sua figura minuta.
Muove solo un passo, prima che la sua voce lo raggiunga con la stessa violenza e velocità di una frusta:
-Quindi ora sei felice di vedermi? –
-Dany, ti prego, io non.. –
-Non volevi uccidermi? O almeno, provarci? – chiede lei con sarcasmo.
Jon non sa cosa rispondere, così china la testa.
La Madre dei Draghi muove qualche passo verso di lui:
-Io mi sono fidata di te, di Tyrion Lannister, di Varys, di tutti voi; ho abbandonato la mia guerra per il Trono perché ti ho creduto quando dicevi che gli Estranei stavano arrivando. –
Lui apre la bocca per interromperla, ma lei non glielo permette:
-Ho sacrificato due dei miei tre figli, gli unici figli che avrò mai, ho perso metà del mio esercito, la mia migliore amica, l’unico uomo che mi abbia amato e seguito fin dal principio del mio viaggio. – la sua voce non aumenta di tono, ma ogni parola è più affilata delle spade di acciaio di Valyria – per poi scoprire che alla fine tramate alle mie spalle. –
-Io non ho tramato, non ti ho mai ingannata. – è tutto ciò che riesce a dire prima che lei lo aggredisca nuovamente con le parole.
-Tu, tra tutti, sei quello che ha fatto i danni peggiori! Io, una regina, ti ho supplicato di non rivelare ciò che il tuo amico aveva scoperto! Ma naturalmente non potevi tenerlo per te, dovevi per forza confidarlo a quella traditrice di tua sorella. –
Jon impallidisce, e Daenerys lo osserva con un sorriso di scherno.
-Da chi credi che lo abbiano saputo i miei due massimi consiglieri? Sansa non mi ha mai voluta sul trono; dal primo istante in cui ho messo piede a Grande Inverno ha tentato di prevaricarmi in tutti i modi: pensavi davvero che lei mantenesse il segreto perché te lo aveva promesso? Se è così allora sei proprio stupido. –
Un lato di lui è ferito a morte da questa rivelazione: quando Varys gli si era avvicinato al suo arrivo a Roccia del Drago, pensava che avesse scoperto la sua identità tramite la sua fantomatica rete di informatori sparsa ovunque nei sette regni, l’altro lato in realtà non è sorpreso; Sansa, dopotutto, è stata per molto tempo sotto l’influenza di Ditocorto, ed ha imparato da lui a manovrare le pedine sulla scacchiera politica: lei non voleva la Madre dei Draghi sul Trono, e nel momento in cui ha scoperto che lui, già Re del Nord, avrebbe avuto una migliore ascesa ed un maggiore diritto, nulla le aveva impedito di insinuare il dubbio nelle persone più vicine all’avversaria.
La Regina dei Draghi lo distoglie dai suoi pensieri:
-È stato dopo la morte di Raeghal e Missandei che ho iniziato a pormi delle domande: come potevano i miei massimi consiglieri essersi dimenticati della presenza di una flotta nemica così vicino a Roccia del Drago? Cosa mai poteva aver occupato le loro menti tanto da distrarli dalla guerra che mi preparavo ad affrontare? –
Lo trafigge con i suoi occhi viola, che un tempo lo guardavano con adorazione, mentre ora riesce a scorgere solo una profonda freddezza.
-Missandei una volta mi ha detto che sono brava a trovare soluzioni per le situazioni impossibili, a vedere soluzioni che nessun’altro vede; allora ho pensato che, dopotutto, se perfino un uomo follemente innamorato come lo Sterminatore di Re poteva abbandonare la sua regina, anche i miei ranghi potevano contenere dei traditori. Varys e la mia Mano sono stati la conferma. –
Si volta e torna verso la collina, mentre lui la osserva ammaliato, incapace di interromperla.
-Lady Olenna aveva ragione: i signori di Westeros non mi avrebbero rispettato se non mi avessero anche temuto. Vi aspettavate tutti la regina folle, ed è quindi ciò che avete ottenuto. –
-Le vite di persone innocenti non valgono quindi più nulla per te? – scatta allora Jon.
-Cosa mi dici del mio popolo? Dei Dothraki che hai mandato al massacro contro i non morti? Del tuo voler aspettare l’arrivo del Re della Notte, tanto da non accorgerti che la trincea doveva essere data alle fiamme, costringendo i miei Immacolati al sacrificio? –
-Abbiamo combattuto tutti insieme quella notte. –
-Ed io sono quella che ha perso più di tutti gli altri! – sibila Daenerys – ma naturalmente l’elogio di cavalcare i draghi e l’onore della battaglia vanno tutti agli Stark, giusto? – sul volto le si dipinge un’espressione sconsolata.
-Io sono uno Stark solo per metà, e lo sai bene. – le risponde, chinando la testa.
-Lo so, per metà sei uno Stark, ma non sei per metà un Targaryen. –
Jon la guarda, muovendo due passi in avanti, per avvicinarsi:
-Che cosa vuoi dire? Te l’ho detto, Sam ha trovato dei documenti che mostravano il matrimonio tra Lyanna Stark e tuo fratello. –
Lei lo guarda, ancora più sconsolata, se possibile:
-Aegon Targaryen era figlio di mio fratello e di Elia Martell, ed è morto ucciso da Gregor Clegane durante la ribellione di Robert Bratheon. –
Il nuovo comandate dei Guardiani impallidisce, incapace di fermare il turbinio di domande che gli affollano la mente.
-Il matrimonio con Lyanna Stark non è mai avvenuto, non so perché lo abbiano fatto ma i tuoi amici ti hanno mentito. -  la voce di Daenerys, che si è ridotta ad un sussurro pronunciando queste frasi, torna dura ed atona – E tu mi hai respinta e ferita per nulla. –
Jon non riesce più a guardarla negli occhi: se davvero lei ha ragione e la sua identità non è quella di Aegon Targaryen, se davvero il matrimonio non è mai avvenuto allora… pensava di non poter vivere con il pensiero di averla uccisa, ora è certo che a tormentarlo sarà il pensiero di aver contribuito alla sua follia con il suo comportamento; perché lui la ama, l’ha amata, e non riusciva a starle lontano, ma al contempo non poteva sopportare l’idea di essere legato in maniera così profonda a sua zia.
Da qualche parte nella foresta risuona la voce di Drastum, che lo sta cercando, ma entrambi lo ignorano continuando a fissarsi.
-Non provi nemmeno a difenderti? – lo schernisce – non mi dici più che sono la tua regina, ora e per sempre? Dopo tutto è l’unica frase che ricordo di averti sentito pronunciare durante tutta la guerra. –
-So che sembra una bugia, ma io ti amavo Dany, ti amavo e ti avrei seguita in capo al mondo, ma non al prezzo di vite innocenti; eri fuori controllo! – è tutto ciò che riesce a dire prima che lei lo interrompa di nuovo.
- Quindi la soluzione giusta era piantarmi un pugnale tra le costole? –
-A quanto vedo sei sopravvissuta benissimo e sei pronta a riconquistare quello che ritieni tuo di diritto. – risponde Jon, con una punta di acidità.
-All’inizio era quello che volevo; volevo lasciare che vi credeste al sicuro per poi strapparvi la felicità dalle mani, ma a differenza di chi mi ha servito io non commetto lo stesso errore due volte; nessuno mi ha mai accettato qui, per quanti sforzi io possa fare la gente mi vedrà sempre e solo come una regina straniera. Rimarrò nelle terre al di là del mare, a guidare le persone che ho liberato, proteggendole affinché vivano in pace il resto dei loro giorni. –
-E con che esercito intendi mantenere la pace? –
Un altro sorriso di scherno compare sul bellissimo volto di Daenerys:
-Pensi davvero che i miei Immacolati e i miei fratelli di sangue Dothraki siano salpati alla volta di Naath? – scuote la testa, accompagnando il gesto ad una risata sommessa – Verme Grigio ha ricevuto istruzioni precise da me prima della battaglia. Nel caso i traditori avessero agito sapeva cosa doveva fare. –
-Come potevi essere certa di sopravvivere? – le chiede stupito.
-Io e Drogon siamo una sola essenza, lui è me ed io sono lui; finchè uno vive anche l’altro rimane in vita. È stata una sorpresa anche per me scoprirlo. –
Jon deglutisce, cercando di nascondere la sensazione di gelo che gli scorre lungo la schiena, mentre lei, bella e terribile, lo guarda con sdegno e freddezza.
Deve in qualche modo capire come sfuggirle e avvisare oltre la barriera della sua sopravvivenza, soprattutto deve dire loro del drago: vanno uccisi entrambi.
<< Ci ha ingannati tutti >> dice tra sé e sé; si muove verso di lei, alzando la voce e affondando volutamente i piedi nella neve, nel tentativo di fare rumore e attirare così l’attenzione di Drastum, che ancora lo sta cercando.
-Perché sei qui, allora? Perché fare tutta questa strada, perché raggiungere i confini del mondo, gelato e deserto? –
Gli angoli della bocca le si sollevano in un sorriso sottile e crudele:
-Per vendetta. –
Con orrore Jon si accorge che la collina alle sue spalle si sta muovendo, lentamente; raggelato osserva Drogon scuotersi la neve di dosso, rivelando il suo immenso corpo nero e squamoso, per poi posizionarsi con estrema lentezza alle spalle di sua madre.
Il drago è ancora più grande e terribile di come lo ricordava.
-Voglio che tu sappia – gli dice, tornando alla sua espressione di contenuto sdegno – che quando avrò finito con te, mi occuperò di Sansa, e che tu non portai più aiutarla. –
-Dany, no. – la supplica, con voce piena di angoscia.
-Avevo pensato di arrivare a colpire anche Lord Tyrion, ma il suo affetto per la tua regina del nord sarà sufficiente a farlo soffrire per la sua morte: al contrario di te lui vivrà con la consapevolezza di non averla potuta salvare. –
Jon vorrebbe correrle incontro, gettarsi ai suoi piedi ed implorare “farò tutto quello che vuoi, tu lascia vivere la mia famiglia”, ma non riesce a fare nulla se non fissare inorridito Drogon che protende il collo in avanti e lentamente spalanca le fauci.
-Dany, ti prego. – sussurra.
-Dracarys. -
 
 
 
 
 
Eccomi di ritorno, come promesso, con una nuova storia, anche se questa volta non si tratta di qualcosa che ha a che fare con Jaime e Bienne.
Se siete fan del personaggio di Jon Snow mi spiace veramente molto di averlo abbrustolito giusto giusto sul finale, ma io non lo sopporto e quindi è finito a fare il flambé.
Per chiarimenti di trama ci tengo a specificare che ho fuso insieme alcuni dettagli dei libri ed altri della serie televisiva; nessuno sa che Daenerys è sopravvissuta perché i corvi di Bran non possono seguire Drogon al di là del mare: ora che lei è qui sicuramente lui lo saprà, perché è il corvo a tre occhi. Dato che però il racconto è dal punto di vista di Jon, e lui non ha contatti con il re, il lettore non può saperlo mentre legge, così ve lo dico io adesso.
Aspetto di sapere cosa ne pensate nelle recensioni.
 
A presto!
 
BecauseOfMusic_
  
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